Siamo abituati a pensare ai disturbi da dipendenza come legati all’utilizzo di una sostanza, ma sai che non sempre è così? Esistono delle dipendenze che non riguardano alcol, droghe o tabacco, ma un comportamento, che viene messo in atto senza controllo.
Il DSM-5 (Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) definisce i criteri del disturbo da gioco d’azzardo, che certamente l’esempio più ovvio. Ma non è l’unico: sai che anche l’eccessivo impiego di internet può assumere caratteristiche simili a quelle di una dipendenza da sostanze?
Forse in questo momento ti stai chiedendo se tuo figlio o tua figlia non passi troppo tempo online o se tu stesso non soffra di questa dipendenza. Se è così, continua a leggere e sparai tutto quello che c’è da sapere sulla dipendenza da internet.
Quanti sono i tipi di dipendenza da internet inseriti nel DSM-5?
Cominciamo con una precisazione: nonostante l’espressione Internet Addiction Disorder (o IAD) sia ormai diffusa, non possiamo dire che esista veramente un disturbo classificato e diagnosticabile, dal momento che l’idea di inserirlo all’interno del DSM-5 non ha preso piede e, tra i disturbi da dipendenza comportamentale, viene indicato solo quello da gioco d’azzardo.
Per altre forme di potenziale dipendenza da internet, come l’uso eccessivo dei social media o la dipendenza da videogiochi, il DSM-5 suggerisce ulteriori ricerche.
Quindi, per essere precisi, dovremmo porre tra virgolette il nome di questa “patologia”, sulla quale ancora gli studiosi stanno lavorando per definire i criteri. Solo il gioco online compare nel DSM-5, in particolare nell’appendice, dove viene indicato come disturbo da approfondire in ulteriori ricerche.
Che cos’è la dipendenza da internet?
Possiamo provare a dare una definizione dell’internet addiction riconoscendola come una forma di abuso della rete, sulla quale si passa un quantitativo di tempo eccessivo, che incrementa gradualmente con il passare del tempo, fino a che la persona si rende conto di non essere più in grado di controllare il suo utilizzo dello strumento.
Non si tratta di un problema che si presenta isolato: le ricerche hanno provato che c’è una frequente correlazione con disturbi mentali veri e propri, in particolare quelli in cui la stabilità emotiva risulta compromessa o difficile da mantenere, come nella depressione, nei disturbi d’ansia, in quelli bipolari o nella categoria dei DOC.
Dipendenza da internet: alcune statistiche
Secondo il Rapporto Agi-Census sulla dipendenza da internet, il 77,7% degli italiani ha problemi di insonnia dovuti alla difficoltà di staccarsi dai dispositivi tecnologici prima di dormire, con il 61,7% che li usa addirittura a letto.
Più di un quinto degli adulti italiani (oltre il 20%) si considera dipendente da internet e l’11,7% prova ansia in assenza di connessione. Al risveglio, il 63% verifica immediatamente i propri profili social, e il 34,1% lo fa persino durante i pasti.
Anche se i social network hanno inizialmente facilitato la riconnessione con vecchie conoscenze e l’instaurazione di nuovi rapporti, spesso finiscono per sostituire le interazioni faccia a faccia.
Quali sono i sintomi della dipendenza da internet?
I sintomi delle dipendenze da internet e le varie forme di questa dipendenza, come l’addizione ai giochi online, sono identificati secondo i criteri di Young, che prevedono l’amministrazione di un trattamento efficace. Secondo Young, chi manifesta almeno cinque dei seguenti sintomi risulta essere dipendente da internet:
- ossessione mentale per internet
- necessità di trascorrere più tempo online per ottenere maggiore soddisfazione
- incapacità di controllare, fermare o limitare l’uso di internet
- ansia, depressione o rabbia in assenza o limitazione dell’uso di internet
- utilizzo di internet oltre le intenzioni
- impatto negativo sulle opportunità lavorative e le relazioni sociali
- bugie a familiari
- uso di internet come via di fuga da problemi quali depressione e delusione
Quanto dura il disturbo da dipendenza da internet?
Anche in termini temporali ci sono dei criteri per definire la dipendenza da internet. Nello specifico, l’utilizzo del web dovrebbe essere di almeno 6 ore al giorno per una durata di almeno 3 mesi.
All’inizio, in ogni caso, è difficile riconoscere la formazione del disturbo, dal momento che c’è una prima fase di coinvolgimento in cui l’impiego di internet è guidato semplicemente dalla curiosità e provoca piacere in quanto strumento di svago. È la descrizione che potrebbe calzare a pennello a moltissime persone, senza che esse rientrino in un disturbo da dipendenza comportamentale.
Ma progressivamente l’individuo va incontro a un’immersione sempre più totalizzante nella realtà virtuale, fino a che questa non arriva praticamente a sostituire quella che quotidianamente vive, prendendo il posto delle altre attività che normalmente la persona svolgeva. In seguito si sviluppa la dipendenza vera e propria, in cui internet diventa l’espediente per fuggire completamente dalla realtà e non pensare al proprio disagio emotivo.
In questo modo le attività online verranno messe in pratica per non lavorare su un altro problema, dal momento che questa dissociazione dalla realtà consente di sconnettersi dalle emozioni angosciose o da una sofferenza depressiva, apportando uno stato di benessere. Al contrario, si sta male quando non si ha la possibilità di avere accesso al web.
Le cause della dipendenza da internet
In base a quello che abbiamo detto, quindi, la dipendenza digitale non deve mai essere considerata come un disturbo a sé stante, dal momento che rappresenta solo la superficie evidente di uno stato di malessere più profondo. La trappola del web è quella di proporre una realtà alternativa in cui rifugiarsi per non sentire la propria sofferenza, illudendosi così che non ci sia.
Per essere considerata dipendenza da internet, l’uso del web deve superare le 6 ore giornaliere per almeno 3 mesi. Inizialmente, l’uso è spesso guidato da curiosità e ricerca di svago, rendendo difficile identificare subito il disturbo.
Tuttavia, con il tempo, l’immersione nella realtà virtuale può diventare così intensa da sostituire le attività quotidiane, portando allo sviluppo di una vera e propria dipendenza. In questa fase, internet diventa un rifugio per evitare il disagio emotivo, con il benessere legato unicamente all’accesso al web e disagio quando questo è negato.
Dipendenza da internet: le conseguenze
La dipendenza da internet può generare una serie di problemi sociali e psicologici e lasciare numerosi impatti negativi (Khazaei e colleghi., 2017).
- isolamento sociale
- problemi di salute mentale come ansia e depressione
- disturbi del sonno
- difficoltà lavorative come la diminuzione dell’efficienza e il rischio di licenziamento
- conflitti familiari o nelle relazioni
- trascuratezza di attività e interessi fuori dal web
Questa condizione si manifesta quando l’uso compulsivo di internet porta a trascorrere molte ore online, riducendo di conseguenza il tempo disponibile per interazioni faccia a faccia con amici e familiari.
Le persone affette da dipendenza digitale tendono a ritirarsi progressivamente dalla vita sociale e dai loro interessi precedenti, preferendo le attività online alle relazioni reali. Questo ritiro può aggravare sentimenti di:
- solitudine
- ansia
- depressione
Creando un circolo vizioso che rinforza ulteriormente la dipendenza da internet e l’isolamento.
Dipendenza da internet in adolescenza
Il China Internet Network Information ha riportato che il 27,3% dei 485 milioni di persone che utilizzano internet sono adolescenti.
Uno studio (Kurniasanti e colleghi., 2019) ha rilevato le relazioni tra alcune caratteristiche personali degli adolescenti e l’uso problematico di Internet.
- Novelty seeking (ricerca di novità)
Questa caratteristica riflette l’inclinazione a cercare esperienze stimolanti e nuove attività, ma può portare a una maggiore distrazione e rapido disinteresse per i dettagli.
L’alta NS è un predittore significativo della dipendenza da internet.
Questo potrebbe essere dovuto al fatto che le attività online, in particolare i giochi online, soddisfano le esigenze di stimolazione e novità.
- Harm avoidance (evitamento dei danni)
Questa caratteristica riflette la predisposizione a evitare situazioni avvertite come pericolose o negative.
Gli adolescenti con un alto punteggio di HA sembrano più inclini a sviluppare Internet addiction, in quanto percepiscono l’ambiente online come meno pericoloso e meno avvertito di conseguenze negative rispetto al mondo reale.
- Reward dependence (dipendenza dal premio)
Questa caratteristica riflette la propensione a cercare ricompense e gratificazioni immediate.
Gli adolescenti con un basso punteggio di RD sembrano più inclini a sviluppare Internet addiction, poiché cercano gratificazioni immediate che le attività online possono offrire.
Questo meccanismo è lo stesso delle dipendenze da sostanze.
Dipendenza da Internet e funzione cognitiva
La corteccia prefrontale (PFC) è suddivisa in tre aree principali:
- la corteccia orbitofrontale (OFC)
- la corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC)
- la corteccia prefrontale rostrale (RPFC)
Disfunzioni nelle aree DLPFC e RPFC possono portare a difficoltà cognitive, decisioni errate e pensieri rigidi e inflessibili.
La PFC gioca un ruolo cruciale nel processo di desiderio legato alla dipendenza digitale di fronte a stimoli associati alla loro dipendenza, le persone affette mostrano un incremento dell’attività nella PFC. Questa area è inoltre essenziale nella presa di decisioni, con individui dipendenti che reagiscono rapidamente agli stimoli legati alla loro dipendenza (Kurniasanti e colleghi., 2019).
Nei giovani adolescenti, la PFC non è ancora completamente matura, rendendo la dipendenza da internet in questa fascia d’età particolarmente impattante sullo sviluppo e la maturazione delle strutture cerebrali.
Fonti
- Kurniasanti, K. S., Assandi, P., Ismail, R. I., Nasrun, M. W. S., & Wiguna, T. (2019). Internet addiction: a new addiction?. Medical Journal of Indonesia, 28(1), 82-91.
- Khazaei, F., Khazaei, O., & Ghanbari-H, B. (2017). Positive psychology interventions for internet addiction treatment. Computers in Human Behavior, 72, 304-311.