La comunicazione non verbale: il potere del corpo nelle interazioni sociali

Hai mai sentito dire che un gesto vale molto più di mille parole? In effetti, il corpo è in grado di comunicare in maniera completamente preriflessiva tutto ciò che il linguaggio nasconde o non riesce a esprimere. Mentire a parole è molto più semplice piuttosto che celare l’espressione delle proprie emozioni o del proprio stato d’animo, proprio perché il corpo parla da solo utilizzando un suo linguaggio.

Se vuoi sapere di più sul linguaggio del corpo e come viene usato per comunicare, prosegui nella lettura e avrai tutte le risposte.

La comunicazione non verbale

Parlare di ciò che nel senso comune viene chiamato linguaggio del corpo, in psicologia, significa parlare di comunicazione non verbale, che ovviamente si contrappone a quella verbale che si serve della lingua parlata. Il non verbale include tantissimi aspetti, che fanno riferimento alle espressioni del viso, al modo in cui si sta in piedi o sulla sedia, al movimento ripetitivo o distratto, ma anche il tono di voce, le esitazioni, la direzione dello sguardo. Sono tutti elementi che ci dicono molto sulle intenzioni e su ciò che una persona sta pensando o provando.

Nella nostra vita di tutti i giorni utilizziamo i segnali che ci arrivano dagli altri attraverso questo canale in maniera inconsapevole, in quanto si tratta di un atto preriflessivo, ovvero che avviene in maniera indipendente da qualsiasi ragionamento. Ma, a nostra volta, anche noi facciamo uso di questi segnali, a volte in modo consapevole e volontario, con il preciso obiettivo di trasmettere una determinata impressione a chi ci sta davanti o produrre uno specifico effetto.

Il linguaggio del corpo: alcuni riferimenti scientifici

Forse ti sembrerà strano, ma l’importanza della componente non verbale della comunicazione durante le interazioni sociali ha dei fondamenti scientifici che ne attestano la validità. Non solo: esistono delle scienze che si occupano proprio di studiare la comunicazione non verbale, come la cinesica, termine che deriva direttamente dalla parola in greco antico che significa “movimento”. Nello specifico, la cinesica si dedica allo studio dei gesti che vengono compiuti da diverse parti del corpo, alla mimica, alla postura e alle espressioni del volto.

A questa disciplina si affianca la prossemica, che invece si concentra su un aspetto della comunicazione non verbale più strettamente legata all’interazione con l’altro, ovvero le relazioni spaziali che si instaurano, come la gestione e il mantenimento delle distanze.

A livello storico, il pioniere di tutti gli ambiti che si occupano dello studio del linguaggio del corpo è stato lo psicologo Paul Ekman, divenuto celebre per le sue ricerche. Ekman si propose di osservare la comunicazione non verbale delle emozioni in popolazioni appartenenti a culture diverse, ad esempio nelle tribù africane. Le sue scoperte furono sconvolgenti: il linguaggio del corpo sembrava essere identico in tutte le popolazioni osservate, senza differenze culturali. Questo perché, a parte i gesti che vengono rivestiti di un particolare significato convenzionale, la comunicazione non verbale non è mediata dal contesto né dalla cultura, ma è connaturata nel nostro patrimonio genetico. Ekman, in particolare, si riferiva alle espressioni facciali che corrispondono alle emozioni: queste sono costituite da segnali che sono identici in qualsiasi zona del globo. Ecco perché è possibile capire se una persona sta mentendo grazie al non verbale.

Quali informazioni ci dà il linguaggio del corpo?

Per darti un’idea dell’importanza del non verbale nella comunicazione, prendiamo come esempio uno studio dell’Università della California, che ha stimato che il parlato trasmette solo il 7% delle informazioni relative al vero significato di quanto detto. Il restante 93% si suddivide tra il tono di voce, che comunica il 38% delle informazioni e, soprattutto, il resto del linguaggio del corpo, che riveste ben il 55% dell’importanza totale. Ciò significa che non possiamo essere competenti nella comunicazione se non sappiamo leggere i significati non verbali: questa incapacità implicherebbe, infatti, di non capire e non essere capiti perché ci perdiamo quasi tutte le informazioni salienti in entrata e in uscita. Infatti non solo la comprensione è importante, ma conoscere la valenza del non verbale ed essere in grado di sfruttarla, aiuta anche a essere più efficaci nelle comunicazioni.

Una conseguenza ovvia dell’essere competenti su questo tema è quella di riuscire a leggere le emozioni degli altri grazie ai segnali che inviano, ad esempio, le espressioni del viso. Abbiamo detto, infatti, che le configurazioni che i muscoli facciali assumono mentre proviamo una determinata emozione sono uguali in tutto il mondo, e questo ci aiuta a comprendere meglio chi ci è davanti, risultando così più adeguati nelle reazioni.

Come possiamo sfruttare il linguaggio del corpo?

Queste conoscenze possono anche essere riutilizzate a nostro favore: ad esempio, possiamo servircene per comportarci in modo da creare un rapporto di fiducia con l’interlocutore. Per mettere in pratica ciò occorre una certa consapevolezza nel riprodurre i gesti necessari a sintonizzarti con l’altro oppure nel riconoscere ed evitare in maniera controllata e consapevole i segnali che possono essere indicatori di menzogna. In questo modo, per l’altro sarà più facile fidarsi. Inoltre, la stessa strategia si può utilizzare per nascondere le insicurezze e apparire più assertivi.

Questo consentirà di ottenere specifici effetti. Il controllo sulla propria comunicazione non verbale, infatti, comporta il vantaggio di manipolare, entro certi limiti, l’impressione che gli altri hanno di noi. Un fatto interessante da tenere in considerazione in circostanze come i colloqui di lavoro, in cui l’atteggiamento (come postura, contatto visivo e sicurezza) rappresentano una parte essenziale. Guardare direttamente negli occhi l’interlocutore, ad esempio, esprime fiducia in se stessi e assertività, mentre contenere i gesti che esprimono nervosismo (come toccarsi i capelli o premere le unghie sulle superfici) riesce a modulare in parte l’incertezza del momento.


Il non verbale nelle relazioni interpersonali

Ma oltre agli ambiti formali come quelli dei colloqui di lavoro, anche le relazioni sociali che intratteniamo tutti i giorni sono intrise di segnali non verbali che codifichiamo e decodifichiamo in continuazione, senza rendercene conto. Per fare un esempio, pensiamo a quando stiamo flirtando.

Quello della seduzione è un tema particolarmente sensibile alla potenza della comunicazione non verbale, dal momento che buona parte degli scambi interattivi, in questo caso, si giocano sulla cinesica e sulla prossemica: ogni gesto include informazioni precise sulle intenzioni dell’altra persona e su se e quanto questa sia attratta a livello fisico da noi.

La postura gioca un ruolo fondamentale, di primo impatto, per capire se ci sia dell’interesse, specialmente nelle fasi iniziali del corteggiamento. In generale, possiamo dire che lo sguardo fisso su di noi implica un sincero interesse, un’attenzione genuinamente dedicata a noi, mentre se l’interlocutore si sente a suo agio in nostra compagnia, assumerà una postura accogliente, sporgendosi verso la nostra direzione.

Si va verso un crescendo di intensità dell’interesse con gesti man mano più espliciti. Il toccarsi i capelli, ad esempio, non è sempre segno di nervosismo: in un contesto di flirting, viene utilizzato per affascinare l’altro, mentre piccoli tocchi, ad esempio sfiorare un braccio, indica coinvolgimento e un’intenzione di aumentare l’avvicinamento. Infatti, non è un gesto che si può attuare con tutti, ma richiede una certa confidenza.

Che cosa possiamo concludere sulla comunicazione non verbale?

Le ricerche degli studiosi, come quelle di Ekman, ci hanno dimostrato che il corpo ha un linguaggio suo, condiviso a livello universale da tutti gli uomini. Si tratta di una comunicazione che avviene in maniera spontanea, non volontaria e che deve essere conosciuta alla perfezione per poter essere modulata, nonostante alcuni segni (detti microespressioni) riescano addirittura a indicare la presenza di una menzogna.

Il non verbale, quindi, è genuino, immediato, concreto, e per questo il corpo rappresenta il canale più affidabile e informativo che ci aiuta a regolarci durante le interazioni.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.