Cos’è la codipendenza affettiva?

La codipendenza è un concetto complesso caratterizzato da un eccessivo bisogno di convalida, controllo e dipendenza emotiva dagli altri. Non è un disturbo mentale ma un comportamento condizionato dalle esperienze di vita e di apprendimento.

La codipendenza affettiva può essere modificata attraverso terapie di supporto e cambiamenti comportamentali.

In questo articolo capiremo cos’è la codipendenza affettiva, imparando a riconoscerne i principali segnali come, ad esempio, la paura dell’abbandono e il desiderio incessante di compiacere gli altri.

Cos’è la codipendenza?

La codipendenza affettiva è un comportamento caratterizzato dall’abitudine di concentrarsi sui bisogni, desideri, sentimenti e problemi degli altri, trascurando o minimizzando i propri.

La persona codipendente considera gli altri più importanti di sé e, per sentirsi necessaria o amata, dà priorità alla cura dell’altro finendo per trovarsi eccessivamente coinvolta nei suoi problemi e nei suoi bisogni, a scapito della propria salute mentale ed emotiva.

Una persona codipendente ha imparato a mettere a tacere i propri bisogni e fa di tutto per soddisfare gli altri, incluso agire contro il proprio interesse.

Il codipendente smarrisce lentamente la sua identità, perdendo traccia di chi è e di cosa vuole.

Si sente responsabile nei confronti dell’oggetto del suo amore, cerca di controllarlo per evitare che la sua situazione peggiori: non dimentichiamo infatti che spesso il partner della persona codipendente vive e lotta contro qualche dipendenza, una malattia mentale o l’immaturità emotiva.

I passi falsi o la sofferenza di questa persona suscitano empatia, compassione e desiderio di aiutarla il più possibile.

La relazione codipendente può riguardare un partner ma anche un figlio, un genitore o un amico.

Quando è stato utilizzato per la prima volta il termine di codipendenza affettiva?

Il concetto di codipendenza affettiva è stato originariamente applicato ai modelli di accudimento osservati tra i partner degli alcolisti.

Questo termine infatti venne utilizzato negli Stati Uniti intorno agli anni ’50 per indicare tutte quelle persone che era solite innamorarsi di partner che presentavano dipendenza e abuso da alcol o da altre sostanze.

Le osservazioni sui gruppi degli Alcolisti Anonimi avevano mostrato infatti come il comportamento amorevole e premuroso da parte di familiari e partner nei confronti di un alcolista ne favorisse, paradossalmente, la dipendenza. I partner di persone dipendenti dall’alcol spesso non facevano altro che ripetere uno schema di coinvolgimento appreso da un genitore dipendente da alcol, droghe, dal sesso o dal gioco d’azzardo e così via.

Da allora questo termine è stato applicato non solo alle dipendenze in generale ma anche per descrivere quelle relazioni in cui la persona codipendente mantiene vivo il legame soltanto perché l’altro ha bisogno di lei.

Il concetto di codipendenza si è sviluppato soprattutto nei paesi di lingua inglese, in particolare attraverso le opere di Melody Beattie e Robin Norwood, autrice del best-seller “Donne che amano troppo”.

Qual è la differenza tra relazione sana e una relazione codipendente?

Proviamo a riflettere sulle relazioni d’amore.

Quelle sane e funzionali sono caratterizzate da un sostanziale equilibrio garantito da un meccanismo semplice ma efficace: entrambe le parti danno e ricevono in maniera equa e riescono a mantenere la propria identità separata da quella del partner.

Nella relazione codipendente invece questo equilibrio è alterato dal comportamento di chi dona e che si trova a essere intrappolato nel ruolo di caregiver.

È un ruolo non imposto ma che sceglie liberamente perché desidera sentirsi utile, vuole salvare l’altro ma il risultato di questa dedizione lo lascia insoddisfatto, esausto, frustrato e non solo.

Il suo modo di fare spesso non fa che alimentare i comportamenti dannosi del partner che fagocita le premure dell’altro senza fornire nulla in cambio.

Qual è la differenza tra dipendenza e codipendenza affettiva?

La dipendenza emotiva si riferisce a uno stato in cui una persona dipende emotivamente da un’altra per la sua felicità, la sicurezza e l’autostima. In amore, sul lavoro, in famiglia o in amicizia, pensiamo che la nostra felicità dipenda dagli altri ma la scelta non ricade su persone con particolari problemi.

La codipendenza si concentra sull’eccessiva preoccupazione per gli altri a scapito di se stessi ma soprattutto sulla scelta di un partner che ha a sua volta problemi di dipendenza.

Quali sono le cause della codipendenza emotiva?

Il pensiero tipico del codipendente affettivo è ” Ho bisogno che l’altro abbia bisogno di me e sono responsabile della sua felicità”: ma dove nasce questo schema mentale?

La codipendenza è spesso il risultato di problemi emotivi o psicologici come:

  • bassa autostima e mancanza di fiducia in se stessi;
  • esperienze traumatiche infantili;
  • modelli relazionali disfunzionali appresi nella famiglia di origine;
  • disturbi d’ansia e depressione.

I tratti codipendenti di solito si sviluppano spesso in famiglie in cui un genitore è tossicodipendente, malato di mente, violento o negligente. Questi tratti possono essere trasmessi da una generazione all’altra nelle famiglie disfunzionali e la trasmissione avviene inconsciamente e si avvale del meccanismo della negazione.

Cosa vuol dire esattamente?

I genitori spesso trasmettono ai figli i modelli che essi stessi hanno ereditato dai propri genitori. Nessuno in famiglia è a conoscenza di questi schemi, magari si avverte una punta di sofferenza e disagio, ma la tendenza è quella di non vedere e di non parlarne.

Crescere in contesti del genere abitua a pensare che, per evitare un rifiuto, una critica o l’abbandono, sia necessario imparare a ignorare i propri bisogni o a credere che siano sbagliati.

La codipendenza durante l’infanzia ha uno scopo perché ci permette di affrontare una storia familiare confusa e dolorosa ma durante l’età adulta diventa soltanto un ostacolo per il nostro benessere emotivo e mentale.

Quali sono i segnali della codipendenza?

I segnali della codipendenza sono numerosi. Tra i principali ricordiamo:

  • dare priorità ai bisogni dell’altro piuttosto che ai propri;
  • bassa autostima e scarsa considerazione di se stessi;
  • paura di essere abbandonati o rifiutati;
  • sbalzi d’umore;
  • difficoltà nell’esprimere i propri sentimenti.

Il codipendente non riesce a dire no ma tende ad accontentare in tutto e per tutto la persona oggetto delle sue attenzioni e del suo “amore” e, contemporaneamente, a sentirsi frustrato se non riesce a controllare l’altro.

Questo comportamento, che spesso colpisce più le donne che gli uomini, provoca nella persona codipendente una serie di disturbi importanti come la depressione ma anche l’emicrania, l’ipervigilanza, lo sviluppo di fobie e ossessioni.

In alcuni casi, le persone codipendenti possono sviluppare comportamenti compulsivi in ​​risposta allo stress emotivo e alle proprie difficoltà. Ad esempio, una persona codipendente può ricorrere al cibo, all’alcol o ad altre dipendenze per far fronte all’ansia e allo stress legati alla relazione codipendente.

Guarire dalla codipendenza è complesso ma necessario per riequilibrare noi stessi: invece di concentrarci così tanto su ciò di cui gli altri hanno bisogno, dobbiamo imparare a “vedere” i nostri bisogni e a renderli una priorità.

Come uscire dalla codipendenza

Il punto dal quale partire è riconoscere la presenza di questo problema e accettare che il cambiamento è necessario e doveroso nei confronti di noi stessi.

Il primo obiettivo quindi è diventare consapevoli di tutti quegli schemi e modelli di pensiero disfunzionali che tendiamo a ripetere nonostante la sofferenza e il disagio che ci arrecano.

La terapia cognitivo comportamentale rappresenta, sotto questa ottica, uno strumento ideale per guidarci lungo tutto il processo di guarigione perché ci permette di identificare e di lavorare sui modelli di pensiero e comportamento che sono alla base della codipendenza e che tendono ad alimentarla nel tempo. Questo percoro terapeutico ci aiuta di metterli in discussione e a sostituirli con pensieri e comportamenti più allineati ai nostri valori e bisogni.

Uscire dalla codipendenza vuol dire lavorare sulla propria autonomia emotiva e capire che la nostra felicità non dipende dagli altri: il focus è riuscire a creare un proprio mondo e imparare a crescere come individuo indipendente dagli altri e dalle relazioni.

Non dobbiamo aver fretta: guarire dalla codipendenza è un percorso lungo e complesso che necessita di un atteggiamento paziente e gentile nei confronti di noi stessi.

È un viaggio difficile ma necessario per ritrovarsi e per imparare a prendersi cura di se stessi.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.