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Psicoterapia in adolescenza: il sostegno verso un percorso di crescita complicato

L’adolescenza è un periodo molto delicato, in cui il corpo e la psiche della persona diventano teatro di grandi cambiamenti. Per questo motivo non è insolito che i giovani che attraversano quest’età incappino in momenti di difficoltà tali da richiedere il supporto di uno specialista da parte dei genitori.

Ma che cosa succede quando si decide di domandare aiuto a un professionista della salute mentale? Che cosa ci si può aspettare dalla psicoterapia in adolescenza? In che modo può servire? Tutte le risposte che cerchi sono nelle prossime righe.

La psicoterapia in adolescenza, un difficile periodo di crescita

La psicoterapia in adolescenza, qualunque sia il motivo per cui l’intervento si rende necessario, è sempre guidata dalla consapevolezza che è fondamentale contestualizzare la sofferenza all’interno del periodo di vita del ragazzo o della ragazza, che sta compiendo un percorso verso la formazione di un’identità adulta. Il raggiungimento di questo traguardo è l’obiettivo per qualunque adolescente, ma in questi anni sono molto frequenti delle difficoltà emotive che possono frapporre un ostacolo tra il giovane e la sua meta.

La proposta di iniziare una psicoterapia in adolescenza non sempre viene accolta di buon grado, dal momento che ammettere l’esistenza di queste problematiche potrebbe risultare scoraggiante per l’adolescente che desidera mostrare a se stesso di possedere già gli strumenti per raggiungere l’età adulta, e quindi tendenzialmente cercherà di cavarsela da solo, evitando di manifestare un disagio in modo esplicito perché ha bisogno di sentirsi capace di superarlo in autonomia.

Al contrario, il coinvolgimento di un professionista della salute mentale viene spesso concepito come un segno di debolezza e di ammissione di non avere sufficienti risorse cui attingere, motivo per cui la richiesta di psicoterapia in adolescenza parte molto spesso dai genitori.

Da questo fatto possiamo dedurre un punto cardine fondamentale della psicoterapia in adolescenza: il primo, complesso compito del terapeuta, deve essere quello di sostenere il giovane paziente a sviluppare la sua autonomia, senza essere invadente per non ferirne l’orgoglio. L’inizio non è privo di rischi: se hai un figlio o una figlia che necessita di un supporto psicologico, preparati ad assistere a rifiuti di collaborare e di partecipare attivamente al percorso. Ci saranno anche episodi di negazione della sofferenza e il tutto inizialmente sembrerà controproducente.

Lo psicoterapeuta, dal canto suo, avrà bisogno di tempo per prendere le misure e capire quanto deve mantenere la distanza dal paziente al fine di instaurare un rapporto di fiducia che predisponga una buona collaborazione.

Il ruolo dei genitori nella psicoterapia in adolescenza

Quando si parla di psicoterapia in adolescenza, automaticamente si parla di famiglia: anche se le difficoltà del paziente possono essere al di fuori di questo contesto, il ruolo dei genitori è fondamentale per la buona riuscita dell’intervento.

Affinché il ragazzo o la ragazza accetti il percorso, questo deve essere configurato come un cammino che fa parte della crescita, che possa sostenere il passaggio verso l’età adulta in modo che sia meno doloroso e più semplice possibile. Per questo motivo è essenziale lavorare sullo sviluppo dell’autonomia, in modo che lui o lei riesca a prendere fiducia in sé e nelle sue capacità.

Ma questo implica che i genitori debbano indietreggiare di un passo, in modo da lasciare spazio al figlio per sviluppare al meglio le sue risorse e il suo senso di autoefficacia. Chiaramente questo non significa lasciarlo a se stesso, ma dargli modo di sperimentare le sue risorse per metterle alla prova e rafforzarle. L’adolescente deve sentire di essere in grado di prendersi cura di sé, anche con l’aiuto di un professionista e il supporto dei genitori, ma la sua esigenza di spazio deve essere sempre rispettata.

Come gestire la psicoterapia in adolescenza: suggerimenti per i genitori

Come ci si deve comportare concretamente, allora? Partiamo dal presupposto che, se la decisione di intraprendere una psicoterapia in adolescenza non parte dal diretto interessato, molto facilmente questi si sentirà sotto pressione, quasi come se venisse messo alla prova. Questo porterà il paziente a cercare in tutti i modi di saltare l’appuntamento per il colloquio, specialmente all’inizio del percorso.

Arrabbiarsi non è il modo più efficace di risolvere il conflitto che inevitabilmente si crea. Piuttosto può essere più fruttuoso rimandare al figlio o alla figlia che si tratta di una necessità che deve essere soddisfatta, che è importante rispettare gli impegni presi ed essere responsabili, specialmente se riguardano la propria salute. Questo non basterà ad appianare tutti gli ostacoli, ma è un modo per far sentire all’adolescente il peso delle responsabilità della vita adulta che lo aspetta, e questo è ciò di cui ha bisogno e, allo stesso tempo, avrà più effetto.

La comunicazione con un adolescente deve essere sempre trasparente: le menzogne e i sotterfugi alle spalle, al contrario, lo faranno sentire non considerato, non importante e, di conseguenza, sfoceranno in un immediato desiderio di ribellione per far sentire la propria voce.

Questo è un altro fattore da tenere presente nella psicoterapia in adolescenza: il terapeuta potrebbe richiedere anche dei colloqui con i genitori, che non devono mai essere svolti di nascosto. Il paziente deve sempre essere messo al corrente di tutto, anche se il contenuto degli incontri con il professionista rimarrà argomento privato, esattamente come i genitori non dovranno insistere affinché venga rivelato quanto emerso tra adolescente e psicologo. Il figlio accetterà questo accordo di buon grado.

Le richieste della psicoterapia in adolescenza

Nonostante le difficoltà iniziali possano essere molte, la psicoterapia in adolescenza può produrre dei risultati molto importanti che, chiaramente, dipendono anche direttamente dalle tematiche che vengono portate alla luce.

In molti casi il movente della richiesta dell’intervento è una condizione di ansia, che il ragazzo o la ragazza sviluppa nel timore di non avere le risorse che possiedono tutti gli altri. È un passaggio evolutivo strettamente legato al timore della crescita e di non raggiungerla completamente. In questi casi l’esito può essere anche una forma depressiva, caratterizzata da una bassa autostima e da una scarsa fiducia nelle proprie capacità.

Altre volte la sofferenza è strettamente legata alla scuola o alla cerchia dei pari, fenomeni come il bullismo sono purtroppo molto diffusi in adolescenza, che rappresenta il momento in cui la crudeltà nell’escludere dal gruppo, umiliare e denigrare la vittima raggiunge il suo culmine. L’estromissione del contesto sociale dei coetanei può avere effetti devastanti sul benessere psicologico dell’adolescente, che possono esprimersi nel rifiuto di andare a scuola, una crescente insicurezza e un crollo totale dell’autoefficacia e dell’amore per se stessi.

Non di rado i problemi in adolescenza hanno come risultato finale il ritiro sociale: questa strategia risulta protettiva perché consente al giovane di evitare di mettersi alla prova, esponendosi al giudizio degli altri e rischiando quindi una delusione. Ottenere l’approvazione, infatti, è fondamentale a quest’età, ma l’isolamento risulta autodistruttivo, in quanto non consente di rafforzare i propri strumenti e la propria autostima.

Come cambia l’adolescente in psicoterapia

Proprio la sensibilità estrema al giudizio rappresenta un grande ostacolo che si oppone all’aderenza alla psicoterapia in adolescenza. Le resistenze, i vissuti di rabbia e incomprensione, devono essere affrontati facendo capire al ragazzo l’importanza di prendere in mano le proprie responsabilità e di accettare di fare qualcosa per sé.

Inizialmente è fondamentale instaurare un buon rapporto tra paziente e terapeuta, il quale poi potrà avvalersi della fiducia che gli viene concessa e che, inizialmente sarà strettamente connessa ai primi risultati immediati. Insomma, per creare collaborazione, lo psicologo si concentrerà in un primo tempo su problemi immediati che il ragazzo tiene a risolvere. Ma ritrovare il benessere non si limita a un puro e semplice problem solving.

Il vero scopo della psicoterapia in adolescenza, infatti, è quello di risolvere la sofferenza alla radice: se assumiamo che il dolore riportato da questi giovani pazienti sia collegato al processo di crescita in vari modi e misure, è essenziale impostare il percorso in modo prospettico, con un occhio di riguardo verso il futuro della persona. La psicoterapia in adolescenza deve fornire al ragazzo o alla ragazza degli strumenti che potranno risultare utili in futuro, conferendo a lui o lei la responsabilità della sua crescita e la capacità di trovare le sue risorse interne per sviluppare un senso di sicurezza che sarà utile nel corso di tutta la vita.

La psicoterapia online di Serenis

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.