Perchè andare dallo psicologo non mi aiuta?

Se durante la terapia non arrivano i risultati sperati è possibile che una persona pensi “lo psicologo non mi aiuta”. Questo può succedere per diversi motivi come ad esempio il desiderio di voler vedere dei cambiamenti nell’immediato, una scelta dello psicologo poco ponderata, il livello di motivazione personale nel fare la terapia oppure la mancanza di relazione con il terapeuta.

Prima di rinunciare alla psicoterapia pensando che non serva a nulla è bene riflettere sulle cause dell’insoddisfazione per non rischiare di perdere gli eventuali progressi già raggiunti.

Cerchiamo di vedere nel dettaglio quali possono essere i motivi per cui si ha la sensazione che la terapia non sia d’aiuto, se è dovuta al fatto che è arrivato il momento di cambiare psicologo e cosa si può fare in questi casi per non rinunciare a portare avanti un percorso di benessere personale.

Perchè lo psicologo non mi aiuta?

Andare dallo psicologo è un atto di grande consapevolezza.

Di solito questa decisione è frutto di profonde riflessioni e non sempre è facile riuscire a concretizzare il desiderio di prendersi cura di se stessi.

Quando finalmente si riesce a mettere in pratica l’idea di affrontare un percorso psicoterapeutico possono nascere incertezze circa la scelta dello psicologo e si fanno i conti con l’investimento di tempo, denaro ed energie che la terapia comporta.

Ci si aspetta dunque che una volta intrapreso il percorso il successo sia assicurato. Perchè allora può succedere che lo psicologo non mi aiuta a risolvere tutti i problemi? Ci sono numerose evidenze scientifiche a sostegno dell’efficacia della psicoterapia.

Ma la verità è che non tutte le terapie funzionano allo stesso modo e soprattutto non è detto che funzionino per tutti.

Ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione prima di stabilire l’efficacia o l’inefficacia di un intervento psicologico.

Come per tutti i legami umani anche la relazione con lo psicologo si costruisce con il tempo attraverso la fiducia e la stima.

Quando con lo psicologo, specialmente nelle prime sedute, non si crea questo tipo di alleanza possono esserci dei momenti di difficoltà in cui il paziente non si sente a proprio agio oppure vive le sedute terapeutiche con particolare ansia o timore del giudizio.

Può capitare infatti di non riuscire a stabilire un’affinità con l’esperto e di conseguenza si riducono le possibilità di lasciarsi andare durante gli incontri in modo sereno e soddisfacente.

Tra i motivi per cui la relazione tra paziente e psicologo non funziona ci possono essere incompatibilità nel linguaggio o difficoltà nella comunicazione che creano la sensazione di non essere compresi fino in fondo. In questi casi la persona che chiede un sostegno può farsi l’idea che lo psicologo non lo aiuti nel risolvere i suoi problemi.

Cosa si può fare in questi casi?

L’ambiente di cura che si crea nell’incontro tra paziente e psicologo prevede che il paziente possa esprimere i suoi pensieri ed emozioni in totale libertà.

In questo contesto di ascolto attivo la persona può parlare con sincerità al suo psicologo manifestando i suoi sentimenti rispetto al percorso che sta facendo. Egli può dunque esprimere il senso di insoddisfazione che prova o il fatto di non vedere cambiamenti nella propria vita nonostante il percorso di cura.

In seguito a questa comunicazione è possibile che il terapeuta modifichi alcuni aspetti dell’intervento o che si stabiliscano insieme nuovi obiettivi da raggiungere.

E’ anche possibile che il problema delle difficoltà di relazione consista nella scarsa fiducia nella psicoterapia in quanto strumento di cura oppure nei confronti di uno specifico psicologo.

Quando non si è convinti di andare in terapia oppure se non si è convinti delle competenze possedute dal proprio terapeuta viene meno la condizione essenziale del processo di cura.

In questi casi si può provare a cercare di sviluppare una sana alleanza con lo psicologo aumentando i margini di fiducia nei suoi confronti e nello stesso tempo credere maggiormente nell’efficacia del lavoro che si sta svolgendo insieme.

La paura dei cambiamenti

Un altro elemento che può far pensare che andare dallo psicologo non aiuta può riguardare la paura dei cambiamenti.

Andare in terapia significa intraprendere un percorso volto a modificare parti di sè e comprenderne delle altre. In certe situazioni può scattare un meccanismo di difesa chiamato resistenza.

Questo termine deriva dal linguaggio psicoanalitico e sta ad ad indicare quella condizione psicologica per cui ci si rifiuta inconsciamente di attuare un cambiamento. Infatti da una parte il paziente intraprende un percorso psicologico con l’intenzione di modificare alcuni pensieri o comportamenti, dall’altra però c’è una componente inconscia che frena questo processo.

La resistenza opera per proteggere la coscienza da contenuti potenzialmente angoscianti che possono emergere durante questo viaggio dentro di sè. E’ importante quindi tenere conto di questo aspetto prima di stabilire se la terapia sta funzionando o meno.

Potrebbe semplicemente essere il paziente stesso che si sta rifiutando di andare nella direzione di un autentico cambiamento.

Il tipo di approccio terapeutico

Esistono numerosi approcci terapeutici che dipendono dalla formazione dello psicologo. A seconda del tipo di approccio alla cura possono essere intrapresi percorsi diversi che coinvolgono il paziente in diverse forme.

Uno psicologo di formazione cognitivo comportamentale potrebbe ad esempio chiedere al paziente di tenere un diario o di svolgere precisi compiti o attività al di fuori delle sedute.

Chi ha un orientamento psicoanalitico si sofferma maggiormente sulla storia passata del paziente cercando di ritrovare nelle esperienze infantili l’origine delle sue difficoltà.

Se si adotta la teoria sistemico relazionale è possibile che lo psicologo cerchi di coinvolgere gli altri membri della famiglia nella gestione condivisa dei problemi. Inoltre alcuni interventi si sviluppano più a breve termine mentre altri prevedono tempi molto più lunghi.

Ne consegue che alcuni approcci potrebbero risultare più indicati per alcuni soggetti mentre altri potrebbero essere meno efficaci.

I casi più frequenti di abbandono del percorso di terapia da parte di un paziente è infatti dovuto all’incompatibilità dell’approccio terapeutico con le caratteristiche del soggetto. In questi casi è opportuno informarsi sulle alternative possibili e indirizzarsi verso l’orientamento teorico che meglio risponde alle proprie esigenze.

Aspettative vs realtà

Tante volte capita di sentire qualcuno dire di aver fatto un percorso di psicoterapia che non è servito a nulla. La domanda da porsi allora diventa un’altra.

Cosa ci si aspetta da un percorso psicologico? Si è davvero motivati al cambiamento?

Non sempre i risultati di un buon intervento di supporto sono così immediati o visibili dall’esterno. Un percorso psicologico presuppone molta pazienza e soprattutto deve basarsi su obiettivi realistici.

Un risultato può essere raggiunto solo se questo è davvero raggiungibile. E’ dunque importante parlare con lo psicologo delle proprie aspettative e farsi aiutare a ridimensionarle per poter beneficiare al meglio dei piccoli ma significativi risultati che si otterranno durante il percorso. Inoltre lo psicologo tendenzialmente adotta la regola della frustrazione.

Questa regola consiste nell’evitare ogni forma di indicazione o suggerimento sulle scelte di vita del paziente frustrando il suo desiderio di ricevere una risposta immediata alle sue richieste.

L’intento dello psicologo è quello di fornire al paziente gli strumenti necessari affinchè la persona diventi capace in futuro di risolvere in modo autonomo i suoi problemi e di affrontare le difficoltà a cui andrà incontro.

Anche se può essere frustrante vedere che lo psicologo non offre risposte alle domande più impellenti, con il tempo questo atteggiamento farà nascere delle abilità psicologiche personali molto importanti.

Queste potranno essere utilizzate nelle diverse circostanze della vita e permetteranno di mantenere stabili i benefici acquisiti durante la terapia.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.