La comunicazione efficace e la libertà di essere se stessi con gli altri

Scopri come la comunicazione efficace può liberare la tua vera essenza nelle interazioni sociali, migliorando l’autopercezione e il benessere.

Tutta la nostra vita si svolge attraverso la comunicazione, che è il mezzo principale di convivenza con gli altri. Il nostro essere animali sociali ci predispone a ricercare continuamente le interazioni e a cercarne i segnali nell’ambiente che ci circonda. Perfino quando non abbiamo intenzione di comunicare, o quando siamo convinti che non lo stiamo facendo, in realtà stiamo inviando dei messaggi precisi a chi ci sta intorno.

Ma la comunicazione può essere sia spontanea che consapevole, e di questa seconda categoria fa parte la tanto spesso menzionata comunicazione efficace. Si tratta di una modalità particolare che richiede delle strategie precise per poter essere in atto, e quindi la padronanza di alcune capacità. Vuoi sapere come l’assertività può aiutarti per sviluppare una comunicazione efficace? Continua a leggere il nostro articolo e scoprirai tutto ciò che vuoi sapere!

A che cosa serve la comunicazione?

Iniziamo con una domanda che ci consentirà di aprire molti spunti di riflessione: perché la comunicazione è così importante? Per noi esseri umani, così come per tutti gli animali, specialmente quelli che vivono in società organizzate e gerarchizzate, la comunicazione è qualcosa che permea ogni aspetto della vita quotidiana, che ritroviamo sempre in ogni contesto e di cui non possiamo fare a meno, ma anche uno strumento di interazione complesso, governato da regole implicite che tutti conoscono e altri stratagemmi più sottili.

In primo luogo, quindi, la comunicazione rappresenta una modalità di approccio all’altro per intrattenere un rapporto nel corso del quale gli interlocutori si influenzano a vicenda. La comunicazione, infatti, non serve solo per scambiarsi informazioni potenzialmente utili, ma anche per esprimere degli aspetti di sé e della propria identità, oppure emozioni e pensieri che ci appartengono. Diretta conseguenza di queste interazioni, quindi, è la definizione di sé attraverso gli altri.

In questo modo, ogni scambio comunicativo modifica l’immagine di sé che ciascuno di noi ha, ogni volta che vi prendiamo parte. È qualcosa che avviene in egual misura per tutte le parti coinvolte e rende la comunicazione un elemento fondamentale nel determinare il benessere di ogni individuo nella società. Pertanto lavorare sulla propria comunicazione è molto importante. Sentirsi a proprio agio con gli altri è qualcosa che aumenta l’autostima e che, a sua volta, ci rende più sicuri nel rapportarci con le persone. La comunicazione efficace è proprio uno strumento che permette di intrattenere degli scambi soddisfacenti e non solo: apprenderne le strategie può aiutare a raggiungere più facilmente gli obiettivi che stiamo perseguendo.

Gli elementi della comunicazione efficace

Ma quando possiamo parlare davvero di comunicazione efficace? Si tratta di un insieme di capacità e strategie che consentono di riuscire a trasmettere agli altri il messaggio che vogliamo in qualsiasi circostanza e indipendentemente da chi sia il nostro interlocutore. Queste abilità si applicano a qualunque contenuto desideriamo far recepire: può trattarsi di opinioni, bisogni, riflessioni personali, ma anche di emozioni e sentimenti che non necessariamente sono in linea con le aspettative dell’interlocutore.

Come si fa a essere efficaci nell’inviare questi messaggi? Abbiamo detto che la comunicazione è un costrutto complesso ed è anche composta da diversi elementi. Affinché si possa definire una comunicazione efficace, questi devono essere tutti allineati tra di loro, quindi devono trasmettere lo stesso contenuto in maniera coerente.

Il primo di questi è senza dubbio il linguaggio. Il canale verbale, infatti, è quello a cui immediatamente pensiamo quando si parla di comunicazione. Ha molti vantaggi, come la possibilità di rendere molto chiaro ed esplicito il contenuto, evitando malintesi e incomprensioni. Certi vantaggi, però, sono anche delle armi a doppio taglio: il linguaggio è estremamente versatile ma anche molto manipolabile. Scegliamo accuratamente le parole da utilizzare e possiamo anche indirizzarle verso uno scopo preciso, ad esempio per ingannare o dissimulare le nostre vere intenzioni.

Il linguaggio, in pratica, rende molto facile mentire e, per questo motivo, è un canale molto rischioso da considerare in modo decontestualizzato. Ecco perché istintivamente tendiamo a cercare altri segnali che ci confermino il messaggio che viene trasmesso a voce, la cui importanza nella comunicazione è solo del 7%.

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Tutto il resto è rappresentato dal canale non verbale e da quello paraverbale. Con il linguaggio del corpo intendiamo i gesti, la mimica facciale, la postura, le manifestazioni di interesse o distrazione e tutto ciò che, a livello visivo, ha qualche significato nell’accompagnare le parole. Il paraverbale, invece, è rappresentato dal tono di voce, dal volume, dal ritmo, dalla velocità con la quale vengono pronunciate le parole.

Insieme, non verbale e paraverbale hanno un peso superiore al 90% nel determinare la buona riuscita nella trasmissione di un messaggio. La comunicazione efficace, quindi, viene data proprio dalla coerenza e dalla sinergia con cui agiscono questi tre canali fondamentali. Ad esempio, se rimproveriamo un bambino per una marachella ridendo mentre diciamo di essere arrabbiati, il messaggio non andrà mai a buon fine.

Comunicazione efficace e silenzio

Ma oltre a questi tre canali fondamentali, esiste anche un altro strumento di comunicazione, che spesso viene sottovalutato o non considerato come valido a livello comunicativo: il silenzio. Molte persone temono il silenzio, vedendolo come un vuoto da riempire nel più breve tempo possibile perché crea facilmente imbarazzo tra gli interlocutori. Eppure, usato in modo oculato e strategico, ha un potere che non deve essere trascurato.

Il significato dei momenti di silenzio cambia molto in base alla specifica situazione, oltre a essere strettamente correlato alle varie culture e anche alla relazione specifica che si intrattiene con l’interlocutore. Nonostante ci siano dei casi in cui il silenzio è ambiguo o addirittura ostile, può rientrare tra le tecniche di comunicazione efficace, se viene utilizzato con la giusta frequenza e nei momenti migliori.

Più precisamente, il silenzio può avere queste funzioni:

  • riflessiva: il silenzio può essere un momento di pausa funzionale a raccogliere i pensieri e mettere ordine tra le idee, uno spazio che gli altri devono rispettare perché è un momento attivo;
  • enfatica: come dice l’aggettivo, il silenzio può essere posizionato in momenti precisi all’interno del discorso allo scopo di sottolineare e mettere in evidenza le parti più importanti. In pratica, crea una piccola finestra che consente a chi ascolta di assimilare le informazioni apprese e di comprenderne l’importanza;
  • motivazionale: in modo ancora più esplicito, il silenzio può essere lo stimolo per indurre i presenti a fare qualcosa di specifico, come riflettere in autonomia su un concetto appena esposto oppure raccogliere l’attenzione in attesa di affrontare l’argomento successivo;
  • difensiva: questa funzione è visibile soprattutto nei rapporti di coppia, che si tratti di legami romantici o amicali. Capita, infatti, che la persona rinuncia a controbattere a un’affermazione con cui discorda, o anche a un’offesa, allo scopo di non aggravare la lite in corso e cercare di lasciar sbollire la situazione.

Tutte le modalità di impiego del silenzio che abbiamo appena esposto sono funzionali e vengono utilizzate allo specifico scopo di rendere più efficace la comunicazione o di limitare i danni. Ma c’è un ultimo modo in cui il silenzio viene applicato in caso di conflitti, ed è un silenzio ostinato che ha lo scopo di far nascere nell’altro sensi di colpa o farlo sentire indegno di essere considerato. Quella che può sembrare, a prima vista, una reazione passiva, nasconde in realtà rabbia e aggressività.

I segreti della comunicazione efficace

Il silenzio può quindi arricchire gli scambi e i discorsi, in linea di massima, ma la comunicazione efficace è sostenuta principalmente da tre pilastri, ovvero il livello verbale, non verbale e paraverbale, che devono essere sempre coerenti tra di loro per rafforzare il messaggio che si vuole trasmettere.

Ma i canali paraverbale e non verbale non possono essere controllati, dal momento che inviano segnali in modo spontaneo e involontario. Piuttosto le strategie da impiegare per rendere efficace una comunicazione riguardano altri atteggiamenti, come la pratica dell’empatia, la dimostrazione di interesse in ciò che l’altro ci sta dicendo attraverso l’ascolto attivo e il rimando di feedback positivi che incoraggino l’interlocutore a proseguire la sua esposizione. Queste abilità possono essere apprese e rafforzate grazie a un apposito corso di comunicazione efficace.

Ciò che, invece, deve essere evitato, sono le critiche, i giudizi negativi e frettolosi, le accuse e tutti i commenti che potrebbero avere effetti negativi sull’altra persona, ad esempio facendola sentire in colpa o denigrando l’immagine che ha di sé: ricorda che la comunicazione assertiva è un mezzo che modifica l’autopercezione di ciascuno di noi sulla base di come pensiamo che ci vedano gli altri.

La comunicazione efficace si basa sulla coerenza e sulla sincerità, che però non deve essere aggressiva: è un mezzo che permette di esprimere liberamente se stessi senza timore del giudizio e ci consente di stare in sintonia con gli altri.

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Redazione

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.