L'origine della vergogna: cos'è e perché la proviamo

Esplora le radici e il significato della vergogna attraverso la storia umana. Scopri come questa emozione complessa abbia influenzato la società, la cultura e il comportamento individuale nel corso del tempo.

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storia della vergogna

Quando sappiamo di aver fatto qualcosa di sbagliato, può capitare di provare vergogna per il nostro comportamento e per noi stessi. Questo sentimento può sorgere anche quando ci sentiamo inadeguati rispetto alle nostre stesse aspettative o a quelle degli altri nei nostri confronti.

Che cos'è la vergogna in psicologia?

La vergogna è un'emozione che si attiva quando pensiamo di aver fatto qualcosa che ci fa apparire negativamente agli occhi degli altri. Quando proviamo vergogna, ci sentiamo giudicati e criticati dalle altre persone. Per evitare questa sensazione di esposizione e di giudizio negativo, cerchiamo di controllare le situazioni in cui potremmo sentirci esposti. Questo significa che diventiamo più attenti a come ci comportiamo e a come ci presentiamo agli altri, cercando di evitare situazioni che potrebbero metterci in difficoltà o farci provare vergogna.

Di fatto, si tratta del timore di essere esposti nella nostra essenza più vulnerabile, permettendo agli altri di vedere gli aspetti della nostra persona che desideriamo celare. 

Ognuno di noi ha un'immagine ideale di sé, influenzata dalle esperienze passate di vita. Quando percepiamo una grande distanza tra il nostro sé ideale e il nostro sé reale, ci sentiamo sopraffatti dalla vergogna, emozione che nasce dalla consapevolezza di non riuscire a incarnare, secondo noi stessi e secondo gli altri, ciò che crediamo di dover essere. Essere persone insicure è un aspetto che può renderci più suscettibili alla vergogna. Quando questa emozione diventa predominante, può paralizzare e invadere ogni pensiero, compromettendo profondamente il nostro benessere.

Chi prova vergogna spesso desidera apparire agli altri in modo diverso da come è realmente. Questo porta a creare una facciata che nasconde la propria vera identità, ingannando sia se stessi che gli altri. Di conseguenza, si entra in un ciclo di ansia continua per la paura di essere scoperti e smascherati, il che aumenta ulteriormente la vergogna.

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Perché si prova vergogna?

  1. Genitori tossici: le parole dei genitori hanno un grande impatto sullo sviluppo emotivo e psicologico dei figli. Quando comunicano con loro in modo negativo, critico o punitivo, questi messaggi possono radicarsi nella mente dei bambini e diventare una parte integrante del loro dialogo interno. Questo può influenzare la loro autostima e la percezione di sé stessi nel corso della vita.
  2. Abbandono o rifiuto: La perdita di connessione interpersonale, come l'abbandono o il rifiuto, può causare una profonda vergogna, portando le persone a sentirsi indegne di amore e sostegno.
  3. Ambienti Malsani: Ambienti lavorativi o sociali tossici, caratterizzati da manipolazione o ostracismo, possono far emergere la vergogna nei dipendenti o nei partecipanti.
  4. Esperienze Traumatiche: Il trauma infantile o gli eventi traumatici possono far sorgere una vergogna persistente, facendo sentire alle persone che sono colpevoli o imperfette per gli eventi che hanno subito.
  5. Fallimenti Personali o Morali: I fallimenti personali o morali possono alimentare la vergogna, portando le persone a credere di meritare di provare vergogna per i propri errori o indiscrezioni.

Come si dice quando una persona si vergogna?

Quando si parla di vergogna, è importante comprendere le diverse sfumature che possono accompagnare questa emozione. Sinonimi come disdoro, disonore, ignominia, infamia, onta e scorno, sebbene simili, hanno connotazioni e usi specifici.

SinonimoDefinizioneEsempio
DisdoroPerdita di reputazione o prestigio.Disdoro causato dal fallimento del progetto
DisonorePerdita di onore e rispetto.Il comportamento non etico del dirigente è stato un grave disonore per l'azienda.
IgnominiaVergogna pubblica e umiliazione.Ignominia derivante dalla diffusione delle informazioni riservate
InfamiaDisonore estremo, spesso legato a cattiveria.Infamia di un traditore
OntaOffesa grave e umiliante.Subire l'onta di essere licenziato in pubblico
ScornoVergogna e risentimento per un fallimento.Non riuscire nell'esame è stato un grande scorno

La nascita della vergogna

Come abbiamo anticipato, quando nasciamo, non siamo in grado di provarla, perché la vergogna non è un’emozione primaria. I primi segnali che indicano la sua presenza si possono osservare intorno ai due anni di età, quando il bambino inizia ad acquisire un concetto di sé come essere distinto dal mondo.

Prima di allora, il bambino non ha consapevolezza di essere visibile, e quindi di poter essere esposto a un osservatore che potrebbe giudicarlo. Se ne accorge, secondo lo psicoanalista francese Lacan, durante quel periodo che lui chiama lo stadio dello specchio. In questa fase, il bambino impara a riconoscere il suo riflesso e comprende che gli altri possono vederlo perché possiede un’immagine disponibile alla vista degli altri. Da questo punto inizia un processo di identificazione, in cui il bambino diventa consapevole che ciascuno è sia osservatore che osservato e, gradualmente, costruirà il suo Essere.

Dopo lo stadio dello specchio, l’emozione della vergogna si amplia fino a toccare ambiti diversi da quello dell’immagine corporea, come si osserva durante le interazioni con i genitori. In particolare, quando il bambino attua un comportamento sbagliato, la vergogna può accompagnarsi alla sensazione di non essere accettato dal genitore che lo sta rimproverando, oppure a un senso di inadeguatezza che può portare a una svalutazione di sé. Ciò accade specialmente quando non viene indicato come cattivo solo il comportamento, ma anche il bambino stesso inteso come intera persona.

Il giudizio dei genitori, infatti, in quanto alterità principali, è fondamentale per il piccolo, che ha bisogno della loro guida per imparare a destreggiarsi tra le difficoltà e identificarsi come persona sicura, capace e con un suo valore. Al contrario, colpevolizzarlo per una condotta non ottimale rischia di accentuare il senso di vergogna inteso come paura di non essere all’altezza delle aspettative di mamma e papà.

Le persone sensibili tendono a essere più consapevoli delle reazioni degli altri e possono percepire le critiche, anche quelle sottili, con maggiore intensità. Questa consapevolezza acuta può portare a sentimenti di vergogna, specialmente se le critiche colpiscono aspetti della loro identità o del loro comportamento.

Il fenomeno della vergogna

A livello visivo, la vergogna è una delle emozioni che sono più facilmente riconoscibili, dal momento che provoca una serie di modificazioni fisiologiche nel corpo che si notano in modo più o meno evidente a seconda delle persone.

In effetti, ci sono dei segnali che potremmo individuare come espressioni molto comuni della vergogna, primo tra tutti il rossore. Da una parte questo sembra una maschera che vuole proteggerci dall’esposizione al giudizio, mentre dall’altra comunica con forza come ci sentiamo, facendo sapere agli altri che quella situazione non ci piace, ci mette a disagio. Al rossore si può accompagnare una sudorazione eccessiva, che tenta di far fronte a una sensazione pervasiva di calore. Il corpo può irrigidirsi o accelerare le funzioni vitali, come la respirazione o il battito cardiaco, esattamente come succede quando ci sentiamo in pericolo.

Un cenno particolare va allo sguardo: un’altra manifestazione della vergogna è l’evitare di incrociare lo sguardo dell’altro, che sia cercando di nascondersi o semplicemente abbassando o voltando la testa in modo da guardare da un’altra parte. Lo sguardo dell’altro ci giudica, e cerchiamo di sfuggirgli perché ci aspettiamo che la valutazione sia negativa. Una verità di cui parlava anche il filosofo francese Sartre, definendo lo sguardo come "incarnato", cioè immerso in una realtà in cui la stessa persona è oggetto guardato e soggetto che guarda. Ecco allora come dalle interazioni e dalla consapevolezza che gli altri ci vedono, inizia il processo di identificazione nei bambini e, per gli adulti, nasce il bisogno di controllare il modo in cui appariamo per negoziale l’opinione che gli altri hanno di noi.

Vergogna e senso di colpa: qual è il legame?

Come abbiamo detto, la vergogna si associa spesso alla paura, ma anche a un altro stato mentale, ovvero il senso di colpa. Tra le due emozioni possiamo trovare sia punti in comune che differenze. Per quanto riguarda i primi, possiamo sintetizzarli così: vergogna e senso di colpa sono emozioni sociali, consapevoli, che nascono da un confronto tra le aspettative della società e la nostra capacità di farvi fronte, si scatenano in conseguenza di un fallimento o un comportamento sbagliato e contribuiscono a costruire la nostra identità.

La distinzione principale tra vergogna e senso di colpa, invece, è nell’oggetto delle due emozioni: la vergogna si lega a un giudizio rivolto alla persona, mentre il senso di colpa da riferimento a un’azione. Ciò implica che, anche se non pensiamo di meritare il perdono, il senso di colpa, a meno che non si accompagni a un disturbo mentale come la depressione, non ha riflessi sull’immagine di sé. Il timore, quindi, si concentra sulla possibilità di essere puniti, mentre nel caso della vergogna consiste nella paura di perdere la propria dignità a causa di un fallimento che potrebbe dipingerci negativamente agli occhi dell’altro e determinare un abbandono.

Se molto accentuate, sia la vergogna che il senso di colpa possono dare luogo a malesseri importanti, per i quali può essere fondamentale e decisivo chiedere aiuto a un professionista. Serenis può aiutarti grazie alla psicoterapia online

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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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