Ansia sociale da ritorno in ufficio: attenzione agli errori cognitivi

Per molte persone, il cosiddetto “smart working” – espressione che ha preso piede al posto della più corretta “lavoro da remoto” –, ha permesso di gestire meglio l’ansia sociale. Per “ansia sociale” si intende una condizione di sofferenza per una marcata e persistente paura di subire critiche nelle situazioni sociali.

Tra le situazioni lavorative che possono suscitare reazioni emotive intense, troviamo:

  • parlare con qualcuno che ha una posizione di autorità;
  • incontrare colleghi in ascensore o durante la pausa caffè/pranzo; 
  • entrare in una stanza dove ci sono già altre persone sedute;
  • ritrovarsi al centro dell’attenzione;
  • prendere la parola in una riunione;
  • guardare negli occhi qualcuno che si conosce poco;
  • esporre una relazione davanti a un gruppo di persone.


Da questo punto di vista, lo smart working ha permesso di:

  • limitare i contatti sociali;
  • evitare il contatto fisico;
  • proteggere e nascondere il proprio corpo dietro lo schermo del computer;
  • trovarsi nella sicurezza della propria casa.

A titolo di esempio, prendiamo una classica situazione critica per chi soffre di ansia sociale: l’atto di parlare in pubblico. In presenza, inizialmente si prova un’ansia anticipatoria, con una visione catastrofica di ciò che potrebbe verificarsi (la preoccupazione dà l’impressione di poter controllare i problemi). Ci si concentra sui segnali verbali e non verbali di chi si ha intorno, si interpretano le espressioni dei loro volti in maniera autoreferenziale. Viceversa, in una riunione online la presenza altrui si riduce ad una piccola “finestra”, le espressioni sono difficili da cogliere, gli sguardi non si incrociano e la necessità di controllare gli altri si attenua.

In seguito, dal vivo, è più semplice mostrare i sintomi fisici dell’ansia sociale: voce tremolante, rossore sul volto e sul collo, sudorazione delle mani, corpo più teso, tic facciali, linguaggio confuso. Forte è la paura che attraverso questi sintomi gli altri si accorgano della propria agitazione, e dopo l’evento si cade in un continuo ripensare (ruminazione) a quello che è andato storto. Online invece è molto più facile nascondere i segnali fisici, e il rimuginio viene vissuto a casa, un luogo sicuro, lontano dagli sguardi altrui.

L’ansia sociale lavora sull’idea che abbiamo di noi stessi

Ci si confronta spesso con un’immagine ideale che vorremmo dare, ma che è irraggiungibile, perché tende alla perfezione. Da questo confronto si esce sempre in maniera negativa. Ci si considera non sufficientemente all’altezza, non in grado di gestire la situazione temuta. L’emozione prevalente è la vergogna

Le persone con ansia sociale pensano che solo con la perfezione potrebbero ottenere amore e apprezzamento: la prestazione è centrale nelle loro relazioni. Inoltre temono le critiche, i giudizi negativi e la possibilità di fare brutte figure. Si partecipa a una competizione in cui si perde sempre, perché la capacità di analizzare ciò che sta accadendo non è mai obiettiva. Gli apprezzamenti e i giudizi positivi vengono selettivamente scartati, perché smentirebbero l’idea negativa che si ha di sé.

L’ansia sociale fa cadere in errori cognitivi

Quelli più frequenti sono:

  • giungere a conclusioni senza averne le prove. Ad esempio, se un collega esce dalla stanza mentre stiamo parlando, crediamo che l’abbia fatto perché infastidito dal discorso;
  • esagerare nel valutare le proprie mancanze. Ad esempio, a seguito di un singolo intoppo, si pensa di aver fallito completamente una prova;
  • minimizzare le proprie qualità. Ad esempio, stare in silenzio perché si crede che le persone ci ritengano poco interessanti;
  • considerarsi responsabili di tutto ciò che accade. Ad esempio, se il management è scontento per un lavoro incompiuto, la colpa dev’essere nostra;
  • pensare in modo tutto/nulla, on/off, bianco/nero, giusto/sbagliato. Ad esempio, sbagliare una singola cosa e pensare che tutto sia andato male;
  • darsi o dare delle etichette immodificabili. Ad esempio, se in seconda elementare ci è stato detto che la matematica non fa per noi, tenderemo a evitarla per tutta la vita; 
  • generalizzare i singoli eventi. Ad esempio, se un collega non ha riso alla nostra battuta, credere di essere incapaci di far ridere.

L’ansia sociale può influenzare le nostre prestazioni lavorative

In particolare, può incidere:

  • sulla concentrazione, cioè sulla capacità di restringere il raggio di azione a una sola cosa, lasciando fuori tutte le distrazioni interne ed esterne;
  • sulla motivazione, che è il motore che spinge a portare avanti con costanza l’impegno. Le persone con ansia sociale, legando il proprio valore all’approvazione degli altri, possono cercare di raggiungere degli obiettivi desiderati dagli altri e non da loro;
  • sulle capacità, ciò quelle potenzialità che vengono sviluppate e implementate attraverso la conoscenza e l’esperienza. Le capacità non si basano solo sul fare, ma anche sull’essere. L’acquisizione delle competenze dovrebbe andare di pari passo con il proprio benessere personale.

Dove nasce l’ansia sociale? 

Studi sul contesto familiare hanno trovato una correlazione con la presenza, durante l’infanzia, di genitori giudicanti, intrusivi e inclini alla critica. Spesso chi soffre di ansia sociale ha fatto proprie le aspettative dei genitori: sono persone abituate a notare gli errori che fanno. La prestazione ha prevalso sull’essere come persona.

La vergogna e il senso di impotenza provati durante l’infanzia influenzano l’autostima della persona. In questo, il lavoro da casa ha permesso di limitare i contatti sociali e la riduzione dell’ansia. 

La vergogna blocca la rabbia, la paura e la gioia. Si pensa che se queste emozioni fossero vissute assumerebbero una intensità incontrollabile e pericolosa. In realtà, la capacità di gestirle aiuterebbe l’autostima e a cercare attivamente le situazioni sociali.

Affrontare l’ansia sociale con un percorso di psicoterapia online

Il centro medico Serenis offre la possibilità di fare psicoterapia online, che rispetto a quella dal vivo può essere più congeniale per chi soffre di ansia sociale. Dal punto di vista lavorativo, gestire l’ansia sociale può aiutare a sconfiggere o ad affrontare, tra le altre cose:

  • la paura di ripetere un precedente fallimento, un licenziamento o di ricevere una scarsa valutazione, anche se il contesto attuale è diverso da quello passato;
  • il sentire di dover raggiungere degli obiettivi e delle aspettative che rispecchiano le aspirazioni altrui;
  • il sentirsi non all’altezza;
  • la difficoltà di mantenere la concentrazione nelle situazioni di stress;
  • la paura del successo, delle nuove responsabilità, le sfide, le attenzioni che si potrebbero ricevere, le reazioni degli altri a seguito di un buon risultato, o di una promozione;
  • il rischio del burnout;
  • la difficoltà a mettere dei confini tra i problemi personali e il contesto lavorativo:
  • la paura del giudizio, che porta ad allontanarsi dalle relazioni e dalle occasioni di gioia;
  • la difficoltà a mettere in luce le esperienze positive.

La psicoterapia online di Serenis

Se stai cercando di ottenere un aiuto tramite uno psicologo-psicoterapeuta, allora Serenis è uno dei posti dove puoi trovare l’aiuto di cui hai bisogno online. È un servizio completamente online con solo psicoterapeuti certificati. Inoltre, ti offre l’accesso a molte informazioni su diversi argomenti di salute mentale.

Questo significa che puoi avere tutto ciò di cui hai bisogno in un unico posto.

Potrai incontrare tramite Serenis un professionista autorizzato senza lasciare la tua casa: semplicemente collegandoti al sito web in un momento che è conveniente per te.

Su Serenis, i nostri specialisti capiscono che la vita presenta sfide uniche per tutti. Non importa chi tu sia o cosa tu abbia passato, il tuo passato non ti definisce, né deve determinare il resto della tua vita.

Noi possiamo sostenerti nel superarlo; Serenis è a un solo clic di distanza.

Tutto inizia con il vostro desiderio di vivere una vita migliore.

Bibliografia
D. Baroni, L. Caccico, S. Ciandri, C. Di Gesto, L. Di Leonardo, A. Fiesoli, F. Lauretta, A. Lebruto, G. Policardo, M. Rosadoni, Quaderno di esercizi per vincere l’ansia sociale, Erickson, 2021.

Questa pagina è stata verificata

I nostri contenuti superano un processo di revisione in tre fasi.

Scrittura

Ogni articolo viene scritto o esaminato da uno psicoterapeuta prima di essere pubblicato.

Controllo

Ogni articolo contiene una bibliografia con le fonti citate, per permettere di verificare il contenuto.

Chiarezza

Ogni articolo è rivisto dal punto di vista stilistico, per agevolare la lettura e la comprensione.

Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

reviewer

Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

reviewer

Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.