L’acrofobia, cioè la fobia dell’altezza, è una patologia che fa parte dei cosiddetti disturbi fobici. Ma perché si soffre di acrofobia? Che differenza c’è con la vertigine?
In breve:
- l’acrofobia può derivare da esperienze traumatiche come cadute, incidenti e via dicendo;
- in alternativa, l’acrofobia viene anche considerata come una fobia legata alla biologia evolutiva o ad un generale disturbo d’ansia.
Ne parleremo più approfonditamente durante tutto l’articolo, andando ad indagare: cosa è l’acrofobia, perché si soffre di acrofobia, come si può guarire da questa fobia.
Acrofobia: definizione
Il termine acrofobia deriva dal greco ed è composto da due parole: àkron (elevato) e fhobos (paura). L’acrofobia è dunque la fobia dell’altezza.
Cominciamo con il distinguere la fobia dalla paura:
- lì dove la paura è un’emozione primaria che sorge in risposta a situazioni di pericolo;
- la fobia è un tipo di paura eccessivo e invalidante, spesso immotivato, che crea nel soggetto ansia incontrollata e profondo disagio emotivo.
Colui che sperimenta paura dell’altezza in alta montagna, dunque, non è necessariamente acrofobico; l’acrofobico è invece colui che subisce tale paura come un pensiero invadente, causa di profonda angoscia e di disagio psico-emotivo. Soprattutto, l’acrofobico sperimenta fobia anche in assenza di motivazioni valide.
Es. L’acrofobico può sperimentare fobia dell’altezza anche dal terrazzino di casa o da una strada sopraelevata.
Tale fobia si accompagna inoltre a una precisa sintomatologia clinica che ora andremo ad indagare.
Quali sono i sintomi dell’acrofobia?
Come ogni disturbo legato ad una fobia specifica, e quindi ad un disturbo d’ansia, anche l’acrofobia ha degli effetti sintomatici sia nel breve che nel lungo periodo.
Vediamoli insieme.
Nel breve periodo
A contatto con l’altezza o con il pensiero dell’altezza, l’acrofobico può sperimentare:
- panico;
- angoscia;
- ansia;
- sudorazione fredda;
- tachicardia;
- vertigini;
- cefalee;
- paura di gettarsi.
Tali sintomi possono comparire in qualsiasi momento del giorno e in ogni occasione, rendendo all’acrofobico molto difficile svolgere i compiti quotidiani. La paura dell’altezza può altresì presentarsi come come un pensiero invadente, su cui il paziente rimugina e da cui non riesce a liberarsi.
Nel lungo periodo
Nel lungo periodo, queste sintomatologie possono divenire oppressive per il paziente e portarlo a sviluppare:
- isolamento sociale;
- timore di uscire di casa;
- dinamiche di evitamento.
In psicologia, per “evitamento” si intende una strategia di comportamento atta ad evitare situazioni di malessere o stressanti. Tale strategia rientra nelle cosiddette soluzioni disfunzionali: apparenti soluzioni che in realtà ingigantiscono il problema/la patologia alla radice.
Perché si soffre l’altezza?
L’eziologia dell’acrofobia è complessa e divide gli studiosi. A parere di alcuni, le fobie specifiche avrebbero generalmente a che fare con traumi passati o incidenti.
Per esempio, l’acrofobico potrebbe aver avuto incidenti o cadute e dunque aver sviluppato il timore delle altezze. In alternativa, l’acrofobia potrebbe essere spiegata con un riferimento ad un più generale disturbo d’ansia: il soggetto, affetto da disturbo d’ansia, troverebbe nella fobia una valvola di sfogo psicosomatica.
Per curare la fobia, sarebbe dunque utile andare a lavorare sul disturbo d’ansia alla base del problema.
Quanto dura l’acrofobia?
Molte persone, credono che le fobie possano svanire naturalmente col passare del tempo. Sebbene questa evenienza sia possibile, bisogna considerare che i disturbi fobici tendono a peggiorare (e non a migliorare) con il passare dei giorni, dei mesi e degli anni.
Questo per un semplice motivo: tanto più il fobico pensa all’oggetto del suo timore incontrollato, tanto più il cervello (per il principio di neuroplasticità) tenderà a pensare nuovamente all’oggetto del timore. Portando il fobico a sviluppare pensieri invadenti e addirittura compulsioni.
In parole povere: ogni volta che il fobico asseconda il suo timore, la fobia aumenta di grado e di intensità, fino a portare ad escalation anche gravi con effetti non indifferenti sulla vita del soggetto.
Come si cura la acrofobia?
La terapia cognitivo-comportamentale si fonda su un assunto di base: che sia possibile modificare le risposte agli stimoli (es. come reagisco quando mi trovo dinanzi ad un’altezza), andando a modificare gli schemi cognitivi e lavorando sulla somministrazione di stimoli controllati.
Così, in studio, si cercherà di:
- far comprendere al fobico come la sua paura sia patologica e ingiustificata (azione sugli schemi cognitivi);
- e, talvolta, esporre il fobico all’evento stressante in maniera sicura e controllata (ad esempio, attraverso l’uso della realtà virtuale).
In questo modo, il paziente può a poco a poco razionalizzare il contenuto della fobia e infine riuscire ad affrontarla anche nel contesto della quotidianità.
Conclusione
In conclusione, l’acrofobia è un disturbo da non sottovalutare, che può avere sintomatologie anche gravi e invalidanti per la vita dell’individuo. Ti consigliamo di rivolgerti subito ad un professionista se sperimenti questo disturbo o se hai timore di soffrirne già da tempo.
Ricordati che, in alternativa, la paura dell’altezza potrebbe essere causata da problematiche fisiche come vertigini, problemi all’orecchio e infiammazioni, cervicalgia, traumi alla testa e altro ancora.
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