Bullismo a scuola: come riconoscere questo fenomeno e intervenire in modo efficace

Il bullismo a scuola è un fenomeno complesso e dannoso che coinvolge comportamenti aggressivi, ripetuti e intenzionali da parte di uno o più studenti nei confronti di un’altra persona.

Molti bambini e giovani adulti sperimentano le angherie del bullismo tra i banchi di scuola, un fenomeno subdolo che spesso passa inosservato o minimizzato come “ragazzate” dagli adulti, ma che in realtà può provocare reazioni a lungo termine nella vittima, fino a farle sviluppare un senso di insicurezza cronica che si riflette in modo negativo sull’autostima e sull’immagine di sé.

Come fare quando il bullismo è nell’aria? Come possono le vittime difendersi? Di seguito troverai le risposte a tutte queste domande sul bullismo a scuola.

Che cos’è il bullismo?

Con il termine bullismo si intende una serie di prepotenze ripetute, messe in atto da un bambino o da un ragazzo (o da un gruppo) nei confronti della stessa persona, perpetrate in modo intenzionale. Sono quindi tre i criteri che ci confermano che siamo di fronte a un episodio di bullismo: l’intenzionalità con la quale vengono attuati i geti aggressivi, la ripetizione nel tempo e lo squilibrio di potere tra aggressore e vittima, sia a livello fisico che psicologico.

Il bullismo a scuola può assumere diverse forme. Non esistono solo le angherie fisiche, in cui la vittima viene picchiata, spinta o derubata, ma anche altre forme come il bullismo verbale e il bullismo psicologico. Questo secondo tipo è quello più insidioso, perché meno facile da notare ma più facilmente provoca dei lasciti a livello emotivo. Alla scarsa autostima subentrano spesso la vergogna e l’umiliazione che conducono all’isolamento, ma anche l’inadeguatezza per non aver saputo difendersi e il senso di colpa per aver subito l’aggressione.

I target cambiano con il progredire dell’età dei ragazzi, così come le conseguenze psicofisiche sulla persona colpita, che diventano sempre più gravi. I bambini e i preadolescenti delle scuole primarie e medie, infatti, prediligono le aggressioni fisiche e scelgono le loro vittime tra i compagni più deboli e timidi. Il bullismo tra adolescenti, invece, sfrutta come bersaglio l’aspetto fisico, la religione, l’orientamento sessuale o qualsiasi altro tipo di divergenza che non risulta normativa per il contesto sociale. In questi contesti è diffuso anche il fenomeno del cyberbullismo, modalità prediletta soprattutto dalle ragazze.

L’origine del bullismo a scuola: qual è il legame con l’empatia?

Se dovessimo trovare una spiegazione a come si originano i fenomeni di bullismo a scuola, potremmo individuare una carenza di abilità socio-cognitive in coloro che li mettono in atto. In particolare, numerosi studi hanno dimostrato come i bulli manchino di empatia, una predisposizione che rende più fluide e adeguate le relazioni sociali. Si tratta della stessa qualità che manca alle persone con disturbo antisociale di personalità (nonostante questo si possa diagnosticare solo con la maggiore età) e che predispone a condividere la stessa emozione provata da un altro. Chi ha molta empatia sarebbe motivato a evitare comportamenti aggressivi o che in qualche modo potrebbero ferire gli altri, mentre chi ne è povero si fa molti meno scrupoli.

Diverso, invece, è il legame con la teoria della mente, ovvero la capacità di intuire gli stati emotivi, i pensieri e le intenzioni degli altri e, sulla base di queste deduzioni, prevederne il comportamento. In questo caso parliamo di una componente razionale, nella quale i bulli possono essere molto abili oppure no. Nel primo caso, mettono in atto i comportamenti prepotenti al preciso scopo di far soffrire il bersaglio e sanno esattamente cosa fare per colpire più duro.

Entrambe queste componenti, empatia e teoria della mente, si sviluppano durante la crescita e possono continuare ad affinarsi man mano che il ragazzo fa esperienza e viene poso di fronte a situazioni sociali nuove. Pertanto, anche a scuola è possibile creare delle occasioni di potenziamento, soprattutto dell’empatia, favorendo la capacità di comprendere l’altro in un contesto di reciprocità e che favorisca la risonanza emotiva.

Cosa può fare una vittima per difendersi dal bullismo a scuola?

Si stima che siano circa uno su quattro i ragazzi ad aver subito bullismo a scuola nel corso della loro carriera accademica, quindi si tratta di un fenomeno ampiamente diffuso. In questi casi come può reagire una vittima per fronteggiare la situazione di disagio che si crea a opera del bullo?

È fondamentale, in primo luogo, non rispondere alle provocazioni, dal momento che ricambiare l’aggressività con insulti o prese di posizione decise, da parte della vittima, provocherebbe solo una maggiore ilarità da parte del bullo e dei suoi sostenitori. Ma ciò non vuol dire che non si debba esercitare l’assertività, con la quale il bersaglio può mostrare coraggio e creare una crepa tra le certezze del bullo, che agisce contro di lui perché sa di poterselo permettere e di essere in grado di ferirlo facilmente.

È fondamentale lavorare su se stessi: vergognarsi per essere continuamente umiliati di fronte a un gruppo inerme che non prende le proprie difese è una reazione normale, ma colpevolizzarsi per l’accaduto. Le angherie sono responsabilità esclusivamente del bullo.

Soprattutto, ciò che è veramente protettivo è rivolgersi a un adulto. In alcuni casi, quando sono presenti minacce, molestie, lesioni, è possibile procedere con una denuncia, ma anche se l’episodio specifico non include queste componenti, è sempre meglio mettere a conoscenza insegnanti e genitori di quello che sta succedendo. A loro spetterà creare un clima di accoglienza e cooperazione, in modo che la vittima non si senta sola e possa sentirsi protetta.

Come riconoscere la presenza di bullismo a scuola?

Il primo passo per la prevenzione, comunque, è prestare attenzione, da parte di insegnanti e genitori, ai segnali che possono indicare che un ragazzo sta subendo prepotenze da un compagno. Segni tipici sono il rifiuto di tornare a scuola, un rendimento accademico in caduta libera, lo sviluppo di disturbi psicosomatici o di comportamenti di isolamento prima assenti, fino alla cosiddetta sindrome dell’hikikomori, in cui la solitudine viene ricercata in modo estremo per tagliare definitivamente i ponti con un mondo che causa sofferenza e paura. Se questi segnali non vengono colti in tempo, la vittima può accusare dei veri e propri disturbi mentali, come depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress, nonché problematiche legate all’autostima e all’impotenza appresa.

Come si interviene sul bullismo a scuola?

Agli adulti spetta anche la responsabilità della prevenzione del bullismo a scuola, prima di tutto sensibilizzando gli alunni sul tema: il bullismo, infatti, è un fenomeno di gruppo, che non riguarda solamente il prevaricatore e la sua vittima, ma tutti coloro che intervengono‍, anche passivamente, come spettatori, senza contare che spesso il bullo ha degli aiutanti o dei sostenitori.

Il primo accorgimento da prendere è quello di sottoporsi, come adulti responsabili di una classe o di figli che potrebbero ritrovarsi coinvolti nel fenomeno sia come bulli che come vittime, a un processo formativo o almeno di informazione consapevole e attendibile. È fondamentale, prima di tutto, comprendere la dinamica che si crea in caso di bullismo a scuola, e accettare che si tratti di una dinamica che viene, in modo più o meno attivo, sostenuta da tutti gli alunni.

È importante ascoltare con interesse e attivamente i ragazzi che portano delle segnalazioni, per approfondire la questione e capire cosa realmente ci sia dietro un’aggressione. Inoltre, l’istituzione di uno sportello di ascolto a scuola può rappresentare un ambiente sicuro in cui una vittima può comunicare il suo disagio senza paura di ripercussioni e con la certezza di essere compresa nella sua sofferenza.

Gli stessi esperti possono mettere in atto dei progetti di prevenzione che siano integrati, coinvolgendo docenti e alunni, aiutandoli a comprendere l’importanza dell’efficacia comunicativa e di migliorare la capacità di mettersi in relazione con i compagni, allo scopo di favorire in tutto il gruppo la propagazione del benessere.

In caso il problema sia molto radicato e il ragazzo presenti delle gravi problematiche in termini di autostima o abbia sviluppato i sintomi di un disturbo, può essere necessario un percorso di supporto psicologico condotto con un professionista al di fuori dal contesto scolastico, per ritrovare la propria identità e la serenità.

Storie e citazioni sul bullismo

Essere vittima di bullismo è un’esperienza difficile da affrontare. Trovare conforto può essere un passo importante nel processo di guarigione. Leggere storie di bullismo e citazioni di altri ragazzi che hanno vissuto situazioni simili può offrire un senso di comprensione e connessione, aiutando a sentirsi meno soli e ad affrontare meglio le sfide legate al bullismo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.