La claustrofobia (claustrophobia)è una fobia specifica di tipo situazionale che viene innescata da una paura intensa e irrazionale degli spazi ristretti o affollati.
Questo disturbo claustrofobico può manifestarsi in diverse situazioni, come:
- essere rinchiuso all’interno di una stanza senza finestre;
- essere bloccato in un ascensore affollato;
- guidare su un’autostrada intasata.
Al contrario di fobie più comuni come:
- l’aracnofobia (paura dei ragni);
- la selacofobia (paura degli squali);
- la zoofobia (paura degli animali);
- l’entomofobia (paura degli insetti).
La claustrofobia è una fobia specifica di tipo situazionale, al pari dell’agorafobia (paura degli spazi aperti) o della glossofobia (paura di parlare in pubblico).
In alcune persone potrebbe scomparire da sola con il tempo, mentre altre hanno bisogno di una terapia per riuscire a gestire i sintomi.
Di seguito cercheremo di definire in modo preciso cosa si intende esattamente per claustrofobia, facendoci aiutare dal DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), e vedremo anche quali sono le possibilità di trattamento.
Cos’è la claustrofobia
La claustrofobia viene classificata dal DSM-5 nella sezione dei disturbi d’ansia e, precisamente, rientra tra le fobie specifiche, con le quali condivide tutte le caratteristiche e tutti i sintomi.
Il significato della claustrofobia va oltre la semplice paura degli spazi chiusi; implica un sentimento profondo di angoscia e disagio che può influenzare significativamente la vita quotidiana.
La persona affetta da questa condizione tende a percepire gli spazi in maniera differente, anche quelli oggettivamente adeguati. Ad esempio, potrebbe avvertire una sensazione di soffocamento in:
- ascensori;
- gallerie;
- durante l’uso di apparecchiature mediche come la TAC.
Quest’ultimo infatti teme che, all’interno di un ambiente chiuso, non ci sia abbastanza aria e che ciò possa causare la morte per soffocamento. Alcune persone arrivano anche a temere che le pareti possano restringersi, schiacciandole.
Nonostante la sua diffusione, il grado di severità della claustrofobia varia: in alcuni casi può essere gestibile, mentre in altri può provocare attacchi di panico o una paura del chiuso che va oltre la mera paura dei luoghi chiusi.
Paura degli spazi chiusi e attacchi di panico
La claustrofobia talvolta è associata agli attacchi di panico. Molte persone che soffrono di questa fobia tendono a evitare gli spazi che innescano tale condizione.
Questa, tuttavia, potrebbe non essere una soluzione a lungo termine in quanto una situazione spaventosa potrebbe, alla lunga, verificarsi.
Per affrontare un attacco di panico:
- respira profondamente e lentamente, concentrandoti sul respiro;
- concentrati su qualcosa che è sicuro, come il tempo sull’orologio che scorre;
- ricorda ripetutamente a te stesso che la paura e l’ansia passeranno;
- ripetiti che la paura è irrazionale;
- visualizza un luogo che ti dà calma.
L’ansia potrebbe aumentare oppure peggiorare l’attacco, per questo è importante chiedere aiuto.
Su Serenis, ad esempio, è possibile trovare un supporto psicologico grazie a un team di psicoterapeuti online pronti a fornire nuovi strumenti utili ad affrontare la problematiche.
I sintomi della claustrofobia
I sintomi della paura degli spazi chiusi si manifestano in seguito a un fattore che scatena la fobia, ad esempio trovarsi in una stanza chiusa oppure in uno spazio affollato. Le sensazioni avvertite durante questa situazione sono simili a quelle di un attacco di panico.
Si avvertono:
- sudorazione;
- tremori;
- un’intensa paura o panico;
- sensazione di soffocamento;
- palpitazioni o tachicardia;
- nausea;
- sensazione di svenimento o vertigine;
- derealizzazione o depersonalizzazione;
- sensazione di stare per morire;
- paura di perdere il controllo.
Questi sintomi possono essere lievi o gravi.
Chi soffre di claustrofobia notturna potrebbe avvertire un’ansia particolarmente intensa durante la notte.
Come si comporta un claustrofobico?
Chi soffre di claustrofobia inoltre:
- evita situazioni che attivano la fobia, come viaggi in aeroplano, metropolitana, in ascensori oppure in auto durante il traffico intenso;
- cerca compulsivamente e automaticamente le uscite in ogni spazio in cui gli capita di entrare;
- ha paura che le porte si chiudano mentre si trova in una stanza;
- sosta vicino alle uscite mentre si trova in un luogo affollato.
Quali sono le situazioni che scatenano la claustrofobia?
Molte situazioni possono scatenare la claustrofobia fra cui:
- trovarsi in una piccola stanza senza le finestre;
- guidare una piccola macchina;
- entrare in un ascensore pieno;
- sottoporsi a una risonanza magnetica o TAC;
- trovarsi in una stanza grande, ma affollata, ad esempio durante una festa;
- stare in piedi in un armadio.
Altri luoghi che possono scatenare la claustrofobia sono:
- i bagni pubblici;
- gli autolavaggi;
- le porte girevoli;
- gli spogliatoi di negozi;
- i tunnel.
Molti claustrofobici sperimentano ansia in situazioni specifiche come durante una risonanza magnetica o in aereo. Anche luoghi come grotte o spazi chiusi come gli armadi possono essere problematici.
Test per la claustrofobia
Se i sintomi della claustrofobia sono persistenti e interferiscono sulla vita quotidiana di una persona è fondamentale rivolgersi a uno specialista. Una diagnosi precoce può aiutarti a riconoscere la claustrofobia e a gestire i sintomi.
Lo psicologo esaminerà non solo i sintomi, ma anche la storia di paura eccessiva che:
- non è associata ad altre condizioni;
- può essere causata dall’anticipazione di un evento;
- scatena attacchi di ansia che sono legati all’ambiente;
- interrompe le attività quotidiane normali.
Cause della claustrofobia
A oggi si sa molto poco riguardo le cause della claustrofobia. Un ruolo importante può essere svolto dai fattori ambientali, mentre in genere le persone tendono a sviluppare questa fobia durante l’adolescenza o l’infanzia.
La claustrofobia potrebbe essere legata alla disfunzione dell’amigdala, ossia la zona del cervello deputata a controllare la modalità in cui viene elaborata la paura.
Questo problema può essere provocato da un evento traumatico come:
- restare bloccati in uno spazio affollato e ristretto per un lungo periodo di tempo;
- sperimentare una turbolenza durante il volo;
- subire come punizione quella di essere rinchiuso in un piccolo spazio, come un bagno;
- rimanere bloccati su un trasporto pubblico affollato;
- essere lasciati per sbaglio in uno spazio ristretto, come un armadio.
Chi cresce con un genitore o un familiare claustrofobico possiede un rischio maggiore di sviluppare la fobia. Durante l’infanzia infatti se un bambino vede una persona che considera fondamentale avere paura di uno spazio piccolo e chiuso, potrebbe iniziare ad associare a situazioni simili sensazioni di ansia e paura.
Come superare la claustrofobia
Curare la claustrofobia, vincere la paura, superare l’ansia e curare gli attacchi di panico è possibile.
Da questa fobia si guarisce grazie diversi tipi di consulenza che possono aiutare le persone a gestire i fattori scatenanti e a superare le paure. Rivolgersi a un professionista consentirà di individuare il tipo migliore di terapia.
Il trattamento può includere:
- terapia cognitivo comportamentale (CBT) – utile per gestire i pensieri negativi derivati da situazioni che scatenano la claustrofobia. Riconoscendo e mutando i pensieri è possibile modificare la reazione a tali situazioni;
- una terapia emotiva comportamentale razionale (REBT) – una forma di CBT che si concentra sul presente ed è orientata al presente. Ha lo scopo di affrontare atteggiamenti, emozioni e comportamenti dannosi, includendo la contestazione delle convinzioni irrazionali. In questo modo il claustrofobico può sviluppare alternative sane e realistiche;
- rilassamento e visualizzazione – i terapisti consigliano varie tecniche di visualizzazione e rilassamento da usare in situazioni di claustrofobia per alleviare il panico;
- desensibilizzazione – la terapia espositiva viene utilizzata per trattare condizioni di fobia e ansia. La persona claustrofobica viene esposta a ciò che la spaventa in una situazione controllata e non pericolosa.
Farmaci per la claustrofobia
Per curare la paura degli spazi stretti, si può ricorrere a cure farmacologiche, assumendo ansiolitici e antidepressivi, come:
- Xanax per la claustrofobia;
- gocce per la claustrofobia.
Le gocce per la claustrofobia, che spesso contengono ansiolitici, possono essere prescritte per gestire i sintomi acuti dell’ansia. Queste sono particolarmente utili in situazioni in cui l’esposizione a spazi chiusi è inevitabile, come durante un viaggio in aereo.
Tuttavia, la loro efficacia è generalmente considerata una soluzione a breve termine. Quando prescritti i medicinali vanno affiancati alla psicoterapia.
Trattamenti innovativi per la paura degli spazi chiusi
Negli ultimi anni, i trattamenti per la claustrofobia hanno fatto significativi progressi, estendendosi ben oltre le tradizionali terapie di confronto e desensibilizzazione.
Un’area di particolare interesse è l’uso della realtà virtuale (VR) per curare la claustrofobia.
Questa tecnologia permette agli individui di sperimentare in modo sicuro e controllato situazioni che scatenano la loro fobia, incrementando gradualmente il loro livello di comfort e riducendo l’ansia.
In alcuni casi specifici, come durante la risonanza magnetica o la scintigrafia ossea, la claustrofobia può rappresentare un ostacolo significativo. In questi contesti, oltre alla preparazione psicologica, possono essere impiegate tecniche di distrazione, come la musica o la visualizzazione guidata, per aiutare i pazienti a rimanere calmi durante la procedura.
Nel caso del PET e di altre procedure diagnostiche, è fondamentale un approccio che includa sia il supporto psicologico sia strategie pratiche per gestire l’ansia.
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