Idrofobia: la paura dell’acqua

Cosa significa essere idrofobici e come si manifesta questa paura? L’idrofobia, o paura dell’acqua, va oltre la semplice apprensione. Esplora le cause e le strategie di gestione.
idrofobia

L’idrofobia è la respulsione e l’avversione patologica nei confronti dei liquidi. E’ comune che un individuo idrofobico abbia la fobia dell’acqua.

Persone affette da questa fobia posso evitare di andare al mare o in piscina per evitare la vista e il contatto con l’acqua.

L’idrofobia fa parte delle fobie specifiche inserite nel DSM-5 relative all’ambiente naturale, che si concentrano su determinati elementi dell’ambiente, come:

E differiscono invece da quelle situazionali, relative a situazioni specifiche come:

La paura dell’acqua non va confusa con la talassofobia, la fobia dell’acqua profonda, come il mare, i fiumi o i laghi, cui però può essere associata.

I sintomi causati dall’idrofobia possono comprendere:

Le cause dell’idrofobia possono comprendere: traumi passati, malattie come la rabbia o altre patologie come la rupofobia.

Ma come si cura l’idrofobia? A seconda della causa sottostante, sarà di volta in volta indicato un percorso terapeutico.

Ne parleremo più approfonditamente nel corso dell’articolo.

Significato di idrofobia

Che cos’è l’idrofobia? Nel contesto delle fobie, l‘idrofobia può riferirsi alla paura intensa e irrazionale dell’acqua. Questa fobia può manifestarsi in vari modi, come:

  • paura di nuotare;
  • paura di fare il bagno;
  • paura di entrare in contatto con l’acqua in qualsiasi forma.

Al contrario, l’idrofobia come disturbo d’ansia può implicare:

  • timore nei confronti dell’acqua, dei liquidi e addirittura del nuoto;
  • il timore è irrazionale e morboso e può portare allo sviluppo di pensieri intrusivi e compulsioni.
significato di idrofobia

Idrofobia e rabbia

Molto spesso, si confonde l’idrofobia come fobia specifica dall’idrofobia causata da malattie come la rabbia. Quest’ultima, ha cause fisiologiche che portano il soggetto ad avvertire violenti spasmi della glottide e dei muscoli respiratori ogni volta che tenta di ingerire liquidi. 

È importante notare che la rabbia è una malattia molto seria e potenzialmente letale, e la presenza di idrofobia è un segno di avanzamento dell’infezione.

Certo, è possibile che un paziente idrofobico (con una diagnosi passata di rabbia), sia più portato a sviluppare l’idrofobia come fobia specifica, ma le due cose non sono assolutamente collegate.

Quali sono i sintomi dell’idrofobia?

L’idrofobia rientra nei disturbi d’ansia e, con essi, condivide il quadro clinico. Chi sperimenta questa fobia può dunque provare sensazioni di terrore e profondo disagio:

  • alla vista dell’acqua;
  • alla necessità di ingerire dei liquidi;
  • di seguire una lezione di nuoto. 

Come tutte le fobie, anche l’idrofobia ha dei caratteri che la distinguono da una paura non patologica e razionale. Per esempio: 

  • la fobia dell’acqua non è motivata;
  • la fobia si presenta con pensieri ricorrenti e/o rimuginio;
  • infine, può portare allo sviluppo di comportamenti di evitamento con conseguenze anche gravi sulla vita dell’individuo.

Sintomatologia clinica

Davanti alla vista dell’acqua o più in generale di un liquido, l’idrofobico potrebbe sperimentare: 

  • Ansia di fronte allo stimolo reale o solamente immaginato.

Per esempio un individuo idrofobico si trova dinanzi ad uno specchio d’acqua o ha bisogno di bere.

In alternativa, si figura una situazione in cui è l’acqua a far da padrona. Improvvisamente, percepisce: 

idrofobia sintomi

Quali sono le cause della fobia dell’acqua?

Le cause dell’idrofobia variano da paziente a paziente. Molto in generale, possiamo distinguere due modelli di idrofobia e dunque due tipi di cause: 

  • idrofobia come paura di nuotare, immergersi nell’acqua o bagnarsi anche leggermente. 

In tal caso, il timore patologico potrebbe derivare da un’esperienza traumatica avuta durante l’infanzia e dunque far parte di un più generale disturbo da stress post traumatico (PTSD).

  • idrofobia come terrore di ingerire liquidi. 

Secondo alcuni studiosi, questa forma di idrofobia avrebbe un legame più stretto con la rupofobia e/o la misofobia (cioè con la paura morbosa dello sporco e della contaminazione). Ricordiamo che alcuni pazienti possono soffrire di più disturbi fobici e che per una corretta diagnosi è necessario prendere in considerazione tutti gli elementi. 

Idrofobia: esiste una cura?

Se l’idrofobia è causata da un’esperienza traumatica subita nel passato, si raccomanda di seguire una terapia di tipo cognitivo-comportamentale o breve strategica. Questi modelli sono molto efficaci nel trattamento dei disturbi d’ansia o dei disturbi da stress post traumatico. 

  • il modello cognitivo-comportamentale mira ad una ristrutturazione degli schemi cognitivi del paziente. 

Per esempio: un paziente ha vissuto un’esperienza traumatica in rapporto all’acqua (ha rischiato di annegare). Nel presente, il paziente continua a collegare un’emozione negativa (risposta) ad uno stimolo neutro (l’acqua). 

In studio o online, si tratterà di modificare la risposta del paziente allo stimolo identificando le motivazioni della psicopatologia e lavorando sul disturbo.

Anche se l’idrofobia è causata da un altro disturbo (come la rupofobia) questi modelli possono risultare molto utili e portare alla completa guarigione. Si raccomanda di rivolgersi ad uno specialista se si notano sintomi di idrofobia o simili.

fobia dell'acqua cura

Quanto dura l’idrofobia?

Al contrario di quello che si pensa – per il loro stesso funzionamento – i disturbi fobici tendono a peggiorare nel tempo. Pensiamo all’idrofobia: 

  • un soggetto ha timore dell’acqua;
  • evita quindi tutte le situazioni in cui potrebbe bagnarsi o anche solo vedere dei liquidi;
  • la tentata soluzione dell’evitamento ha come effetto lo sviluppo di pensieri ricorrenti e intrusivi relativi all’oggetto stressante. 

Lo stesso vale per le compulsioni: ogni volta che un fobico mette in atto una compulsione (lavarsi le mani per chi soffre di rupofobia), rende l’oggetto fobico ancora più invasivo e il pensiero dello scenario ancora più stressante. A lungo andare, si assisterà ad un peggioramento del quadro clinico e ad un aggravarsi della patologia. 

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.