La psicoterapia psicodrammatica è un approccio ideato ed elaborato dal medico psichiatra Jacob Levi Moreno a partire dal 1921 e sviluppato in seguito, in ulteriori sfumature e tecniche, da altri professionisti della salute mentale.
J.L.Moreno ha intuito, nell’ambito del teatro, che l’azione spontanea costituisce un canale diretto molto potente per dare voce al Sé interiore, e ha quindi sviluppato una tecnica strutturata per permettere all’individuo di:
- prendere contatto con pensieri, vissuti, schemi che possono generare sofferenza;
- prendersene cura in un contesto protetto ed empatico, guidato da un professionista.
A tutto questo si aggiunge, nella psicoterapia psicodrammatica moreniana, la ricchezza del gruppo: di volta in volta, uno dei membri mette in scena un problema, con la guida del terapeuta e l’ausilio degli altri partecipanti. Il fine è rivivere episodi significativi del passato guardandosi allo stesso tempo da dentro e da fuori, rielaborandoli e riuscendo così ad acquisire maggiore consapevolezza, anche attraverso il confronto.
Un’evoluzione interessante della psicoterapia psicodrammatica, negli ultimi decenni, è un filone originario dell’Argentina e del Brasile, arrivato in seguito anche in Europa: lo psicodramma individuale, svolto dal paziente insieme al terapeuta (D.Bustos e R.Cukier). In questo caso, la messa in scena è resa possibile da un piccolo palcoscenico con l’ausilio di pupazzetti che vengono fatti parlare come se fossero i personaggi della storia rappresentata.
Indice dall’articolo
Come si svolge una seduta
Vediamo nello specifico in cosa consiste la psicoterapia psicodrammatica. In primo luogo è importante definire i ruoli:
- il protagonista è il membro del gruppo che metterà in scena un episodio della propria vita che ha bisogno di elaborare, un episodio che ha avuto un impatto emotivo forte o, ancora, su cui vorrebbe acquisire maggiore consapevolezza;
- per farlo, il protagonista sceglie all’interno del gruppo i personaggi che andranno a interpretare le persone coinvolte nella vicenda;
- i restanti membri del gruppo costituiranno l’uditorio, il cui compito è quello di osservare dall’esterno e prestare attenzione non solo a quello che succede in scena, ma anche ai propri vissuti e alle emozioni da essa suscitate;
- il terapeuta, infine, avrà la funzione di regista, ovvero sarà colui che dà indicazioni sia al protagonista sia al resto del gruppo e che permette la realizzazione e la riuscita del processo in un’ottica terapeutica.
Alla prima messa in scena, il protagonista cercherà di ripetere fedelmente quanto successo nell’episodio riportato, in modo da focalizzare i pensieri e le emozioni che aveva provato, mentre in seguito il terapeuta potrà chiedergli di introdurre variazioni in base a ciò che ritiene più opportuno (ad es. mantenere il ruolo ma cambiare gli eventi, o ripetere la scena cambiando ruolo e vestendo i panni di un altro personaggio presente, o guardare da fuori insieme all’uditorio mentre qualcun altro interpreta il suo ruolo).
Proprio grazie alle variazioni guidate e alla condivisione in gruppo al termine della messa in scena, il protagonista può sperimentare alternative, scoprire o riscoprire risorse personali più funzionali, comprendere meglio il comportamento delle altre persone coinvolte nell’episodio, sviluppare altri punti di vista, acquisire maggiore consapevolezza, riflettere sulle emozioni, elaborarle e imparare a comprenderle maggiormente, e molto altro ancora.
All’interno di questa struttura, le principali tecniche messe a punto già da Moreno e che vengono utilizzate ancora oggi, sono:
- la presentazione dei ruoli, ovvero la rappresentazione teatrale di una storia che quindi non viene narrata come nei classici colloqui di psicoterapia;
- l’inversione dei ruoli, che si riferisce alla possibilità di sperimentare altri ruoli e, quindi, altri punti di vista;
- lo specchio, che permette al protagonista di osservare la stessa scena da fuori grazie a un altro attore che prende il suo ruolo e cerca di riprodurre la stessa scena;
- il doppio, dove un altro membro del gruppo, o il terapeuta, affianca il protagonista e parla in prima persona come se fosse lui, esprime ciò che crede possa pensare o provare, come in un doppiaggio, per permettere al protagonista di dare senso, accogliere nuovi significati e superare momenti di confusione;
- il soliloquio, dove il protagonista, solitamente invitato dal terapeuta, esprime a ruota libera le proprie emozioni e i propri pensieri del momento, mettendo a fuoco alcuni elementi importanti e contenuti non ancora consapevoli.
Nel caso della messa in scena individuale attraverso l’utilizzo di un piccolo palcoscenico, il paziente sceglie i personaggi tra i pupazzetti a disposizione e rappresenta la storia, dando loro voce e facendoli muovere sulla scena. Anche qui, attraverso la guida del terapeuta, il paziente ha la possibilità di riflettere sull’episodio, sulle proprie emozioni, può introdurre variazioni e sperimentare alternative possibili, elaborare e rielaborare, prendere consapevolezza.
Quando è consigliata e quando no
La psicoterapia psicodrammatica di gruppo o individuale, aiutando a sviluppare o esercitare la capacità di riflettere sulle emozioni, sui comportamenti e sui pensieri, di acquisire consapevolezza, elaborare e costruire nuovi significati, porta benefici sia nella cura di disturbi psicologici da lievi a gravi sia nell’acquisizione di maggiori risorse e consapevolezze in persone che non presentano patologie. Può essere utilizzato non solo in psicoterapia, ma anche in ambito sociale, educativo, formativo, con bambini, adolescenti e adulti.
Essendo un approccio basato su creatività, improvvisazione e spontaneità di fronte ad altre persone, potrebbe essere meno consigliato per quelle persone che pensano di potersi sentire molto a disagio in un contesto di questo tipo e che quindi potrebbero fare fatica sia ad esprimersi che a concentrarsi e riflettere sulla messa in scena.
Quanto dura un percorso
La durata del percorso potrebbe variare a seconda che si intraprenda la modalità di gruppo o quella individuale, ma anche in relazione alla problematica o motivazione portata: è quindi importante confrontarsi con lo psicoterapeuta di riferimento per condividere aspettative, obiettivi e modalità di lavoro.
Perché è un approccio interessante
Personalmente trovo molto interessante l’approccio psicodrammatico: l’arte è da sempre un modo per esprimere e contattare contenuti interiori in modo più spontaneo e diretto e per questo motivo, nella storia della Psicoterapia, sono state utilizzate molte tecniche espressive: la scrittura, la musica, le immagini, etc.
Penso che il teatro, nella forma dello psicodramma, costituisca una tecnica potente, per tutte le caratteristiche viste finora. Inoltre, nell’ottica dell’unicità di ogni individuo, la psicoterapia psicodrammatica è un’occasione in più di trovare un approccio in sintonia con sé stessi e, quindi, di intraprendere e portare a termine un percorso di cura di sé: questo la rende senza dubbio un bene prezioso.
La psicoterapia online di Serenis
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Bibliografia
Boria G., Lo psicodramma classico, Franco Angeli, Milano, 2007;
Boria G., Psicoterapia psicodrammatica. Sviluppo del modello moreniano nel lavoro terapeutico con gruppi di adulti, Franco Angeli, Milano, 2005;
Razzini E., Lo psicodramma psicoanalitico. Manuale per le istituzioni, Cortina Raffaello, Milano, 2004.