Come affrontare la paura di cambiare lavoro

Il cambiamento può essere considerato come una costante nella vita delle persone. Alcune decisioni sono più semplici da prendere, tuttavia quando si tratta di scelte importanti che hanno ripercussioni sul benessere e sulla qualità della vita, come ad esempio:

Risulta naturale avere timore di questi cambiamenti.

Una delle scelte importanti è quella lavorativa. Il lavoro è un aspetto spesso centrale nella vita di ognuno, motivo per cui quando si tratta di cambiarlo occorre riflettere a fondo sulle prospettive e valutare le conseguenze della scelta.

Approfondiamo ora quali sono le radici della paura di cambiare lavoro e dell’ansia anticipatoria che accompagna anche i colloqui di lavoro per poi capire come affrontarla e dare spunti e suggerimenti che aiutino a prendere decisioni informate.

Perché le persone cambiano lavoro?

Ognuno ha le proprie motivazioni per decidere di cambiare lavoro, che possono essere totalmente differenti dalle ragioni di qualcun altro. Tuttavia, ci sono alcune motivazioni che risultano più comuni di altre.

  1. Insoddisfazione professionale

Tra le cause che spingono più frequentemente le persone a cambiare carriera c’è l’insoddisfazione per la situazione attuale. Tale malcontento può derivare da una moltitudine di fattori, tra i quali la mancanza di sfide o la presenza di un ambiente di lavoro tossico, dove non di rado si verifica la presenza del fenomeno di quiet quitting.

  1. Miglioramento della propria situazione economica

In alcune situazioni le persone prendono la decisione di cambiare lavoro in vista di una miglior prospettiva dal punto di vista finanziario. Gli aspetti economici risultano essere un potente motivatore.

Se hai già chiesto un aumento di stipendio, le opzioni sono la ricerca di un posto di lavoro che offre una retribuzione maggiore, oppure con una retribuzione inizialmente non elevata, ma con buone possibilità di avanzamento di carriera.

  1. Cambiamenti nella vita personale

Ci sono degli eventi nel corso nella vita delle persone che spesso portano a desiderare una situazione diversa. In particolare, il matrimonio oppure la nascita di un figlio, che potrebbero richiedere all’individuo di modificare le proprie priorità.

In questi casi non è raro sentire l’esigenza di accogliere delle opportunità lavorative che permettano di conciliare la vita privata e le proprie necessità con il lavoro stesso, magari in organizzazioni attente al benessere organizzativo. Un life coach può essere utile in questa situazione per gestire il cambiamento di vita privata e professionale in maniera ottimale. Uno psicoterapeuta può accompagnarti nel rientro al lavoro, magari dopo un congedo parentale, una situazione in cui potresti sperimentare un forte stato d’ansia.

  1. Realizzazione di passioni e interessi

Molte persone infine giungono ad un bivio nella propria vita lavorativa dove sentono l’esigenza di passare da una carriera maggiormente tradizionale a esperienze di lavoro differenti, che più si adattano alle proprie passioni e interessi.

Che cos’è il benessere lavorativo?

Prima ancora di analizzare che cos’è il malessere lavorativo e come si manifesta, è importante individuare quali sono gli aspetti che connotano il benessere lavorativo.

Innanzitutto, si tratta di un concetto importante in quanto il lavoro è un’attività che spesso occupa gran parte del tempo delle persone. Il benessere lavorativo risulta quindi fondamentale per raggiungere il benessere generale. Un lavoro soddisfacente può infatti portare a una miglior qualità della vita.

Esso si ripercuote, come sopra accennato, sulla vita personale del singolo. In particolare, pare che abbia una serie di effetti positivi sulla salute fisica e mentale, sulle relazioni, sullo stile di vita e infine sulla sensazione di realizzazione personale.

Il benessere lavorativo è in pratica un equilibrio positivo tra i vari aspetti della vita professionale, che possono essere quelli fisici, mentali ed emotivi. Tale benessere si conforma come il risultato di una relazione sana e soddisfacente tra la persona e il suo ambiente di lavoro.

Una situazione di questo tipo implica il supporto dei colleghi, opportunità di crescita e un ambiente generalmente favorevole.

Un ambiente positivo e il benessere lavorativo all’interno di un’azienda non giovano solo ai singoli lavoratori ma all’azienda stessa. Questo poiché i lavoratori che si sentono supportati e valorizzati mostrano anche una maggior produttività e resistenza allo stress.

Che cos’è il malessere lavorativo?

Contrariamente, il malessere lavorativo può essere definito come uno stato di insoddisfazione e disagio legati al lavoro. Esso viene spesso causato da un ambiente di lavoro negativo, denso di conflitti, oppure da un carico di lavoro eccessivo.

Tale malessere si ripercuote spesso nella vita personale di chi lo sperimenta, a esso si associano infatti una serie di sintomi, tra i più comuni è possibile trovare:

In una situazione di disagio lavorativo, potrebbe essere fondamentale attivare la rete di colleghi e cercare delle modalità utili per comunicare con loro e con i responsabili rispetto alla propria situazione.

Talvolta però, può capitare di trovare da parte appunto di colleghi e capi non un supporto, quanto piuttosto ostilità, chiusura e rigidità ai cambiamenti. In questo caso, appurato che la situazione difficilmente potrebbe modificarsi in meglio, dare le dimissioni e scegliere di cambiare lavoro può rivelarsi una decisione saggia.

Quando un ambiente di lavoro si può definire negativo?

Alcune persone, come accennato in precedenza, decidono di cambiare carriera in quanto insoddisfatti del posto di lavoro nel presente, sia per le caratteristiche dell’azienda che per il ruolo ricoperto.

Ci sono alcune caratteristiche riscontrabili nei posti di lavoro definiti negativi. Questi aspetti tendono a minare il benessere del lavoratore.

Le conseguenze saranno il malessere generale dei dipendenti, una minor produttività da parte loro, maggior difficoltà nello scambiarsi informazioni utili per il lavoro e spesso un ricircolo importante di personale.

Alcuni degli elementi che spesso risultano decisivi sono:

  • mancanza di crescita professionale: le persone necessitano spesso di sentirsi stimolate dal proprio ambiente di lavoro. La mancanza di possibilità di crescita all’interno dell’azienda può essere un fattore che fa propendere a cercare soluzioni lavorative differenti;
  • ambiente di lavoro tossico: un ambiente di lavoro in cui è difficile rapportarsi positivamente con capi e colleghi e dove non c’è un rapporto di stima e sostegno reciproco, è un posto da cui in molti potrebbero volersene andare;
  • malessere psicofisico: quando il carico di lavoro tende a essere eccessivo e provoca uno stato di malessere, che può essere stress fisico oppure psicologico.

Domande da porsi prima di cambiare lavoro

La decisione di cambiare lavoro richiede una riflessione approfondita e un’analisi delle proprie necessità e dei propri desideri al momento attuale.

Si tratta di una scelta da prendere in modo ponderato, potrebbe essere importante porsi delle domande che siano di aiuto nell’autoriflessione:

  • quali sono i miei obiettivi principali al momento attuale?
  • quali sono gli aspetti che mi motivano a questa scelta?
  • quali sono i miei punti di forza? E quali le mie debolezze?
  • come posso integrare il nuovo lavoro nella mia vita personale?
  • in questo nuovo lavoro, ho delle prospettive di crescita professionale?

Affrontare la paura del cambiamento

Il cambiamento, soprattutto se legato a questioni importanti come quella lavorativa, può spaventare. Si tratta di una scelta che va preparata e pianificata, anche la strategia dovrebbe essere ben definita.

Dopo aver riflettuto ed essersi posti delle domande, è possibile mettere in atto ulteriori strategie che potrebbero risultare rassicuranti in un momento tanto delicato.

Innanzitutto, è importante utilizzare la rete sociale come risorsa, parlare con la propria famiglia e con gli amici dell’intenzione di cambiare lavoro e delle motivazioni che hanno portato a prendere questa decisione.

Questo servirà ad avere la sensazione di essere supportati e sostenuti in una scelta così importante da un lato, ma anche a ottenere prospettive alternative.

Nella pratica potrebbe essere utile pianificare i mesi successivi da un punto di vista organizzativo e finanziario, in modo da avere la sicurezza che la propria famiglia non debba risentire in modo eccessivo della decisione presa.

Tra i fattori che maggiormente contribuiscono a dare sicurezza al lavoratore che si trova in un momento di transizione, c’è l’essere a conoscenza di informazioni legate a che cosa può aspettarlo in futuro.

In particolare, informarsi sui propri diritti e doveri e nel caso in cui avesse già preso i contatti con il nuovo posto di lavoro, avere informazioni legate al suo contratto e alle sue mansioni.

Tutto ciò lo porterà a una sensazione di maggior controllo all’interno di una situazione che risulta, in un momento iniziale, molto incerta.

Infine, investire sulla formazione e acquisire oppure consolidare le proprie competenze può essere un’utile strategia. In modo tale da sentirsi sempre più sicuro rispetto alla propria capacità ed efficacia.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.