Il complesso rapporto tra ragione ed emozioni

L’equilibrio tra ragione ed emozione è fondamentale per prendere decisioni ponderate e gestire in modo efficace le relazioni interpersonali.

Nel linguaggio comune spesso si considera la razionalità un atteggiamento preferibile rispetto all’essere emotivi. Ad esempio quando si deve prendere una decisione si tende a credere che sia meglio fare delle scelte basate sulla razionalità piuttosto che affidarsi all’emotività, considerando quest’ultima come una scelta che porta inevitabilmente a commettere errori. Ma è proprio vero che le emozioni ci portano fuori strada? In realtà la scienza psicologica ci fornisce una diversa prospettiva sul rapporto tra ragione ed emozione. Piuttosto che vedere il pensiero in termini di razionale o irrazionale, la psicologia offre una diversa prospettiva che mette in connessione questi due modi di funzionare e ce li mostra come le due facce di un’unica medaglia. Sia la ragione che l’emozione sono infatti fondamentali nel nostro vivere quotidiano e nella maggior parte dei casi si presentano in una forma mista che rende difficile capire quanto ci sia di razionale e quanto di emotivo nel nostro comportamento. Diversamente da quanto si può comunemente credere, infatti, le persone non pensano abitualmente in modo del tutto razionale così come non è possibile essere solamente emotivi. Negli ultimi cinquant’anni la psicologia ha approfondito i diversi modi in cui il pensiero cosiddetto razionale è fortemente influenzato da tutti gli aspetti considerati irrazionali come desideri, pulsioni, emozioni. Ogni momento dell’esistenza è inevitabilmente attraversato da spinte emotive che, di volta in volta, condizionano le nostre scelte, pensieri, convinzioni e comportamenti.

Cosa sono le emozioni?

L’emozione è definita come una reazione immediata e spesso incontrollata di fronte a specifici stimoli ambientali. Nel linguaggio comune si fa molta confusione tra i concetti di emozione, stato d’animo e sentimento. Usiamo questi termini come se fossero sinonimi ma in realtà le cose non stanno proprio così. La differenza principale consiste nel fatto che le emozioni hanno una natura adattiva, cioè sono sempre una risposta ad una particolare situazione e la loro durata è generalmente breve, mentre invece i sentimenti e gli stati d’animo compaiono anche in assenza di uno stimolo esterno e durano molto più a lungo. Per fare un esempio la nostalgia è uno stato d’animo che può accompagnarci a lungo indipendentemente da una causa immediata, mentre la sorpresa o la paura sono risposte emotive a condizioni ben precise che si verificano in un determinato momento. Ma qual è il ruolo delle emozioni e perchè le proviamo? Secondo gli psicologi le emozioni hanno un’origine molto antica e hanno permesso alla specie umana di sopravvivere nel corso dell’evoluzione. Tutte le emozioni, infatti, svolgono una funzione positiva di adattamento alla realtà, anche quando a prima vista possono sembrare disturbanti o addirittura dolorose. Pensiamo ad esempio alla tristezza, un’emozione spesso identificata come negativa ma che in realtà serve all’organismo per ritrovare uno stato di equilibrio interiore, come avviene nell’elaborazione di un lutto.

I tipi di emozioni

Le emozioni sono generalmente classificate in primarie e secondarie:

  • le emozioni primarie sono innate negli esseri umani e sono presenti in modo universale, indipendentemente dalla cultura o dalla società in cui si vive. Gli studiosi concordano sul fatto che esistono 6 emozioni di base: gioia, tristezza, paura, rabbia, disgusto, sorpresa e paura;
  • le emozioni secondarie, invece, compaiono in un secondo momento nel corso dello sviluppo e variano da cultura a cultura. Queste nascono dall’intreccio di due emozioni primarie, come ad esempio lo sgomento che risulta dalla combinazione di paura e sorpresa. Altri esempi di emozioni secondarie sono: vergogna, invidia, delusione, risentimento e gelosia.

Le componenti delle emozioni

Le emozioni sono un fenomeno molto complesso. Nel corso della giornata possiamo facilmente passare dalla gioia per un incontro inatteso alla rabbia per una situazione che riteniamo ingiusta. Gli psicologi concordano sul fatto che per ciascuna emozione entrano in gioco tre componenti fondamentali:

  • componente cognitiva: riguarda la consapevolezza di provare un’emozione. Quando viviamo un’emozione riusciamo, infatti, a riconoscere cosa stiamo provando, ad esempio sappiamo riconoscere se si tratta di un momento di gioia o di tristezza;
  • componente fisiologica: l’emozione si caratterizza per il coinvolgimento dell’intero corpo e delle sue funzioni. Talvolta addirittura questi cambiamenti fisiologici compaiono prima ancora di averne riconosciuto l’origine. Un esempio è l’emozione della paura che è accompagnata dall’aumento del battito cardiaco oppure l’imbarazzo che si esprime con il rossore sul volto;
  • componente della mimica facciale: l’espressione del viso è un forte indicatore dell’emozione che si sta provando. Il disgusto nel volto ad esempio si caratterizza per gli angoli della bocca abbassati, il naso arricciato e le guance sollevate.


Nel 1967 lo psicologo americano Paul Ekman ha condotto una ricerca presso la popolazione dei Fore, una civiltà priva di scrittura che abitava in una zona isolata della Papua Nuova Guinea. Durante i suoi studi Ekman scoprì che questi soggetti avevano le stesse espressioni facciali dei popoli occidentali civilizzati e ne dedusse che le emozioni di base si esprimono con la stessa mimica facciale in tutte le culture del mondo.

L’emozione stimola la ragione

Recenti studi hanno dimostrato che essere razionali potrebbe non essere sempre la scelta migliore. Il pensiero razionale risulta infatti può costoso in termini di risorse psicologiche rispetto all’automatismo delle emozioni. Inoltre, sembra che siano proprio i processi emotivi ad imporsi nella maggior parte delle decisioni che prendiamo. Per applicare alti standard di razionalità ai nostri pensieri è necessario impiegare più tempo perchè si presuppone che si facciano accurate valutazioni sulle diverse variabili che intervengono in una situazione. E’ per questo che in molte occasioni sono le emozioni a dirigere i nostri comportamenti. Persino i giudizi morali che crediamo collegati alle nostre convinzioni razionali sono nella maggior parte dei casi basati sulle emozioni. Lo psicologo Baumeister propone un modello secondo il quale “il comportamento insegue l’emozione“, cioè ritiene che le azioni che mettiamo in atto sarebbero sempre motivate dalla possibile emozione che si potrebbe provare in una determinata circostanza. Ad esempio si evita di andare a trovare un amico perchè si teme che incontrandolo si possa provare l’emozione della rabbia o della delusione. Altri studi dimostrano che le emozioni ci permettono di regolare anche l’attenzione indicandoci nell’immediato quali sono gli elementi della realtà a cui prestare maggiore attenzione. Tutte queste ricerche dimostrano in definitiva che non solo l’emozione non contamina il pensiero razionale, ma che addirittura lo stimola, permettendo di regolare comportamenti, credenze e intenzioni. Ad esempio l’emozione del rimpianto stimola il pensiero riguardo a come una decisione diversa avrebbe potuto portare a risultati diversi. Come afferma Baumeister “se non fosse per l’emozione, le persone potrebbero non pensare tanto quanto pensano“.

L’intelligenza emotiva

Nel 1995 lo psicologo Daniel Goleman introduce un ulteriore tassello al complesso rapporto tra ragione ed emozioni pubblicando l’opera Intelligenza emotiva. Lo studioso definisce l’intelligenza emotiva come la felice sintesi tra ragione ed emozioni e sostiene che la parte emotiva e quella razionale del nostro cervello collaborano costantemente. La persona emotivamente intelligente è in grado di riconoscere e controllare le proprie emozioni indirizzandole in vista di un obiettivo. Inoltre, l’intelligenza emotiva è alla base dell’empatia, cioè la capacità di comprendere e condividere le emozioni altrui. Tutto questo ci fa capire quanto l’intelligenza emotiva sia una qualità importante da possedere per migliorare il rapporto con gli altri. Ma l’intelligenza emotiva è qualcosa di innato o si può apprendere? Su questo aspetto gli psicologi non hanno dubbi e tutti concordano sul fatto che sia possibile sviluppare a pieno questa qualità attraverso corsi di alfabetizzazione emotiva oppure aumentando la consapevolezza di se stessi con un percorso psicoterapeutico.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.