Personalità dipendente: la guida completa al disturbo dipendente di personalità

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Ti è mai capitato di pensare di avere una personalità dipendente? Si tratta di un’espressione che in psicologia ha un significato ben preciso: una cosa è non poter fare a meno degli altri che, a livello affettivo è qualcosa di comprensibile, tutt’altro discorso, invece, è quello del disturbo dipendente di personalità che, invece, si configura come un modo di essere patologico per le sue caratteristiche esagerate e il disagio che comporta.

I sintomi che permettono di riconoscere il disturbo dipendente di personalità, come l’incapacità di prendere piccole decisioni e di progettarsi nel breve e lungo termine, il bisogno di essere accuditi e la sottostante convinzione di essere inetti e incapaci di badare a se stessi.

La durata e le possibili cause che, naturalmente, sono le stesse degli altri disturbi di personalità, facendo riferimento a fattori temperamentali che accompagnano la persona per tutta la vita;

I possibili rimedi: trattandosi di un modo di essere, difficilmente la psicoterapia può modificare qualcosa, anche se è possibile lavorare sui comportamenti per modulare gli eccessi delle persone che soffrono di questo disturbo, in modo da favorire l’indipendenza, almeno in parte.

Se questi brevi cenni ti hanno incuriosito, continua a leggere: di seguito troverai molti approfondimenti sulla cosiddetta

Disturbo dipendente di personalità: cos’è una personalità dipendente

Prima di tutto, definiamo che cosa intendiamo quando facciamo riferimento, a livello clinico, a una personalità dipendente. Stiamo parlando di quello che, all’interno del DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), viene identificato come disturbo dipendente di personalità, che fa parte del cluster C dei disturbi di personalità, ovvero quelli caratterizzati principalmente da una componente ansiosa.

In effetti questo tipo di persone sente la necessità di tenersi vicino gli altri perché ha la percezione di non essere in grado di fare nulla in autonomia.

Fondamentalmente, quindi, potremmo dire che la bassa autostima e la disabitudine a cavarsela da soli, si fondono nel determinare una percezione di inettitudine e, di conseguenza, il bisogno di avere sempre qualcuno al fianco.

Molto spesso, una personalità dipendente si descrive come stupida, incapace e priva di valore. Per questo motivo cerca di fare leva sugli altri in modo da suscitare un desiderio di protezione che prevenga il rischio dell’abbandono che, al contrario, rappresenta la loro peggiore paura.

Sono persone che fanno fatica a rapportarsi con gli altri e a svolgere serenamente le loro mansioni in contesti sociali e lavorativi, sono in difficoltà quando devono adattarsi a delle novità e sono anche maggiormente predisposte a sviluppare un ulteriore disturbo mentale, come un disturbo dell’umore o ansioso.

Come riconoscere una personalità dipendente: i sintomi del disturbo dipendente di personalità

Il DSM-5 ci viene ampiamente in aiuto per riconoscere i sintomi di una personalità dipendente, proponendo alcuni criteri specifici. Più precisamente, la caratteristica fondante è un bisogno pervasivo di essere accuditi, dal quale consegue un comportamento sottomesso per evitare la tanto temuta separazione, e che si manifesta con almeno cinque sintomi tra i seguenti:

  • difficoltà nel compiere le scelte quotidiane: ogni volta che deve prendere una semplice decisione, l’individuo con personalità dipendente cerca consigli e rassicurazioni in grandi quantità. Banalmente, può trattarsi di scegliere se portare con sé o meno l’ombrello in una giornata nuvolosa;
  • tendenza a sviare la responsabilità e delegare agli altri ogni scelta, assumendo un comportamento molto passivo;
  • incapacità o grande difficoltà a esprimere il proprio disaccordo verso gli altri, a causa del timore che una critica possa costare la perdita dell’approvazione sociale, anche quando di fatto non esistono reali rischi;
  • mancanza di fiducia nella propria capacità di giudizio e scarsa autoefficacia, che inducono la persona a non iniziare progetti o prendere iniziative in autonomia: preventivamente sono sempre necessari l’approvazione e il supporto di qualcun altro. Non hanno, infatti, l’aspettativa di riuscire a concludere da soli qualcosa di buono;
  • sono disposti a subire qualsiasi cosa pur di ottenere le cure e la protezione che stanno cercando: pur di mantenere l’attenzione e il legame di vicinanza con l’altro, accettano qualsiasi sacrificio, arrivando a sopportare anche abusi verbali, emotivi, fisici e sessuali pur di tenere accanto qualcuno che potrebbe abbandonarli se non si sottomettessero;
  • la mancanza di fiducia nelle proprie capacità li fa sentire a disagio quando sono da soli, tanto sono convinti di non avere le risorse per provvedere a se stessi;
  • una volta che una relazione affettiva finisce, le persone dipendenti sentono l’urgenza di trovarne subito un’altra che la sostituisca. Ciò allo scopo di creare un legame con una nuova persona che si prenda cura di loro;
  • anche una volta trovato un partner, viene percepita in modo prepotente la paura di una imminente rottura, anche quando non vi è nessun rischio reale: le persone dipendenti trovano insopportabile l’idea di rimanere da sole, senza nessuno che si prenda cura di loro, e hanno sempre bisogno di qualcuno che le accudisca. Per questo motivo le loro relazioni sembrano quasi interscambiabili.

Quanto dura il disturbo dipendente di personalità?

La diagnosi di disturbo dipendente di personalità deve essere ponderata con estrema attenzione, specialmente se viene posta a bambini o adolescenti: alcune caratteristiche di questo disturbo, infatti, possono essere confuse con tratti che sono abbastanza normativi in determinati momenti dello sviluppo.

Inoltre, è fondamentale anche considerare il contesto culturale al quale appartiene l’individuo: in alcune società la passività è concepita come un valore legato alla gentilezza e al rispetto dell’altro: in questi casi è possibile fare diagnosi solo se questi tratti sono chiaramente in eccesso rispetto a ciò che è normativo per quella particolare cultura.

Inoltre, una volta determinato il disturbo, che solitamente emerge chiaramente durante la prima età adulta, il decorso tipico si svolge in una prospettiva life-long: come tutti i disturbi di personalità, anche quello dipendente si presenta come un pattern comportamentale costante, che viene seguito dalla persona in tutti i suoi contesti di vita e che non si relega a un particolare momento di malessere.

Piuttosto, si tratta di uno specifico modo di essere e quindi del tipo di persona, che caratterizza, come suggerisce il termine, la personalità dell’individuo per tutta la sua esistenza.

Le cause della personalità dipendente

Per lo stesso motivo, è difficile identificare le cause del disturbo dipendente di personalità con altro che non sia una predisposizione temperamentale. Come abbiamo detto, infatti, si tratta di un modello comportamentale che la persona mette in atto in tutte le situazioni e che prende una forma più definita nel corso dello sviluppo.

Ci sono, tuttavia, delle condizioni che possono provocare una sintomatologia simile a quella del disturbo dipendente di personalità, anche se non possiamo parlare propriamente dello stesso tipo di disagio.

Ad esempio, una persona che è sempre stata autosufficiente e fiduciosa in se stessa a un livello normativo, può diventare timorosa dell’abbandono e bisognosa delle cure di altri in seguito a una malattia medica invalidante o a una forte difficoltà di adattamento a un nuovo contesto di vita.

I rimedi per la personalità dipendente

Trattandosi di un disturbo di personalità, non esistono farmaci o interventi di psicoterapia che possano modificare il modo di essere di una persona. Per questo motivo, non è possibile parlare in senso stretto di una cura per il disturbo dipendente di personalità, perché significherebbe cambiare il temperamento di una persona, inducendola a essere altro rispetto a ciò che è.

Ma questo non significa che non si possa intervenire in alcun modo per ridurre il disagio che una personalità dipendente porta con sé. Al contrario, in questo senso un percorso psicologico può rendersi molto utile per modificare le abitudini sbagliate, che sostengono il circolo della dipendenza.

Abbiamo detto, infatti, che una delle caratteristiche principali riguarda la mancanza di fiducia in se stessi e la scarsa considerazione delle proprie capacità.

In questo senso, un lavoro sull’autostima e sull’aumento della consapevolezza delle proprie risorse può aiutare la persona a cavarsela con maggiore autonomia nelle situazioni più semplici e a ridurre gli eccessi comportamentali che sono fonte di grave sofferenza.

Inoltre è possibile porre un accento particolare, ad esempio, sul contesto lavorativo, in modo che l’individuo possa riconoscere le proprie competenze e acquisire una sicurezza che gli consenta di vivere le sue mansioni con un livello minore di stress.

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Domenico De Donatis
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.

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Dott.ssa Martina Migliore
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

FRFederico Russo
Federico Russo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048.

Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara.

Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.