La claustrofobia è una fobia specifica di tipo situazionale che viene innescata da una paura intensa e irrazionale degli spazi ristretti o affollati.
Può essere innescata da situazioni come:
- essere rinchiuso all’interno di una stanza senza finestre;
- essere bloccato in un ascensore affollato;
- guidare su un’autostrada intasata.
Si tratta di una fra le fobie specifiche di tipo situazionale più comuni. In alcune persone potrebbe scomparire da sola con il tempo, mentre altre hanno bisogno di una terapia per riuscire a gestire i sintomi. Anche se la claustrofobia non è una condizione di panico, se soffri di claustrofobia potresti avvertire sensazioni simili a un attacco di panico.
Indice dall’articolo
Definizione del disturbo da claustrofobia
La claustrofobia è una fobia caratterizzata dalla paura degli spazi chiusi e ristretti, ad esempio ascensori, gallerie, ma anche apparecchiature mediche come la tac. La persona claustrofobica tende a percepire in maniera differente lo spazio rispetto a chi non è affetto da questa paura. Per questo anche uno spazio considerato oggettivamente adeguato verrà comunque percepito come ristretto e soffocante dal claustrofobico.
Quest’ultimo infatti teme che, all’interno di un ambiente chiuso, non ci sia abbastanza aria e che ciò possa causare la morte per soffocamento. Alcune persone arrivano anche a temere che le pareti possano restringersi, schiacciandole. La claustrofobia, nonostante la sua diffusione, non si rivela invalidante per tutti. In alcuni casi il livello di gravità è così alto da interferire sul normale svolgimento delle quotidiane attività, mentre nelle forme più gravi la claustrofobia può portare ad attacchi di panico o andare al di là anche della paura dei luoghi chiusi, tanto che alcune persone non riescono nemmeno a indossare una camicia col colletto abbottonato.
Cause psicologiche e non della claustrofobia
A oggi si sa molto poco riguardo le cause della claustrofobia. Un ruolo importante può essere svolto dai fattori ambientali, mentre in genere le persone tendono a sviluppare questa fobia durante l’adolescenza o l’infanzia.
La claustrofobia potrebbe essere legata alla disfunzione dell’amigdala, ossia la zona del cervello deputata a controllare la modalità in cui viene elaborata la paura.
Questo problema può essere provocato da un evento traumatico come:
- restare bloccati in uno spazio affollato e ristretto per un lungo periodo di tempo;
- sperimentare una turbolenza durante il volo;
- subire come punizione quella di essere rinchiuso in un piccolo spazio, come un bagno;
- rimanere bloccati su un trasporto pubblico affollato;
- essere lasciati per sbaglio in uno spazio ristretto, come un armadio.
Chi cresce con un genitore o un familiare claustrofobico possiede un rischio maggiore di sviluppare la fobia. Durante l’infanzia infatti se un bambino vede una persona che considera fondamentale avere paura di uno spazio piccolo e chiuso, potrebbe iniziare ad associare a situazioni simili sensazioni di ansia e paura.
Come superare la claustrofobia
Vincere la paura, superare l’ansia e curare gli attacchi di panico è possibile. Da questa fobia si guarisce grazie diversi tipi di consulenza che possono aiutare le persone a gestire i fattori scatenanti e a superare le paure. Rivolgersi a un professionista consentirà di individuare il tipo migliore di terapia.
Il trattamento può includere:
- una terapia cognitivo comportamentale (CBT) – utile per gestire i pensieri negativi derivati da situazioni che scatenano la claustrofobia. Riconoscendo e mutando i pensieri è possibile modificare la reazione a tali situazioni;
- una terapia emotiva comportamentale razionale (REBT) – una forma di CBT che si concentra sul presente ed è orientata al presente. Ha lo scopo di affrontare atteggiamenti, emozioni e comportamenti dannosi, includendo la contestazione delle convinzioni irrazionali. In questo modo il claustrofobico può sviluppare alternative sane e realistiche;
- rilassamento e visualizzazione – i terapisti consigliano varie tecniche di visualizzazione e rilassamento da usare in situazioni di claustrofobia per alleviare il panico;
- desensibilizzazione – la terapia espositiva viene utilizzata per trattare condizioni di fobia e ansia. La persona claustrofobica viene esposta a ciò che la spaventa in una situazione controllata e non pericolosa.
I principali sintomi della claustrofobia
I sintomi della claustrofobia si manifestano in seguito a un fattore che scatena la fobia, ad esempio trovarsi in una stanza chiusa oppure in uno spazio affollato. Le sensazioni avvertite durante questa situazione sono simili a quelle di un attacco di panico.
Si avvertono:
- sudorazione;
- tremori;
- vampate;
- un’intensa paura o panico;
- sensazione di soffocamento;
- sensazione di asfissia;
- palpitazioni o tachicardia;
- costrizione toracica o dolore;
- nausea;
- sensazione di svenimento o vertigine;
- derealizzazione o depersonalizzazione;
- sensazione di stare per morire;
- paura di perdere il controllo.
Questi sintomi possono essere lievi o gravi. Chi soffre di claustrofobia inoltre:
- evita situazioni che attivano la fobia, come viaggi in aeroplano, metropolitana, in ascensori oppure in auto durante il traffico intenso;
- cerca compulsivamente e automaticamente le uscite in ogni spazio in cui gli capita di entrare;
- ha paura che le porte si chiudano mentre si trova in una stanza;
- sosta vicino alle uscite mentre si trova in un luogo affollato.
Molte situazioni possono scatenare la claustrofobia fra cui:
- trovarsi in una piccola stanza senza le finestre;
- guidare una piccola macchina;
- entrare in un ascensore pieno;
- sottoporsi a una risonanza magnetica o TAC;
- trovarsi in una stanza grande, ma affollata, ad esempio durante una festa;
- stare in piedi in un armadio.
Altri luoghi che possono scatenare la claustrofobia sono:
- i bagni pubblici;
- gli autolavaggi;
- le porte girevoli;
- gli spogliatoi di negozi;
- le grotte;
- i tunnel.
I sintomi della claustrofobia possono essere innescati inoltre da altre situazioni. Questo perché ogni persona claustrofobica definisce in modo diverso gli spazi ristretti o piccoli rispetto agli altri.
Claustrofobia e attacchi di panico
La claustrofobia talvolta è associata agli attacchi di panico. Molte persone che soffrono di questa fobia tendono a evitare gli spazi che innescano tale condizione. Questa, tuttavia, potrebbe non essere una soluzione a lungo termine in quanto una situazione spaventosa potrebbe, alla lunga, verificarsi.
Per affrontare un attacco di panico:
- Respira profondamente e lentamente, concentrandoti sul respiro;
- concentrati su qualcosa che è sicuro, come il tempo sull’orologio che scorre;
- ricorda ripetutamente a te stesso che la paura e l’ansia passeranno;
- ripetiti che la paura è irrazionale;
- visualizza un luogo che ti dà calma.
L’ansia potrebbe aumentare oppure peggiorare l’attacco, per questo è importante chiedere aiuto. Su Serenis, ad esempio, è possibile trovare un supporto psicologico grazie a un team di psicoterapeuti online pronti a fornire nuovi strumenti utili ad affrontare la problematica.
Le cure farmacologiche per le situazioni claustrofobiche
Per curare la claustrofobia si può ricorrere a cure farmacologiche, assumendo ansiolitici e antidepressivi per trattare i sintomi fisici e il panico. Quando prescritti i medicinali vanno usati in aggiunta alla terapia.
Test per riconoscere la claustrofobia
Se i sintomi della claustrofobia sono persistenti e interferiscono sulla vita quotidiana di una persona è fondamentale rivolgersi a uno specialista. Una diagnosi precoce può aiutarti a riconoscere la claustrofobia e a gestire i sintomi.
Lo psicologo esaminerà non solo i sintomi, ma anche la storia di paura eccessiva che:
- non è associata ad altre condizioni;
- può essere causata dall’anticipazione di un evento;
- scatena attacchi di ansia che sono legati all’ambiente;
- interrompe le attività quotidiane normali.
Psicoterapeuta: come scegliere
Una volta presa la decisione di farti aiutare da uno o una psicoterapeuta per prenderti cura di te, è il momento di trovare la persona giusta. La decisione non è semplice: ci sono diverse scuole di psicoterapia con diverse tecniche. Ma è proprio questo uno dei momenti più delicati, perché scegliere quella sbagliata potrebbe far fallire la terapia. Ecco qualche consiglio per intraprendere il percorso che fa per te:
- Scegli qualcuno che non sia legato a parenti o amici: durante la terapia devi sentirti tranquillo o tranquilla e poterti aprire completamente. Questo avviene meglio con professionisti che non sono connessi alla tua sfera di conoscenze;
- Trova uno o una psicoterapeuta con esperienza: per quanto tutti i terapeuti abbiano avuto una formazione completa, migliaia di ore di esperienza sul campo e una specializzazione sono garanzia di un percorso di successo;
- Scegli qualcuno con cui entri in sintonia: questo lo puoi sapere veramente solo provando una seduta, ma in fase di prenotazione puoi porre delle domande che ti aiuteranno a capire meglio se lo o la psicoterapeuta che hai scelto fa al caso tuo. Come sarà strutturato il percorso? Su cosa ci si concentrerà? Sono previsti esercizi e compiti a casa?
Una soluzione è il servizio di psicoterapia online di Serenis, il centro medico che, tra le altre cose, cura anche questo blog. Serenis ha solo psicoterapeuti esperti. Te ne assegna uno adatto alla tua situazione, con cui farai una prova gratuita e inizierai un percorso (e se per qualche motivo non entri in sintonia, puoi richiedere un terapeuta diverso con un clic). Ci sono anche molti altri modi per trovare uno psicoterapeuta valido: per esempio puoi chiedere al medico di base o rivolgerti a un consultorio nella tua zona. L’importante è fare il primo passo.
Bibliografia e approfondimenti
- MSD Manuals disturbi fobici