Parliamo di doomscrolling: cos’è, come nasce, come combatterlo

Il “doomscrolling” nasce dalla nostra dipendenza dalla tecnologia e dalla ricerca costante di stimoli. Per combatterlo, è importante limitare il tempo online, stabilire limiti, praticare la consapevolezza e cercare fonti di informazioni positive.
doomscrolling

Il neologismo doomscrolling identifica l’abitudine di cercare e leggere online le cattive notizie in modo compulsivo e continuato. Il termine deriva dall’unione di due parole inglesi: doom, che significa “sventura”, e scrolling, che si riferisce all’atto di passare da una notizia all’altra sullo schermo di un telefono, scorrendo con il dito.

È significativo che questa parola sia emersa nel 2020. Il forte stress dovuto alla pandemia da Covid-19 ha spinto persone di ogni età a cercare continui aggiornamenti sui contagi e sulle loro implicazioni: il numero delle vittime, le ricadute sociali, le lamentele della popolazione, le tensioni politiche.

Entro certi limiti, si tratta di un comportamento comprensibile: vogliamo informarci sui fatti per prendere decisioni più consapevoli e restare al sicuro. Ma quando il bisogno di informazioni diventa ossessivo, angosciante e focalizzato solo sulle sventure o sulle notizie spiacevoli, allora è possibile essere di fronte al doomscrolling.

Oggi che alla pandemia si sono aggiunte la guerra in Ucraina, la crisi energetica e la probabile recessione, i motivi di preoccupazione si sono moltiplicati: di conseguenza, il fenomeno del doomscrolling ha assunto maggiore rilevanza. Per fini evolutivi, il nostro cervello è orientato a identificare e prestare attenzione alle minacce dell’ambiente circostante.

In che modo il doomscrolling incide negativamente sul benessere mentale? 

Focalizzarsi con frequenza su eventi catastrofici può alimentare alcuni atteggiamenti nocivi

amplificare le emozioni spiacevoli: le emozioni risuonano e si amplificano nelle esperienze quotidiane, quindi leggere notizie preoccupanti alimenta gli stati di paura;

attribuire emozioni altrui: per condizionamenti di riprova sociale, potremmo attribuire etichette emotive a degli eventi solo perché le masse li definiscono in un determinato modo;

spingerci all’allerta continua: la percezione continuativa di pericolo mantiene alto lo stato di allerta (anche detto iperarousal) e non ci consente di abbassare le difese;

aumentare il senso di inefficacia: l’idea di non poter avere controllo sugli eventi instilla un senso di apprensione e incertezza sul potere personale. 

Bisogna considerare che certi eventi sono talmente grandi da essere fuori dal nostro controllo. Quando la paura incontra la perdita di controllo, allora può nascere l’ansia: è un circo che si autoalimenta. Temiamo per una determinata situazione (1) e facciamo ricerche per rassicurarci e avere “controllo” sugli sviluppi del fenomeno (2), ma quello che leggiamo aumenta le nostre quote d’ansia (3), facendoci ripartire da capo.

Gli stati d’ansia possono condurre a disturbi del sonno, cali di performance, stati di irritabilità e tensione, ma anche incidere negativamente sul nostro umore, attraverso i sentimenti di sconforto e la perdita di speranza nel futuro.

Chi colpisce il doomscrolling? 

Il doomscrolling è un’esasperazione di un funzionamento adattivo dell’essere umano: sondare pericoli e minacce, stimarne l’entità, attivarsi per contrastarle. Per questo motivo, chiunque si trovi in un periodo di stress potrebbe scivolare verso una ricerca di informazioni sempre più spasmodica e angosciante. 

Ci sono tuttavia due caratteristiche personali che rendono alcune persone più inclini a dedicarsi al doomscrolling: 

la propensione al condizionamento;

la vulnerabilità psicologica.

La predisposizione al condizionamento riguarda quelle persone che, come dice la parola, sono più facilmente condizionabili. Le informazioni veicolate dai media digitali sono spesso fuorvianti, perché gli articoli che suscitano emozioni intense come rabbia, sdegno e terrore tendono a essere più letti e condivisi di quelli con toni moderati.

Il fatto che gli articoli più allarmanti siano quelli con maggiore seguito sui social media può persuadere la persona a credere che “la verità” stia lì. Questa fidelizzazione a informazioni esageratamente allarmiste è alimentata dal bias di conferma: una distorsione cognitiva che ci porta a selezionare principalmente le informazioni che rinforzano le nostre credenze.

Il secondo fattore di rischio riguarda le vulnerabilità psicologiche relative all’ansia e alle deflessioni del tono dell’umore. Il doomscrolling può alimentare il circuito dell’ansia, ma in genere non la crea dal nulla. Molte ricerche riportano che le persone che hanno problematiche pregresse legate all’ansia (o diagnosi di disturbi correlati) incorrono più facilmente nel doomscrolling.

Sono particolarmente esposte anche quelle persone che presentano squilibri sull’asse dell’umore, specialmente verso le polarità basse (tristezza, sconforto, malinconia e simili). Si trovano a loro agio con il doomscrolling perché rinforza la percezione che hanno del mondo.

Come affrontare il doomscrolling

La risorsa più potente a nostra disposizione è la consapevolezza. Il primo passo è conoscere gli atteggiamenti problematici e rendersi conto che ci riguardano da vicino: può bastare dare un’occhiata alla cronologia o ai contenuti che ci vengono proposti dagli algoritmi per misurare quanto le brutte notizie popolino la nostra dieta mediatica.

A quel punto si possono mettere in atto delle condotte di autoregolazione: limitare l’uso dei social, smettere di seguire i media e le pagine che promuovono dei contenuti allarmisti, ridurre il tempo speso su smartphone e PC, informarsi solo in determinate fasce orarie.

Se gli stati di ansia e di malessere dovessero persistere anche una volta allentata la morsa del doomscrolling, si potrebbe pensare di iniziare un percorso di psicoterapia, che possa aiutare a prendersi cura degli stati d’ansia o degli squilibri dell’umore. 

La terapia, intervenendo sulle cause di ansia e depressione, può consentire non solo di risolvere le problematiche legate al doomscrolling, ma anche di ristabilire un livello di benessere a tuttotondo.

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Fonti 

Dott. Paolo Carrone

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Psicoterapeuta Analitico Transazionale, iscritto all'albo degli psicologi della regione Puglia con il numero 4737. Con una passione unica per gli spazi digitali, vivo la mia professione con l'amore per l'universo virtuale, mentre mi dedico con cura alle ricadute che esso può avere sulla vita reale.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.