Psicodramma di Moreno, junghiano e psicoanalitico

Esplora l’approccio psicodrammatico di Moreno attraverso le lenti junghiane e psicoanalitiche, offrendo una visione integrata e approfondita.
psicodramma

Lo psicodramma, creato da Jacob Levy Moreno, rappresenta un’evoluzione all’interno dei diversi tipi di psicoterapia

Unisce teatro e azione drammatica come strumenti terapeutici, portando il paziente a partecipare attivamente. 

In questo articolo, esploreremo le origini storiche, le caratteristiche salienti e le diverse tipologie dello psicodramma, compresa la prospettiva psicoanalitica. 

Cos’è lo psicodramma

Lo psicodramma è una forma di psicoterapia sviluppata da Jacob Levi Moreno che si distingue per l’utilizzo del teatro e dell’azione drammatica come strumenti terapeutici

Moreno, psichiatra e innovatore sociale, ha introdotto questa pratica nel panorama della psicologia nel corso del ’900, portando una ventata di cambiamento nelle tradizionali tecniche terapeutiche.

Origini dello psicodramma

Jacob Moreno, influenzato dalle teorie di Rousseau, Pestalozzi e Froebel, ha iniziato a esplorare il potenziale terapeutico del teatro durante il suo lavoro come psichiatra nella Vienna del primo dopoguerra

La sua prima manifestazione di questa idea è stata nel 1921 con “Il Teatro Improvviso”, una sfida al teatro tradizionale e alla rigidità dei ruoli degli attori.

La vera svolta verso lo psicodramma come forma di terapia avviene in modo casuale attraverso l’esperienza di Barbara, una giovane attrice. Mentre recitava ruoli di eroine romantiche, suo marito rivelò a Moreno aspetti aggressivi e violenti del suo carattere nella vita quotidiana. 

Moreno propose a Barbara di esplorare ruoli più in linea con la sua vera natura, come quello di una “prostituta aggredita”. 

Questo processo improvviso di esplorazione drammatica ebbe effetti terapeutici sorprendenti, portando Moreno a sviluppare ulteriormente il concetto di psicodramma.

Origini dello psicodramma

Lo psicodramma individuale

Un’evoluzione interessante della psicoterapia psicodrammatica, negli ultimi decenni, è un filone originario dell’Argentina e del Brasile, arrivato in seguito anche in Europa: lo psicodramma individuale, svolto dal paziente insieme al terapeuta (D.Bustos e R.Cukier).

In questo caso, la messa in scena è resa possibile da un piccolo palcoscenico con l’ausilio di pupazzetti che vengono fatti parlare come se fossero i personaggi della storia rappresentata.

Lo psicodramma junghiano

Lo psicodramma junghiano rappresenta un’interessante fusione tra le teorie di Jung e la pratica psicodrammatica di Moreno. 

La psicologia junghiana si concentra su simboli e immagini archetipiche come miti generati dall’inconscio, spiegando le dinamiche tra diverse funzioni interiori.

Nel contesto del gruppo di psicodramma junghiano, la condivisione dei sogni non si limita alla narrazione, ma coinvolge il soggetto nella sua totalità attraverso il corpo. 

Questo approccio permette una comprensione che supera il piano razionale, attivando la dimensione affettiva durante la presentificazione della scena onirica.

Sogni e psicodramma

Nello psicodramma, il sogno è assimilato a uno spazio transizionale che facilita il passaggio dalla concezione classica del mondo onirico come intrapsichico a una visione interpsichica, basata su dinamiche relazionali. 

Secondo Gasseau e Michelini (2013), sia lo spazio psichico che quello onirico si aprono all’altro, contribuendo alla creazione di uno spazio psichico comune che deriva dall’incontro di diverse menti capaci di pensare.

Il sogno come teatro junghiano

Jung immagina il sogno come un vero e proprio teatro, attribuendo al sognatore le funzioni di attore, regista, autore, pubblico e scena stessa. 

Questo approccio implica che ogni personaggio del sogno è una parte del sognatore che assume le fattezze di qualcun altro, simile ai miti in cui gli dei compaiono sotto mentite spoglie per trasmettere messaggi importanti.

Nella metodologia dello psicodramma junghiano, la drammatizzazione delle immagini oniriche diventa centrale. 

Drammatizzare i sogni in gruppo consente la distribuzione dei contenuti simbolici tra i partecipanti, e la scelta dell’interprete del sogno è guidata da spinte inconsce che collegano i contenuti onirici ai soggetti ad essi più affini.

Il gruppo, rappresentando il sogno, attiva una sorta di “matrice onirica” che dà vita a un sogno comune, integrando nuove immagini nella coscienza. Le figure del sogno vengono trasferite dagli attori principali agli interpreti, restituendole infine al sognatore. 

Questo processo rende i contenuti simbolici parte del patrimonio comune del gruppo, permettendo a ciascun membro di riconoscersi in essi.

Psicodramma psicoanalitico

Lo psicodramma psicoanalitico, da non confondere con la psicoterapia psicoanalitica, come descritto da Roberto Pani (2007), è un approccio terapeutico che fonde le teorie e le pratiche di Moreno e Freud

Questo modello si basa su un’interessante combinazione di concetti psicodrammatici e psicoanalitici, cercando di offrire un terreno comune tra le due prospettive.

La storia dello psicodramma psicoanalitico è segnata da un ritorno alla matrice psicoanalitica, influenzata dai contributi di autori francesi come Anzieu, Lebovici, Basquin e i coniugi Lemoine.

Psicodramma psicoanalitico

Drammatizzazione e sogno

La drammatizzazione diventa un elemento chiave per facilitare l’elaborazione di pulsioni insoddisfatte

La pratica va oltre l’analisi classica dei sogni, cercando di dare coraggio alle persone di sognare ancora, introducendo un approccio più dinamico e interattivo.

Il ruolo del gioco

Il gioco, rappresentato scenicamente, assume un ruolo significativo, richiedendo agli adulti di sospendere temporaneamente la propria immagine di adulti per recuperare giochi infantili.

Questo processo non solo facilita l’espressione di pulsioni insoddisfatte, ma agisce come catalizzatore per un’esperienza terapeutica che supera i limiti delle analisi tradizionali, incoraggiando una partecipazione attiva e dinamica nel processo di guarigione psicologica.

Caratteristiche dello psicodramma

Lo psicodramma si differenzia dalle tradizionali sedute terapeutiche individuali, portando il paziente a partecipare attivamente e a rivivere situazioni del passato mediante l’azione teatrale. 

Mettendo in scena: 

  • ricordi;
  • emozioni;
  • conflitti.

La persona acquisisce consapevolezza della propria situazione e può affrontare e superare traumi o problemi emotivi.

Scopo e metodologia

Lo psicodramma è definito da Moreno come “la scienza che esplora la verità attraverso metodi drammatici“. 

Lavorando con:

  • la spontaneità;
  • la relazione con gli altri;
  • la rottura dei ruoli rigidi.

Questa pratica mira a liberare l’individuo dalle limitazioni che possono rendere difficile adattarsi a una realtà in continua evoluzione. 

Come si svolge una seduta psicodrammatica?

Vediamo nello specifico in cosa consiste la psicoterapia psicodrammatica. In primo luogo è importante definire i ruoli:

  • il protagonista è il membro del gruppo che metterà in scena un episodio della propria vita che ha bisogno di elaborare, un episodio che ha avuto un impatto emotivo forte o, ancora, su cui vorrebbe acquisire maggiore consapevolezza;
  • per farlo, il protagonista sceglie all’interno del gruppo i personaggi che andranno a interpretare le persone coinvolte nella vicenda;
Come si svolge una seduta psicodrammatica?
  • i restanti membri del gruppo costituiranno l’uditorio, il cui compito è quello di osservare dall’esterno e prestare attenzione non solo a quello che succede in scena, ma anche ai propri vissuti e alle emozioni da essa suscitate;
  • il terapeuta, infine, avrà la funzione di regista, ovvero sarà colui che dà indicazioni sia al protagonista sia al resto del gruppo e che permette la realizzazione e la riuscita del processo in un’ottica terapeutica.

Alla prima messa in scena, il protagonista cercherà di ripetere fedelmente quanto successo nell’episodio riportato, in modo da focalizzare i pensieri e le emozioni che aveva provato, mentre in seguito il terapeuta potrà chiedergli di introdurre variazioni in base a ciò che ritiene più opportuno (ad es. mantenere il ruolo ma cambiare gli eventi, o ripetere la scena cambiando ruolo e vestendo i panni di un altro personaggio presente, o guardare da fuori insieme all’uditorio mentre qualcun altro interpreta il suo ruolo).

Proprio grazie alle variazioni guidate e alla condivisione in gruppo al termine della messa in scena, il protagonista può sperimentare alternative, scoprire o riscoprire risorse personali più funzionali, comprendere meglio il comportamento delle altre persone coinvolte nell’episodio, sviluppare altri punti di vista, acquisire maggiore consapevolezza, riflettere sulle emozioni, elaborarle e imparare a comprenderle maggiormente, e molto altro ancora. 

Questo approccio può essere particolarmente utile in contesti di psicoterapia transculturale e psicoterapia analitico-transazionale, dove la comprensione delle dinamiche interpersonali e culturali è essenziale per il processo terapeutico.

Le tecniche dello psicodramma

All’interno di questa struttura, le principali tecniche messe a punto già da Moreno e che vengono utilizzate ancora oggi, sono:

  • la presentazione dei ruoli, ovvero la rappresentazione teatrale di una storia che quindi non viene narrata come nei classici colloqui di psicoterapia;
  • l’inversione dei ruoli, che si riferisce alla possibilità di sperimentare altri ruoli e, quindi, altri punti di vista;
  • lo specchio, che permette al protagonista di osservare la stessa scena da fuori grazie a un altro attore che prende il suo ruolo e cerca di riprodurre la stessa scena;
Le tecniche dello psicodramma
  • il doppio, dove un altro membro del gruppo, o il terapeuta, affianca il protagonista e parla in prima persona come se fosse lui, esprime ciò che crede possa pensare o provare, come in un doppiaggio, per permettere al protagonista di dare senso, accogliere nuovi significati e superare momenti di confusione;
  • il soliloquio, dove il protagonista, solitamente invitato dal terapeuta, esprime a ruota libera le proprie emozioni e i propri pensieri del momento, mettendo a fuoco alcuni elementi importanti e contenuti non ancora consapevoli.

Nel caso della messa in scena individuale attraverso l’utilizzo di un piccolo palcoscenico, il paziente sceglie i personaggi tra i pupazzetti a disposizione e rappresenta la storia, dando loro voce e facendoli muovere sulla scena. Anche qui, attraverso la guida del terapeuta, il paziente ha la possibilità di riflettere sull’episodio, sulle proprie emozioni, può introdurre variazioni e sperimentare alternative possibili, elaborare e rielaborare, prendere consapevolezza.

Quando è consigliata la psicoterapia psicodrammatica

La psicoterapia psicodrammatica di gruppo o individuale, analogamente alla psicoterapia psicodinamica o alla psicoterapia della Gestalt, aiuta a sviluppare o esercitare la capacità di riflettere sulle emozioni, sui comportamenti e sui pensieri, di acquisire consapevolezza, elaborare e costruire nuovi significati, porta benefici sia nella cura di disturbi psicologici da lievi a gravi sia nell’acquisizione di maggiori risorse e consapevolezze in persone che non presentano patologie. Può essere utilizzato non solo in psicoterapia, ma anche in ambito sociale, educativo, formativo, con bambini, adolescenti e adulti.

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Per chi non è consigliata?

Essendo un approccio basato su creatività, improvvisazione e spontaneità di fronte ad altre persone, potrebbe essere meno consigliato per quelle persone che pensano di potersi sentire molto a disagio in un contesto di questo tipo e che quindi potrebbero fare fatica sia ad esprimersi che a concentrarsi e riflettere sulla messa in scena. In questi casi sarebbe più utile invece una terapia cognitivo-comportamentale.

Quanto dura un percorso di psicoterapia psicodrammatica?

La durata del percorso potrebbe variare a seconda che si intraprenda la modalità di gruppo o quella individuale, ma anche in relazione alla problematica o motivazione portata: è quindi importante confrontarsi con lo psicoterapeuta di riferimento per condividere aspettative, obiettivi e modalità di lavoro.

Perché lo psicodramma è un approccio interessante

Personalmente trovo molto interessante l’approccio psicodrammatico: l’arte è da sempre un modo per esprimere e contattare contenuti interiori in modo più spontaneo e diretto e per questo motivo, nella storia della Psicoterapia, sono state utilizzate molte tecniche espressive: la scrittura, la musica, le immagini, etc.

Penso che il teatro, nella forma dello psicodramma, costituisca una tecnica potente, per tutte le caratteristiche viste finora.

Inoltre, nell’ottica dell’unicità di ogni individuo, la psicoterapia psicodrammatica è un’occasione in più di trovare un approccio in sintonia con sé stessi e, quindi, di intraprendere e portare a termine un percorso di cura di sé: questo la rende senza dubbio un bene prezioso.

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Fonti

  • Boria G., Lo psicodramma classico, Franco Angeli, Milano, 2007;
  • Boria G., Psicoterapia psicodrammatica. Sviluppo del modello moreniano nel lavoro terapeutico con gruppi di adulti, Franco Angeli, Milano, 2005;
  • Razzini E., Lo psicodramma psicoanalitico. Manuale per le istituzioni, Cortina Raffaello, Milano, 2004.
  • MANES, S. (2011). Lo psicodramma. Tecniche e giochi di conduzione. Franco Angeli.
  • Gasseau M., Michelini S. (2013), L’incontro terapeutico con il paziente psicotico nello spazio intersoggettivo del gruppo, FrancoAngeli, Milano.
  • Gasseau, M., & Brinchi, M. (2016). LO PSICODRAMMA JUNGHIANO: L’IO E IL NOI. la mente che cura, 3.
  • Pani, R. (2007). Lo psicodramma psicoanalitico: evoluzione del metodo e funzioni di cura. Franco Angeli.
Ludovica Feliziani

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Anima solare e (quasi) psicologa clinica, sono la blog manager di Serenis. Qui unisco il mondo della psicologia a quello del copywriting. Credo nell'importanza di imparare dagli errori, nella comunicazione aperta e nella condivisione, cuore di tutto ciò che faccio.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.