FOMO, la paura di rimanere fuori: cos’è e 3 modi per combatterla

Patrick MgGinnis, l’imprenditore americano ed ex studente di Harvard, che nel 2004, osservando i suoi compagni e le sue compagne di corso correre forsennatamente da un evento “imperdibile” a un altro, ha scritto un articolo sull’Harvard Business Review in cui è comparso per la prima volta il termine “FOMO”.

Acronimo di “Fear of missing out”, in italiano possiamo tradurlo con “paura di rimanere o essere tagliati fuori”.

In questo articolo, vedremo da vicino questa forma d’ansia tipica dei nostri tempi e diffusissima soprattutto tra le nuove generazioni, perché utilizzano più frequentemente i social network.

Parleremo delle sue caratteristiche, da dove ha origine, quali fattori possono scatenarla e alcuni metodi per tentare di combatterla efficacemente.

Cos’è la FOMO

Hai presente quando ti stai rilassando sul divano, apri Instagram e in pochi secondi il tuo feed viene invaso da foto e video di amici, amiche o conoscenti che se la spassano a una festa fighissima (per la quale non hai ricevuto alcun invito) o che vivono esperienze emozionanti, super divertenti e provi quella sgradevole sensazione di “esclusione”?

Ecco, questa è la FOMO, una forma d’ansia sociale che si manifesta con una preoccupazione compulsiva verso la perdita di occasioni e interazioni sociali.

Si tratta di una paura scritta nel nostro codice genetico, perché condividere informazioni ed esperienze con un gruppo di cui far parte e da cui, in caso di bisogno, ricevere protezione, è una necessità evolutiva.

Queste interazioni, infatti, ci consentono di stabilire il nostro ruolo all’interno di un gruppo, quindi di sviluppare la nostra identità sociale.

E anche se oggi non collaboriamo più con le altre persone esclusivamente per ragioni di mera sopravvivenza, l’ansia di rimanere fuori da un gruppo a cui vorremmo appartenere ha pervaso altri aspetti della nostra vita.

Chi soffre di FOMO?

È una condizione che generalmente riguarda le generazioni più giovani che fanno un uso massivo dei social sono quelle più esposte a questa vecchia – ma allo stesso tempo nuova – forma d’ansia sociale, e sono anche quelle più a rischio di cadere in un circolo vizioso in base al quale si controllano compulsivamente i social per sedare la paura di non perdersi nulla e allo stesso tempo si corre il rischio di imbattersi in eventi o dinamiche a cui non poter partecipare.

Tre fattori che possono generare la FOMO

Abbiamo visto cos’è e da cosa ha origine la FOMO, ma adesso parliamo di tre, dei tanti possibili fattori, che possono generarla.

La paura di sbagliare

Il primo è senz’altro la paura di sbagliare. Anche se sbagliare è del tutto naturale, è una paura che proviamo a tenere sotto controllo osservando il comportamento delle altre persone.

La logica dietro a questa affermazione è che se molte persone compiono una determinata azione è molto probabile che sia corretta, al contrario, se nessuna la compie, riterremo che si tratti di una cosa sbagliata.

L’avidità

Un secondo fattore può essere l’avidità, in grado di spingere le persone a commettere gravi errori di valutazione, soprattutto in ambiti in cui la razionalità dovrebbe prevalere sull’emotività, come quello finanziario.

Uno dei casi di avidità più eclatanti nella storia dell’economia è la “bolla dei bulbi dei tulipani” avvenuta nel 1600, scoppiata nei Paesi Bassi.

Persone considerate facoltose all’epoca, per paura di non cogliere un’opportunità di business in cui si stava lanciando chiunque, hanno acquistato bulbi di tulipano a prezzi esorbitanti, e hanno perso delle vere e proprie fortune quando i prezzi sono calati drasticamente in brevissimo tempo.

L’Invidia

Il terzo e ultimo fattore – ma non per importanza – che può generare la FOMO, è l’invidia (è un’emozione comune, non sei un mostro se ti capita di provarla).

Percepire infatti una differenza notevole tra il proprio stile di vita e quello di chi conosciamo o di chi seguiamo sui social con più assiduità, può innescare un sentimento d’invidia “distruttivo”, che porta a screditare la condizione sociale delle altre persone per “abbassarla” al nostro livello.

Tre modi per contrastare la FOMO

Se con quello che ti abbiamo raccontato hai percepito dei punti in comune con ciò che stai sperimentando nella tua vita, vogliamo darti tre modi che possono essere efficaci per combattere la FOMO e le brutte sensazioni che fa provare:

Cambiare prospettiva e ridimensionare le proprie aspettative

Il primo modo è accettare il fatto che qualunque scelta che prenderai su cosa fare e cosa no, probabilmente comporterà l’inevitabile sacrificio di altre scelte.

Quindi, dovrai ridimensionare le tue aspettative su ciò che puoi fare, e alla base di questa consapevolezza c’è la “JOMO”, acronimo per “Joy of missing out”, cioè “gioia di perdere l’occasione di fare qualcosa” per goderti appieno ciò che già hai (è una cosa che non facciamo mai abbastanza).

Coltivare la consapevolezza

Un secondo metodo per contrastare la FOMO, strettamente collegato al primo, è coltivare la consapevolezza di sé.

Ci sono diversi modi per farlo: uno è la “mindfulness”. È una pratica che aiuta a concentrarsi sul “qui e ora”, evitando così di divagare troppo con il pensiero e prestando più attenzione al presente.

Un altro metodo è il “journaling”: consiste nel tenere un diario quotidiano. Può aiutarti moltissimo nello spostamento dell’attenzione dall’approvazione esterna delle altre persone, all’apprezzamento delle cose importanti nella tua vita per cui provare gratitudine.

Se non hai mai tenuto un diario tutto tuo, potresti cominciare proprio su Serenis. Puoi tenere traccia delle tue giornate annotando le emozioni, gli stati d’animo e anche i tuoi pensieri.

Prendersi una pausa dai social

Il terzo metodo è forse il più intuitivo – ma non per questo meno efficace dei precedenti – è prendersi una pausa dai social.

Dimenticarsi del proprio smartphone per dei momenti durante la giornata e sostituire lo scrolling del feed dei nostro social con attività piacevoli e rilassanti come: 

  • fare una lunga passeggiata (se ne hai la possibilità, meglio nella natura);
  • meditare (la mindfulness citata prima è una delle tante pratiche); 
  • ascoltare musica;
  • e perché no, praticare sport per stimolare la produzione degli “ormoni del buon umore”, come le endorfine e la serotonina.

In conclusione, se pensi di avere la FOMO, prova questi 4 metodi che abbiamo appena visto. Ci vorrà del tempo, ma potrebbero esserti molto utili.

Se invece non bastano a placare la FOMO, se ti mette così a disagio scegliere di dire di no a un’esperienza solo perché hai paura di perderti qualcosa e non perché vuoi viverla e trarre il meglio da essa, vorremmo darti un consiglio dal cuore.

Un percorso di psicoterapia potrebbe realmente aiutarti, pensaci. Se ne senti il bisogno, puoi farlo online su Serenis; ma puoi anche informarti sui terapeuti e le terapeute nei tuoi dintorni.

La psicoterapia online di Serenis

In questo blog troverai tantissimi altri articoli che parlano di salute mentale.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.