Segnali della codipendenza affettiva
La codipendenza affettiva si verifica quando una persona si sente dipendente emotivamente da un'altra in modo eccessivo, spesso a scapito dei propri bisogni e benessere.
Quando parliamo di modelli relazionali disfunzionali, ci riferiamo a schemi o dinamiche che si ripetono nelle interazioni all'interno di una relazione. Questi possono manifestarsi come mancanza di comunicazione, dipendenza emotiva eccessiva, controllo eccessivo, mancanza di rispetto reciproco o manipolazione. La codipendenza affettiva è un esempio di modello relazionale disfunzionale, con un impatto significativo sulla salute e stabilità delle relazioni.
Cos’è la codipendenza affettiva?
La codipendenza affettiva è un modello di relazione disfunzionale che si manifesta attraverso l'eccessiva preoccupazione per gli altri a discapito di sé stessi. In particolare, per le persone codipendenti, gli altri diventano il fulcro della propria esistenza, percependo il proprio valore principalmente attraverso la dedizione agli altri o l'approvazione esterna, anziché trovare soddisfazione intrinseca nelle proprie realizzazioni o interessi personali (Spann e Fischer, 1990).
Non dobbiamo prendere il rifiuto come un riflesso del nostro valore personale. Se qualcuno che è importante (o anche qualcuno che non lo è) per te ti rifiuta o rifiuta le tue scelte, tu sei comunque reale e vali esattamente quanto varresti se non fossi stato rifiutato. Senti tutte le emozioni che accompagnano il rifiuto; parla dei tuoi pensieri; ma non mettere a repentaglio la tua autostima per il disapprovazione o il rifiuto altrui di chi sei o di ciò che hai fatto. Anche se la persona più importante per te ti rifiuta, tu sei comunque reale e va tutto bene. Se hai fatto qualcosa di inappropriato o devi risolvere un problema o cambiare comportamento, allora prendi le misure adeguate per prenderti cura di te stesso. Ma non rifiutarti e non dare così tanto potere al rifiuto degli altri. Non è necessario.
― Melody Beattie, Codependent No More: How to Stop Controlling Others and Start Caring for YourselfLa Teoria dei sistemi familiari di Bowen aiuta a comprendere la codipendenza affettiva come un comportamento appreso all'interno delle dinamiche familiari. Anche nel caso di controdipendenza affettiva, che implica un'eccessiva ricerca di indipendenza emotiva e la tendenza ad evitare legami o relazioni strette, il contesto familiare ha un'influenza significativa nello sviluppo individuale.
Bisogna precisare che la codipendenza affettiva è una condizione di dipendenza emotiva in cui una persona si trova in una relazione caratterizzata da una dipendenza da sostanze o comportamenti dannosi da parte del partner. Pertanto, il codipendente spera che il partner cambi grazie alle cure e all'attenzione fornite, ma allo stesso tempo teme che il cambiamento possa portare alla rottura del legame, poiché questo è basato sulla reciproca dipendenza emotiva.
Origini della codipendenza
La codipendenza affettiva è un concetto che è emerso dagli anni '60, quando si studiavano le famiglie con problemi di alcolismo. Il termine "codipendente" si riferiva a coloro che avevano una relazione con una persona dipendente dall'alcol. All'inizio si pensava che il codipendente sviluppasse una dipendenza dalla persona tossicodipendente. Negli anni '80, con l'avvento di gruppi come i Codipendenti Anonimi, l'attenzione si è spostata sugli individui con tratti codipendenti nelle relazioni, non necessariamente legati a una persona dipendente dall'alcol.
La codipendenza affettiva è stata poi collegata a modelli relazionali malsani che derivano da famiglie disfunzionali. Gli studiosi infatti hanno notato che la codipendenza può essere un comportamento imparato trasmesso da una generazione all'altra. Il concetto di codipendenza affettiva si è sviluppato soprattutto attraverso le opere di Melody Beattie e Robin Norwood, autrice del best-seller "Donne che amano troppo".
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Come capire se si è codipendenti?
La persona codipendente tende a sacrificare i propri bisogni per soddisfare quelli degli altri, anche a discapito del proprio interesse, perdendo progressivamente la propria identità. Spesso si sente responsabile per il benessere dell'altro, cercando di controllarlo per prevenire situazioni negative, specialmente se affronta dipendenze o problemi emotivi.
Gli errori o la sofferenza dell'altro suscitano un forte desiderio di aiutare, manifestando empatia e compassione. Tra i sintomi della codipendenza affettiva gli esperti includono:
- difficoltà nel definire confini nelle relazioni;
- fatica nel riconoscere i propri bisogni;
- tendenza a prendersi cura eccessivamente degli altri a discapito di sé stessi;
- propensione agli eccessi nell'espressione di sé;
- comportamenti di controllo nei confronti del partner o della relazione;
- ricerca di felicità e soddisfazione al di fuori di sé stessi.
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Codipendenza affettiva e mancanza di differenziazione del sé
Nel modello di Bowen, la differenziazione del sé è un' abilità che ci aiuta a gestire i nostri rapporti con gli altri. Si manifesta in due modi: a livello personale e con gli altri.
A livello personale, vuol dire trovare un equilibrio tra le emozioni che proviamo e la nostra razionalità. Ad esempio, possiamo provare sentimenti forti, come rabbia o tristezza, ma essere ancora capaci di pensare in modo chiaro e agire in modo appropriato. Attraverso l'intelligenza emotiva, possiamo imparare a riconoscere queste emozioni quando sorgono, comprendere le loro cause e gestirle in modo costruttivo.
A livello delle relazioni, il concetto di differenziazione di sé significa essere in grado di avere legami intimi e profondi con gli altri senza perdere il senso di chi siamo. In pratica, vuol dire essere vicini a qualcuno senza diventare dipendenti o perdere la nostra identità, come succede nel caso di codipendenza affettiva.
Ci sono quattro aspetti chiave di questa differenziazione del sé:
- reattività emotiva: capacità di controllare le nostre emozioni e non lasciare che esse ci dominino;
- fusione con gli altri e influenza sociale: rischio di fondersi completamente con le emozioni e le aspettative degli altri, perdendo di vista i nostri bisogni e desideri;
- cut-off emotivo: tendenza a tagliare i legami emotivi con gli altri quando si presentano conflitti o tensioni, invece di affrontarli e risolverli;
- capacità di mantenere una posizione Io: essere in grado di esprimere chiaramente le nostre opinioni e sentimenti senza sentirsi minacciati o influenzati dagli altri.
La ricerca ha dimostrato che le persone con una maggiore differenziazione del sé tendono ad avere una migliore salute mentale e relazionale, con meno ansia e maggiore soddisfazione nella vita e nelle relazioni.
Perché si diventa codipendenti?
La codipendenza affettiva è spesso il risultato di problemi emotivi o psicologici come:
- modelli relazionali disfunzionali appresi nella famiglia di origine;
- disturbi d’ansia e depressione;
- stile di attaccamento insicuro durante l'infanzia;
- tratti di personalità dipendente;
- bassa autostima e mancanza di fiducia in sé stessi;
- crescita con un genitore narcisista o tossicodipendente;
- traumi durante l'infanzia, esposizione a condizioni di abuso o esperienza di violenze domestiche;
- perdita precoce di una figura significativa.
Sebbene la codipendenza affettiva possa aver avuto uno scopo adattativo nell'infanzia per affrontare una storia familiare complicata, in età adulta diventa un ostacolo al benessere emotivo e mentale, in quanto limita la capacità di stabilire relazioni sane.
Come risolvere la codipendenza affettiva?
Per superare la codipendenza affettiva, è importante prima di tutto acquisire consapevolezza della dinamica disfunzionale della relazione e imparare a riconoscere i propri bisogni.
La Scala di Codipendenza Spann-Fischer, creata da Fischer, Spann e Crawford nel 1991, è uno strumento utile per misurare quanto una persona possa essere codipendente. Questa scala valuta diversi aspetti della codipendenza, come la tendenza al controllo, la paura dell'abbandono, la mancanza di fiducia in sé stessi e la tendenza a mettere da parte i propri bisogni per soddisfare quelli degli altri.
Per risolvere la codipendenza, gli esperti consigliano la psicoterapia per lavorare sulla propria autostima, spesso compromessa in questi casi. Un obiettivo fondamentale inoltre, è quello di esplorare gli elementi e le dinamiche della famiglia di origine che influenzano il modo in cui funzioniamo oggi.
Ciò implica imparare a osservare noi stessi senza giudizio, aumentare il nostro self empowerment e comprendere il significato che queste esperienze hanno avuto nella nostra vita. Serenis può aiutarti a lavorare sulla tua autonomia emotiva attraverso la psicoterapia online.
Non dobbiamo aver fretta: guarire dalla codipendenza è un percorso lungo e complesso che necessita di un atteggiamento paziente e gentile nei confronti di noi stessi.
Se ti interessa approfondire l'argomento, ti consigliamo la lettura di questi libri per la crescita personale sulla codipendenza affettiva:
Titolo del libro | Autore |
---|---|
"Codipendenza: Guida alla Guarigione e al Recupero" | Melody Beattie |
"Il Cammino della Codipendenza: Come Liberarsi dai Ruoli che Limitano la Vita" | Janet G. Woititz |
"Il Codipendente Felice" | Robert Subby |
"Codipendenza: Quando Lasciarsi Dipendere Diventa Una Dipendenza" | Anne Wilson Schaef |
"Dipingersi di Rosso: Un Libro sulla Codipendenza Affettiva" | Angela Benessia |
Fonti:
- Peleg, O. (2008). Differentiation of self, perceived parental behavior, and psychological distress in college students. Contemporary Family Therapy, 30(2), 67-84.
- Ross, A. S., Murdock, N. L., & Shepperd, J. A. (2016). Differentiation of self and relationship satisfaction: Examining the mediating roles of authenticity and perceived partner acceptance. Family Process, 55(4), 731-742.
- Skowron, E. A., & Friedlander, M. L. (1998). The Differentiation of Self Inventory: Development and initial validation. Journal of Counseling Psychology, 45(3), 235-246.
- Skowron, E. A., & Schmitt, T. A. (2003). Assessing interpersonal fusion: Reliability and validity of a new DSI fusion with others subscale. Journal of Marital and Family Therapy, 29(2), 209-222.