Il ruolo dell’incertezza nella nostra vita e come controllarla

L’incertezza fa parte della vita di tutti noi ma, purtroppo, può sfociare in qualcosa di psicopatologico: ecco come affrontarla

In tantissime persone l’incertezza genera delle emozioni negative. In altre, invece, appare come stimolante.

Ci sono moltissime altre situazioni in cui questo nostro stato psicologico può arrivare ad essere insopportabile, portando a una serie di problematiche che è molto importante affrontare.

In questo articolo approfondiremo insieme il concetto di incertezza e, soprattutto, cercheremo di capire cosa è importante fare quando questa condizione psicologica genera in noi ansia e frustrazione.

Cos’è esattamente l’incertezza

In diverse situazioni della vita di tutti i giorni ci è praticamente impossibile stabilire e sapere a priori come andranno determinate cose.

Quando ci troviamo di fronte a circostanze come queste, entriamo in uno stato di incertezza, una sensazione che può generare in noi sentimenti e atteggiamenti controproducenti e che può spingerci a cercare conferme su quel che pensiamo (o temiamo).

La verità è che non possiamo scappare dall’incertezza: fa parte della vita di ognuno di noi perché la natura degli eventi è imprecisa e per questo nascono dubbi e perplessità.

Ciò non toglie che, quando compare l’incertezza, abbiamo molte più difficoltà a fare delle scelte e a prendere decisioni, oppure può rappresentare uno stimolo per mettersi alla prova e conoscersi meglio.

Tutto questo per dire che, per fortuna, non è sempre detto che l’incertezza sia negativa. Tuttavia, ci sono delle circostanze in cui ci porta persino a sperimentare la paura per ciò che non conosciamo, rispondendo a questo timore con strategie che possono rivelarsi disfunzionali per la nostra crescita e il benessere psicologico di ognuno di noi.

Dal punto di vista della psicologia, infatti, l’incertezza equivale ad avere paura dell’ignoto, tanto da essere definita “intolleranza all’incertezza”.

L’intolleranza all’incertezza

I primi a parlare di intolleranza all’incertezza sono stati alcuni ricercatori canadesi negli anni ’90 del secolo scorso.

Ancor più recentemente, essa è stata definita da Carleton e collaboratori come “l’incapacità, di natura disposizionale, di sopportare le reazioni avversive scatenate dalla non presenza percepita di informazioni salienti, essenziali o sufficienti, sostenuta dall’associata percezione di incertezza”

In sostanza, l’incertezza emerge quando temiamo ciò che non conosciamo, e per questo ci sono situazioni in cui mettiamo in atto dei comportamenti che hanno l’obiettivo di predire e controllare le conseguenze di una determinato evento.

Lo scopo che ci poniamo è quello di evitare, o di rendere minimi, i possibili effetti negativi di quella determinata situazione.

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Quali sono le cause

Non esistono delle vere e proprie cause dell’incertezza. Ci sono delle situazioni particolari della vita che possono metterci di fronte a questa sensazione. Una di queste è la contraddizione tra le aspettative che abbiamo e i segnali che ci arrivano dall’ambiente circostante.

È il caso, per esempio, di quando siamo in attesa dell’esito di un colloquio di lavoro: abbiamo la sensazione che sia andato molto bene, eppure i giorni passano e nessuno si fa sentire per farci sapere se sia andato a buon fine oppure no.

Questa condizione ci porta a pensare che sia stato scelto un altro candidato al posto nostro. Per tale motivo, la certezza che avevamo al termine del colloquio va a scontrarsi con la sensazione negativa che sembra svilupparsi intorno a noi. Il risultato è il crescere e il radicarsi dello stato di incertezza.

Un’altra fonte di questa condizione è la contrapposizione tra il comportamento e i valori. Ciò vuol dire che quando facciamo delle cose che non corrispondono ai nostri valori (attenzione, capita a tutti!) l’incertezza aumenta.

Il terzo e ultimo fattore è l’ingiustizia sociale. Ognuno di noi, chi più e chi meno, può ritrovarsi a essere vittima di una qualche ingiustizia che genera in noi una forte incertezza perché magari non possiamo risolverla. Viviamo un senso di impotenza, quindi, che ci fa dubitare della nostra capacità di controllare il futuro.

Le conseguenze psicologiche dell’intolleranza all’incertezza

La prima cosa che bisogna sapere è che le conseguenze psicologiche dell’incertezza non sono le stesse per tutti. Ma in alcune persone, come si può leggere su uno studio di Carleton e collaboratori, l’intolleranza all’incertezza si trova alla base di alcuni disturbi d’ansia e del perfezionismo patologico.

Studi più recenti, come quello condotto da McEvoy e Erceg-Hurn, invece, hanno dimostrato che gioca un ruolo di mantenimento e di sviluppo di altri disturbi psicologici come:

Bottesi e collaboratori hanno invece dimostrato che l’intolleranza all’incertezza tiene vivi comportamenti impulsivi disfunzionali che si possono ritrovare nel disturbo borderline di personalità e nelle dipendenze da sostanze.

Senza dimenticare che sono connesse anche incertezza e salute perché non si può mai essere certi di essa, sia per noi stessi che per gli altri.

Su questo argomento una recente meta-analisi di Kuang e Wilson ha evidenziato che l’incertezza nella malattia è positivamente associata alla presenza di molta ansia e a comportamenti volti al non sapere le diagnosi.

Come gestire l’incertezza

Per non ritrovarci a vivere gli effetti negativi dell’incertezza dovremmo imparare a gestirla, perché la vita di tutti noi può cambiare rapidamente e in modo imprevedibile.

Una delle strategie che si può rivelare vincente è quella di concentrarsi su come agire sugli aspetti che abbiamo sotto controllo, e non su quelli che ci sono ignoti. Ciò vuol dire che se rimaniamo disoccupati, per esempio, dobbiamo investire le nostre energie sulla ricerca di un’altra occupazione.

È anche opportuno non negare la presenza di emozioni negative perché provare a reprimerle rischia di far aumentare lo stress e l’ansia. Dobbiamo quindi accettare l’incertezza, ovvero dobbiamo comprenderne le cause e concentrarci sul momento presente.

Un’altra buona strategia è quella di fare cose che aiutano a ridurre lo stress generale e i livelli di ansia. Ciò vuol dire che è ottimo l’esercizio fisico, oppure sottoporsi a un trattamento naturale ed efficace per alleviare la frustrazione che percepiamo.

Infine, il passo fondamentale: rivolgersi a un professionista delle salute mentale. Uno dei compiti principali della psicologia, infatti, è quello di aiutare le persone ad imparare a gestire e tollerare l’incertezza.

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Fonti

  • Dugas M. J., Gagnon F., Ladoceur R. e Freeston M. H. (1998). Generalized anxiety disorder: a preliminary test of a conceptual model. Behaviour Research and Therapy, 36, 215-226.
  • Carleton R. N. (2016) Into the unknown: A review and synthesis of contemporary models involving uncertainty. Journal of Anxiety Disorders, 39, 30-43.
  • Carleton R. N., Norton M. A. P. J. e Asmundson G. J. G. (2007) Fearing the unknown: A short version of the Intolerance of Uncertainty Scale. Journal of Anxiety Disorders, 21, 105–117.
  • McEvoy P. M., Erceg-Hurn D. M. (2016) The search for universal transdiagnostic and trans-therapy change processes: Evidence for intolerance of uncertainty. Journal of Anxiety Disorders, 41, 96–107.
  • Bottesi G., Tesini V., Cerea S. e Ghisi M. (2018) Are Difficulties in Emotion Regulation and Intolerance of Uncertainty related to negative affect in Borderline Personality Disorder? Clinical Psychologist, 22,137-147.
  • Kuang, K. e Wilson S. R. (2017) A meta-analysis of uncertainty and information management in illness contexts. Journal of Communication, 67, 378-401.
Serena Proietti Colonna

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Dottoressa di Ricerca in Psicologia e Scienze Cognitive, fin da piccola, ho coltivato la passione per il contatto umano e l'indagine delle persone. Ho scelto di studiare psicologia per migliorare la qualità della vita degli individui. Amo viaggiare, ispirata dalla mia sorella assistente di volo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.