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Dipendenza dai social network: la guida completa

In epoca moderna stanno diventando sempre più numerose le cosiddette dipendenze comportamentali, anche se ufficialmente il DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) ne riconosce uno solo, ovvero la dipendenza da gioco d’azzardo. Ma, a livello più ufficioso, sono altri i comportamenti che dovrebbero a breve aggiungersi a questa categoria, che comprende tutte quelle attività che predispongono a sviluppare un vero e proprio abuso.

Un esempio è la dipendenza dai social network, di cui parleremo di seguito.

Che cos’è la dipendenza dai social network?

Al pari della dipendenza da sesso e di quella da shopping compulsivo, anche la dipendenza dai social si sta guadagnando l’etichetta diagnostica, dal momento che, di fatto, le dinamiche che si innescano sono sovrapponibili a quelle dei disturbi che sono già annoverati nel DSM-5.

A livello pratico, l’individuo accusa una preoccupazione eccessiva per i social network, che causa una continua spinta a utilizzarli, fino a raggiungere livelli compulsivi. Questa attività occupa così tanto tempo e devolve un tale quantitativo di energie da compromettere spesso lo svolgimento delle normali attività della persona, che si trova isolata dalla cerchia sociale, in difficoltà a portare a termine le proprie occupazioni lavorative o di studio e ad accusare un calo nella sua salute psicologica.

‍Quali sono i sintomi della dipendenza dai social network?

Come si può riconoscere la dipendenza dai social? Abbiamo accennato poco fa che le dinamiche ricalcano quelle che si innescano nel gioco d’azzardo patologico e anche nelle dipendenze da sostanze. Ciò significa, prima di tutto, che l’investimento dell’individuo sui social network è di entità tale che, anche quando non è connesso, il pensiero si volge lì, e a escogitare un modo di rimanere connessi per ancora più tempo.

Questa sensazione di urgenza che si manifesta i primi tempi, in seguito diventa necessità di trascorrere sempre più tempo online per raggiungere la soddisfazione e, qualora ciò non sia possibile, subentrano cambiamenti radicali nel tono dell’umore: la persona diventa inquieta, irritabile e accusa segni inequivocabili di stress. Questo perché i social vengono impiegati per contenere emozioni negative che rischiano di diventare pervasive, come l’ansia, la depressione, il senso di colpa o quello di impotenza. In buona sostanza, è un modo per prendere le distanze dai problemi personali e ritardare il momento in cui questi andranno affrontati.

Per questo motivo, anche quando si tenta di ridurre il tempo di utilizzo dei social, si fallisce. Ciò a discapito della propria salute mentale e dello svolgimento di tutte le altre attività, non solo i doveri ma anche quelle che precedentemente procuravano piacere e che, a causa della ricerca compulsiva dei social, vengono percepite con indifferenza. L’impatto può essere considerevole, in particolare, su alcuni versanti specifici, come il ciclo sonno-veglia e le relazioni sociali.

Questi sintomi distinguono nettamente una dipendenza vera e propria dal semplice utilizzo dei social, che può essere anche abbondante ma, se non produce un disagio e non nasconde una sofferenza più profonda, è da considerarsi entro i termini della normalità.

Quanto dura la dipendenza dai social?

Parlare di una durata della dipendenza dai social è complesso, dal momento che questi comportamenti non viaggiano mai da soli ma sono piuttosto il sintomo di un altro disagio emotivo che la persona sta accusando ma non vuole affrontare. Il sintomo sussiste finché consente di trarne un vantaggio, pertanto la durata dipende da quanto si impiega per prendere consapevolezza del vero problema e intervenire su di esso.

In ogni caso, dal momento dell’esordio, il decorso può essere variegato, con periodi di maggiore continenza e altri di utilizzo intensivo, in corrispondenza dei momenti in cui la sofferenza ansiosa o depressiva è più accentuata. In termini di quantitativo di ore, la media di utilizzo dei social tra gli adolescenti si aggira tra 1 e 3 ore al giorno, mentre a partire dalle 4 si comincia a parlare di rischio di dipendenza, ma alcune persone arrivano anche a livelli estremi di abuso, superando le 7 ore giornaliere davanti allo schermo.

Quali sono le cause della dipendenza dai social?

Per trovare la causa di questo fenomeno, occorre andare oltre il livello superficiale: la dipendenza da social non è spiegabile semplicemente con il bisogno di aumentare la rete sociale. Piuttosto, il meccanismo che si innesca è dato dalla compulsione di cercare qualcosa di nuovo, che funge in un certo senso da ricompensa.

A livello cerebrale, infatti, le alterazioni che si mettono in atto in caso di abuso dei social sono le stesse delle dipendenze da sostanze, ovvero delle modifiche nel funzionamento del circuito della ricompensa, gestito dagli ormoni dopamina (che invoglia la ricerca di uno stimolo allo scopo di ottenere un premio immediato) e serotonina (che subentra al momento della gratificazione).

Questo processo funge da copertura, dal momento che sostituisce delle sensazioni positive alle emozioni negative che si proverebbero senza metterlo in atto. Le persone che sviluppano una dipendenza, in generale, sono infatti tormentate da un tipo diverso di sofferenza, che per la persona è troppo difficile da gestire e che non vuole affrontare per paura che queste emozioni possano innescare un dolore pervasivo.

Il social network arriva quindi a prendere il posto di una realtà alternativa e sempre disponibile, nella quale la persona si può rifugiare ogni volta che le emozioni negative divengono troppo intense per poterle gestire. La compulsione permette di mettere a tacere la voce invadente di questi stati mentali pervasivi e che sono fonte di sofferenza, conducendo a uno stato di assopimento che si alterna alla ricerca di una gratificazione che compensa il sottofondo di dolore.

Ma questo continuo rifiuto di affrontare la realtà rischia di comportare un ulteriore peggioramento della sintomatologia, inasprendo gli stati ansiosi e depressivi e conducendo a un circolo di evitamento sempre più stretto. In questo modo, il contesto dell’individuo risulta impoverito di tutte le attività che prima erano apprezzate e costituivano una parte preziosa della propria esistenza, ma anche delle relazioni sociali. Non di rado, infatti, l’evitamento porta anche a isolarsi in modo volontario: l’individuo ricerca la solitudine come riparo per staccarsi dalla realtà.

Quali sono i rimedi per la dipendenza dai social?

Come abbiamo detto, sono molte le persone che utilizzano i social network in maniera consistente, ma ciò non significa che in tutti questi casi si debba parlare di abuso o addirittura di dipendenza. Per molte persone stare online è più un’abitudine o qualcosa che si fa per riempire i momenti vuoti, e in questi casi diventa difficile separarsi da questo gesto, ad esempio quando si è a tavola o durante una conversazione.

Ma, come si accennava, queste situazioni non sono patologiche, dal momento che basta esercitare volontariamente un minimo di controllo per interrompere il rito. Diverso è il caso della dipendenza dai social, in cui un semplice atto di controllo intenzionale non è possibile, dal momento che l’utilizzo dei media diventa fonte di gratificazione istantanea che va a sostituirsi al bagaglio di emozioni negative che tormentano la persona nel mondo offline. La compulsione, quindi, assume un significato completamente diverso e più profondo, pertanto difficile da eradicare.

In queste circostanze, il comportamento innesca una reazione a catena che induce la persona a isolarsi e peggiorare ulteriormente il suo disagio primario, privandolo della ricchezza del mondo. Per questo motivo è fondamentale riflettere su quale sia la causa del dolore che ha generato la dipendenza dai social e agire sulla prima piuttosto che direttamente sulla seconda, che ne è semplicemente la conseguenza.

Questo lavoro deve essere svolto con l’aiuto di un professionista: noi di Serenis proponiamo dei percorsi di psicoterapia o supporto psicologico finalizzati a guidare il paziente alla scoperta di se stesso, dei suoi temi problematici e verso la loro risoluzione. In questo modo la dipendenza dai social andrà scemando, man mano che il mondo reale intorno all’individuo che ne soffre andrà diventando meno angoscioso e recupererà forma e attrattiva.

La psicoterapia online di Serenis

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.