La psicoterapia può essere intrapresa attraverso molti approcci, diversi per tecniche e metodologie. Non ne esiste uno migliore dell’altro, ma alcune metodologie possono risultare più efficaci per una determinata persona, in base alle sue caratteristiche e al disagio che sta vivendo in quel momento.
Ogni terapeuta psicodinamico cerca di andare oltre una diagnosi meramente descrittiva, per arrivare a conoscere il paziente come essere umano. Secondo l’approccio psicodinamico, il paziente è considerato un collaboratore. Per preparare i possibili pazienti alla terapia psicodinamica e valutare la loro idoneità al trattamento, il terapeuta ha bisogno di capire come i loro problemi emergono dalle esperienze passate e presenti (Gabbard, 2014).
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La formazione
La formazione, soprattutto in questo approccio, è fondamentale: il terapeuta psicodinamico deve obbligatoriamente sottoporsi, nel corso della specializzazione, a un’analisi personale. Solo grazie all’esplorazione delle aree “irrisolte” della sua personalità potrà conoscere il mondo interno dei pazienti e usare in modo costruttivo tutto ciò che l’incontro con l’altro genera in termini di esperienze e reazioni emotive.
L’analisi personale è fondamentale, perché influenza il lavoro terapeutico. Tra gli strumenti che un terapeuta può utilizzare nella pratica clinica, il primo è sicuramente la sua personalità; a questo proposito, Semi (2011) sottolinea l’importanza da parte dell’analista di imparare a conoscersi a fondo e a comprendere l’effetto che il suo modo di essere ha sull’altro. Gli capiterà di chiedere ai pazienti di descriversi, quindi dev’essere in grado di rispondere alla stessa domanda. Fondere la propria personalità con le altre tecniche permette di elaborare uno stile comunicativo più efficace: i pazienti sapranno di avere di fronte a loro una persona disponibile e sinceramente incuriosita, oltre a un professionista con degli strumenti metodologici capace di rendergli più facile un compito che facile non è.
Gli strumenti
Lo psicoterapeuta psicodinamico può ricorrere, secondo una scala che va da “espressione” a “supporto”, a questi strumenti:
- L’interpretazione
- L’osservazione
- La confrontazione
- La chiarificazione
- L’incoraggiamento a elaborare
- La convalidazione empatica
Vediamoli nel dettaglio.
L’interpretazione è lo strumento principale per fornire insight – un termine che potremmo tradurre con “intuizioni”. L’interpretazione tende a rifondare il significato delle parole e “[…] a consentire al linguaggio di oggi di esprimere ciò che non aveva potuto essere verbalizzato un tempo”. (Semi, 2011, p.57). Lo scopo dell’interpretazione è rendere la persona consapevole di elementi che si trovano al di fuori della coscienza; in alcuni casi, questo significa rendere conscio ciò che prima era inconscio, mentre in altri segnalare le connessioni tra diversi fenomeni, che la persona non riesce a vedere. (Gabbard, 2017).
Di norma è meglio presentare un’interpretazione sotto forma di domanda o ipotesi, e chiedere al paziente di parteciparvi. L’interpretazione andrebbe usata con cautela: non tutte le persone possono essere pronte ad accoglierne i contenuti. Ma se la scelta dei tempi è corretta, permette di comprendere che i pattern relazionali emersi dalla terapia siano simili a quelli che caratterizzano altri rapporti interpersonali (Gabbard, 2017).
L’osservazione, diversamente dall’interpretazione, non vuole fornire spiegazioni o collegamenti. Con questo strumento, il terapeuta nota un comportamento, un moto di affetto o un pattern all’interno, ma senza interpretarlo. La speranza è che sia la persona a riflettere sul significato.
Con la confrontazione, il terapeuta porta l’attenzione della persona sui temi che di solito tende a evitare. Mentre l’osservazione ha di solito come oggetto aspetti di cui la persona non è consapevole, la confrontazione serve a evidenziare l’evitamento di materiale conscio.
La chiarificazione cerca di chiarire temi che appaiono vaghi, confusi o sconnessi: può aiutare il terapeuta a raccogliere informazioni e a verificare se le sue deduzioni siano corrette.
L’incoraggiamento a elaborare e la convalidazione empatica sono più vicini al polo del supporto: servono a raccogliere informazioni e a rendere solida l’alleanza terapeutica. Con l’incoraggiamento, il terapeuta cerca di approfondire alcuni aspetti portati dal paziente; con la validazione, prova a immergersi nel suo stato interiore. Quest’ultima può essere particolarmente importante nelle prime fasi della terapia, perché aiuta la persona a sentirsi accolta e compresa (Gabbard, 2017).
Attraverso tutti questi interventi, lo psicoterapeuta psicodinamico può assolvere uno dei suoi compiti fondamentali: aiutare le persone a comprendere le modalità con cui tendono a ricreare le dinamiche disfunzionali all’interno delle relazioni. Parte del processo terapeutico consiste nel fornire alla persona interpretazioni, osservazioni e confrontazioni da una prospettiva esterna, in modo da rendergli più familiare la sua stessa vita inconscia. Queste informazioni possono aiutare la persona a capire meglio il senso del lavoro del terapeuta psicodinamico e a scegliere con maggiore consapevolezza il professionista da cui farsi guidare lungo il percorso.
La psicoterapia online di Serenis
Su Serenis, i nostri specialisti capiscono che la vita presenta sfide uniche per tutti. Non importa chi tu sia o cosa tu abbia passato, il tuo passato non ti definisce, né deve determinare il resto della tua vita.
Bibliografia:
Gabbard G O. (2014), Psichiatria Psicodinamica, Milano: Raffaello Cortina Editore, 2015;
Gabbard G O. (2017), Introduzione alla psicoterapia psicodinamica, Milano, Raffaello Cortina Editore;
Semi A.A., (2011), Tecnica del colloquio, Milano, Raffaello Cortina.