Mental coaching sportivo: l’allenamento mentale per gli atleti

Il coaching è un intervento divenuto ormai di grande tendenza: sempre più persone si rivolgono a un coach per migliorare le loro prestazioni in diversi ambiti, dal lavoro fino alla vita in generale e, ancora, nello sport. Si tratta, infatti, di un metodo molto versatile, in grado di adattarsi a tantissimi contesti, utilizzando sempre gli stessi semplici strumenti.

Di seguito, però, ci concentreremo in maniera specifica sul mondo dello sport e ti spiegheremo in che cosa consiste il mental coaching sportivo e come può influenzare positivamente le tue performance.

Che cos’è il mental coaching sportivo

Il mental coaching sportivo consiste, sostanzialmente, nell’applicazione dei principi e degli strumenti del coaching in generale all’ambito dell’attività fisica, specialmente dell’agonismo. Lo scopo, anche in questo caso, è il miglioramento delle prestazioni dell’atleta, ed è sempre più folto il pubblico di utenti dei mental coach.

Questo perché la preparazione fisica e lo stato di salute del corpo devono sì essere ottimali, ma non rappresentano affatto la garanzia del successo. Al contrario, questo fattore è importante quanto la preparazione psicologica di un atleta agonista, perciò accanto all’allenamento tradizionale, che mira al miglioramento di abilità, tecnica e resistenza, è importante affiancarne uno mentale.

In questo caso, lo scopo sarà migliorare l’approccio allo sport e alle competizioni, la costruzione di una resilienza di fronte alle difficoltà e, soprattutto, il mantenimento di una forte e salda motivazione che funga da guida per raggiungere, passo dopo passo, obiettivi sempre più ambiziosi. In base a questi presupposti, richiedere il supporto di un mental coach sportivo può davvero essere la risorsa in più che fa la differenza e aiuta l’atleta a crescere non solo come sportivo ma anche come persona, rafforzando alcuni aspetti del suo carattere e imparando ad avere maggiore fiducia in se stesso.

Il ruolo della mente nella performance sportiva

Come abbiamo detto, la sola preparazione fisica non è affatto sufficiente a garantire un buon risultato o un piazzamento sul podio durante le sessioni agonistiche, e tutti gli atleti conoscono bene la verità di questo concetto. Ma in che modo la mente riesce a influenzare la performance?

Prima di tutto, in un modo che concerne la preparazione in senso stretto. Tutti abbiamo presente come essere sicuri delle proprie capacità e avere la convinzione di potercela fare sia il perfetto motore per un approccio positivo a qualsiasi tipo di sfida, che si tratti di un esame all’università, un colloquio di lavoro o un primo appuntamento. Nello sport non è diverso: essere sicuri di essersi allenati con dedizione e di possedere la tecnica e le capacità richieste dalla gara riesce a dare quella carica in più e, allo stesso tempo, una nota di tranquillità che allenta la tensione in modo che questa non diventi eccessiva e assuma il controllo.

Sentirsi pronti ad affrontare una sfida ha anche l’effetto di aiutarci a gestire meglio l’emotività. Senza l’ansia a livelli elevatissimi che può annebbiare il giudizio e la lucidità, riusciamo a far convogliare tutte le risorse e la concentrazione verso ciò che ci attende, senza pensieri negativi che rischiano di autosabotarci.

Ma, soprattutto, la mente è fondamentale nello sport perché l’impegno che poniamo nella preparazione e nella prestazione deriva dalla motivazione. Questo costrutto è la chiave per mantenere acceso l’entusiasmo, il desiderio di superare se stessi ancora prima degli altri e la sensazione di piacere che deriva anche solo da un semplice allenamento, che consente di sentire il contatto con il proprio corpo in movimento, che si dedica all’attività che si ama.

Il ruolo della motivazione

Ma in che modo la motivazione è così importante per la prestazione di un atleta? Vale la pena soffermarsi su questa domanda, perché qui giace il fulcro del lavoro del mental coach sportivo.

Nello sport, come in tutti gli ambiti in cui può intervenire con successo un mental coach, la motivazione può essere intrinseca o estrinseca. Nel primo caso, parliamo di una spinta interiore che invoglia la persona a ottenere un determinato risultato semplicemente per il piacere di realizzare un progetto o raggiungere un obiettivo; nel secondo, invece, la persona viene spinta ad arrivare a un determinato risultato per ottenere una ricompensa dall’esterno, o per evitare una punizione. Sono motori di motivazione estrinseca il denaro, l’apprezzamento sociale, le promozioni.

Ma, se una persona è intrinsecamente motivata, tutti questi fattori sono superflui, e lo stesso vale per lo sport: l’atleta che vuole migliorare un risultato per dare il meglio di sé, per vedere fino a che punto può spingersi, per il piacere di gareggiare davanti a un pubblico e di praticare il suo sport preferito, non ha bisogno di una spinta esterna per impegnarsi.

Questo tipo di motivazione è quello che conduce a mettere nello sport una dedizione continua e costante, che intreccia il mondo dello sport con la vita stessa dell’individuo. Non solo: la motivazione intrinseca è correlata anche a una maggiore consapevolezza dei propri limiti e capacità, in grado di responsabilizzare la persona. Questi atleti, infatti, sono molto più consci, rispetto a quelli guidati prevalentemente da motivazione estrinseca, che i loro successi e fallimenti dipendono esclusivamente da loro e tutto il resto sono scuse traballanti.

A questo concetto si associa automaticamente quello di autoefficacia, altrettanto indispensabile quando si deve far fronte a una sfida. Esso consiste nella convinzione di possedere le risorse e le capacità di uscire vittoriosi dalla prova, un elemento che, come accennavamo in precedenza, influisce in maniera significativa sullo stato d’animo con cui si approcciano le competizioni, perché in grado di infondere tranquillità e sicurezza.

Proprio la fiducia in se stessi, quindi, è un elemento fondante nello sport, come confermano numerosi lavori di ricerca scientifica. Prima di una gara, infatti, l’atleta ha una sensazione precisa circa l’esito finale, che può essere di ottimismo, di pessimismo o anche di incertezza e confusione, in percentuali variabili. Questa percezione viene costruita sulla base delle aspettative, degli obiettivi, dell’impegno riposto nell’allenamento e che interverrà durante la competizione, dalla consapevolezza della propria capacità di far fronte alle situazioni e di controllare le proprie abilità.

La conseguenza diretta è che, se un atleta sta vivendo un momento di incertezza in cui non si sente sicuro delle proprie capacità prestazionali e tecniche, non è interessato a raggiungere l’obiettivo perché non lo tocca e, quindi, non lo condivide (dunque la sua motivazione è estrinseca), sa di non essersi preparato a dovere e si aspetta di misurarsi contro avversari molto più forti di lui, o ancora non è consapevole di quanto può spingersi oltre, il motore che potrebbe mantenere la sua performance ad alti livelli lavorerà sotto tono, e automaticamente la prestazione sarà di livello inferiore.

L’intervento del mental coach sportivo

Su tutta la parte che concerne la preparazione mentale interviene proprio il mental coaching. In particolare, questo tipo di percorso aiuta gli sportivi a esercitare la loro mente in modo da tenere alla larga i possibili fattori nocivi, sostituendoli con le capacità che possono aiutarli a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati.

Il mental coaching in ambito sportivo interviene soprattutto in questi aspetti:

  • isolarsi dall’ambiente esterno, che può essere fonte di stress, insicurezze e turbamenti, specialmente in prossimità di una competizione importante;
  • gestire la propria emotività: se è vero che un pizzico di ansia è funzionale perché favorisce una preparazione migliore, livelli eccessivi possono causare un sovraccarico in cui emozioni e pensieri negativi prendono il sopravvento;
  • mantenere la concentrazione: una volta che un obiettivo viene fissato, è importante convogliare impegno e risorse verso il suo raggiungimento;
  • creare delle aspettative positive relativamente alla propria performance e acquisire la consapevolezza di poterla controllare;
  • sviluppare la capacità di ascolto del proprio corpo e dei suoi segnali di benessere e malessere;
  • costruire un piano con obiettivi intermedi che consenta una crescita personale e, quindi, il rafforzamento del proprio senso di autoefficacia.

Questi sono i principali strumenti che un mental coach sportivo ha a disposizione e che utilizza per aiutare il suo cliente a raggiungere gli obiettivi che ha stabilito, diventando non solo un atleta più efficiente, ma anche una persona più fiduciosa nelle sue potenzialità.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.