Ci sono situazioni in cui è davvero difficile riuscire a mantenere salde le proprie emozioni, belle o brutte che siano. Per esempio (se ami i cani, salta la prossima riga) chi non ha pianto dopo aver visto Hachiko per dieci lunghi anni aspettare il ritorno del padrone?
Se invece non si riescono a gestire le emozioni durante situazioni di vita quotidiana, allora potrebbe esserci un problema.
L’incapacità di controllare le proprie emozioni e di comportarsi in modo adeguato alla situazione si chiama “disregolazione emotiva”.
Se ti va, approfondiamo insieme.
Indice dall’articolo
Regolazione emotiva: quando impariamo
Durante il primo anno di vita, la regolazione emotiva si basa sulla relazione tra genitore e figlio.
I bambini e le bambine già a due mesi sono in grado di differenziare e imitare le espressioni facciali prodotte dagli adulti: in particolare regolano la propria risposta emotiva sulla base delle espressioni emozionali dei genitori.
Per sviluppare tutte queste competenze è però necessario avere accanto un adulto sensibile e responsivo, capace di interpretare i segnali del bambino o della bambina e di insegnare a regolare le emozioni.
Quali sono le cause della disregolazione emotiva?
La disregolazione emotiva può essere la conseguenza di una relazione che non si basa sull’accudimento e sul supporto. Se il genitore non riesce a rispondere alle richieste di cura e di attenzione, la bambina o il bambino può provare sensazioni di rabbia e di rifiuto. Più nello specifico, può sviluppare uno di questi tre modelli di attaccamento:
- disorganizzato. Il bambino ricerca e contemporaneamente allontana il proprio genitore e sembra assente e confuso;
- evitante. Il bambino apparentemente non ha alcuna reazione emotiva se allontanato dal proprio genitore;
- ambivalente. Il bambino allontanato dal proprio genitore mostra, dopo il suo ritorno, rabbia e difficoltà a calmarsi.
Questi comportamenti avranno un impatto sulle relazioni presenti e future del bambino, che non si sentirà in grado di regolare i propri stati interni negativi.
Proverà spesso rabbia e tristezza, e una volta adulto potrebbe sviluppare un deficit nel regolare le emozioni che, a sua volta, alimenterà il senso di sfiducia.
La finestra di tolleranza: quando una reazione è esagerata?
Questo concetto è stato introdotto dallo psichiatra statunitense Daniel Siegel.
Durante la giornata, ogni volta che dobbiamo affrontare degli stimoli, ci muoviamo all’interno di una “finestra” che prevede due risposte neurofisiologiche:
- iper-attivazione, se reagiamo alle situazioni più stimolanti;
- ipo-attivazione, se rispondiamo a quelle più calme.
Fintanto che siamo all’interno della finestra, le nostre risposte sono adeguate agli stimoli: significa che abbiamo una buona regolazione emotiva.
Se invece superiamo la soglia dell’iper-attivazione o stiamo sotto a quella dell’ipo-attivazione, abbiamo una disregolazione emotiva, che può portarci a percepire perdita del controllo, agitazione, ansia, apatia o prostrazione.
In altre parole, la disregolazione emotiva è l’incapacità di dare risposte neurofisiologiche che si collocano all’interno della finestra di tolleranza emotiva.
La dimensione della finestra non è uguale per chiunque: ognuno ha la sua. Chi ne ha una troppo stretta può avere la sensazione che le emozioni siano intense e difficili da gestire.
La finestra di tolleranza viene influenzata in parte dall’ambiente in cui si vive: in un ambiente sicuro e protetto è più facile regolare le emozioni.
Trauma e disregolazione emotiva
Chi ha subito un trauma può avere difficoltà a regolare le emozioni, perché la sua finestra di tolleranza sarà piuttosto ristretta: percepirà il mondo esterno come una minaccia e tenderà ad adottare meccanismi di difesa poco sani e disfunzionali. Ad esempio:
- una persona che spesso è in uno stato di iper-attivazione potrà sviluppare sintomi di stress post-traumatico, come flashback, incubi e derealizzazione;
- una persona che è in uno stato di ipo-attivazione potrà avere problemi di memoria e fenomeni dissociativi.
Difficoltà della disregolazione raccontate in terapia
Spesso, durante gli incontri, mi capita di trovarmi di fronte a persone che si interrogano sulle proprie reazioni emotive rispetto ad alcune situazioni che hanno vissuto.
Nonostante i pazienti riconoscano che quelle situazioni siano la fonte del loro malessere, non riescono comunque a trovare un equilibrio: fanno fatica anche solo a parlarne.
Il loro comportamento disfunzionale, pericoloso e spesso sulla difensiva non è altro che un tentativo per allontanare la rabbia, la tristezza e la paura.
Conclusioni
Per raggiungere i nostri obiettivi, primo fra tutti quello di avere una vita psicofisica equilibrata e serena, è importante gestire le nostre risposte emotive in modo adeguato alle situazioni.
Finalmente abbiamo compreso l’importanza di saper rispondere adeguatamente alle situazioni che viviamo regolando le emozioni, anche quelle più forti. Quindi non sentirti in difetto se hai pianto dopo Hachiko (è una reazione del tutto comune).
Se invece avverti di non reagire mai come vorresti perché ti lasci sopraffare dalle emozioni: non vergognarti, puoi sempre contare sull’aiuto di una o uno psicoterapeuta.
La psicoterapia online di Serenis
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Bibliografia e sitografia
State of Mind, il Giornale delle Scienze Psicologiche; Disregolazione Emotiva;
La Comunicazione Affettiva tra il bambino e i suoi partner, a cura di Cristina Riva Crugnola, Ed. Cortina