La claustrofobia: cos'è, cause e cura

La persona claustrofobica può manifestare sintomi come ansia, sudorazione e palpitazioni quando si trovano in ambienti ristretti. Per affrontare questo problema, sono disponibili diverse opzioni di trattamento. Scopri quali!

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Cos'è la claustrofobia

La claustrofobia è un disagio che può essere molto invalidante. Come tutte le fobie, non solo porta a evitare l'oggetto della fobia, ma può anche compromettere il funzionamento di chi ne soffre in particolari ambiti. Le fobie, infatti, si caratterizzano per essere delle reazioni irrazionali e spropositate rispetto allo stimolo che le innesca, ma per fortuna si possono superare.

Che cos’è la claustrofobia?

La claustrofobia viene classificata dal DSM-5 nella sezione dei disturbi d’ansia e, precisamente, rientra tra le fobie specifiche, con le quali condivide caratteristiche e sintomi. In sostanza, si tratta di una reazione molto marcata di ansia o paura nei confronti degli spazi ristretti, chiusi o in qualche modo confinati.

Quando la persona si trova in situazioni che implicano il rimanere in un ambiente simile, ad esempio devono fare un viaggio in aereo, accusano un senso di costrizione che può causare diverse sensazioni, sia fisiche che a livello emotivo e cognitivo.

Si può sperimentare la paura di non riuscire a fuggire, fino a quella di rimanere per sempre bloccati e morire perché nessuno sarà in grado di intervenire o addirittura proprio per gli stessi sintomi fisici che si presentano. Questi possono essere di varia natura e gravità, fino a sfociare in un vero e proprio attacco di panico (evento che, peraltro, può meritare una diagnosi a parte), caratterizzato da senso di soffocamento, sudorazione, respiro e battito accelerati e molte altre variazioni fisiologiche che cambiano da persona a persona.

È proprio il terrore di doversi trovare in una situazione simile a scatenare la fobia per gli spazi chiusi, e di seguito vedremo come riconoscerla per capire se anche tu ne soffri.

Quali sono i sintomi della claustrofobia?

Il DSM descrive la fobia specifica elencando una serie di sintomi. Noi faremo riferimento specifico alla claustrofobia. Come abbiamo detto, il sintomo principale è costituito da una forte reazione ansiosa o di paura di fronte a uno stimolo particolare, ovvero gli spazi delimitati e chiusi. Solitamente basta vedere l’oggetto fobico, ad esempio un ascensore, perché questo scateni l’ansia.

In pratica, la persona vive una sorta di ansia anticipatoria che la induce a evitare il più possibile la situazione temuta e, quando è costretto a viverla (ad esempio è costretto a prendere un aereo per spostarsi dall’Italia al Giappone), la sopporta con estrema difficoltà, provando intensi angoscia e timore.

Ma questa descrizione non è sufficiente a rendere l’idea di che cosa sia la claustrofobia, dal momento che in questo modo sembra una semplice paura. Ciò che la rende un vero e proprio disturbo è la reazione emotiva sproporzionata rispetto allo stimolo e al pericolo che realmente si corre. Per questo motivo può accadere, e anche con una certa frequenza, che la fobia sfoci in un attacco di panico quando la persona si trova immersa nella situazione temuta.

Allo stesso tempo, questa esagerazione irrazionale limita molto l’individuo nello svolgimento di alcune attività. Ad esempio, potrà avere difficoltà a prendere l’ascensore per andare in ufficio o rinuncerà a delle situazioni sociali che potrebbero essere divertenti perché teme di trovarsi in una stanza troppo piccola. La compromissione, quindi, può riguardare più aree ed essere un vero ostacolo per la vita quotidiana.

Cos'è la claustrofobia

Claustrofobia e altri disturbi d’ansia

L'ansia provocata da spazi chiusi può essere gestibile per alcuni, ma può anche sfociare in attacchi di panico in altri. Tuttavia, gli attacchi di panico non sono sinonimo di claustrofobia e possono necessitare di una diagnosi separata se avvengono frequentemente e in altre situazioni.

Similitudini esistono anche con altri disturbi d'ansia come l'agorafobia, la paura di luoghi affollati, caratterizzata dal timore di non trovare una via di fuga.

Quanto dura la claustrofobia?

Tra i criteri che vengono consultati per stabilire se si possa fare diagnosi di claustrofobia, è presente anche un criterio temporale. Pertanto, i sintomi devono durare almeno sei mesi e presentarsi con costanza ogni volta che lo stimolo fobico si presenta.

Ovviamente la durata della claustrofobia è in realtà strettamente legata al suo trattamento. Ci sono persone che vanno avanti a soffrirne per tutta la vita, mentre altre trovano delle strategie di gestione efficaci in breve tempo e riescono a raggiungere la remissione dei sintomi.

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Quali sono le cause della claustrofobia?

Secondo il DSM, le origini della claustrofobia possono essere diverse. Spesso, sono associate a un evento traumatico, subito in prima persona o da altri. In altri casi, un attacco di panico inaspettato può verificarsi in una situazione che prima non causava paura, trasformandola successivamente in un oggetto di fobia specifica. Infine, altre volte ancora può essere un semplice passaggio di informazioni che viene vissuto così intensamente da dare luogo alla claustrofobia.

In ogni caso, solitamente la persona non ricorda in maniera specifica quale particolare evento abbia innescato il disturbo, che fa la sua comparsa il più delle volte durante l’infanzia, tra i 7 e gli 11 anni.

Come superarla?

Per superare la claustrofobia, gli esperti raccomandano di rivolgersi a un terapeuta specializzato nella gestione delle fobie. In particolare, la psicoterapia può aiutare a fronteggiare i pensieri legati allo stimolo fobico, riducendo l'ansia associata. Con Serenis, puoi farlo comodamente da casa tua attraverso la psicoterapia online.

Possono essere utili per tenere sotto controllo l'ansia anche tecniche di rilassamento e la meditazione. Molto utilizzata è anche la terapia dell’esposizione, in cui il paziente viene incoraggiato ad affrontare situazioni che gradualmente lo porteranno più vicino alla sua paura. Nei casi più gravi, il medico può prescrivere psicofarmaci come gli ansiolitici combinati alla psicoterapia.

 

 

 

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Domenico De Donatis
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.

DsMDott.ssa Martina Migliore
Dott.ssa Martina Migliore
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

FRFederico Russo
Federico Russo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048.

Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara.

Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.