La disposofobia o disturbo da accumulo compulsivo: sintomi e cura

Il disturbo da accumulo si manifesta attraverso un accumulo eccessivo di oggetti non necessari, spesso fino al punto in cui gli spazi abitativi diventano inutilizzabili.
disturbo da accumulo

La disposofobia, anche chiamata disturbo da accumulo, è forma di fobia legata all’accumulo e alla gestione degli oggetti, caratterizzata dalla paura irrazionale di disfarsi di possedimenti, spesso associata all’ansia legata alla perdita.

Individui affetti da disposofobia possono avere difficoltà nel liberarsi di cose anche quando non sono più utili o necessarie, causando accumulo e disagio nell’ambiente domestico.

I sintomi di solito compaiono nel corso dell’adolescenza, ma con l’età può gradualmente peggiorare.

Se l’argomento ti interessa, continua a leggere.

Disposofobia significato

La disposofobia, detta anche disturbo da accumulo, si caratterizza per comportamenti di acquisizione eccessiva di oggetti e, allo stesso tempo, dall’incapacità di buttarli via. Numerosi studi, tra cui quello di Frost e Steketee, dimostrano che una percentuale compresa fra il 2% e il 5% della popolazione mondiale soffre di questo disturbo.

I risultati di un’indagine pubblicata su Behavioural and Cognitive Psychotherapy, hanno evidenziato come il 6% del campione preso in esame ha dichiarato di mettere in atto un insieme di comportamenti caratteristici delle persone che soffrono di disturbo da accumulo, senza distinzioni sociodemografiche (quindi di genere, età, occupazione).

Disposofobia etimologia

L’espressione “disposofobia” deriva dalla combinazione di due elementi linguistici di origine greca:

  • “disposo” (διαθέσω), questo termine greco significa “gettare via” o “disfarsi di qualcosa”;
  • “fobia” (φοβία), anch’esso di origine greca, indica una paura intensa o un avversione irrazionale verso qualcosa.

Qual è il pensiero tipico di chi soffre di disposofobia?

Il pensiero tipico che si trova alla base del comportamento dell’accumulatore seriale è: “un giorno o l’altro mi potrebbe servire”.

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E infatti gli oggetti accumulati possono essere di qualsiasi tipo:

  • giornali;
  • indumenti;
  • rifiuti;
  • vecchi contenitori di cibo.

Tutte cose inutilizzabili e prive di scopo o significato che ingombrano gli spazi della casa, fino a ostacolare le normali attività quotidiane come cucinare, muoversi e persino dormire.

Il grande quantitativo di oggetti accumulati può quindi mettere in pericolo la salute e la sicurezza di chi vive in casa: potrebbero verificarsi incendi, cadute, ma anche malattie causate dalle scarse condizioni igieniche nelle quali, chi è affetto da questo disturbo, può arrivare a vivere.

Qual è il pensiero tipico di chi soffre di disposofobia?

Disposofobia vestiti

La disposofobia relativa all’accumulo di vestiti è una condizione in cui un individuo sperimenta una paura irrazionale di separarsi da capi d’abbigliamento, anche quando tali oggetti potrebbero non avere più utilità pratica.

Questa condizione può manifestarsi attraverso l’accumulo eccessivo di vestiti, rendendo spesso difficile mantenere uno spazio abitativo ordinato.

Le persone affette da disposofobia legata ai vestiti possono provare ansia o disagio significativo quando considerano l’idea di liberarsi di abiti, anche se questi sono vecchi, usurati o non più adatti all’uso.

Questa paura può portare a un accumulo eccessivo, con l’individuo che tiene tutti i vestiti, anche quelli che potrebbero essere considerati inutili o superflui.

Disposofobia sintomi

I sintomi della disposofobia sono variabili, ma presentano alcune caratteristiche in comune:

  • acquisizione di un numero indefinito di oggetti associato all’impossibilità di liberarsene;
  • gli spazi vitali risultano quasi totalmente occupati da cose spesso inutili e di poco valore;
  • probabilità di condizione abitative anguste, pericolose o insalubri;
  • disagio significativo e compromissione delle normali attività quotidiane;
  • paura al pensiero di sbarazzarsi degli oggetti.

Un’ulteriore condizione è quella dell’“eccessivo accaparramento”. In questo caso, oltre all’accumulo, emerge nel soggetto la compulsione ad acquisire (pagando oppure ottenendolo gratuitamente) cose di cui non si ha bisogno o per le quali non c’è spazio nella propria casa.

Cause della disposofobia

Le cause che scatenano il disturbo da accumulo possono essere molteplici: i principali fattori di rischio sono:

  • biologici;
  • psicologici;
  • sociali.

Anche se non è ancora del tutto chiaro che cosa provochi esattamente il disturbo da accumulazione compulsiva o hoarding disorder.

Può manifestarsi indipendentemente dall’età, dal sesso o dalla condizione economica, ma a livello generale, a influenzare tale disturbo sono i seguenti fattori:

  • età: di solito si presenta intorno all’età di 11-15 anni e tende a peggiorare con il tempo;
  • personalità: può capitare che le persone che soffrono di disturbo da accumulo siano molto timide e insicure;
  • predisposizione familiare: se un membro della famiglia presenta disposofobia, è più probabile svilupparla;
  • eventi stressanti: nella maggior parte delle situazioni sembra essere la componente affettiva a innescare la disposofobia. Alcune persone sviluppano la patologia dopo aver sperimentato un evento di vita stressante e averlo affrontato con difficoltà. Gli oggetti accumulati possono rappresentare, in questi casi, una sorta di rassicurazione;
  • isolamento sociale: le interazioni con gli altri sono spesso limitate o con la tendenza a isolarsi.
disposofobia sintomi

Acculumatore seriale

L’espressione “accumulatore seriale” può essere associata a un individuo affetto da disturbo da accumulo seriale, noto anche come “sindrome di Diogenes”.

Questa condizione comporta un comportamento compulsivo di accumulo e conservazione di oggetti, spesso portando a gravi condizioni di degrado nell’ambiente in cui vive la persona.

Gli accumulatori seriali possono avere difficoltà a separarsi da qualsiasi oggetto, indipendentemente dalla sua utilità o valore, causando notevoli sfide nella gestione quotidiana della loro vita e dello spazio abitativo.

Accumulatore seriale cause

Le cause della sindrome di accumulo seriale sono complesse e possono variare da persona a persona.

Tuttavia, alcuni fattori comuni associati a questa condizione includono:

  • disturbi psicologici, come il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), la depressione, l’ansia o altri disturbi dell’umore che possono contribuire al comportamento di accumulo;
  • traumi passati;
  • problemi di autostima;
  • difficoltà nell’affrontare le perdite.

È importante notare che la sindrome di accumulo seriale è una condizione complessa e multifattoriale, spesso coinvolgendo una combinazione di questi fattori.

Il trattamento di questa condizione richiede un approccio personalizzato che affronti le cause sottostanti e fornisca supporto psicologico adeguato.

Accumulatore seriale cura

Alcune opzioni comuni di trattamento per il disturbo da accumulo seriale includono:

  • terapia cognitivo-comportamentale (CBT), spesso efficace nel trattamento di disturbi ossessivo-compulsivi, ansia e depressione;
  • terapia di esposizione e risposta (ERP), una forma specifica di terapia cognitivo-comportamentale che mira a ridurre le paure associate al distacco dagli oggetti attraverso esposizioni graduali e controllate;
  • farmaci, possono essere prescritti farmaci, come antidepressivi o benzodiazepine, per gestire i sintomi.

Disposofobia a chi rivolgersi

Se sospetti di soffrire di disposofobia, è consigliabile rivolgersi a un professionista della salute mentale per una valutazione e un supporto adeguato.

  • Gli psicologi.
  • I terapeuti cognitivo-comportamentali.
  • Gli psichiatri.

Sono tutte figure esperte nel trattamento dei disturbi legati all’ansia e alle fobie, inclusa la disposofobia.

Potrebbero essere in grado di:

  • fornire una diagnosi accurata;
  • individuare le cause sottostanti;
  • sviluppare un piano di trattamento personalizzato.

Inoltre, il supporto di gruppo o il counseling possono essere ulteriori risorse utili.

Consultare il proprio medico di base può essere il primo passo per ottenere indicazioni su come procedere e ricevere l’assistenza adeguata.

Disposofobia come intervenire

Intervenire per la cura della disposofobia prevede un trattamento molto complesso, e gran parte del lavoro deve essere svolto presso il proprio domicilio.

Sono 2 i principali interventi che puoi prendere in considerazione per curare la disposofobia:

  • la psicoterapia;
  • il trattamento farmacologico.

La psicoterapia

Dal punto di vista psicologico, la terapia più comunemente utilizzata è di tipo cognitivocomportamentale, un percorso che interviene sulla correzione dei comportamenti che si mettono in atto per organizzare i propri oggetti.

L’obiettivo principale è:

  • aiutarti a decidere quali scartare;
  • capire il motivo per cui ti senti in dovere di accumulare.

Terapia farmacologica

Per quanto riguarda l’ambito farmacologico, invece, hanno avuto successo trattamenti che prevedono l’assunzione di antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI).

Come aiutare una persona che soffre di disposofobia?

Se sospetti di soffrire di disposofobia, oppure temi che un tuo familiare possa avere questo problema, è sempre opportuno rivolgersi a uno specialista, scegliere uno o una psicoterapeuta con una specifica competenza su questo disturbo, è essenziale per ottenere una valutazione approfondita.

I medici sono in grado di distinguere l’accumulo patologico di cose da quello temporaneo.

Diagnosticano la disposofobia quando:

  • le persone sono costantemente in difficoltà nell’eliminare o separarsi dagli oggetti, a prescindere dal loro valore;
  • vengono conservati gli oggetti principalmente perché ci si sente in dovere, indipendentemente dal valore;
  • l’accumulo arriva a congestionare e ingombrare gli spazi abitativi interferendo con la vita quotidiana;
  • gli individui si sentono molto angosciati al pensiero di disfarsi di qualsiasi cosa.

Disposofobia: i test diagnostici

Se sospetti di essere un accumulatore seriale, puoi fare il test Hoarding Rating Scale-Interview, un questionario che potrebbe fornirti una prima indicazione sulla presenza di un disturbo di accumulo significativo dal punto di vista clinico.

Se sommando il punteggio di ogni singola domanda ottieni un risultato superiore a 14, è probabile che tu abbia un rapporto con gli oggetti che crea problemi rilevanti nella tua vita e in quella dei tuoi familiari.

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Fonti

  • Bulli, F., Melli, G., Carraresi, C., Stopani, E., Pertusa, A., & Frost, R. O. (2014). Hoarding behaviour in an Italian non-clinical sample. Behavioural and Cognitive Psychotherapy, 42(3), 297-311;
  • Healthline, Hoarding: Understanding and Treating;
  • Frost, R. O., & Steketee, G. (2012). Tengo tutto: perché non si riesce a buttare via niente. Edizioni Erickson.
Dott. Raffaele Avico

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Psicologo clinico e psicoterapeuta, specializzato in psicoterapia cognitiva e sessuologia clinica. La mia formazione include anche EMDR e mindfulness. Ho un'ampia esperienza nella gestione di disturbi d'ansia, dell'umore, da stress, sessuali, e da uso di sostanze. Mi dedico in particolare al trattamento del trauma psicologico e delle dipendenze. Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.