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Cosa vuol dire essere idrofobici? Scopriamolo insieme

L’idrofobia è la respulsione e l’avversione patologica nei confronti dei liquidi. 

I sintomi causati da questa fobia possono comprendere violenti spasmi della glottide e dei muscoli respiratori se il disturbo ha cause fisiologiche. Altri sintomi possono comprendere: ansia, panico, sudorazione, tachicardia.

Le cause dell’idrofobia possono comprendere: traumi passati, malattie come la rabbia o altre patologie come la rupofobia.

Ma come si cura l’idrofobia? A seconda della causa sottostante, sarà di volta in volta indicato un percorso terapeutico.

Ne parleremo più approfonditamente nel corso dell’articolo.

Che cos’è l’idrofobia?

Molto spesso, si confonde l’idrofobia come fobia specifica dall’idrofobia causata da malattie come la rabbia. Quest’ultima, ha cause fisiologiche che portano il soggetto ad avvertire violenti spasmi della glottide e dei muscoli respiratori ogni volta che tenta di ingerire liquidi. 

Certo, è possibile che un paziente idrofobico (con una diagnosi passata di rabbia), sia più portato a sviluppare l’idrofobia come fobia specifica, ma le due cose non sono assolutamente collegate. 

Al contrario, l’idrofobia come disturbo d’ansia può implicare:

  • timore nei confronti dell’acqua, dei liquidi e addirittura del nuoto;
  • il timore è irrazionale e morboso e può portare allo sviluppo di pensieri intrusivi e compulsioni;

Le cause non sono esclusivamente fisiologiche ma hanno a che fare con il vissuto emotivo e psicologico dell’individuo.

Quali sono i sintomi dell’idrofobia?

L’idrofobia rientra nei disturbi d’ansia e, con essi, condivide il quadro clinico. Chi sperimenta questa fobia può dunque provare sensazioni di terrore e profondo disagio alla vista dell’acqua, alla necessità di ingerire dei liquidi o di seguire una lezione di nuoto. 

Come tutte le fobie, anche l’idrofobia ha dei caratteri che la distinguono da una paura non patologica e razionale. Per esempio: 

  • la fobia dell’acqua non è motivata;
  • la fobia si presenta con pensieri ricorrenti e/o rimuginio;
  • infine, può portare allo sviluppo di comportamenti di evitamento con conseguenze anche gravi sulla vita dell’individuo.

Sintomatologia clinica

Davanti alla vista dell’acqua o più in generale di un liquido, l’idrofobico potrebbe sperimentare: 

  • Ansia di fronte allo stimolo reale o solamente immaginato.

Es. Un idrofobico si trova dinanzi ad uno specchio d’acqua o ha bisogno di bere. In alternativa, si figura una situazione in cui è l’acqua a far da padrona. Improvvisamente, percepisce: 

  • tachicardia;
  • attacchi d’ansia;
  • sudorazione eccessiva;
  • vertigini;
  • cefalee;
  • sensazione di distacco dalla realtà. 

L’idrofobia non va confusa con la talassofobia, cioè con il terrore morboso di specchi d’acqua profondi come mari, laghi e fiumi. 

Quali sono le cause dell’idrofobia?

Le cause dell’idrofobia variano da paziente a paziente. Molto in generale, possiamo distinguere due modelli di idrofobia e dunque due tipi di cause: 

  • idrofobia come paura di nuotare, immergersi nell’acqua o bagnarsi anche leggermente. 

In tal caso, il timore patologico potrebbe derivare da un’esperienza traumatica avuta durante l’infanzia e dunque far parte di un più generale disturbo da stress post traumatico.

  • idrofobia come terrore di ingerire liquidi. 

Secondo alcuni studiosi, questa forma di idrofobia avrebbe un legame più stretto con la rupofobia e/o la misofobia (cioè con la paura morbosa dello sporco e della contaminazione). Ricordiamo che alcuni pazienti possono soffrire di più disturbi fobici e che per una corretta diagnosi è necessario prendere in considerazione tutti gli elementi. 

Idrofobia: esiste una cura?

Se l’idrofobia è causata da un’esperienza traumatica subita nel passato, si raccomanda di seguire una terapia di tipo cognitivo-comportamentale o breve strategica. Questi modelli sono molto efficaci nel trattamento dei disturbi d’ansia o dei disturbi da stress post traumatico. 

Per esempio: un paziente ha vissuto un’esperienza traumatica in rapporto all’acqua (ha rischiato di annegare). Nel presente, il paziente continua a collegare un’emozione negativa (risposta) ad uno stimolo neutro (l’acqua). 

In studio o online, si tratterà di modificare la risposta del paziente allo stimolo identificando le motivazioni della psicopatologia e lavorando sul disturbo.

Anche se l’idrofobia è causata da un altro disturbo (come la rupofobia) questi modelli possono risultare molto utili e portare alla completa guarigione. Si raccomanda di rivolgersi ad uno specialista se si notano sintomi di idrofobia o simili.

Quanto dura l’idrofobia?

Al contrario di quello che si pensa – per il loro stesso funzionamento – i disturbi fobici tendono a peggiorare nel tempo. Pensiamo all’idrofobia: 

  • un soggetto ha timore dell’acqua;
  • evita quindi tutte le situazioni in cui potrebbe bagnarsi o anche solo vedere dei liquidi;
  • la tentata soluzione dell’evitamento ha come effetto lo sviluppo di pensieri ricorrenti e intrusivi relativi all’oggetto stressante. 

Lo stesso vale per le compulsioni: ogni volta che un fobico mette in atto una compulsione (lavarsi le mani per chi soffre di rupofobia), rende l’oggetto fobico ancora più invasivo e il pensiero dello scenario ancora più stressante. A lungo andare, si assisterà ad un peggioramento del quadro clinico e ad un aggravarsi della patologia. 

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.