Il bias di conferma: esempi, conseguenze e strategie di gestione

Capita a tutti di cadere nella “trappola” dei bias di conferma: cosa sono, come funzionano e cosa occorre fare per non farlo più
Cosa sono i bias di conferma

Tutti noi cadiamo nella “trappola” dei bias congitivi, ovvero facciamo degli errori di valutazione che spesso sono inconsci. È una strategia che mette in atto la nostra mente per facilitare il processo decisionale: il cervello così risparmia energie.

Ne esistono tantissimi (sono stati contati più di 200) ma oggi vogliamo concentrarci su uno dei più comuni e che è capitato (e capiterà) a ognuno di noi: il bias di conferma.

Cos’è il bias di conferma

Se vogliamo riassumere con due parole il significato di bias di conferma possiamo farlo con i termini “pregiudizio cognitivo”. Può capitare un bias di questo tipo, infatti, quando dobbiamo prendere delle decisioni e non lo facciamo con tutta la consapevolezza possibile.

In poche parole, invece di scegliere basandoci su dati reali, andiamo a selezionare tutte quelle informazioni che in qualche maniera confermano le nostre convinzioni o ipotesi, scartando o ignorando tutto ciò che risulta contrario a quello che pensavamo già in partenza.

Sì, lo abbiamo davvero fatto tutti almeno una volta nella vita anche perché, come riporta uno libro sull’argomento di Scott Plous, psicologo e professore universitario americano, il bias di conferma non può essere eliminato ma solo gestito attraverso l’educazione e la formazione al pensiero critico, e quindi nell’analisi dei fatti, delle prove, delle informazioni e così via.

Esempi di bias di conferma

Per capire ancora meglio cos’è un bias di conferma e per comprendere che effettivamente capita tutti, riportiamo alcuni esempi dei più frequenti.

Quando vogliamo informarci sulla situazione attuale nel mondo, può capitare di cercare solo specifiche notizie e interpretarle in un determinato modo.

Perché lo facciamo? Perché siamo più propensi a crederci se le informazioni che leggiamo confermano le opinioni che già avevamo sull’argomento.

Se sosteniamo un particolare candidato politico, tendiamo a credere di più alle notizie che lo dipingono sotto una luce positiva, e al contrario scartiamo o ignoriamo quelle che invece ne parlano male.

Attuiamo bias di conferma anche quando scegliamo amici e partner: molto probabilmente facciamo amicizia con più serenità con le persone che condividono le nostre stesse convinzioni e i nostri stessi valori. Quelle che non lo fanno, invece, spesso le scartiamo a priori. Il problema è che in questo modo non mettiamo mai in discussione i nostri punti di vista.

Ancor più complessi sono i bias di conferma in ambito medico: possono portare un dottore a formulare un’ipotesi di un certo tipo e iniziare a cercare indizi clinici che la confermino, non facendo esami e analisi che potrebbero portare a una diagnosi differente.

Quali sono le cause

Le cause del bias di conferma sono diverse in base agli scopi individuali, ma a livello generale si possono raggruppare in due categorie:

  • economicità cognitiva: nella vita di tutti i giorni ci è praticamente impossibile analizzare con razionalità e logica tutte le informazioni che ci piovono addosso perché richiederebbero un enorme consumo di risorse. Per questo motivo, emerge il bias di conferma che ci permette di elaborare le varie informazioni in modo economico e più rapido;
  • autostima e identità personale: se le informazioni che riceviamo vanno in contrasto con la nostra rappresentazione della realtà, rischiamo di indebolire l’autostima e l’identità personale. Scatta perciò il bias di conferma, che raccoglie e distorce le informazioni fino a renderle perfette per le nostre convinzioni. In questo modo aiutiamo la nostra autostima e saldiamo l’identità personale.

Le conseguenze di questi errori di valutazione

Come si è potuto capire dagli esempi riportati sopra, i bias di conferma alle volte possono portare a conseguenze non di certo piacevoli. Certo, in alcune circostanze sono positivi perché in questo modo il nostro cervello elabora i dati in modo economico e più rapido, ma in altre situazioni gli effetti possono essere negativi.

Pensiamo per esempio agli attacchi di panico: chi ne soffre appena riceve una determinata sensazione fisica potrebbe interpretarla come un danno imminente alla sua salute. Ciò lo poterebbe portare a cercare informazioni che confermano la sua ipotesi, scartando quelle che invece affermano il contrario.

Secondo uno studio scientifico condotto da Ivy-Marie Blackburn e collaboratori, i bias di conferma sono un fattore della depressione perché fanno processare le informazioni in modo imparziale. Altre ricerche, come quella condotta dalla Oxford University, dimostrano invece che anche ansia, fobia e ipocondria coinvolgono i bias di conferma nei confronti di informazioni che riguardano una qualche forma di minaccia.

In poche parole, i bias di conferma possono aiutarci ad essere fiduciosi nelle nostre convinzioni e nei nostri valori perché ci trasmetto un senso di certezza e sicurezza, ma anche ostacolarci in tante attività quotidiane.

Come gestire il bias di conferma

Partendo da tutto ciò che abbiamo spiegato, è abbastanza evidente che il bias di conferma è una naturale tendenza del ragionamento umano. Sapere che esiste, quindi, è un ottimo punto di partenza per iniziare ad un utilizzare le capacità metacognitive, quindi quelle abilità che ci aiutano a osservare dall’esterno i nostri pensieri e a modificarli (se necessario).

Ciò che possiamo fare quando ci imbattiamo in informazioni che non confermano il nostro pensiero è porci delle domande diverse dal solito su quello stesso argomento. Dobbiamo perciò analizzare le informazioni, valutare l’affidabilità delle fonti che abbiamo e confrontare i diversi dati con le varie ipotesi alternative.

Purtroppo non sempre è possibile, ma è importante essere consapevoli che in quell’esatto momento il bias di conferma può essere attivo.

Il supporto psicologico

Un supporto psicologico può aiutarci a guardare oltre e ad aprirci a qualcosa che non si era ancora considerato. In questo modo allarghiamo le nostre conoscenze e apriamo la porta a delle opportunità che probabilmente già esistevano, ma che per colpa dei bias di conferma abbiamo sempre messo in secondo piano.

Del resto, la psicologia ci aiuta a conoscere come funziona la nostra mente e anche a ragionare in termini metacognitivi, e quindi ad avere una visione più realistica e obiettiva della realtà che ci circonda. Un passo da non prendere sottogamba perché una visione distorta della realtà ci potrebbe impedire di arrivare a un vero stato di benessere psicologico.

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Fonti

  • Scott Plous, The psychology of judgment and decision making, McGraw-Hill, 1993, ISBN 0-07-050477-6, OCLC 26931106.
  • Ivy-Marie Blackburn, Kate M. Davidson, Cognitive therapy for depression & anxiety: a practitioner’s guide, 2ª ed., Wiley-Blackwell, 1995, p. 19, ISBN 978-0-632-03986-9, OCLC 32699443.
  • Allison G. Harvey, Edward Watkins, Warren Mansell, Cognitive behavioural processes across psychological disorders: a transdiagnostic approach to research and treatment, Oxford University Press, 2004, pp. 172–173, 176, ISBN 978-0-19-852888-3, OCLC 602015097.
Serena Proietti Colonna

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Dottoressa di Ricerca in Psicologia e Scienze Cognitive, fin da piccola, ho coltivato la passione per il contatto umano e l'indagine delle persone. Ho scelto di studiare psicologia per migliorare la qualità della vita degli individui. Amo viaggiare, ispirata dalla mia sorella assistente di volo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.