Ti capita mai di svegliarti e di pensare “oggi non ho voglia di lavorare”?
Può essere un sentimento molto comune quello di non aver voglia di fare nulla sul posto di lavoro, e alcune volte va bene così. Il problema può verificarsi nel momento in cui questo pensiero perdura nel tempo e si associa ad altri sintomi fisici e non, in tal caso potremmo parlare di “burnout“.
In questo articolo andremo a scoprire le 4 fasi del burnout e come si suddividono. Scopriamole insieme.
Indice dall’articolo
Cos’è la sindrome di burnout?
Prima di iniziare a descrivere le 4 fasi del burnout, dobbiamo dare una definizione di cosa sia.
Secondo l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), il burnout è una sindrome che nasce dallo stress cronico legato al lavoro. Non è un disturbo mentale, ma può avere comunque conseguenze negative sulla salute.
Il termine burnout deriva dall’inglese e letteralmente significa “esaurimento” o “bruciato”, per rendere proprio l’idea di una persona che non ce la fa più, sfinita.
In genere, il burnout è causato da una situazione stressante che si protrae a lungo nel tempo e non si ferma solo alla sfera lavorativa. Una persona in burnout avrà inevitabilmente delle ricadute anche sul resto delle attività: questo perché ciò che viviamo sul lavoro influisce anche nella vita personale, e viceversa.
Anche se ci possono essere delle situazioni stressanti e prolungate nel tempo, la sindrome di burnout riguarda esclusivamente lo stress lavorativo, che a sua volta ricade sulla vita personale, ma non può derivarne. Nel caso in cui lo stress sia legato ad attività extra-lavorative, non parleremo di burnout, ma di altre condizioni legate allo stress.
Le 4 fasi del burnout spiegate
Dopo la definizione di burnout, possiamo approfondire le 4 fasi che generalmente lo caratterizzano, e che sperimentano le persone che ne soffrono.
Le fasi sono le seguenti:
- idealizzazione irrealistica;
- scontro con la realtà;
- disillusione;
- voglia di far nulla.
Vediamole una per una.
La prima fase: l’idealizzazione irrealistica
Di solito, quando cominciamo una nuova attività, non vediamo l’ora di iniziarla, spinti dalla curiosità o semplicemente dalla voglia di scoprire qualcosa di nuovo. Nel caso di un nuovo lavoro, sentiamo di aver raggiunto un grande obiettivo prefissato, che è quello dell’assunzione. Magari con la soddisfazione – più che giusta – di aver superato diversi colloqui e grandi prove.
È naturale quindi provare felicità e farsi delle grandi aspettative: è proprio qui che può nascere un’idea sproporzionata rispetto alla realtà, un’idea irrealistica. Ci facciamo trascinare così tanto dalle emozioni felici che stiamo provando, che ci dimentichiamo di rimanere con i piedi per terra.
Tutte le aspettative che ci facciamo però, non sono altro che speranze, ma non è detto che si realizzino, neanche a lungo termine.
La seconda fase: scontro con la realtà
Dopo le prime settimane in preda all’entusiasmo e all’euforia di un nuovo lavoro, si inizia a prendere nuovamente contatto con la realtà.
La realtà, alcune volte, può essere molto diversa da come ce la immaginiamo, specialmente se ci eravamo fatti delle grandi aspettative.
Ci si inizia ad accorgere quindi che quel luogo di lavoro che tanto avevamo idealizzato, forse era un po’ diverso rispetto a come lo avevamo immaginato: ci scontriamo con la realtà, e iniziamo a percepire il luogo di lavoro come distante da noi.
Iniziano le prime sensazioni negative verso l’ambiente lavorativo, perché pian piano ci stiamo accorgendo che non è esattamente quello che desideravamo.
La terza fase: disillusione
Passato altro tempo, settimane, mesi e anche anni, abbiamo la conferma che l’ambiente di lavoro è molto diverso rispetto a ciò che tanto desideravamo.
Avevamo proiettato un sacco di aspettative su questo nuovo lavoro, ma abbiamo capito che la realtà è ben diversa dalle nostre aspettative.
È proprio a questo punto che le nostre aspettative cadono del tutto e iniziano a nascere dentro di noi dei sentimenti di frustrazione, perché quello non era il lavoro che ci aspettavamo. Questa presa di coscienza forzata ci disillude e fa crollare quell’immagine che avevamo del nostro ruolo lavorativo.
La quarta fase: voglia di far nulla
Le tre fasi appena descritte erano un preludio dell’insorgenza del burnout, che ormai è alle porte. Si comincia a pensare al lavoro in maniera poco sana: non si ha voglia di svolgere le mansioni, di interagire con i colleghi e le colleghe. Il luogo di lavoro diventa un luogo che ci riempie di tristezza e apatia.
Vivere il lavoro in questa maniera è assolutamente debilitante e non è una situazione sostenibile a lungo andare.
Il burnout ormai è arrivato, e inizierà a farsi irrompere nella vita lavorativa, con tutte le ripercussioni del caso.
Proviamo a vedere assieme quali sono i sintomi più frequenti della sindrome di burnout.
Sintomi del burnout
I sintomi del burnout possono essere molteplici e investono l’area emotiva, cognitiva, comportamentale e fisiologica. Bisogna sottolineare che nel burnout i sintomi si presentano in maniera differente da persona a persona. Non tutti i sintomi devono essere per forza presenti, sarà uno psicologo o uno psicoterapeuta a determinare la diagnosi corretta di caso in caso. I sintomi sono tanti, per questo ti abbiamo riportato una lista qui sotto.
- Stanchezza e spossatezza: nel burnout l’affaticamento è cronico, spesso non motivato e le persone riportano una sensazione di sfinimento vero e proprio.
- Stanchezza mentale: sintomi come stanchezza psicologica e svogliatezza sono la traduzione di espressioni tipiche delle persone in burnout, come: “non ho voglia di fare niente, solo dormire” o “non ho più voglia di lavorare”.
- Stress: è più di un sintomo, perché è sia causa che conseguenza, ma anche manifestazione del burnout. Può essere riconoscibile quando si presenta come nausea da stress o tachicardia da stress.
- Insonnia e disturbi del sonno: dormire male è un sintomo frequente, e spesso conduce all’abuso di farmaci e sostanze.
- Cefalea o emicrania: compare spesso in persone che non ne hanno mai sofferto prima.
- Difficoltà di concentrazione: può essere conseguenza dell’insonnia, legata alla stanchezza e al mal di testa, ma può anche comparire come sintomo primario.
- Raffreddore e influenza: se frequenti e fuori stagione possono dipendere dallo stress.
- Turbe gastroenteriche come nausea da stress o inappetenza: possono causare forti dimagrimenti e carenze alimentari.
- Ansia e depressione: sono le patologie più frequentemente associate al burnout. Stanchezza e tachicardia si presentano spesso assieme come preamboli dell’ansia sul lavoro, mentre stanchezza e depressione dell’umore sono spesso avvisaglie di una depressione maggiore.
- Angoscia: è una sensazione di sottofondo che le persone riportano durante le ore di lavoro, ma anche prima e dopo di esse. Chi è in burnout arriva a pensare ogni giorno: “non riesco a lavorare per l’ansia”.
- Diffidenza e cinismo: sono tra le prime sensazioni “nuove” che si affacciano alla coscienza quando ci si trova all’interno del contesto lavorativo.
- Depersonalizzazione: sintomi che afferiscono al senso di vuoto alla testa, al distacco dalla realtà, insorgono quando si perde il senso della vita e la sensazione di non essere più sé stessi diventa depersonalizzazione.
- Esaurimento nervoso, fisico ed emotivo: spesso le persone riportano questo sintomo per primo e iniziano parlando della loro insoddisfazione costante o di una depressione cronica legata al lavoro. L’esaurimento è quella sensazione di impotenza, quando pensi di non farcela più e di non avere alcuna soluzione.
- Distacco emotivo: strettamente collegato al precedente, innesca un calo di motivazione.
- Rabbia: in questo caso si presenta in maniera scollegata da fatti particolari, è un astio generalizzato.
- Irritabilità e litigiosità: proprio come la rabbia e l’angoscia, la persona è molto suscettibile, permalosa e con i nervi a fior di pelle.
- Abuso di alcol, fumo o sostanze: è un sintomo secondario, ovvero un comportamento che compare in seguito e a causa di altri sintomi spiacevoli come il disagio psichico, la tensione emotiva, e la paura del lavoro.
Come uscire dalla sindrome di burnout
Il burnout è una sindrome riconosciuta dalla comunità scientifica: è importante affrontarla con i giusti mezzi.
Non basta sfogarsi in amicizia (anche se farlo può aiutarci), bisogna decidere di intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Naturalmente ci sono delle attività che possono aiutarci ad alleviare i sintomi del burnout, come la meditazione mindfulness, e in alcuni casi, se l’ambiente di lavoro è realmente tossico, potrebbe essere meglio licenziarsi – quando si ha la possibilità di farlo.
La psicoterapia online di Serenis
In questo blog troverai tantissimi altri articoli che parlano di salute mentale.
Questo in particolare parla delle 4 fasi del burnout.
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