Mio figlio è uscito dallo spettro autistico: è possibile?

La questione se un bambino possa uscire dallo spettro autistico è complessa e richiede un approccio olistico che consideri tutti gli aspetti dello sviluppo individuale.

Hai mai sentito qualcuno dire: “Mio figlio è uscito dallo spettro autistico“? Se sei genitore di un bambino o un ragazzo che ha ricevuto questa diagnosi, ti starai chiedendo se questo sia possibile, se ci sia una terapia.

Nel nostro articolo ci occuperemo proprio di rispondere a questa domanda.

Che cos’è l’autismo

Partiamo dalla definizione del nostro tema: che cosa intendiamo quando parliamo di autismo? In realtà sarebbe più corretto parlare di disturbo dello spettro autistico, secondo la nomenclatura adottata dal DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), che lo racchiude all’interno del capitolo dei disturbi del neurosviluppo, ovvero quelli che insorgono durante l’infanzia.

Il termine “spettro” si riferisce alla grande varietà di manifestazioni di questo disturbo (dall’autismo lieve ai casi più aggravati), che è difficile standardizzare all’interno di criteri precisi, anche se il DSM ne riporta due principali, grazie ai quali è possibile apporre la diagnosi.

Prima di tutto, il cardine dell’autismo è rappresentato dalle difficoltà di interazione a livello sociale. Spesso chi soffre di questo disturbo appare impacciato quando intrattiene delle relazioni o delle semplici interazioni, risultando artificioso e completamente mancante di spontaneità. Solitamente, inoltre, le persone affette di autismo non manifestano molto interesse per i rapporti umani, e fanno molta fatica a creare dei legami profondi, basati sulla condivisione di pensieri ed emozioni.

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In secondo luogo, abbiamo la presenza di una gamma molto ristretta di interessi. Alcune persone che soffrono di autismo tendono ad accumulare oggetti e a iper-specializzarsi in un campo molto limitato, del quale però possono diventare molto esperti. Questi interessi rimangono costanti per molto tempo e spesso si accompagnano a comportamenti ripetitivi e stereotipati, che possono sembrare dei rituali o il tentativo di mantenere un rigido sistema di abitudini.

Come si comportano le persone affette da autismo con la musica?

Posti questi due criteri imprescindibili, la varietà di situazioni che si presenta è impressionante. Ad esempio, in alcuni casi possono associarsi ipersensibilità ai rumori o all’illuminazione eccessiva, che viene vissuta come una iperstimolazione sensoriale.

In oltre il 30% dei casi è concomitante anche una disabilità intellettiva (ovvero un quoziente intellettivo significativamente più basso della media), ma in molti altri casi l’intelligenza risulta normale o addirittura superiore alla media (in passato questi pazienti venivano identificati come Asperger).

Nei casi più gravi, invece, ci si trova di fronte a una completa regressione delle abilità già acquisite, e si parla di disturbo disintegrativo dell’infanzia. In tutte queste situazioni, per quanto diverse, la diagnosi rimane quella di disturbo dello spettro autistico.

Disturbo dello spettro autistico: origine e prognosi

A questo punto, dopo aver chiarito i sintomi, ti chiederai se è davvero fondata la famosa affermazione “Mio figlio è uscito dallo spettro autistico”. Prima di rispondere, ha senso esaminare le dinamiche che sono alla base di esordio e decorso del disturbo.

Il disturbo dello spettro autistico colpisce circa l’1-2% della popolazione, soprattutto i maschi, e solitamente i sintomi vengono identificati intorno al secondo anno di vita. Nel primo periodo dell’infanzia, i sintomi diventano più evidenti, parallelamente all’aumento della complessità delle interazioni sociali, mentre alcuni bambini raggiungono una fase definita plateau, in cui lo sviluppo regredisce e le abilità linguistiche e sociali si deteriorano.

In ogni caso, problemi nello sviluppo del linguaggio, modalità interattive insolite e comportamenti bizzarri sono indice di un sospetto disturbo dello spettro autistico. E a questo punto possiamo scardinare qualsiasi dubbio: non è una condizione da cui si può guarire. Anzi, le nuove teorie tendono a concepire l’autismo come qualcosa di più simile a una struttura di personalità che a un vero e proprio disturbo, come un peculiare modo di essere.

Non è possibile pensare di modificare delle caratteristiche così profonde, quindi diffida sempre da chi ti dice: “Mio figlio è uscito dallo spettro autistico”.

È vero che, con la crescita, molti bambini con sviluppo cognitivo normale imparano ad acquisire delle strategie di compensazione rispetto alle loro difficoltà, ma gestire e riequilibrare non significa risolvere. Ciò non significa che non si possa fare nulla per aiutare questi ragazzi: ci sono delle terapie, intese come protocolli di intervento, che possono favorire l’integrazione dei pazienti e fornire alle famiglie informazioni preziose.

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Gli interventi per l’autismo

Partiamo dalla premessa che non esiste un intervento che si possa adattare a tutte le casistiche, vista la varietà con cui l’autismo si manifesta. Ma di seguito puoi trovare un elenco dei principali protocolli cui è stata riconosciuta una validità scientifica. Tra di essi si può scegliere il più adatto a seconda delle caratteristiche e delle necessità del paziente.

  • Parent training: è un percorso rivolto ai genitori, che rappresentano la prima fonte di fondamentali scambi sociali per bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico. Buona parte dell’intervento si basa sulla psicoeducazione, che consiste nel dare ai genitori informazioni precise riguardo la natura del disturbo, oltre a indicazioni dettagliate su come intervenire nei momenti di crisi allo scopo di potenziare le competenze sociali del paziente e renderlo più integrato nei vari contesti, interni ed esterni alla famiglia.
  • Terapia farmacologica: in alcuni casi il ricorso agli psicofarmaci può essere un utile supporto, dal momento che spesso ad accompagnare la condizione di autismo intervengono problemi comportamentali che possono risultare molto difficili da gestire. Non esistono, ovviamente, farmaci specifici per l’autismo, ma si prescrivono medicinali adatti ad affrontare lo specifico problema presentato. Alcuni bambini e ragazzi, infatti, insieme al disturbo dello spettro autistico, manifestano anche sintomi psicotici come deliri e allucinazioni, oppure disturbi dell’umore (ad esempio depressione) o sindromi ansiose. Chiaramente non bisogna abusare dei farmaci, che possono rivelarsi un’arma a doppio taglio e non servono certo a far regredire la diagnosi.
  • Psicoterapia: in particolare viene riconosciuta come efficace la terapia cognitivo comportamentale, grazie alla sua versatilità e alla varietà degli interventi che propone, includendo sia una parte psicoeducativa che una più strettamente di risoluzione dei conflitti e dei comportamenti problema. Molto in voga grazie alla loro comprovata efficacia sono strategie più strettamente comportamentiste, come il famoso metodo ABA (Applied Behaviourial Analysis), che interviene soprattutto sulle competenze cognitive e migliora l’adattabilità (e quindi la flessibilità) del paziente. Il modello Denver, invece, si focalizza maggiormente sul rafforzamento delle componenti sociali, intervenendo anche sui precursori della teoria della mente, come l’imitazione e il gioco di finzione, che secondo gli studi condotti in età evolutiva rappresentano la base dello sviluppo delle capacità relazionali.

Qualsiasi metodo venga scelto, è fondamentale che la decisione si basi prima di tutto su un’attenta fase di valutazione, in cui non solo vengano testate le capacità del paziente, ma anche osservati i comportamenti bizzarri e degni di attenzione clinica. Come abbiamo detto, ogni caso è a sé stante, quindi per impostare una terapia è essenziale conoscere il destinatario.

Ricorda, infine, che l’autismo è una sindrome la cui origine non è ancora stata chiarita, e questo rende ancora più difficile pensare a una terapia definitiva che possa risolvere le difficoltà del bambino o del ragazzo che ne è affetto. Nonostante ciò, è possibile intervenire sui comportamenti problematici per ridurre il disagio che il disturbo provoca in vari ambiti della vita, tenendo sempre fermo l’obiettivo principale, che deve essere il benessere del paziente. Come utilizzare l’agenda autistica?

Scopri come si manifesta l’autismo negli adulti.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.