Le 4 fasi del burnout: ecco quali sono
Scopri le 4 fasi del burnout e impara a riconoscere i segnali precoci di questa condizione. Esplora le fasi dalla fase iniziale di entusiasmo al progressivo esaurimento emotivo e alla disconnessione. Prendi consapevolezza dei sintomi e cerca supporto per prevenire il burnout e migliorare il tuo benessere generale.

Punti chiave:
- Idealizzazione: la prima fase del burnout è caratterizzata da un entusiasmo irrealistico, con aspettative elevate e una visione idealizzata del nuovo lavoro.
- Scontro con la realtà: la seconda fase del burnout porta allo scontro con la realtà, quando si iniziano a percepire le differenze tra aspettative e ambiente lavorativo.
- Disillusione: la terza fase del burnout è segnata dalla disillusione, con la consapevolezza che il lavoro non rispecchia le aspettative iniziali, causando frustrazione.
- Disimpegno: la quarta fase del burnout è il disimpegno, in cui apatia e demotivazione portano a un distacco emotivo e operativo dal lavoro.
Cos’è il burnout?
Secondo l'OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), il burnout è una sindrome che nasce dallo stress cronico legato al lavoro.Si tratta di una condizione psicofisica di forte stress che può avere importanti conseguenze negative sulla salute. Anzi, se tutti viviamo periodi di stanchezza e stress elevati, il burnout riesce ad andare oltre e a farci andare letteralmente “in fumo”.
Situazioni stressanti e prolungate nel tempo possono influire sul burnout che però riguarda esclusivamente lo stress lavorativo, che a sua volta ricade sulla vita personale.
Le 4 fasi del burnout
Le 4 fasi del burnout sono:
- idealizzazione e entusiasmo irrealistici per il lavoro;
- scontro con la realtà e stagnazione;
- disillusione e frustrazione;
- voglia di far nulla o disimpegno.

La prima fase del burnout: l’idealizzazione irrealistica
Di solito, quando cominciamo una nuova attività, non vediamo l’ora di iniziarla, spinti dalla curiosità o semplicemente dalla voglia di scoprire qualcosa di nuovo. Nel caso di un nuovo lavoro, sentiamo di aver raggiunto un grande obiettivo prefissato, che è quello dell’assunzione. Magari con la soddisfazione - più che giusta - di aver superato diversi colloqui e grandi prove.
È naturale quindi provare felicità e farsi delle grandi aspettative: è proprio qui che può nascere un’idea sproporzionata rispetto alla realtà, un’idea irrealistica. Ci facciamo trascinare così tanto dalle emozioni felici che stiamo provando, che ci dimentichiamo di rimanere nel qui e ora della situazione. L’entusiasmo e l’ipercoinvolgimento ci inducono a destinare tutte le nostre energie nell’ambito professionale, trascurando gli aspetti di benessere emotivo al di fuori del lavoro. Lo stress inizia a dare i suoi segnali, ma noi andiamo avanti e oltrepassiamo i nostri limiti: è proprio a questo punto che il burnout inizia a insinuarsi dentro di noi.
La seconda fase del burnout: scontro con la realtà
Dopo le prime settimane in preda all'entusiasmo e all’euforia di un nuovo lavoro, si inizia a prendere nuovamente contatto con la realtà.
L’entusiasmo va incontro a un calo, ci sentiamo fermi, statici, bloccati. Inizia la fase di stagnazione nel momento in cui realizziamo che i sacrifici, l’impegno posto finora non sono adeguatamente riconosciuti. Si innescano i sintomi iniziali del burnout, a livello fisico e a livello emotivo (deconcentrazione, fatica, frustrazione e demotivazione al lavoro). Cala l’autostima e cominciamo a chiederci quanto valiamo professionalmente. In concomitanza, sentiamo la pressione del carico/sovraccarico di lavoro.
Non è più il contesto di lavoro che tanto avevamo idealizzato, non ci riconosciamo un senso di appartenenza: ci scontriamo con la realtà, e questo impatto fa male.
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La terza fase del burnout: disillusione
Passato altro tempo, settimane, mesi e anche anni, abbiamo la conferma che l’ambiente di lavoro è molto diverso rispetto a ciò che tanto desideravamo.
Avevamo proiettato molte di aspettative su questo nuovo lavoro, ma abbiamo capito che la realtà è ben diversa.
Il distacco “affettivo” dal lavoro è pari alla frustrazione che sentiamo, perché ci sentiamo svuotati. I sintomi fisici ed emotivi sono sempre più manifesti, con conseguenti pattern comportamentali caratterizzati da cinismo e apatia.
Questa presa di coscienza forzata ci disillude e fa crollare quell’immagine che avevamo del nostro ruolo lavorativo.

La quarta fase del burnout: voglia di far nulla
Le tre fasi del burnout appena descritte sono un preludio all’insorgenza della sindrome, che ormai è già evidente. Si comincia a pensare al lavoro in maniera poco sana: non si ha voglia di svolgere le mansioni, di interagire con i colleghi e le colleghe. Prima ancora di recarci a lavoro, abbiamo un vissuto di fatica e demotivazione, anche con sintomi psicofisici che, in alcuni casi, ci inducono ad assentarci. Il luogo di lavoro diventa un luogo che ci riempie di tristezza e apatia. Siamo debilitati e ci sentiamo annientati.

Come uscire dalla sindrome di burnout
Il burnout è una sindrome riconosciuta dalla comunità scientifica: è importante affrontarla con i giusti mezzi. Non basta sfogarsi in amicizia (anche se farlo può aiutarci), bisogna rivolgersi a un professionista per il burnout. Essenziale è intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Alcune attività possono aiutarci ad alleviare i sintomi del burnout, come la meditazione mindfulness, e in alcuni casi, se l’ambiente di lavoro è realmente tossico, potrebbe essere utile prendere le distanze per il periodo di tempo necessario a curare i sintomi e a valutare se quel lavoro e/o quell’ambiente sono funzionali ai nostri bisogni. Dipende anche da in che fase del burnout ci si trova.
Se vivendo l’esaurimento da burnout burnout, non sei solo. Potresti considerare di parlare con uno psicologo per affrontare i problemi alla radice e trovare modi efficaci per gestire lo stress. Con Serenis, puoi accedere a servizi di psicoterapia online comodamente da casa tua. Prenditi cura della tua salute mentale in modo semplice e flessibile.