Role playing: evolvi il tuo personaggio

Il role playing è una particolare tecnica psicologica che ci permette di scoprire molte cose su noi stessi e sugli altri.

Vi siete mai chiesti se un semplice gioco di ruolo potesse trasformarsi in uno strumento terapeutico come il training autogeno? La prospettiva potrebbe sembrare insolita, ma è proprio così, e con risultati sorprendentemente positivi. Parliamo di un metodo tanto versatile quanto efficace per affrontare vari disturbi psicologici, ma che trova applicazioni anche al di fuori del contesto terapeutico, come ad esempio nell’ambito scolastico e educativo. In questo articolo esploreremo in modo chiaro e accessibile il concetto di role playing, esaminando i diversi contesti in cui può essere impiegato e i suoi molteplici benefici.

Cos’è il role playing?

Il role playing, introdotto nel 1934 da Jacob Levi Moreno, è una tecnica psicologica versatile e potente che implica l’assunzione temporanea di identità differenti per esplorare dinamiche sociali, comunicative o psicologiche. È come recitare una parte in un gioco, dove ci si sente liberi di esplorare senza il timore delle conseguenze reali.

Attraverso questa pratica strutturata, i partecipanti possono immergersi in scenari specifici, abbracciando nuove prospettive e sperimentando modalità di interazione diverse. In contesti terapeutici, il role playing offre un ambiente sicuro in cui esplorare sentimenti, pensieri e comportamenti, consentendo una migliore comprensione di sé stessi e degli altri.

Questo approccio facilita l’analisi dei modelli relazionali e può favorire il cambiamento e la crescita personale al pari di altre tecniche come l’introspezione.

gioco di ruolo e role playing

Storia del role playing

Il role-playing trova le sue origini nel teatro della spontaneità e nello psicodramma, metodologie sviluppate per incoraggiare l’espressione creativa e l’interazione sociale. Jacob Levi Moreno, psichiatra e sociologo rumeno, introdusse la pratica negli anni Venti del XX secolo coinvolgendo giovani in attività teatrali nei parchi di Vienna.

Nel 1934, Moreno coniò il termine “role-playing” e dagli anni ’50 Gordon Lippitt lo ha introdotto in molte aziende americane e britanniche come strumento per la formazione aziendale, sottolineando anche l’importanza dei benefici di una respirazione diaframmatica corretta.

Modalità di svolgimento

Il role playing si basa sull’improvvisazione e sulla creatività. Assomiglia a un teatro senza copione, in cui i partecipanti assumono ruoli assegnati e agiscono seguendo solo indicazioni generali, senza uno script rigido. Durante il gioco emergono aspetti del comportamento e delle interazioni basate su esperienze passate, dando vita a una rappresentazione unica.

Gli osservatori, presenti per fornire feedback e osservazioni, contribuiscono alla ricchezza dell’esperienza, offrendo una prospettiva esterna e approfondimenti sulle dinamiche emerse. Questo tipo di gioco offre un ambiente sicuro e strutturato in cui esplorare dinamiche terapeutiche, praticare nuove strategie e sviluppare abilità cliniche.

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Inoltre il role playing segue un processo articolato, diviso in diverse fasi:

  • conduzione: fase iniziale in cui viene presentata la situazione da interpretare e vengono stabilite le regole e i tempi per l’esecuzione del gioco di ruolo;
  • interpretazione: i partecipanti mettono in scena la situazione assegnata, interpretando i ruoli assegnati e agendo secondo le indicazioni prestabilite;
  • debriefing: discussione post-esperienza in cui i partecipanti esprimono le proprie impressioni sull’esperienza vissuta, condividono riflessioni e ricevono feedback dagli altri.

Tipologie di role playing

Le principali tipologie di role playing sono due:

  • role-playing strutturati: sono caratterizzati da regole e vincoli precisi riguardanti ruoli, contenuti e modalità di svolgimento, usati per sviluppare abilità di risoluzione dei problemi e modificare atteggiamenti nelle relazioni interpersonali;
  • role-playing non strutturati: si concentrano sulla scoperta di nuovi modelli d’azione e feedback, consentendo ai partecipanti di interpretare liberamente situazioni e ruoli.

In particolare le modalità di approccio più frequenti nel role playing sono:

Modalità di ApproccioDescrizioneEsempio
Modelli di ApprendimentoUtilizzo di modelli teorici o pratici per facilitare l’apprendimento di nuove competenze o comportamenti.Durante il role playing, un terapeuta potrebbe utilizzare un modello di comunicazione assertiva per praticare l’espressione di emozioni e opinioni in modo chiaro ed efficace.
Tecniche di Psicodramma
(monologo, sedia vuota, cambio di ruolo, alter-ego, uso di più sedie o giocattoli…)
Utilizzo di tecniche teatrali per esplorare e rappresentare dinamiche interpersonali o emotive.Durante una sessione di role playing, un terapeuta potrebbe utilizzare la tecnica della sedia vuota per consentire al paziente di esplorare i propri sentimenti nei confronti di una persona significativa assente.
Feedback Dopo una simulazione di role playing, i partecipanti possono fornirsi reciprocamente feedback incoraggiandoli a riflettere sulle loro azioni e ad esplorare nuove prospettive.Ad esempio, un partecipante potrebbe dire: “Hai gestito bene la situazione, ma potresti provare a essere più assertivo nel comunicare i tuoi bisogni.”
IncoraggiamentoPromozione della sperimentazione di nuove strategie o comportamenti durante il role playing.Il terapeuta potrebbe incoraggiare il cliente a esplorare nuove modalità di comunicazione e a gestire la situazione in modo diverso, ad esempio ascoltando attivamente e rispondendo in modo empatico.

Esempio di role playing

Un esempio di role playing può essere il seguente:

  • Elena, una manager di successo, si trova in conflitto con un collega prepotente che sembra ignorare le sue competenze e le sue opinioni. Si sente impotente di fronte al comportamento dominante del collega, che la interrompe continuamente durante le riunioni e impone la sua visione.
  • Elena vuole affrontare il problema con il suo terapeuta e replicano la situazione con un role playing in cui il terapeuta assume il ruolo del collega prepotente.
  • Dopo l’esercizio, Elena riflette sulle sue reazioni ed emozioni e riconosce l’importanza di trovare strategie per una comunicazione assertiva efficaci per far valere le sue opinioni.
  • Grazie al role playing, Elena acquisisce nuove competenze, come la mentalizzazione, per gestire il conflitto con il collega prepotente in modo più efficace e rispettoso.
  • Si sente ora più sicura e preparata ad affrontare situazioni simili in futuro, dimostrando che è possibile superare il dominio degli altri e stabilire relazioni di lavoro più equilibrate e collaborative.

Questo è un esempio di come il role playing possa aiutare le persone nel proprio percorso terapeutico. Se desideri un supporto adeguato, affidati a Serenis, un centro medico autorizzato. Grazie alla nostra esperienza, possiamo metterti in contatto con uno psicologo online che si adatti alle tue esigenze specifiche.

Gli ambiti di applicazione

Secondo uno studio condotto da Marks e colleghi, il role playing si è dimostrato efficace nel modificare e sviluppare atteggiamenti e competenze relazionali. Ad esempio l’assertività, che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza arrecare offesa agli altri. Questa tecnica trova applicazione in diversi contesti, tra cui:

Ambito di applicazioneDescrizioneEsempio
Educazione e formazioneUtilizzato nel contesto scolastico per praticare competenze sociali e risolvere problemiGli studenti interpretano situazioni di bullismo per imparare a gestire conflitti
Psicoterapia e counselingImpiegato per esplorare dinamiche interpersonali e affrontare conflitti emotiviUna coppia pratica la comunicazione efficace durante una terapia di coppia
Formazione aziendale e team buildingUtilizzato per migliorare le competenze di comunicazione e leadershipDipendenti che simulano una riunione per praticare la gestione dei conflitti
Sviluppo personaleAiuta a esplorare e affrontare sfide personali, migliorando la consapevolezza di séUna persona interpreta diverse parti di se stessa per comprendere meglio i propri sentimenti
Sensibilizzazione socialeUtilizzato in workshop per affrontare questioni di diversità e inclusioneI partecipanti interpretano ruoli di persone di diverse etnie per comprendere le esperienze degli altri

Il role playing può essere utilizzato anche nella terapia di coppia, consentendo di esplorare le rappresentazioni reciproche dei partner e di comprendere meglio il punto di vista dell’altro. Importante sottolineare che l’efficacia del role playing varia a seconda del contesto e delle dinamiche individuali. Pertanto, è fondamentale che venga utilizzato in modo appropriato e valutato da professionisti esperti nel settore della salute mentale.

role playing per terapia

Fonti

  • Moreno, J. L. (1964). Principi di sociometria di psicoterapia di gruppo e sociodramma: speciale prefazione dell’autore alla presente edizione italiana. ETAS-Kompass.
  • Marks I., Sibilia L.& Borgo S. (2010) Assertiveness (Assertive, Assertion) Training. In: Marks I., Sibilia L.& Borgo S. (Editors), Common Language For Psychotherapy Procedures, the first 80. Pag. 27-28. Roma: CRP.

10 cose da tenere a mente prima di intraprendere un percorso di psicoterapia

Scopri le 10 considerazioni essenziali da tenere a mente prima di iniziare un percorso di psicoterapia. Questo articolo ti fornirà preziose informazioni per un’avventura di crescita personale e benessere emotivo.

Abbiamo fatto una lista di 10 consigli da prendere in considerazione per intraprendere un percorso di psicoterapia (in presenza o da remoto).

  1. Privacy e ambiente confortevole sono due elementi che non possono mancare durante un percorso di psicoterapia (anche da remoto), soprattutto agli inizi, quando si deve ancora entrare in confidenza con il proprio interlocutore: così facendo ci si potrà raccontare in tranquillità, senza il timore di essere ascoltati.

  2. Dimostrarsi propensi al cambiamento per costruire quella che è anche nota come alleanza terapeutica, ovvero la solida collaborazione tra specialista e paziente, che insieme lavorano per raggiungere gli obiettivi prefissati. Cercare supporto in qualcun altro presuppone molto coraggio in chi opera questa scelta, perché implica la possibile messa in discussione di punti fermi e regole della vita di ognuno di noi: per questo è importante che la seduta psicoterapeutica rappresenti un luogo sicuro in cui aprirsi, svelare esperienze e fragilità che in altri contesti si terrebbero nascoste e dare inizio a un percorso privo di pregiudizi e soggettività al fianco di un professionista.

  3. Ridurre la luminosità sullo schermo (se da remoto) potrebbe sembrare un consiglio secondario, eppure è di fondamentale importanza perché permette di creare un ambiente favorevole nel contesto in cui ci si trova e di non stancare troppo gli occhi nel corso della seduta.

  4. Comodità, prima di tutto. Trovare una postazione comoda, qualunque essa sia, consente a chi parla di essere a proprio agio e non avere altri pensieri, mantenendo così la concentrazione solo sul discorso.

  5. Parlare di pancia, sempre. Specie nel primo incontro, è molto importante lasciarsi andare alle proprie sensazioni, dubbi o paure, raccontando che cosa ha portato a intraprendere questo percorso e ricordando che non ci sono risposte giuste o sbagliate.

  6. Prendersi il proprio tempo: non esistono tempi prestabiliti nel supporto psicologico, ma ognuno ha il proprio orologio e non è mai necessario, né efficace, correre, cercando invece di assecondare i propri bisogni e superare gli ostacoli un passo dopo l’altro.

  7. Qualcosa non funziona? Niente paura. Può capitare, come nella vita, di trovarsi di fronte a qualcuno con cui “non scatta la scintilla” e di avere la sensazione che qualcosa non vada. Il problema non è necessariamente il terapeuta, o la sua professionalità, ma semplicemente potrebbe mancare l’alchimia e di conseguenza un rapporto di fiducia, senza il quale è complicato continuare. Parlarne con il proprio terapeuta e vocalizzare le proprie sensazioni è il primo passo per provare a trovare un punto di incontro da cui ripartire.

  8. Fiducia, fiducia, fiducia. Come anticipato, non è detto che la prima volta sia quella buona e potrebbe succedere di sentirsi persi, fuori posto o davanti alla persona sbagliata. Spesso, però, a fare la differenza è il tempo ed è attraverso il dialogo con il terapeuta che il paziente può trovare la chiave per ridurre gli attriti e instaurare un rapporto di fiducia. Non esiste una ricetta universale, perché ognuno ha le proprie esperienze di vita e storie personali, per cui ogni dialogo è unico e a sé stante. 

  1. Per tutti i maggiorenni ci sono il Progetto Itaca, al numero 800 274 274, e quello della Croce Rossa, al 1520, linee d’ascolto gratuite di supporto psicologico attive 24 ore su 24. Per i minorenni, invece, sempre gratuitamente, oltre alla rete nazionale dei consultori, che non prestano servizio solo alle donne, in Italia è sempre attivo anche il Telefono Azzurro (dai 13 ai 18 anni), al numero 19696 con anche la chat.

  2. Per le donne, oltre al Progetto Itaca, Croce Rossa e i consultori italiani, c’è anche MamaChat, un canale gratuito e anonimo per orientarsi nel proprio problema.

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