Il bias dello status quo, quando non lasciamo mai la strada vecchia per quella nuova

Il bias dello status quo è un pregiudizio che non ci consente di cambiare e stare bene: in cosa consiste e come superarlo

C’è un vecchio proverbio che dice: “Mai lasciare la strada vecchia per quella nuova”.

Per quanto giusto ci possa sembrare e per quanto in alcune circostanze si riveli azzeccato, i proverbi non sono regole che vanno seguite alla perfezione. In molte situazioni possono andare bene, sono detti popolari che hanno ragione.

In altre, invece, dovremmo dimenticarli e rischiare un po’ di più.

Quando questo non avviene, in noi si attiva il bias dello status quo, una distorsione cognitiva che ora scopriremo insieme.

Cos’è il bias dello status quo

Il bias dello status quo è un pregiudizio, la maggior parte delle volte inconscio, che ci rende quasi impossibile abbandonare il nostro stato attuale (quindi lo status quo) per tentare qualcosa di nuovo.

Una situazione che può capitare a tutti e persino in qualsiasi contesto della propria vita. Non è una malattia, quindi, ma un comportamento che può lasciarci bloccati in situazioni che vanno a indebolire il nostro benessere psicologico e, talvolta, anche con conseguenze poco piacevoli.

Questo avviene perché il bias dello status quo ci fa preferire la nostra situazione attuale perché tale condizione per noi diventa un punto di riferimento, e di conseguenza qualsiasi modifica viene percepita come una perdita o una minaccia, anche se può essere positiva.

Da cosa viene influenzato il bias dello status quo

Daniel Kahneman, psicologo e vincitore del Premio Nobel per l’economia nel 2002, nel suo libro Pensieri lenti e veloci ha spiegato esattamente che cos’è il bias dello status quo e soprattutto da cosa viene inlfuenzato: l’avversione alle perdite e l’effetto dotazione.

L’avversione alle perdite

L’avversione alle perdite si spiega con il fatto che a livello emotivo e psicologico ci impattano molto più le perdite che i guadagni. Ciò vuol dire che soffriamo maggiormente se perdiamo 50 euro rispetto a un’eventuale vincita, e che quindi diamo molto più valore alle perdite che ai guadagni.

Una condizione che inizialmente ci potrebbe sembrare normale, conservativa, a tutela della nostra persona. Ma la verità è un’altra: in molte circostanze l’avversione alle perdite ci lega a situazioni non ottimali, impedendoci contemporaneamente di sfruttare nuove opportunità.

Effetto dotazione

L’effetto dotazione è quel pregiudizio mentale che ci mette nella condizione di dare più valore alle cose che possediamo rispetto a quello che realmente hanno.

Diversi studi hanno infatti dimostrato che le persone tendono a pagare cifre più alte per continuare a tenere quello che già è loro rispetto a quanto spenderebbero per qualcosa di nuovo, mai utilizzato e in alcune circostanze nemmeno mai visto.

Esempi di bias dello status quo

Al giorno d’oggi il bias dello status quo può attivarsi in tantissimi ambiti diversi e in più momenti della giornata. Pensiamo, per esempio, a quando andiamo al supermercato: il più delle volte scegliamo sempre la stessa marca, quella che conosciamo bene e che usiamo più spesso. Difficilmente la cambiamo, e quando le facciamo è solo a seguito di qualche sforzo che ci convince ad uscire dalla routine.

Un altro esempio è l’assicurazione auto, e a supporto di quanto appena detto c’è anche un esperimento condotto (senza che se ne rendessero conto) dagli stati del New Jersey e della Pennsylvania.

In sostanza entrambi offrivano ai loro cittadini la possibilità di scegliere tra due tipi di assicurazione auto:

  • una più economica che prevedeva solo diritto di citare in giudizio;
  • una più costosa che non fissava limiti ai possibili incidenti.

Gli abitanti del New Jersey avevano di base l’assicurazione standard, mentre quelli della Pennsylvania la più completa, e quindi più costosa. Il risultato? In entrambe le località il 75% delle persone ha scelto di mantenere l’assicurazione che gli era stata già assegnata, senza esplorare le altre opzioni.

Un comportamento altamente influenzato dal bais dello status quo, ma in cui emergono anche l’avversione alle perdite e l’effetto dotazione.

In Pennsylvania, che di base aveva l’assicurazione più cara, l’avversione alla perdite ha spinto le persone a mantenere il e privilegio di una copertura totale.

In New Jersey, invece, l’effetto dotazione ha fatto sì che le persone non cambiassero la prima scelta fatta, quindi quella che prevedeva una minore copertura e anche un prezzo più economico.

Con questi esempi possiamo quindi concludere che l’opzione da cui partiamo influenza le nostre decisioni, anche se siamo consapevoli che possiamo cambiare e, probabilmente, migliorare.

Perché lo facciamo

Come vi abbiamo accennato sopra, il bias dello status quo non è una malattia, ma un pregiudizio cognitivo, una strategia che il nostro cervello mette in atto per risparmiare energie.

Nella vita di tutti i giorni, infatti, siamo costantemente immersi dalle informazioni e il nostro cervello, pur essendo una macchina eccezionale, non può analizzare tutte alla perfezione. Per questo motivo, cerca di risparmiare energie e ci spinge a mantenere la tranquillità della strada vecchia che conosciamo, e che quindi ci risulta certa, senza avvicinarci ad eventuali perdite.

Le conseguenze del bias dello status quo

Non sempre lo status quo bias ha effetti negativi, ma ci sono circostanze in cui ci ancora in situazioni che non ci fanno bene. Ne sono degli esempi le relazioni tossiche da cui non riusciamo a distaccarci. Ma non solo, perché uno studio di alcuni neuroscienziati dello University College di Londra ha dimostrato che in molte situazioni questa scorciatoia mentale non è la soluzione migliore, in quanto ci porta a commettere più errori quando dobbiamo prendere delle decisioni.

Credere che ciò che conosciamo sia sempre meglio di tutto il resto è un errore che ci limita parecchio. Il motivo? Nn ci consente di cambiare. Tutto muta nella vita, i nostri bisogni, le ambizioni, le aspettative, l’età e così via, e per questo non ha senso aggrapparsi allo status quo, e perciò alla nostra situazione attuale.

Negare il cambiamento perché lo temiamo può farci rimanere ancorati a dei comportamenti che in realtà non sono positivi per il nostro benessere psicologico. Per questo motivo, è molto importante riflettere e rivalutare le nostre decisioni e convinzioni, perché quello che abbiamo scelto tempo fa potrebbe essere completamente sbagliato nelle circostanze di oggi.

Per stare bene è essenziale trovare un equilibrio tra la sicurezza dello status quo e le diverse possibilità di cambiamento. Se non ci si riesce da soli, la miglior soluzione è cercare l’aiuto di un professionista della salute mentale.

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Fonti

  • Kahneman, Pensieri lenti e veloci, 2011.
  • Hershey, J. et. Al. (1990) What Is the Right to Sue Worth? Wharton School, Universidad de Pensilvania.
  • Eidelman, S. & Crandall, C. S. (2012) Bias in Favor of the Status Quo. Social and Personality Psychology Compass; 6(3): 270-281.
Serena Proietti Colonna

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Dottoressa di Ricerca in Psicologia e Scienze Cognitive, fin da piccola, ho coltivato la passione per il contatto umano e l'indagine delle persone. Ho scelto di studiare psicologia per migliorare la qualità della vita degli individui. Amo viaggiare, ispirata dalla mia sorella assistente di volo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.