Ciclo della violenza: che cos’è e come salvarsi

Il ciclo della violenza descrive le fasi di escalation e calma nelle relazioni abusive, offrendo strategie per riconoscerlo e interromperlo, mirando alla sicurezza e al recupero.

Il ciclo della violenza è un costrutto teorico ideato nel 1979 dalla psicologa Lenore Walker ed utilizzato per spiegare e analizzare le relazioni fondate sul maltrattamento e aggressività.

Queste le leggi basilari del ciclo:

  • nelle relazioni patologiche, la violenza funziona a spirale: si costruisce, si sviluppa, si spegne. Il ciclo tende alla ripetizione;
  • l’aggressore utilizza tecniche di controllo e manipolazione sulla vittima;
  • a lungo andare, la vittima acquisisce passività e si abbandona al ciclo.

Diviene fondamentale conoscere il ciclo della violenza per prevenire rapporti patologici o per venirne fuori. Non esitare a contattare un esperto se temi di essere vittima di questo meccanismo o se conosci qualcuno che si trova in una relazione fondata sull’abuso.

Il ciclo della violenza: le basi

Le relazioni fondate sulla violenza e attacchi di rabbia sono all’ordine del giorno. Possono coinvolgere rapporti di coppia, familiari e qualsiasi altra forma di rapporto interpersonale. Possono riguardare forme di violenza fisica, emotiva, psicologica, economica o qualsiasi altra forma di abuso. In questo articolo ci concentreremo soprattutto sulle relazioni di coppia, per offrire sostegno a chi si trova in difficoltà.

Le tre fasi del ciclo

Il principio: ogni relazione fondata sulla violenza e sull’abuso segue delle regole precise. Queste regole funzionano a spirale e seguono tre fasi.

Costruzione della tensione

Nella prima fase, la relazione di coppia viene instaurata. Uno dei due partner tende ad essere sempre arrabbiato e inizia a mettere in atto meccanismi di manipolazione emotiva e psicologica nei confronti dell’altro.

Per esempio, potrebbe cercare di ottenere controllo sulla vittima attraverso minacce, love-bombing, ricatti emotivi o attraverso violenza psicologica e verbale. La vittima, spesso con stile di attaccamento dipendente, accetta questa violenza per non perdere l’oggetto del proprio amore (l’aggressore). Si è instaurato il ciclo della violenza.

Violenza

Nella seconda fase, la violenza emotiva e psicologica può trasformarsi in violenza fisica. Per esempio, l’aggressore potrebbe sfogare la rabbia attaccando il partner in seguito a comportamenti che reputa inappropriati, a sentimenti di gelosia e altro ancora.

Molti soggetti, a questo punto, sono in grado di chiedere aiuto. Altri, invece, restano intrappolati nel ciclo della violenza a causa di un principio definito il principio della rana bollita.

Il principio della rana bollita

Per il principio della rana bollita, ideato dal linguista e filosofo Noam Chomsky, i cambiamenti graduali tendono a sfuggire alla presa della coscienza e della ragione. Così, il partner manipolatore e violento, può dare inizio ad un rapporto presentandosi come una persona perfetta ed equilibrata. Non a caso, i manipolatori hanno spesso personalità narcisistiche o dai tratti psicopatici o machiavellici (siamo davanti alla Triade Oscura).

In seguito, l’aggressore mette in atto tentativi di manipolazione e controllo nei confronti del partner in maniera graduale. A questo punto, il partner è già dipendente dalla relazione amorosa e dunque incapace di interromperla. Ricordiamo inoltre che i partner manipolatori possono instillare vergogna e senso di colpa nelle vittime, oltre che praticare violenza fisica e psicologica come lo stalking, rendendogli di fatto impossibile chiudere la relazione.

Luna di miele

Dopo lo scoppio della violenza, l’aggressore teme di perdere l’oggetto amato. Così si avvicina alla vittima in una profusione di scuse e promesse che partecipano a pieno titolo del ciclo della violenza. L’aggressore può per esempio:

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  • ammettere la propria colpa, pur scaricandola su oggetti esterni alla relazione (problemi lavorativi, atteggiamenti del partner e via dicendo);
  • dimostrare il proprio pentimento, verbalmente o attraverso gesti (i tipici “regali del pentimento”).

La vittima accetta le scuse dell’aggressore e decide di continuare la relazione. A questo punto il ciclo comincia daccapo dando via ad un’altra spirale di violenza.

Altri elementi

Perché è tanto difficile chiudere una relazione fondata sull’abuso? Nel 1983, Lenore Walker parlò della cosiddetta “impotenza appresa”: si tratta della tendenza, riscontrabile negli animali chiusi in cattività, a sviluppare un senso di passività e ad obbedire ai propri aguzzini.

Il suo funzionamento segue i principi del condizionamento classico del fisiologo Pavlov:

  • se un animale riceve una scossa elettrica in seguito ad un comportamento;
  • tenderà a non replicare quel comportamento, anche se per lui è di vitale importanza.

Così, piuttosto che ricevere una nuova “scossa elettrica”, le vittime di abuso tendono ad assecondare i desideri e i bisogni del partner violento nella speranza di uscire dal ciclo della violenza. In realtà, questo è il primo passo per innescare il meccanismo a spirale.

Com’è ovvio, le vittime non hanno alcuna colpa in merito: manipolate e abusate psicologicamente e fisicamente per lungo tempo, si ritrovano incapaci di reagire di fronte a persone che non sanno come gestire la rabbia, preferendo l’isolamento psicologico alla violenza. Ricordiamo inoltre che, se i partner manipolatori e abusanti sono spesso dei narcisisti, le vittime tendono ad avere uno stile di attaccamento dipendente.

Soluzioni al ciclo della violenza

Gli abusi psicologici, emotivi e fisici possono lasciare profonde cicatrici. Risulta necessario uscire il prima possibile da rapporti fondati sull’abuso o aiutare chi si ritrova intrappolato in queste situazioni. Per farlo, ricordiamo di contattare i numeri pensati per le emergenze anti stalking (1522) o di contattare la polizia di stato.

In seguito, sarà necessario intraprendere un percorso terapeutico di tipo cognitivo-comportamentale atto alla cura dei profondi traumi causati dal ciclo della violenza. Parliamo ad esempio di: isolamento sociale, attacchi di panico, sviluppo di agorafobia, fobia sociale, disturbo d’ansia, insonnia, disturbo post traumatico da stress e altro ancora. Anche gli aggressori necessitano un aiuto psicologico: per loro sarà necessario intraprendere un profondo percorso che porti al trattamento della problematica narcisistica, psicopatica o ai disturbi che hanno innescato la violenza, talvolta anche attraverso la prescrizione di farmaci per gestire la rabbia.

Uscire da un rapporto fondato sull’abuso è molto difficile: per farlo, è necessario riuscire a chiedere aiuto prima che la spirale conduca a esiti tragici.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.