Il fiocchetto lilla: ecco qual è il suo significato


Il 15 marzo si celebra un’importante ricorrenza dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare (DCA), simboleggiata dal fiocchetto lilla. I DCA non sono solo una questione di aspetto fisico, ma riflettono una profonda sofferenza interiore, influenzata sia dall’ambiente familiare che dalla pressione sociale.

Il problema principale non è il cibo in sé, ma l’uso distorto di esso come mezzo di controllo. La cura efficace richiede un approccio che coinvolga la rete sociale e miri a individuare le vere radici della sofferenza.

Se desideri approfondire questo argomento, continua a leggere: nel nostro articolo offriamo una nuova prospettiva sui disturbi del comportamento alimentare.

Che cosa sono i disturbi del comportamento alimentare?


Anche se comunemente noti come disturbi alimentari, la terminologia corretta è disturbi del comportamento alimentare. Questa scelta riflette l’idea che la vera problematica non risieda nel cibo in sé, ma nell’espressione di un disagio profondo attraverso il comportamento alimentare, che può manifestarsi in varie forme, dalla dipendenza da cibo alla vigoressia.

Il cibo diviene quindi lo strumento per raccontare un disagio che non può trovare altra forma di comunicazione con l’esterno, portando la persona a mettere in atto dei comportamenti che possono compromettere, anche a livello grave, la sua condizione di salute fisica e anche altri aspetti della vita, come quello sociale.

Un approccio all’alimentazione spesso consigliato per migliorare il proprio rapporto con il cibo è quello della mindful eating. Si tratta di una pratica che incoraggia le persone a rallentare, ad essere attente alle sensazioni fisiche, emozionali e mentali legate all’atto di mangiare, e a prestare attenzione agli stimoli interni ed esterni che influenzano le scelte alimentari. Si basa dunque sull’essere consapevoli e presenti durante il consumo di cibo.

Così il DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) inquadra i disturbi del comportamento alimentare che, anche se sono sempre esistiti fin dai tempi degli albori della psicologia ai tempi di Freud, stanno conoscendo un significativo incremento, oltre a un abbassamento dell’età di esordio: queste problematiche, quindi, sono sempre più diffuse e più precoci nella loro comparsa.

Quali sono i disturbi del comportamento alimentare?

Il grande cappello del fiocchetto lilla include una grande varietà di casistiche e una complessa moltitudine di sfumature, ma possiamo in realtà riconoscere alcuni gruppi principali dei disturbi alimentari.

Nella maggior parte dei casi (con una sola eccezione, come vedremo) il paziente è focalizzato sul mantenimento del peso corporeo entro determinati standard, come nell’anoressia, ma la sua percezione della sua stessa forma fisica risulta alterata dal disturbo, e ciò lo o la porta (contrariamente a quanto si pensa, non tutti coloro che soffrono di disturbi del comportamento alimentare sono di genere femminile) a un controllo rigido del cibo e delle calorie assunte.

Lo scopo ultimo, quindi, è assumere e mantenere il completo controllo sul peso e sulle forme del corpo, con il risultato di incorrere in numerosi danni per la salute fisica, il funzionamento fisiologico e anche psicologico, dal momento che anche il momento di condivisione di un pasto perde il suo significato aggregativo e, piuttosto, diventa l’occasione di mettere in atto il sintomo.

Ora entriamo nel dettaglio e vediamo i più diffusi disturbi del comportamento alimentare, secondo quanto riportato dal DSM-5:

  • anoressia nervosa;
  • bulimia nervosa;
  • disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating);
  • vigoressia;
  • obesità.

Tra i meno noti ma ugualmente diffusi vi è l’atto di masticare e sputare (chewing and spitting).

Non solo ossessione per il peso: l’importanza del fiocchetto lilla

Descritti così, i disturbi del comportamento alimentare non fanno che confermare l’opinione del senso comune, secondo la quale le persone che soffrono di anoressia, bulimia o simili, non sono altro che delle fissate che cercano di raggiungere una bellezza impossibile.

Il discorso non è così semplice e dietro i disturbi del comportamento alimentare c’è sempre un mondo di sofferenza che trova nel cibo il mezzo per esprimersi.

Molto difficilmente i DCA compaiono da soli: più spesso si accompagnano a una situazione psicologica di intenso malessere, e quindi assumono piuttosto il ruolo di un sintomo, esattamente come gli attacchi di panico sono un sintomo di una condizione di forte ansia e stress.

Le persone che soffrono di queste problematiche, molto spesso sono molto sole e hanno difficoltà a stringere relazioni sociali. Ovviamente le loro condotte disfunzionali le inducono a isolarsi ancora di più, per proteggersi dalla vergogna che altrimenti proverebbero.

Questi pazienti spesso accusano anche disturbi dell’umore come la depressione, ansiosi oppure ossessivi, che li inducono a temere di perdere il controllo (questi fattori spesso possono dare luogo ad anoressia nervosa), oppure fanno fatica a modulare le loro emozioni e ad accettare di vivere anche quelle negative (in questo caso il cibo diventa lo strumento per perdere intenzionalmente in controllo e allontanare queste emozioni, come succede in bulimia e binge eating).

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Da cosa sono causati i disturbi del comportamento alimentare?

Le vittime dei DCA sono più frequentemente ragazze di età compresa tra i 17 e i 24 anni (anche se, come abbiamo detto, anche i maschi possono esserne colpiti, così come possono esserci esordi più precoci o più tardivi).

L’origine di queste problematiche non è ancora del tutto chiara, ma spesso il punto di rottura è rappresentato dall’inizio di una dieta: non è raro che a essere colpite siano persone che precedentemente erano in sovrappeso o addirittura avevano problemi di obesità. Tuttavia, sembra ormai certa l’interferenza tra predisposizione genetica e fattori ambientali.

Ecco i principali fattori di rischio, secondo lo stato dell’arte della ricerca in materia.

  1. Cause psicologiche

Come l’aver subito degli abusi durante la pubertà, anche in forma di bullismo, oppure problemi all’interno del nucleo famigliare. Specialmente le persone che sviluppano anoressia nervosa sono inserite in un contesto che ripone su di loro alte aspettative e le induce a un patologico perfezionismo che, però, si associa a una bassa autostima.

Da questi elementi discendono facilmente un problema di depressione e una condizione di stress cronico che sfociano in un’esigenza di controllo che si riversa sull’unica cosa che la persona vede come veramente gestibile: il proprio corpo.

  1. Cause socio-culturali

Fanno riferimento ai modelli inarrivabili proposti dalla società come canoni di bellezza perfetta che, in persone con bassa autostima e facilmente suggestionabili, causano un senso di inadeguatezza, vergogna e attribuzione di scarso valore.

Il corpo e la sua forma diventano, in questo modo, il metro di misurazione della propria forza e capacità di aderire a un ideale estetico al quale poche altre persone possono sperare di avvicinarsi.

Le conseguenze dei DCA

Come potrai intuire, i disturbi del comportamento alimentare sono sindromi (o meglio, sintomi di un profondo malessere) che non fanno altro che peggiorare la situazione del paziente, causando ulteriori problemi a livello fisico e psicologico.

Ovviamente il metabolismo subisce un’importante alterazione, così come i ritmi corporei: nei casi in cui il peso della persona è molto basso, il battito cardiaco rallenta e anche l’omeostasi viene compromessa.

In molti casi (anche se non sempre) si interrompe il ciclo mestruale (amenorrea). Il corpo entra, per così dire, in una sorta di letargo perché non trae sufficienti energie dalle poche risorse che ha a disposizione per svolgere tutte le sue abituali funzioni.

Le unghie e i capelli diventano fragili e, specialmente nel caso della bulimia con condotte di eliminazione, si registrano problemi a livello gastrointestinale o cardiaco e la pelle, disidratata, perde la sua lucentezza per diventare secca e costellata di edemi.

Ovviamente la persona non va fiera della condizione in cui si trova, ma fermarsi diventa davvero difficile, anche perché l’autostima si intreccia sempre più strettamente alla capacità di controllare il proprio corpo attraverso l’alimentazione.

Ma il paziente sviluppa anche un forte senso di inadeguatezza e di vergogna per il proprio comportamento (specialmente chi fa ricorso alle abbuffate), quindi anche le occasioni di condivisione sociale si fanno meno frequenti per sfuggire al rischio del giudizio degli altri.

In questo quadro possono essere compromessi molti ambiti della vita. Oltre all’area sociale, anche quella delle relazioni affettive ne risente pesantemente, per via della bassa autostima che convince spesso molti individui di essere incapaci di trovare un partner.

Allo stesso modo, la mancanza di energia può compromettere le capacità cognitive, rendendo difficile concentrarsi e mantenere l’attenzione, causando problemi nello studio e nel lavoro.

Il fiocchetto lilla come strumento di sensibilizzazione

Data la gravità della condizione di cui soffrono queste persone, la giornata del 15 marzo assume un significato fondamentale, per favorire la conoscenza del mondo dei disturbi alimentari che, come abbiamo visto, non sono così semplici da comprendere come potrebbero sembrare.

Uscire da questa situazione non è impossibile ma, in primo luogo, è necessario comprendere la vera natura di questa sofferenza, intervenendo sulla fonte del problema e, soprattutto, costruendo una rete sociale di sostegno per questi pazienti, a partire dalla famiglia, che spesso non è in grado di contestualizzare il malessere di questi giovani adulti.

Il fiocchetto lilla, quindi, si configura come il simbolo della lotta a queste sindromi insidiose e di sensibilizzazione per chi vuole prendervi parte.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.