Mental coach: significato del termine, come opera e limiti del metodo

Hai mai pensato di avere bisogno di una marcia in più? A tutti capitano i momenti della vita in cui sembra che le risorse che si hanno a disposizione non siano sufficienti e di non avere abbastanza motivazione per raggiungere i propri obiettivi. In tutti questi casi può essere utile rivolgersi a un mental coach, un esperto che aiuta i clienti a realizzare il futuro che sognano canalizzando le potenzialità verso il miglioramento della performance.

Ma chi è esattamente il mental coach? E come può, concretamente, intervenire? Di seguito risponderemo a tutte queste domande e potrai scoprire se è la figura di cui hai bisogno.

Chi è il mental coach? Significato e ruolo

Iniziamo a inquadrare la figura: il mental coach è un professionista che mette a disposizione le tecniche che conosce per aiutare chi si rivolge a lui ad attuare un progetto di sviluppo personale, che può declinarsi in vari aspetti della vita, da quello emotivo a quello lavorativo, fino al settore sportivo e alla genitorialità.

Per fare ciò aiuta il cliente a individuare degli obiettivi, il cui raggiungimento corrisponde a uno sviluppo progressivo della sua unicità. Il mental coach, quindi, non assolve propriamente il ruolo di guida, ma di promotore attivo della trasformazione di un individuo nella versione migliore di sé, portandolo verso l’acquisizione di una completa autonomia decisionale che abbia come esito il raggiungimento del progetto di vita desiderato.

Soprattutto, il mental coach favorisce un perpetuo movimento verso il tentativo di migliorare e sviluppare il proprio potenziale, senza mai fornire concretamente delle soluzioni ma aiutando la persona a trovarle da sé.

Il mental coaching: signifcato e metodo

Per raggiungere lo scopo dello sviluppo individuale del suo cliente, il mental coach si serve di tecniche che non hanno nulla a che fare con la psicologia. Lo psicologo, infatti, è un professionista sanitario che opera con obiettivi e strumenti del tutto differenti, come vedremo di seguito.

I passaggi fondamentali che si pone un percorso di mental coaching sono i seguenti:

  • individuazione di obiettivi che siano funzionali e stimolanti;
  • aumento del livello di prestazione;
  • modificazione dei pensieri autosvalutanti o demotivanti, che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi;
  • focalizzazione dell’attenzione e delle risorse verso il raggiungimento dell’obiettivo;

Che cosa fa il mental coach?

In sostanza, quindi, potremmo dire che il mental coach lavora sull’atteggiamento del cliente, individuando i processi di pensiero e le modalità di approccio alla vita e in particolare ai problemi che non si rivelano funzionali al superamento delle difficoltà, per sostituirli con pensieri e comportamenti positivi. In questo modo si ottiene l’effetto immediato di migliorare le prestazioni e, in secondo luogo, dei miglioramenti che dovrebbero essere mantenuti nel tempo.

Questo passaggio, però, è possibile solo attraverso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza e di un senso di responsabilità che favorisca l’autonomia. In parallelo, devono essere accantonati i pensieri giudicanti verso se stessi e sviluppate resilienza allo stress e autoefficacia, ovvero la convinzione di essere in grado di fronteggiare le difficoltà grazie alle risorse individuali che si possiedono.

Come lavora il mental coach?

Ma, in concreto, cosa significa tutto questo sul piano operativo? Come lavora il mental coach? Ciò che questa figura mette in atto è un processo di apprendimento attraverso il quale il cliente impara come raggiungere il massimo rendimento facendo fruttare il più possibile le risorse che ha a disposizione, ovvero le qualità che caratterizzano il suo essere un individuo unico e irripetibile.

Ciò è possibile attraverso un percorso organizzato per step, nel quale ciascun livello raggiunto coincide con un obiettivo intermedio. Il risultato finale corrisponde all’obiettivo complessivo del percorso, che consiste nella realizzazione personale e del futuro desiderato.

A questo risultato si arriva attraverso singole sessioni. In ciascuna di esse viene messo a tema un obiettivo intermedio, che deve essere specifico in modo da poter essere facilmente focalizzato, ma anche raggiungibile con l’impegno del cliente. Ciascuno di questi step è fondamentale per conseguire il risultato finale e si colloca all’interno di un processo in cui l’individuo apprende dalla sua stessa esperienza e riesce a mettere in atto un miglioramento misurabile.

Chi non è il mental coach: la differenza tra coaching, formazione e psicologia

A questo punto sono doverose alcune precisazioni, dal momento che ciò che abbiamo detto non è sufficiente a caratterizzare e definire i limiti della figura del mental coach. Negli ultimi decenni, infatti, si sono affacciate sul mondo del lavoro molte figure che si dedicano allo sviluppo personale dei loro clienti, ma si differenziano per il modo in cui favoriscono il raggiungimento di questo risultato. Prima di tutto, quindi, chiariamo che coaching, formazione e counseling sono ambiti differenti.

Nonostante si tratti sempre di figure che mirano allo sviluppo individuale, la differenza risiede nelle strategie. A differenza del counseling e del formatore, che pongono l’accento sulle nozioni teoriche, infatti, il mental coach basa il suo approccio sull’utilizzo smart del metodo. Per questo motivo, se si sceglie di rivolgersi a un mental coach, sarebbe meglio cercare un esperto con alle spalle moti anni di esperienza, che sappia come adattare il metodo degli obiettivi intermedi alla singola persona, tagliandolo su misura in base allo scopo specifico da raggiungere.

Ciò ovviamente non significa che il mental coach sia assimilabile alla figura dello psicologo: si tratta di due ruoli completamente diversi, a cominciare dall’aspetto formativo. Prima di tutto, infatti, devi sapere che il mental coach non ha una vera formazione e apprende in autonomia (o tramite appositi corsi) il metodo. Per i mental coach non esiste un ordine professionale: in Italia, per diventare mental coach è sufficiente iscriversi all’Associazione di Categoria per ricevere un attestato di qualificazione professionale. Per il resto, i mental coach sono figure regolamentate esclusivamente in termini di autoregolamentazione.

Lo psicologo, al contrario, è in possesso di una laurea magistrale ottenuta dopo cinque anni di formazione universitaria e di un’abilitazione all’esercizio della professione conseguente al superamento dell’esame di stato. Ogni psicologo è iscritto all’Ordine Professionale degli Psicologi della sua regione.

A livello pratico, questo ha dei riflessi: lo psicologo è stato formato in modo da possedere le basi teoriche che gli consentano di intervenire professionalmente per aiutare pazienti che presentano una specifica domanda. Contrariamente a quanto si pensa, questa non deve necessariamente avere a che fare con una psicopatologia: al contrario, l’ambito preferenziale di intervento dello psicologo riguarda le tematiche esistenziali che causano difficoltà nella vita di tutti i giorni e compromettono il suo benessere psicofisico. In questo rientrano anche problematiche legate, ad esempio, alla bassa autostima, alla scarsa fiducia nelle proprie capacità e alla difficoltà nel raggiungere i propri obiettivi per realizzare il proprio progetto di vita.

In sostanza, quindi, il raggio di azione dello psicologo include anche quello del mental coach, ma abbraccia un metodo differente. Mentre il mental coach propone un percorso scandito da obiettivi intermedi funzionali al raggiungimento di un risultato finale attraverso l’incremento della prestazione, lo psicologo è un professionista della salute mentale che propone una strada basata su un lavoro approfondito su se stessi, che non si ferma all’aspetto superficiale della performance ma coinvolge versanti profondi della propria personalità e dei propri processi mentali. Lo psicologo, infatti, possiede le tecniche e gli strumenti per lavorare attivamente su emozioni, pensieri e comportamenti, tutti aspetti correlati tra loro che, insieme, determinano il benessere di una persona. In questo modo, un percorso di sostegno psicologico riesce a dare maggiore garanzia di risultati duraturi e, soprattutto, generalizzabili, non limitati alla situazione specifica per cui si chiede aiuto.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.