Ogni giorno ci troviamo di fronte a molteplici sfide, compiti da svolgere o obiettivi da raggiungere. Fin da piccoli veniamo educati a pensare di dover essere o comportarci in un certo modo per corrispondere ai modelli che ci vengono proposti dalle agenzie educative formali e informali. Sia in famiglia che a scuola nel corso dello sviluppo vengono inviati chiari messaggi su quello che ci si aspetta da noi a seconda del ruolo che interpretiamo. Tutta questa pressione esterna con il tempo si trasferisce all’interno in un processo che in psicoanalisi è chiamato introiezione. Spesso il nostro mondo interiore si popola di ideali da raggiungere e contemporaneamente nasce la paura di non essere abbastanza per questi ideali. Si tratta quindi di una sorta di gabbia che ci costruiamo da soli e dalla quale diventa difficile uscire. In molti casi vorremmo essere diversi da come siamo, più alti, più magri, più intelligenti, più preparati e così via. Ma chi ha stabilito i criteri che definiscono chi o come dovremmo essere? Sicuramente una parte importante dipende dalla società in cui viviamo che propone quotidianamente standard talvolta irraggiungibili per un essere umano. Inoltre i mass media svolgono la loro parte proponendo modelli di successo che pochi possono emulare e che per tante persone diventano sogni che rimangono in un cassetto chiuso a chiave. Dietro alla paura di non essere abbastanza c’è una condizione psicologica che presenta diverse sfumature, riguarda il rapporto con noi stessi ma anche con l’intera società in cui siamo immersi.
Indice dall’articolo
Da dove nasce la paura di non essere abbastanza
A questo punto possiamo chiederci da dove nasce questo sentimento di paura di non essere mai abbastanza rispetto alle situazioni, alle persone o alle aspettative. Tutti proviamo questa dolorosa sensazione almeno una volta nella vita ma qualcuno più di altri vive la condizione di paura di non sentirsi abbastanza quotidianamente e in ogni circostanza. Quando questo accade gli psicologi parlano di una condizione di ansia chiamata atelofobia. Questo tipo di fobia è un vero e proprio disturbo ansioso che comporta dei sintomi come la costante paura di sbagliare, la vergogna o il senso di impotenza. La conseguenza della paura di non essere abbastanza è che la vita diventa particolarmente difficile e tutto si complica. Sono tante le ragioni che portano qualcuno più di altri a sperimentare questa sensazione ma gli psicologi hanno individuato che il confronto con gli altri è uno tra i motivi più ricorrenti.
Il confronto con gli altri
I nostri cervelli sono programmati per confrontarci con gli altri. Probabilmente il significato evolutivo di questa componente cerebrale sta nel fatto che ha permesso alla specie umana di sopravvivere. Ma oggi ci sono altri motivi per cui il confronto con gli altri diventa un pesante fardello da portare. Sembra che tutta l’attenzione della società si concentri sui voti a scuola, sull’aspetto esteriore, su quanti soldi guadagniamo o sulle capacità di comunicare in pubblico. L’errore comune è quello di indicare coloro che primeggiano in questi ambiti come persone migliori che vanno imitate e seguite. La pressione del gruppo è quindi un motivo molto forte per sviluppare la paura di non essere abbastanza. In particolare per gli adolescenti le aspettative dei genitori e la necessità di conformarsi al gruppo dei pari possono risultare molto intense. Ci sono valori e richieste sociali che spingono verso un modellamento che riguarda ogni ambito della vita, dall’istruzione al mondo del lavoro. Sembra così di non essere mai abbastanza bravi in quello che si fa in qualità di studente, genitore, collega, partner, amico o vicino di casa. Cercare di rincorrere i modelli di ruolo ideali per aderire in modo perfetto alle richieste degli altri è estenuante e soprattutto non è comunque mai abbastanza. Anche quando ci sembra di aver fatto tutto quello che bisognava fare si scopre che ci è sfuggito qualcosa o qualcuno è rimasto deluso. La strategia per risolvere il problema della paura di non essere abbastanza non può essere quella di aumentare l’impegno nel dimostrare agli altri quanto si è bravi in questo o quello. Anzi, questo atteggiamento è spesso controproducente perchè genera maggiore ansia da prestazione. Sforzarsi sempre di essere migliori non aumenta le capacità ma al contrario esaurisce tutte le energie che invece potrebbero essere impiegate per stare bene con se stessi in modo autentico. La verità è che per quanto ci sforziamo ci potrà sempre essere qualcuno migliore di noi. Per questo motivo il confronto con gli altri può essere utile solo se serve a comprendere i nostri limiti e i nostri punti di forza accettando l’idea di non essere perfetti.
Cosa fare per sconfiggere la paura di non essere abbastanza?
Secondo il noto psicologo Ronald Siegel l’unico modo per diminuire la paura di non essere abbastanza è quello di non doversi necessariamente sentire all’altezza di ogni situazione. Può sembrare banale ma per uscire fuori dal circolo vizioso che ci incatena nella dinamica del perfezionismo bisogna semplicemente smettere di partecipare al gioco dell’essere i migliori a tutti i costi. Lo psicologo afferma anche che essere onesti con se stessi e comprendere fin dove si può davvero riuscire ad arrivare è il passo fondamentale da fare per risolvere il problema delle aspettative. Non è così semplice ma vale la pena provarci per recuperare la propria autostima e il senso di efficacia personale. Può essere importante iniziare cominciando a costruire le relazioni interpersonali sulla base dell’empatia e del perdono. Se per primi impariamo a perdonare gli altri per i loro limiti o per gli errori che commettono saremo ripagati con la stessa moneta quando toccherà a noi non corrispondere perfettamente alle aspettative. Spetta soprattutto ai genitori e agli insegnanti trasmettere ai bambini e agli adolescenti il messaggio secondo il quale è possibile amare una persona con tutte le sue imperfezioni. A maggior ragione le imperfezioni possono essere quel dettaglio che fa la differenza sostanziale tra una persona e l’altra. Una madre ama il suo bambino o la sua bambina indipendentemente da cosa è in grado di fare o da come lo fa rispetto agli altri. Lo stesso criterio andrebbe applicato nelle altre circostanze della vita. E’ importante quindi insegnare che fallire o avere successo nelle varie esperienze dipende da numerose variabili e che molte di queste non sono direttamente controllabili. Inoltre è proprio dagli insuccessi che spesso nascono le idee migliori e un senso di maggiore consapevolezza personale.
Paura di non essere abbastanza: quando diventa un problema serio?
Quando la paura di non essere abbastanza invade completamente ogni sfera della propria vita sia lavorativa che familiare allora possiamo parlare di un disturbo psicologico chiamato atelofobia. Questo problema colpisce in modo particolare soggetti che hanno vissuto traumi durante l’infanzia o l’adolescenza. La persona che soffre di atelofobia tende a dare la colpa a se stesso degli eventi drammatici che ha sperimentato nella vita. Si tratta di una condizione che colpisce in modo serio una persona che non si sente mai all’altezza delle situazioni e delle aspettative. Nei soggetti che soffrono di atelofobia si sviluppano sintomi mentali come il pessimismo, la bassa autostima o pensieri irrazionali di non riuscire a fare qualcosa e sintomi emotivi come un profondo e inspiegabile senso di colpa, vergogna e tristezza. Questo tipo di disturbo rientra tra i disturbi d’ansia e si traduce in un sentimento di perenne inadeguatezza e imperfezione che invade anche il rapporto con il proprio corpo. Per la gravità di questi sintomi l’atelofobia non è solamente una paura di non essere mai abbastanza capaci ma si configura come un problema mentale che va affrontato e risolto con l’aiuto di uno specialista della salute mentale.
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