La capacità di essere soli

La capacità di essere soli: una competenza che può portare momenti di riflessione profonda, ma anche implicazioni per la salute mentale. Scopriamo insieme i benefici di trascorrere del tempo da soli, dall’autodiscovery alla pace interiore, ma anche i rischi di isolamento sociale e solitudine e come bilanciare questa esperienza per il benessere complessivo.

Essere soli per scelta


La solitudine è una sensazione dolorosa e spaventosa che le persone non vogliono affrontare e spesso quando si parla di solitudine ci si riferisce a una condizione negativa. E’ un sentimento che di solito contiene uno stato di nostalgia per la mancanza di qualcosa o qualcuno. Quando si prova solitudine vuol dire che non si è in grado di essere soli. Ci sono persone che vivono tutta la loro esistenza evitando questo sentimento e fanno di tutto per non dover affrontare questa sensazione. Qualcuno cerca di riempire il vuoto mangiando in continuazione, facendo shopping compulsivo o cercando di tenersi impegnato tutto il giorno. Questi sono esempi estremi dei diversi modi con cui una persona può affrontare il disagio di essere soli. Ma cosa succede quando essere soli è una scelta? Quando una persona si trova ad essere sola tende ad ascoltare se stessa e comincia a cogliere il senso di ciò che ha vissuto, del proprio comportamento e della propria vita. L’unica situazione che permette all’essere umano di trovare il senso della sua esistenza è di fermarsi a pensare. Lo psicologo che meglio ha saputo descrivere questa condizione è stato Donald Winnicott. Lo studioso ha definito la capacità di essere soli come “essere soli in presenza di qualcun altro e percepirla come un’esperienza positiva”. Secondo Winnicott, questa capacità è un segno di maturazione emotiva. Se una persona ha sviluppato questa capacità, essere soli diventa un’esperienza interiore utile ed arricchente.

Come si sviluppa la capacità di essere soli?


La capacità di essere soli può essere sviluppata a due condizioni. In primo luogo bisogna fare pace con se stessi. Infatti la condizione dell’essere soli presuppone che la persona accetti la propria solitudine interiore come fattore primordiale della sua stessa essenza umana. In altri termini bisogna riuscire a non negare l’evidenza che essere soli è un principio fondante la nostra esperienza di vita. Ciascuno è solo con se stesso quando compie una scelta o stabilisce delle priorità. Ciascuno è solo con se stesso anche nella sofferenza. Per quanto le altre persone possano essere empatiche o inviare segnali di vicinanza emotiva in fondo ognuno sa che nessun altro potrà sostituirsi a noi. In secondo luogo è necessario dare un senso a ciò che si sta facendo senza avere la paura di perdere gli altri. Secondo Winnicott la capacità di essere soli trova le sue origini nelle prime relazioni significative del bambino. Lo psicoanalista ritiene che questa abilità si sviluppi a partire dall’infanzia e dipende dagli atteggiamenti avuti dai genitori nei confronti dei figli. Se i genitori sanno rispettare il tempo della solitudine dei loro figli dopo aver soddisfatto i loro bisogni primari possono accompagnarli senza interferire nel loro spazio privato. La capacità di essere soli dei bambini aumenta quando lo spazio della solitudine non viene riempito da attività, richieste o compiti. Se invece il comportamento del bambino è costantemente sotto controllo e non gli è consentito sperimentare la condizione di essere solo, il bambino potrà aver paura della solitudine e penserà per tutta la vita di aver bisogno costantemente di un oggetto o di una persona per riuscire a sopravvivere. Il bambino svilupperà anche l’idea di dover essere sempre in azione e in movimento. Ciò significa che gli atteggiamenti genitoriali sono fondamentali al fine di aumentare la capacità del bambino di essere solo.

Essere soli come scoperta di noi stessi


Durante il processo di costruzione dell’identità sperimentare la capacità di essere soli è fondamentale. Molti vivono con la costante preoccupazione di rimanere da soli con se stessi e temono la solitudine come un sentimento da evitare a tutti i costi. A partire dalle intuizioni di Winnicott numerose ricerche psicologiche hanno dimostrato i benefici dell’essere soli. Si è compreso che è possibile utilizzare il processo della solitudine in modo efficiente per creare risultati costruttivi e creativi. Quando essere soli è una scelta volontaria crea soddisfazione e gioia. Essere soli permette la scoperta di noi stessi. Ad esempio per le persone creative avere degli spazi in cui essere soli è una necessità che serve a concentrarsi sui propri obiettivi, far viaggiare la mente ed essere più produttivi. La persona creativa può scendere nel suo mondo interiore e solo allora può scoprirne le ricchezze.

Le virtù dell’essere soli


Nelle giuste circostanze scegliere di trascorrere del tempo da soli può essere un enorme vantaggio psicologico. Gli esseri umani hanno a lungo stigmatizzato la solitudine. È stata considerata un inconveniente, in certi casi una sorta di punizione. Freud ad esempio collegava la solitudine all’ansia e diceva che nei bambini le prime fobie nascono a causa dell’oscurità e della paura della solitudine. Un importante neuroscienziato sociale ha studiato a fondo la solitudine introducendo il concetto di “isolamento cronico percepito“. Lo studioso è arrivato persino a sostenere che essere soli può danneggiare le capacità di pensiero e la salute fisica. Ma a partire dalle considerazioni di Winnicott sempre più scienziati si sono avvicinati all’idea che essere soli è una scelta dell’individuo che può rivelarsi terapeutica. Ciò risulta particolarmente vero nei periodi di crisi esistenziale, quando l’istinto porterebbe una persona a cercare supporto al di fuori di se stessa. Se le persone riescono a sfruttare questi momenti per esplorare la propria capacità di essere soli potranno confrontarsi con chi sono e comprendere meglio i pregi e i difetti del contesto sociale che le circonda. Si potrebbe definire questo processo come un momento di ricerca interiore o esistenziale che permette di fare chiarezza rimanendo focalizzati su se stessi.

Come essere soli nella società iperconnessa


Quando essere soli non fa paura si avvia un processo interno profondo che rende la solitudine produttiva. A volte questa esplorazione interiore risulta essere un tipo di lavoro difficile e faticoso. Potrebbe volerci un pò di tempo prima che l’essere soli si trasformi in un’esperienza piacevole. Ma una volta riusciti a superare questo momento si svilupperà la relazione più importante della vita e cioè quella con se stessi. Oggi nella nostra società iperconnessa la solitudine è considerata qualcosa di negativo. Bisogna essere sempre sui social, avere molti followers, mostrarsi estroversi e simpatici per attrarre a sè gli altri. E anche se molti grandi pensatori della storia hanno messo in evidenza i benefici intellettuali e spirituali della solitudine, nella società contemporanea i messaggi inducono le persone a evitare il più possibile l’essere soli. Sembra che tutta la quotidianità debba essere scandita da stimoli: il telefono, il computer, le cuffie per ascoltare la musica, la televisione accesa in casa anche se nessuno la sta guardando. Tutto questo lascia pensare che essere soli in questo mondo assume il significato di essere tagliati fuori da qualcosa di importante. Questo non vuol dire che per riuscire ad essere autenticamente soli sia necessario vivere in assenza di stimoli. Al contrario il valore della solitudine consiste proprio nella capacità di un individuo di stare a contatto con se stesso in ogni occasione. La solitudine interiore è quella che poi permetterà di aprirsi agli altri in modo più aperto e libero. Alcune persone possono fare una passeggiata o ascoltare musica e in quei momenti sentire di essere profondamente in contatto con se stesse. L’aspetto paradossale della capacità di essere soli consiste nel fatto che una persona che riesce a sperimentare una ricca esperienza di sé nei momenti di solitudine ha molte meno probabilità di sentirsi sola quando è sola. In parole semplici si tratta della capacità di sapere che è possibile sopravvivere e stare bene anche quando non si è supportati da altre persone o da un gruppo. Essere soli è dunque un’abilità fondamentale per affrontare proprio quei momenti in cui la solitudine non è più una scelta.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.