Il coaching motivazionale: sviluppare il motore del successo di un’azienda

Tra tutti i costrutti psicologici, la motivazione è quella che si trova alla base di molti cambiamenti, specialmente di quelli più significativi e importanti nella vita di una persona. Ma è possibile svilupparla per farvi leva in caso di necessità, ad esempio per ottenere un aumento delle performance lavorative?

La risposta è sì, e anzi ci sono degli interventi appositamente pensati a questo scopo, come il coaching motivazionale, di cui ti parleremo di seguito.

Coaching motivazionale: far crescere la spinta al cambiamento

Diversamente da quanto farebbe un motivatore, il coach motivazionale non si limita a mantenere alti i livelli della tua motivazione, ma a comprendere i meccanismi che sono alla sua base per rafforzarla. In pratica si tratta di un allenamento che ti consente di accrescere e irrobustire la tua motivazione giorno dopo giorno grazie a un programma preciso che ti aiuterà a raggiungere i tuoi obiettivi in maniera mirata.

Ma perché è importante la presenza di un coach? Perché la motivazione predispone al cambiamento ma, alcune volte, deve lottare con la parte di te che preferisce rimanere indisturbata nella sua zona di comfort senza esporsi a nessun rischio. In questo modo, però, viene preclusa ogni possibilità di ottenere una maggiore soddisfazione personale e di aumentare le proprie capacità e, di conseguenza, il senso di autoefficacia.

Il coaching motivazionale rappresenta anche l’occasione per compiere un viaggio alla scoperta di te stesso, dei tuoi punti di forza, dei tuoi limiti e delle tue risorse, così come dei pensieri che ti impediscono di progredire e si pongono come un ostacolo verso la strada della realizzazione del tuo massimo potenziale.

Il coaching motivazionale è adatto, ad esempio, a chi desidera migliorare la qualità del suo lavoro e metterne a frutto la quantità, a chi vuole mantenere costante il livello di prestazione e ottenere anche una maggiore soddisfazione, migliorando la qualità della vita lavorativa. Soprattutto, il coaching motivazionale consente di toccare con mano i risultati ottenuti.

Il coaching motivazionale nel mondo del lavoro

Nell’universo lavorativo, fondamentalmente, il coaching motivazionale può essere utile per incrementare le prestazioni. Per questo motivo simili interventi sono spesso richiesti dalle aziende: prendere consapevolezza dei meccanismi motivazionali che hanno luogo in una realtà lavorativa è il primo passo per aumentare la produttività, proprio perché la motivazione è sempre una leva vincente.

Nelle aziende il coaching motivazionale si declina nel disegno di un piano che si distende sul raggiungimento di alcuni obiettivi concreti che, alla fine, portano alla realizzazione di un progetto complessivo di sviluppo, ma il punto di partenza è sempre la motivazione del personale.

Partendo da questo punto, è possibile sia sfruttare le abilità dei singoli lavoratori, che le metteranno a disposizione della società, sia sviluppare una maggiore sensibilità, parallelamente a un senso di appartenenza in cui vengono condivisi valori e obiettivi: se gli individui si sentono parte di un’unica grande entità, la motivazione aumenterà e così la probabilità di realizzare un disegno competitivo che faccia fiorire il business.

Coaching motivazionale e concetto di risorse umane

Nonostante il termine non sia il più felice, le risorse umane, in base a quello che abbiamo detto, sono il fulcro del coaching motivazionale, intese come personale composto da individui che hanno ciascuno un valore, dato sia dalla loro qualità come persone sia dal bagaglio di conoscenze e competenze che ciascuno porta con sé.

La gestione ottimale delle risorse umane è la chiave del successo del coaching motivazionale e questo impegno viene portato avanti da due diversi filoni di pensiero, le cui radici affondano nel principio della psicologia del lavoro.

Il pensiero dei motivazionalisti

Il primo filone è quello dei motivazionalisti, che credono fortemente in un semplice meccanismo: un desiderio o un bisogno da soddisfare determinano un obiettivo e la spinta verso di esso, quindi la motivazione.

Spostando questo principio nel mondo del lavoro, motivare i lavoratori significa far coincidere gli obiettivi dell’azienda con i loro desideri personali, e per ottenere questo risultato è necessario entrare nel loro mondo e consentire a ciascuno di esprimere le proprie necessità. Per un buon dirigente, quindi, è fondamentale mettere in primo piano i bisogni dei lavoratori per la produttività aziendale.

Un buon punto di partenza per comprenderli, comunque, è la piramide dei bisogni di Maslow. Secondo questa teoria, gli esseri umani seguono la soddisfazione dei loro bisogni secondo una precisa gerarchia di urgenza e importanza: soddisfatti i bisogni di base, sarà possibile passare al livello successivo e viceversa. Esclusi i bisogni di base, le altre categorie di bisogni possono essere accolte dalle realtà lavorative con degli accorgimenti quotidiani.

Ad esempio, mettere i lavoratori in una condizione di sicurezza garantita e fornire loro un contesto gradevole in cui trascorrere parte della giornata e che li faccia sentire parte di un gruppo, soddisferà i bisogni di sicurezza e quelli sociali. In base al pensiero dei motivazionalisti, queste strategie sono funzionali a determinare un maggiore coinvolgimento, e quindi impegno, dei lavoratori nel raggiungimento degli obiettivi.

La teoria delle risorse umane

Il secondo filone è la teoria delle risorse umane, che si pone un passo oltre rispetto a quello dei motivazionalisti, sostenendo che per aumentare il coinvolgimento e la motivazione dei dipendenti non basta rispondere ai loro bisogni, ma è necessario assicurare loro un contesto in cui possano crescere a livello personale, che sia quindi in grado di stimolarli in senso psicologico.

Essere soddisfatti e orgogliosi del proprio lavoro diventa così un prerequisito, mentre l’acquisizione di maggiori abilità tecniche o competenze attinenti la specifica mansione non sono sufficienti. Il buon dirigente, quindi, permette ai suoi dipendenti di esprimere e far crescere il loro potenziale. Ma come si può produrre un ambiente lavorativo simile? A questo proposito la teoria delle risorse umane introduce alcuni concetti fondamentali ancora oggi in molte realtà di successo:

  • la necessità di instaurare un dialogo aperto, empatico e trasparente con i lavoratori, in modo che ciascuno possa esprimere le sue esigenze in modo sincero ma, allo stesso tempo, non abbia paura di avanzare opinioni, dando il suo contributo concreto all’azienda;
  • determinare e definire ruoli e mansioni, che devono sempre essere rispettati ma con collaborazione e rispetto reciproco, così da rafforzare la fiducia;
  • costruire una cultura aziendale ed erigere una visione, un modo di pensare comune a tutti coloro che ne fanno parte.

In questo mondo lavorativo ideale, l’opinione di ciascuno conta e ogni lavoratore mette ogni giorno parte di se stesso nell’azienda, perseguendo degli obiettivi in cui crede e che si augura di raggiungere insieme a colleghi e superiori. Ancora una volta, la motivazione del singolo ha un ruolo centrale affinché la barca remi nella giusta direzione e tutti i suoi vogatori siano concordi nella direzione da seguire, unendo gli sforzi per realizzare un desiderio condiviso.

Come funziona il coaching motivazionale?

Le due teorie che abbiamo appena illustrato sono i capisaldi su quali si basa anche il meccanismo del coaching motivazionale applicato al mondo del lavoro, ma come esattamente si dispiega il suo funzionamento e a quali risultati può portare?

Come abbiamo detto, il punto di partenza del coaching motivazionale è il singolo individuo, lo sviluppo della sua motivazione, che deve essere personale e interna, non guidata da una ricompensa esterna, e i suoi riflessi nel sistema complesso dell’azienda. Si parte quindi da un’indagine su piccola scala per osservarne i riflessi all’esterno.

Quando a essere coinvolti sono i dirigenti, gli imprenditori, i manager, diventa più che mai fondamentale chiarire ogni punto e ogni passaggio di questo meccanismo, perché le loro azioni e, soprattutto, la modalità di comunicazione, influenzano il comportamento di tutti i dipendenti. Il dirigente, allora, deve intraprendere un sincero dialogo con se stesso, mettersi di fronte a ciò che può essere migliorato o modificato nelle azioni che compie tutti i giorni e rendersi protagonista attivo del suo cambiamento.

In alcuni casi possono essere svolte anche delle sessioni di coaching motivazionale di gruppo, ma l’importante è che ciascun attore in gioco metta il suo impegno e la sua responsabilità per ottenere un cambiamento significativo.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.