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Disturbi del sonno tra neurologia e psicologia: quali sono e cosa fare

Disturbi del sonno e neurologia sono fortemente correlati, dal momento che il riposo notturno è una funzione biologica controllata dal sistema nervoso molto importante per preservare la nostra salute e le nostre capacità cognitive durante la giornata.

Tuttavia, in alcuni casi la sua regolarità viene disturbata da quelli che vengono identificati nel DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) come disturbi del sonno-veglia. Di seguito vedremo quali sono i principali, da che cosa possono essere causati e a chi rivolgersi quando se ne soffre.

L’importanza del sonno

Il sonno svolge delle precise funzioni: ci aiuta a recuperare le energie fisiche e a preservare l’integrità e l’efficienza del nostro sistema immunitario, ma è fondamentale anche per le prestazioni cognitive, dal momento che consente anche di staccare dal mondo esterno evitando una iperstimolazione e rigenerando così le capacità di concentrazione, attenzione e memoria che sono essenziali per svolgere i nostri compiti durante la giornata.

Abbiamo sentito dire spesso che l’ideale sarebbe dormire 8 ore a notte, ma questo dato è molto effimero: ciascuno di noi ha il suo preciso fabbisogno giornaliero di riposo notturno, che può anche essere di 7 ore o, per alcune persone, anche 6 ore sono più che sufficienti. Questo perché, per permettere al sonno di svolgere la sua funzione benefica, non è importante la quantità ma la qualità, ovvero deve essere un sonno ristoratore.

Fattori di rischio per la qualità del sonno

Ma ci sono dei fattori che rischiano di compromettere questa qualità, ad esempio le situazioni di stress che sperimentiamo nella vita di tutti i giorni. Un cambiamento importante nella vita privata, sul luogo di lavoro o nelle abitudini, e ovviamente gli eventi traumatici come i lutti o la diagnosi di una grave malattia, sono il punto di partenza per periodi acuti di insonnia.

Ci sono alcuni casi, poi, in cui determinate circostanze predispongono il disturbo del sonno a diventare cronico, e queste dipendono dal proprio stile di personalità e dalla presenza di psicopatologie. Ad esempio, una persona tendenzialmente ansiosa sarà facile vittima di pensieri intrusivi che le impediscono di prendere sonno, e potrebbe anche sviluppare l’ansia di non addormentarsi e per tutte le conseguenze che la deprivazione di sonno comporta in termini di calo di prestazioni.

A maggior ragione, soffrire di un vero e proprio disturbo d’ansia espone al pericolo di un disturbo del sonno cronico, così come fanno i disturbi dell’umore come la depressione, più correlata ai risvegli precoci.

I disturbi del sonno: riconoscere i principali

Il sonno disturbato, quindi, può avere importanti conseguenze sulla salute e in diversi ambiti della vita quotidiana. Perciò riconoscere la presenza di un disturbo è fondamentale. Di seguito troverai una panoramica delle principali patologie descritte dal DSM.

Insonnia

Il disturbo del sonno più comune è certamente l’insonnia, anche se sarebbe più corretto parlare di insonnie al plurale, dal momento che questa può distinguersi in:

  • addormentamento ritardato: difficoltà a prendere sonno che può prolungare questo momento anche di 20-30 minuti;
  • difficoltà nel mantenimento del sonno: impedisce un riposo ristoratore a causa dei frequenti risvegli seguiti da difficoltà di riaddormentamento;
  • risveglio anticipato: il risveglio avviene almeno mezz’ora prima dell’orario stabilito e diventa impossibile riprendere sonno.

L’insonnia comporta conseguenze funzionali nella vita di tutti i giorni, compromettendo le facoltà cognitive di concentrazione, attenzione e memoria e lasciando una sensazione di stanchezza, mancanza di energia e alterazioni dell’umore: si può diventare irritabili, nervosi, preoccupati per la propria salute o anche aggressivi. Questo disturbo spesso si accompagna ad altre psicopatologie, specialmente sul versante ansioso o depressivo.

Ipersonnie

All’estremo opposto troviamo le ipersonnie, che lasciano una sensazione costane di stanchezza e di bisogno di dormire nonostante la presenza di un adeguato quantitativo di ore di riposo. Principalmente distinguiamo tra:

  • disturbo da ipersonnolenza: nel corso della giornata si manifestano in modo ricorrente dei momenti di forte sonnolenza e difficoltà a rimanere svegli dopo un risveglio improvviso. Capita anche di dormire molte ore di fila senza riuscire a svegliarsi riposati;
  • narcolessia: si distingue per il livello di gravità. In questo caso, infatti, ci sono dei veri attacchi di sonno e il bisogno di dormire è irresistibile. Il livello di coscienza può mantenersi o meno, ma nei casi cronici si manifestano episodi di perdita di tono muscolare dovuti a una carenza di ipocretina.

Oltre a creare imbarazzo e compromissione della funzionalità quotidiana, questi disturbi rischiano di essere molto pericolosi, ad esempio se l’individuo che ne soffre ha necessità di guidare spesso.

Disturbi del sonno correlati alla respirazione

In questa categoria il problema riguarda la respirazione durante il riposo notturno. Nella sindrome dell’apnea ostruttiva del sonno e nella sindrome dell’apnea centrale, in particolare, il flusso respiratorio viene interrotto o considerevolmente rallentato, manifestandosi con russamenti, rantolii o vere e proprie pause respiratorie. Nell’iperventilazione, invece, il diminuito ritmo respiratorio si associa a un aumento dei livelli di anidride carbonica.

Ciò può causare ripercussioni sull’apparato respiratorio, ma anche compromettere la qualità della vita diurna: questi disturbi non consentono un sonno ristoratore, anzi predispongono a frequenti risvegli e come conseguenze dirette provocano cefalea, astenia durante il giorno oppure sonnolenza data dalla mancanza di opportunità di dormire bene.

Sindrome delle gambe senza riposo

Anche la sindrome delle gambe senza riposo è un esempio della correlazione tra disturbi del sonno e neurologia, che consiste nell’avvertire l’irrefrenabile bisogno di muovere le gambe dopo che ci si è coricati. Se non lo si fa, si provano un forte fastidio, a volte anche doloroso, che ovviamente impedisce di dormire.

Spesso questo disturbo fa la sua comparsa in estate, generalmente in corrispondenza di momenti di forte stress, ma a volte può diventare cronico.

Parasonnie

Le parasonnie implicano comportamenti anomali che vengono messi in atto durante il sonno, l’addormentamento o il risveglio.

Esempi molto comuni sono:

  • il sonnambulismo: si manifesta con degli allontanamenti dal letto mentre il soggetto non è cosciente e non reagisce agli stimoli esterni: per questo motivo può essere svegliato solo con grande difficoltà e spesso la soluzione è riaccompagnarlo semplicemente a letto. È un disturbo molto frequente nei bambini, che nella maggior parte dei casi tende a risolversi spontaneamente con la crescita;
  • terrori nel sonno: risvegli improvvisi causati da un sottofondo di panico e allarme, che possono essere accompagnati da grida, iperventilazione, ipersudorazione e tachicardia. Come ne sonnambulismo, la persona non ha memoria dell’accaduto e spesso i tentativi di confortarla e rassicurarla sono inutili;
  • parasonnie del sonno REM: sono caratterizzate da comportamenti anomali durante la fase REM, in cui normalmente il corpo è bloccato e il movimento è limitato agli occhi. È la fase in cui sono concentrati i sogni, quindi le parasonnie spesso sono reazioni agli episodi onirici;
  • il disturbo da incubi: prevede il presentarsi di incubi ricorrenti, che solitamente riguardano una minaccia per la propria sopravvivenza o incolumità e hanno un carattere molto vivido, capace di turbare profondamente la persona. Questo disturbo solitamente si presenta a seguito di traumi.

Disturbi del sonno: a chi rivolgersi

Come abbiamo visto, i disturbi del sonno possono abbassare di molto la qualità della vita. Anche se sono molto comuni, quindi, non devono essere sottovalutati e, se ti riconosci in uno di quelli che abbiamo elencato, dovresti rivolgerti a uno specialista.

È vero che tra disturbi del sonno e neurologia c’è una forte connessione, ma non sempre il problema può essere ricondotto a un’origine organica. La causa precipitante più comune, infatti, è una condizione di forte stress, che può essere dovuto a eventi acuti ma anche alla presenza di un disturbo d’ansia o dell’umore.

In questi casi è importante chiedere aiuto a un professionista della salute mentale.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.