Disturbo borderline: che cos’è, quali sono i sintomi e come trattarlo

Il disturbo borderline di personalità (DBP) rientra nei dieci disturbi di personalità categorizzati dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione). I disturbi di personalità implicano tratti caratteriali ben definiti, cioè schemi cognitivi, di comportamento e di percezione che possono solidificarsi nel tempo andando a dare vita alla psicopatologia vera e propria.

Questa la definizione del DSM-5 dei disturbi di personalità: “Un disturbo di personalità è un pattern permanente di esperienze interne (pensieri, sentimenti ed emozioni) e comportamenti che sono marcatamente differenti da quelli definiti dalla propria cultura, è pervasivo e inflessibile, ed emerge in adolescenza o nella prima età adulta. È stabile nel tempo e conduce a sofferenza o disabilità”.

Nel dettaglio, il DBP implica instabilità relazionale, umorale, cognitiva, forte impulsività, difficoltà a intrattenere relazioni interpersonali, instabilità nell’auto-valutazione, difficoltà ad organizzare coerentemente azioni e pensieri.

Il disturbo colpisce in prevalenza il genere femminile ed è tra i più diagnosticati a livello clinico.

Se ti interessa saperne di più su questa condizione, leggi l’articolo.

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DBP: una definizione

Il DBP è difficile da definire, poiché presenta un quadro clinico molto variegato che può variare da individuo a individuo. Molto in generale, questi sono i sintomi fondamentali del disturbo borderline di personalità.

  1. Instabilità emotiva

Il soggetto borderline alterna momenti di grande calma a momenti di forte angoscia, rabbia, senso di colpa, vergogna, stress, spesso contrassegnati da attacchi di panico. La medesima instabilità riguarda il rapporto intrapersonale: l’individuo con DBP tende ad alternare giudizi grandiosi su di sé a momenti di svalutazione. L’altalenanza può portare il soggetto a prendere decisioni impulsive, per poi pentirsene e sperimentare forte carico di senso di colpa e compulsioni.

  1. Rapporti turbolenti

Lo stesso procedimento riguarda anche il rapporto con gli altri: l’idealizzazione amorosa è tipica del disturbo, così come la rapida svalutazione e il senso di abbandono. Non è raro che nel DBP si faccia presente un forte sentimento di solitudine esistenziale, cui si tenta di rimediare instaurando legami di dipendenza affettiva, contrassegnati da reazioni violente, dolore, angoscia, brusche rotture e altro ancora.

  1. Autolesionismo

Gli individui borderline hanno spesso comportamenti autolesionisti. Minacce di suicidio, dolore autoinflitto, tentativi di suicidio sono all’ordine del giorno nelle relazioni instaurate dai borderline. Tali comportamenti vanno spesso di pari passo con il senso di abbandono sopracitato.

Altri sintomi comprendono:

  • dinamiche di autosabotaggio;
  • difficoltà a portare a termine la scuola o di intraprendere una carriera;
  • cambiamenti repentini nello stile di vita;
  • episodi psicotici;
  • tendenza ad abusare di alcol e sostanze stupefacenti;
  • sentimento di fragilità;
  • senso di inadeguatezza;
  • bassa autostima.

Il borderline è spesso consapevole delle proprie problematiche. Si tratta di un soggetto con grandi capacità intellettive, che può presentare disturbi d’ansia e/o altre patologie. Pur disponendo di grandi risorse, non è spesso in grado di avviare una vita soddisfacente a causa dell’altalena emotiva causata dalla psicopatologia.

Cause del disturbo borderline

Tra le cause del disturbo borderline, possiamo ricordare:

  • fattori genetici;
  • ambiente familiare e stile di attaccamento;
  • abuso di alcolici o sostanze stupefacenti.

Il disturbo tende a presentarsi durante l’adolescenza o la prima età adulta. Durante questo periodo, il soggetto può sperimentare picchi di sofferenza emotiva, tentare il suicidio o sviluppare forti comportamenti autolesivi. Può subire ricoveri e rivelarsi incapace di gestire l’instabilità emotiva causata dal disturbo.

Con l’avanzare degli anni, il soggetto borderline tende generalmente a stabilizzarsi, riuscendo a trovare un delicato equilibrio anche in virtù della consapevolezza acquisita.

Sembra dimostrato che, intorno ai quaranta/cinquant’anni, gli individui con disturbo borderline non soddisfino più tutti i criteri diagnostici della psicopatologia.

Ricordiamo che episodi traumatici come lutti, abbandoni, rotture relazionali, possono innescare il meccanismo proprio della patologia portando ad un aggravarsi del quadro clinico.

Soluzioni al DBP

Tra i disturbi della personalità, il DBP è tra i disturbi più studiati e analizzati in ambito clinico. Questo perché colpisce buona parte della popolazione mondiale in giovane età o nella prima età adulta.

Di norma, il soggetto affetto da DBP può chiedere aiuto medico in seguito a relazioni traumatiche, segnate da un forte senso di abbandono che può arrivare a generare episodi di violenza (il più delle volte autoinflitta). In alternativa, il borderline può convivere per anni e addirittura decenni con il disturbo senza ricevere una diagnosi clinica.

Chiedere aiuto è fondamentale, perché il DBP è trattabile con metodi all’avanguardia che comprendono la terapia cognitivo-comportamentale talvolta affiancata dall’uso di farmaci. Primo scopo della terapia è quello di insegnare al soggetto borderline a gestire gli stati ansiosi, i cambiamenti repentini dell’umore, la vergogna, il senso di colpa, il senso di fallimento e inadeguatezza, attraverso un percorso terapeutico incentrato sulla consapevolezza emotiva.

Nei casi più gravi, la terapia può accompagnarsi alla prescrizione di benzodiazepine per l’agitazione psicomotoria e di stabilizzatori dell’umore per i tentativi di suicidio, oscillazioni dell’umore e simili.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.