Nell’ambito della psicologia sociale, per influenza sociale si intende la pressione psicologica ed emotiva che un gruppo può esercitare su un singolo individuo o su gruppi di minoranza.
Molti esperimenti sono stati condotti per comprendere la natura e le caratteristiche di questa influenza; è stato per esempio dimostrato che, dinanzi al gruppo, il singolo tende ad abbandonare le proprie opinioni (corrette) per adeguarsi a quelle del gruppo (errate).
L’influenza sociale è stata studiata da filosofi e psicologi fin dall’antichità, per comprendere il funzionamento dei sistemi politici, economici, simbolici e non solo. Max Weber, teorico del XIX secolo, definì l’influenza sociale come una gabbia d’acciaio in cui siamo tutti rinchiusi ma che non riusciamo a vedere.
A parere di Martin Heidegger, filosofo tedesco del 1900, l’influenza sociale riguarda il semplice fatto di venire al mondo: influenzati da credenze, ideali, abitudini, modelli di vita, abitudini alimentari, a cui apparteniamo e di cui non possiamo liberarci.
La questione è molto complessa: cercheremo di riassumerla all’interno dell’articolo e di offrire delle possibili soluzioni in chiusura dell’articolo.
Il concetto di influenza sociale arriva alla psicologia dalla filosofia ottocentesca. Le correnti nichilistiche dell’Ottocento avevano cercato di comprendere fino a che punto gli individui fossero influenzati dal pensiero delle grandi masse e dai sistemi storico-sociali.
Nietzsche aveva teorizzato il concetto di “verità come menzogna”: ogni verità sarebbe la menzogna che appartiene a una certa epoca, a un gruppo sociale, a una religione, a una corrente di pensiero e così via.
Dopo di lui, fu Michel Foucalt (uno degli esponenti del poststrutturalismo) ad approfondire la questione dell’influenza sociale dal punto di vista del rapporto tra individuo e società. A parere di Foucault, ogni epoca storica è contraddistinta da un episteme: una sorta di orizzonte simbolico all’interno del quale nasciamo e tramite cui possiamo pensare, credere, amare.
Ciò che è al di fuori dell’episteme, ci è invisibile: ecco perché siamo schiavi dell’influenza sociale che ci costringe ad una forma di passività che Foucault definiva “la morte dell’uomo”.
Gran parte della filosofia novecentesca è contrassegnata da questo interesse per il rapporto tra individuo e società. Questo il suo assunto fondamentale: l’uomo non è libero, poiché pensa attraverso un linguaggio simbolico imposto dall’esterno. Il modo in cui pensa diviene il modo in cui agisce e vive. La conclusione: l’uomo è un essere passivo e incapace di decisione autonoma.
Queste concettualità filosofiche, qui semplificate per il lettore, arrivarono alla psicologia e alla sociologia portando alla nascita e allo sviluppo del comportamentismo e della psicologia sociale.
La psicologia sociale studia il funzionamento dell’influenza sociale in contesti controllati, per comprenderne poi la dinamica su larga scala.
Per esempio: scegliamo di studiare il potere che l’opinione del gruppo ha sul singolo individuo.
Selezioniamo alcuni soggetti sperimentali e li facciamo accomodare in una sala. Alcuni dei soggetti sanno di partecipare ad un esperimento sull’influenza sociale; altri, invece, no.
Vengono presentate delle domande ai soggetti sperimentali. Il gruppo (composto da coloro che conoscono la natura dell’esperimento) fornisce risposte sbagliate. Gli individui ignari della natura dell’esperimento forniscono invece le risposte giuste.
Quando i soggetti sperimentali si confrontano sulle risposte, viene fuori che la tendenza dei singoli è quella di accordare la propria opinione corretta all’opinione del gruppo, anche se l’opinione del gruppo è palesemente sbagliata.
Stiamo parlando dell’esperimento di Solomon Asch, effettuato nel 1951. I risultati dell’esperimento confermarono che il 75% degli individui tendeva ad accordare la propria opinione a quella del gruppo a causa dell’influenza sociale.
L’influenza sociale può portare a:
- accettazione/identificazione: il singolo può identificarsi nelle opinioni della maggioranza o di soggetti ritenuti più capaci. Tende quindi a modificare la propria opinione;
- interiorizzazione: il soggetto influenzato tende a fare proprie le credenze della persona che esercita l’influenza;
- accondiscendenza: il soggetto si sottomette all’opinione altrui, pur senza condividerla;
- reazione: il soggetto comprende il meccanismo di potere e se ne sottrae, senza modificare la propria opinione.
Tutti noi siamo influenzati da ciò che ci circonda in maniera inconsapevole e talvolta sostanziale. Dato che partecipiamo di un sistema sociale fondato su credenze, tabù e valori, non possiamo pensare di ottenere una libertà totale e indifferenziata dal sistema di appartenenza.
Diventa però fondamentale sviluppare un certo grado di autonomia di pensiero e di azione, soprattutto con il raggiungimento dell’età adulta e con la formazione di un carattere definito.
Per farlo, è necessario agire attivamente per comprendere le proprie emozioni, i propri pensieri, le proprie credenze e i propri valori. Solo attraverso un percorso di autoconsapevolezza, ci sarà possibile sottrarci a quel perverso meccanismo di influenza sociale dimostrato dall’esperimento di Solomon Asch, spesso centrale anche nelle dinamiche di abuso e manipolazione.
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