Essere possessivi rivela un bisogno estremo di esclusività nel rapporto che ci permette di mantenere il controllo sull’oggetto del nostro amore.
Il primo passo da fare capire le ragioni della dipendenza affettiva è modificare il nostro dialogo interiore.
La terapia individuale e di coppia sono strumenti ideali per recuperare un sano rapporto con se stessi e con il partner.
In questo articolo ci occuperemo della possessività, del confine sottile con la gelosia e cercheremo di capire insieme come gestire un sentimento che rischia di rendere tossica qualsiasi relazione amorosa.
Cos’è la possessività?
La possessività è un sentimento caratterizzato da un forte bisogno di controllo sugli altri. Può essere l’espressione di una tendenza generale al dominio, alla paranoia ma anche alla dipendenza emotiva: in ogni caso, è uno degli “ingredienti” patologici più importanti e preoccupanti delle relazioni tossiche.
Il confine sottile tra gelosia e possessività
La gelosia nasce dalla paura di perdere l’amore del partner, un timore che generalmente deriva da una mancanza di fiducia in se stessi e negli altri. Questo sentimento è quindi un riflesso del nostro mondo interiore, il problema è che a volte può diventare incontrollabile ed evolversi in possessività.
Il confine tra questi due sentimenti è molto sottile e basta poco per oltrepassarlo, è sufficiente chiudersi nella propria realtà fatta di dubbi, paure e sospetti, ed essere refrattari a qualsiasi tentativo di ristabilire un ordine emotivo.
È proprio qui che gelosia e possessività si fondono per dar vita a un sentimento capace di distruggere non solo la vita del partner ma anche la nostra.
Possessività e dipendenza affettiva
La possessività è causata dalla mancanza di fiducia in noi stessi, dalla paura dell’abbandono, dalla sensazione di non valere niente senza l’altro.
La maggior parte delle volte però è legata indissolubilmente alla dipendenza affettiva ovvero a uno stato mentale invasivo che ci porta a credere che non possiamo vivere senza l’oggetto del nostro amore. La relazione con il partner ci è indispensabile e necessaria e nella nostra vita nulla ha senso se non possiamo condividerla con la persona amata.
Il risultato di questa convinzione è che viviamo in un costante stato di allarme e controllo: non potremo fare altrimenti del resto, perché il nostro atteggiamento è necessario per evitare che la relazione finisca. Ecco quindi che ricorriamo al senso di colpa, al ricatto emotivo e, nei casi più seri, alle minacce per trattenere a tutti i costi l’altro.
Essere felici, in una relazione del genere, è davvero impossibile.
Come diventare meno possessivi?
Essere possessivi vuol dire chiedere all’altro di essere ciò che noi stessi siamo: un paradosso, se vogliamo, e una richiesta totalmente impossibile da realizzare.
Per diventare meno possessivi dobbiamo tornare da noi stessi e ripartire proprio da qui, imparando ad autogestire la nostra vita e chiedendoci quali sono le nostre difficoltà perché la possessività racconta molto di noi e del nostro mondo interiore.
7 consigli per diventare meno possessivi
- Mettere a tacere il critico interiore
“Il partner ti sta tradendo”, “Tanto ti lascerà perché non vali nulla”, “Non sei degno di essere amato”: da dove arriva questa voce che ci sussurra nelle orecchie?
La voce critica interna è un modello ben integrato di pensieri distruttivi verso noi stessi e gli altri. I pensieri fastidiosi che compongono questo dialogo sono alla radice di gran parte del nostro comportamento autodistruttivo e disadattivo perché spesso attaccano noi e chi ci è più vicino; hanno il potere di sabotare le nostre relazioni, perché influiscono sui nostri pensieri e ci incoraggiano ad assumere comportamenti possessivi.
Mettere a tacere la voce vuol dire acquisire consapevolezza di quello che ci sta dicendo, impedendole di gestire la nostra vita. La difficoltà sta tutta nell’identificare questo processo interno: per farlo non dobbiamo far altro che prestare attenzione ai cambiamenti del nostro umore, soprattutto quando sono improvvisi e troppo repentini.
- Migliorare il dialogo interiore
Per sconfiggere la voce critica interna, dobbiamo modificare il modo in cui parliamo a noi stessi.
Il dialogo interiore, che combina pensieri consci con credenze e pregiudizi inconsci, fornisce al cervello un modo per interpretare ed elaborare le esperienze quotidiane.
Il nostro chiacchiericcio interno può essere utile quando è positivo, perché ci aiuta a calmare le paure e a rafforzare la fiducia in noi stessi. Sfortunatamente, come abbiamo visto, è spesso influenzato dalla voce critica interiore.
Se l’insicurezza è alla radice del nostro comportamento possessivo, dobbiamo inviarci messaggi positivi e di rinforzo. Cambiamo la narrazione della nostra vita pensando che siamo forti e capaci, abbiamo stima di noi stessi, stiamo bene da soli e che siamo indipendenti dagli altri.
- Capire le cause della possessività
Come abbiamo avuto modo di sottolineare, la possessività racconta molto di noi.
In molto casi, la gelosia fuori controllo evidenzia le note dolenti del nostro animo, anche quelle più inconsce, e le riporta in superficie, chiedendoci a gran voce di ascoltarle. E ascoltarle vuol dire comprendere la nostra storia e trovare una narrazione coerente del nostro passato per dare valore e significato al presente.
Pensiamo, ad esempio, a quella fastidiosa voce critica interna di cui abbiamo parlato e che di solito proviene da esperienze di vita precoci che vengono interiorizzate e interpretate come il modo in cui pensiamo a noi stessi. Molte di queste voci negative provengono dai nostri genitori o da coloro che si sono presi cura di noi o da interazioni con coetanei e fratelli: nel corso degli anni le abbiamo assimilate e riproposte, la maggior parte delle volte in maniera inconscia.
La terapia cognitivo comportamentale, ci permette di comprendere e superare questi nodi esistenziali, aiutandoci a identificare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali e ad agire per modificarli.
- Controllare le nostre emozioni
L’obiettivo è imparare a controllare le nostre emozioni per evitare di agire sotto la loro influenza. Impariamo a dominare l’ansia per calmarci e capire la situazione che abbiamo davanti e che ci fa sentire a disagio, iniziamo a reagire come se ci sentissimo sicuri e fiduciosi. Non è facile ma è indispensabile per evitare che il sentimento di possesso prenda il controllo dei nostri comportamenti e delle nostre reazioni.
- Calmare l’ansia
L’ansia alimenta la possessività che, a sua volta, non fa che rinforzare l’inquietudine. Per spezzare questo circolo vizioso dobbiamo calmare il tumulto interiore. Gli esercizi di respirazione e le pratiche di consapevolezza come la mindfulness ci aiutano a controllare il nostro comportamento e a non sentirci sopraffatti da sentimenti, pensieri ed emozioni.
- Investire nella nostra vita
Per gestire la possessività è necessario spostare il focus e l’attenzione dal partner a noi stessi. Non è semplice anche perché spesso l’eccessivo attaccamento alla persona amata è un alibi che ci impedisce di assumerci la responsabilità della nostra vita.
Concentriamoci su chi siamo o su chi vorremmo essere, su quello che ci piace. La capacità di prestare attenzione alle cose importanti è stata un’abilità di sopravvivenza cruciale nel corso della storia umana: sfruttiamola per uscire dalla possessività!
- Usare la comunicazione assertiva
La comunicazione assertiva è un modo di esprimere il proprio punto di vista rispettando quello dell’altro. È una tecnica di autoaffermazione quindi che ci esorta a rivolgerci alle persone senza offenderle o aggredire ma che, al tempo stesso, ci consente di esprimerci in modo tale da liberarci dalle tensioni emotive.
Spesso il dialogo del soggetto possessivo è composto da recriminazioni e accuse che non fanno altro che accentuare il malessere della coppia.
Impariamo a parlare al partner da una nuova prospettiva, aperta e soprattutto onesta: confessiamo la nostra lotta con l’insicurezza e con i sentimenti che ci spingono a controllare la situazione.
Evitiamo di incolpare la persona amata: ancora una volta la chiave è spostare il focus su noi stessi e sulle nostre vulnerabilità. Se pensiamo che il partner ci sia infedele o che ci stia per lasciare, chiediamoglielo direttamente e spieghiamo con calma e sincerità i motivi che ci hanno portato a credere che ci sia qualcosa che non va all’interno del rapporto.
La terapia di coppia può aiutarci a prendere coscienza di quello che sta accadendo alla nostra relazione. Ci permette di esternare i nostri sentimenti in un ambiente neutro e positivo, di superare la crisi che stiamo vivendo e di valutare se esistono ancora i margini per vivere un rapporto sano e soddisfacente.
Se il bisogno di controllo però supera i livelli di allerta, è necessario intraprendere un percorso individuale parallelo, utile per comprendere due aspetti fondamentali del problema:
- la possessività è una prigione dell’anima dalla quale evadere al più presto
- i nostri bisogni devono essere soddisfatti con le nostre risorse e non con quelle del partner.
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