“Tutto chiede salvezza”: una riflessione sul disagio mentale

“Tutto chiede salvezza” è il titolo di un libro e di una serie televisiva che hanno come soggetto principale il disturbo mentale e la sua cura. La salvezza di cui si parla riguarda il bisogno di sentirsi liberi da ogni forma di costrizione mentale, in particolare dall’idea di perfezione che è impossibile da realizzare nella vita.

Di fronte a questo mondo complesso e incomprensibile l’unico modo per fuggire sembrano essere i sintomi di un disturbo mentale;

I personaggi di “Tutto chiede salvezza” sono fragili ma nello stesso tempo dimostrano di possedere una grande profondità d’animo.

La trama consiste nell’intreccio di diverse storie che raccontano le difficoltà, ma anche le gioie e le speranze delle persone che vivono un disturbo mentale.

Il contesto della cura è rappresentato dal personale del reparto in cui si svolgono le vicende e mostra le diverse sfaccettature che vanno dall’ascolto alla fatica di un lavoro delicato e complesso.

Andiamo ad approfondire che cosa vuol dire che tutto chiede salvezza, quali sono le riflessioni sul disagio mentale, come avviene la cura del disturbo mentale e perché è importante imparare a chiedere aiuto.

“Tutto chiede salvezza”: la trama

“Tutto chiede salvezza” è il titolo di un libro dello scrittore italiano Daniele Mencarelli da cui è stata tratta l’omonima serie tv.

La trama racconta la vicenda di un giovane ragazzo che viene ricoverato in un reparto psichiatrico contro la sua volontà per aver agito in modo violento e incontrollato nei confronti della sua famiglia.

Durante la settimana di ricovero il protagonista Daniele incontra altri pazienti e ognuno si presenta con la propria storia e mostra le sue fragilità psicologiche. Presto accade che il legame tra i ricoverati si trasformi in una forma di sostegno reciproco, affetto e grande solidarietà. Anche il personale del reparto mostra caratteristiche molto diverse.

Psichiatri e infermieri hanno in comune il fatto di avere a cuore il bene dei pazienti ma esprimono la loro vicinanza in modi differenti che vanno dall’ascolto all’essere diretti e a volte anche severi.

“Tutto chiede salvezza”: cosa significa?

“Tutto chiede salvezza” è la frase che sintetizza contemporaneamente la difficoltà di stare al mondo e il desiderio di sopravvivere. I sintomi del disturbo mentale sembrano l’unica risposta possibile di fronte alla profonda incapacità di comprendere la complessità dell’esistenza.

Quando non si riesce a trovare un significato agli eventi che accadono e si presenta ciclicamente la sensazione di essere estranei all’universo ecco che emerge un cortocircuito mentale.

E’ per questo che tutto ha bisogno di essere salvato: recuperare la bellezza nell’oscurità, impadronirsi della propria mente nell’estraneità e riconoscere gli altri come se stessi in un gioco di rispecchiamento reciproco.

La salvezza di cui si parla è dunque la capacità di restituire umanità in un mondo disumanizzato, ritrovare l’autentica socialità in una realtà sempre più atomizzata. L’individuo si salva quando si riconosce nelle proprie fragilità, le accetta e fa di queste il suo più grande punto di forza.

“Tutto chiede salvezza”: una riflessione sul disagio mentale

Chiedere aiuto per superare una difficoltà legata alla componente psicologica non sempre è facile. Anche di fronte ad un sintomo psichico evidente qualcuno tende a negare di avere bisogno del sostegno psicologico di figure esperte oppure finge che tutto si risolverà da sè. Perchè accade questo?

  • la paura dello stigma: è come se ci fosse ancora uno stigma sociale legato alla malattia mentale che impedisce di sviluppare la piena consapevolezza di avere un disturbo;
  • l’illusione di potercela fare da soli: altre volte può succedere di vivere nella costante illusione di potersi autocurare anche quando emergono evidenti segnali riguardanti la salute mentale;
  • soffrire di disturbi egosintonici: ci sono alcuni tipi di disturbo che per loro natura sono egosintonici, vale a dire che sono in sintonia con l’Ego del soggetto. Un esempio riguarda i disturbi di personalità. In questi casi le manifestazioni disfunzionali del comportamento sono vissute dall’individuo come parte integrante della sua personalità e per questo non vengono riconosciute come campanelli d’allarme della presenza di una sindrome psicologica.

Il disagio mentale può presentarsi sotto svariate forme e non è detto che a riconoscerlo sia il soggetto stesso che lo vive. Molte volte sono i parenti, gli amici o il partner che si accorgono che qualcosa non sta andando per il verso giusto e cercano di aiutare il loro caro nei modi che conoscono.

Il sostegno degli altri nella ricerca della salvezza personale

“Tutto chiede salvezza”, dunque è la vita stessa che chiede di essere salvata. Uno tra i principali fattori di protezione per lo sviluppo di un disturbo mentale è il sostegno da parte delle persone emotivamente più importanti della propria vita.

La rete di supporto offerta da amici intimi o da familiari capaci di empatia è uno strumento fondamentale sia per la prevenzione di un disagio psicologico che per il successo della terapia. Non a caso le persone sole sono quelle più a rischio di sviluppare forme di depressione, ansia o altre patologie mentali.

Nella ricerca della salvezza il sostegno degli altri è dunque ciò che fa la differenza tra la cura e il peggioramento dei sintomi.

Il ruolo del personale esperto nella ricerca della salvezza personale

In “Tutto chiede salvezza” altrettanto importanti sono le figure dei professionisti della salute mentale. Educatori, infermieri e medici ruotano intorno alle storie di vita dei pazienti del reparto psichiatrico e fungono da mediatori tra il dentro e il fuori.

A sua volta questo personale esperto introduce ulteriori elementi fondamentali nel processo di cura. Il ruolo di psichiatri e psicologi non sempre è facile. Nell’immaginario collettivo sono rappresentati come soggetti formati per contenere le emozioni più complesse e difficili, ma sono a loro volta delle persone con le proprie fragilità.

Nel percorso terapeutico ciò che conta è la possibilità di instaurare relazioni autentiche tra chi si prende cura del disagio e chi lotta per superarlo. In questo rapporto il paziente può ritrovare se stesso quando decide di affidarsi a qualcuno che conosce la strada da percorrere.

Dai manicomi ai servizi territoriali

Fino al secolo scorso la cura della cosiddetta malattia mentale avveniva nei manicomi che potevano essere considerati tutto fuorché luoghi di cura. Negli ospedali psichiatrici infatti il degente perdeva la sua umanità e diventava un oggetto privo di dignità e considerazione.

Anche i trattamenti psichiatrici erano di fatto delle vere e proprie torture e consistevano in bagni di acqua gelida, camice di forza, elettroshock e talvolta si praticava anche la lobotomia, che consisteva nell’asportazione del lobo frontale.

Sono passati molti anni da allora e fortunatamente con la legge Basaglia del 1978 in Italia sono stati chiusi tutti i manicomi.

Oggi il disturbo mentale viene trattato diversamente grazie alla presenza di numerosi servizi di salute mentale, comunità e centri diurni dislocati nelle diverse zone territoriali. Adesso chi soffre di un disagio viene riconosciuto in quanto persona e si tiene conto delle sue richieste, esigenze ed obiettivi.

Il percorso di cura prevede una progettualità condivisa tra personale sanitario, familiari e paziente. Tutto chiede salvezza rappresenta in questo senso un nuovo modello di cura in cui la riabilitazione passa attraverso la comunicazione, il senso di umanità e la solidarietà tra pazienti.

Il servizio che accoglie i soggetti dopo una crisi psicotica acuta o un episodio depressivo è infatti tenuto a rispettare le persone, ascoltarle nelle loro difficoltà e sostenerle nel loro percorso di ripresa. Ancora una volta la salvezza passa attraverso la comprensione empatica e il riconoscimento dell’identità.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.