Incoscienza: quali disturbi portano a questa condizione?

L’incoscienza è uno stato in cui la persona non è consapevole di sé stessa o dell’ambiente circostante, spesso causato da lesioni cerebrali, traumi o condizioni mediche gravi come il coma.
disturbi mentali e incoscienza

La coscienza viene definita come la consapevolezza di sé e degli altri, delle proprie emozioni e dell’ambiente che ci circonda. Quando questo non accade succede l’opposto, vale a dire che siamo in uno stato di incoscienza, frequente in condizioni come disturbi psicotici e traumi cranici.

Definizione di incoscienza

L’incoscienza indica una mancanza di consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante. La consapevolezza, infatti, riguarda la nostra percezione delle cose che ci circondano e di ciò che avviene dentro di noi: capacità che non abbiamo con l’incoscienza. Possiamo essere consapevoli (o meno) dei suoni o degli oggetti esterni, così come dei nostri pensieri e delle nostre emozioni (Velmans, 2009).

Per definizione, quando un soggetto è inconsapevole di qualcosa non può accorgersene. Questo significa che, da un punto di vista personale, può essere difficile per qualcuno rendersi conto che ci sono aspetti della realtà al di là di ciò che percepisce consapevolmente. Tuttavia, anche se non siamo consapevoli di certe informazioni, possono comunque influenzare il nostro comportamento (Weiskrantz, 2004).

Dallo studio condotto su persone con lesioni cerebrali, emerge che molti processi cognitivi ed emotivi avvengono senza esserne consapevoli. Inoltre, queste lesioni possono influenzare alcuni processi consapevoli in modo selettivo, lasciando altri intatti. Ciò suggerisce che la consapevolezza potrebbe non essere un’unica entità cognitiva che sovrintende a tutti i processi inconsci, ma piuttosto il risultato di diverse componenti integrate e coordinate, ognuna delle quali è consapevole solo del proprio dominio (Vallar, 2007).

definizione incoscienza

I disturbi della coscienza

Quando non riusciamo più a mantenere una consapevolezza su noi stessi e sull’ambiente circostante, possono emergere in noi dei disturbi che sono diversi per gravità ma che vanno ad affliggere le nostre funzioni mentali e affettive.

Certo, non ci portano tutti ad uno stato di incoscienza, ma sicuramente vanno a lavorare sulla capacità della nostra mente di essere presente. I vari studi scientifici condotti fino a questo momento hanno classificato i disturbi della coscienza in tre macrocategorie:

  • disturbi quantitativi della coscienza: condizioni in cui vi sono alterazioni della coscienza che possono variare dalla confusione mentale al coma;
  • disturbi qualitativi della coscienza: alterazione della qualità della coscienza, come nel caso di allucinazioni, deliri, sogni vividi o altre esperienze psichiche anomale;
  • disturbi della coscienza soggettiva: la percezione e l’esperienza soggettiva della coscienza sono disturbate, come nel caso di stati di depersonalizzazione, disintegrazione dell’identità o alterazioni della percezione del sé.

Nella malattia di Alzheimer (Alzheimer Disease, AD), il deficit della consapevolezza di sé insieme a disturbi del comportamento, come per esempio eccessiva disinibizione, contribuiscono significativamente al sovraccarico dei caregivers (Rymer et al., 2002), indipendentemente dalla gravità della demenza.

La comprensione dei disturbi della consapevolezza di sé è molto importante, specialmente in situazioni legali e mediche. Ad esempio, se qualcuno ha un grave danno al cervello e non si rende conto della propria situazione, potrebbe rifiutare un trattamento urgente che potrebbe salvarlo (Katz & Segal, 2004). Allo stesso modo, le persone con malattie che peggiorano nel tempo potrebbero non essere in grado di vivere in modo indipendente per motivi di sicurezza personale.

In questi casi, l’essere consapevoli delle proprie limitazioni diventa fondamentale per fornire il proprio consenso all’inserimento in una comunità, oppure alla nomina di un amministratore di sostegno.

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Disturbi quantitativi della coscienza

I disturbi quantitativi della coscienza sono così chiamati perché vanno in progressione, vale a dire che piano piano la coscienza diventa sempre più assente, fino a poter diventare incoscienza:

  • ottundimento: è un disturbo temporaneo che ci mette nella condizione di essere passivi, apatici, inoperosi e sonnambuli. Colpisce soprattutto i tossicomani e le persone che soffrono di gravi malattie fisiche;
  • obnubilazione: la nostra coscienza è scossa e turbata e presentiamo stati di confusione, di sconcerto, di insonnia e di ridotta vigilanza;
  • torpore: la nostra coscienza è perfettamente attiva, ma piano piano subisce un decadimento,
  • sopore: lo stato di coscienza è passivo ed inerte nelle azioni;
  • pre-coma e coma: siamo di fronte a una situazione di incoscienza; siamo in stato vegetativo e viviamo in una specie di sonno profondo.

Quest’ultimo, quindi il coma, è lo stato di incoscienza più noto a tutti. Le persone che sono in questa condizione non rispondono agli stimoli e non sono consapevoli di sé o degli altri. La condizione può andare a migliorare come, purtroppo, a peggiorare.

Stato di incoscienzaDescrizioneMalattia associata
ottundimentoPassività, apatia, inattività e sonnolenza temporanei, spesso associati a tossicodipendenza o gravi malattie fisiche.Tossicodipendenza, malattie fisiche
obnubilazioneConfusione, disorientamento, difficoltà a rimanere svegli e ridotta vigilanza.Traumi cranici
torporeDecadimento progressivo della coscienza, con una diminuzione dell’attività mentale.Condizioni neurologiche degenerative
soporeStato di coscienza passivo e inattivo, con una marcata mancanza di reattività agli stimoli esterni.Stati di shock
pre-coma e comaIncoscienza profonda, con perdita completa di coscienza e attività mentale, spesso associata a uno stato vegetativo.Traumi cranici, ictus et al.

Disturbi qualitativi della coscienza

Sono parte dei disturbi qualitativi della coscienza i seguenti stati patologici:

  • stato crepuscolare: si presenta soprattutto nelle persone che possono essere affette da sonnambulismo, convulsioni, stati deliranti, allucinatori ed isteria di conversione;
  • stato oniroide o alterazioni oniriche: non c’è alcun controllo della coscienza e per questo si registra nelle persone che soffrono di stati confusionali e deliri;
  • stato confusionale o confusione psichica: problemi nelle facoltà cognitive, motorie, comunicative, affettive, emotive ed alterazione del ciclo sonno-veglia. Può presentarsi a seguito di traumi cranici, tossicodipendenza, stati psicotici ed infezioni organiche;
  • delirium: sindrome clinica che porta a un’alterazione della consapevolezza, dell’attenzione e dal disorientamento temporale e spaziale.

L’alessitimia è una condizione caratterizzata dalla difficoltà nel riconoscere ed esprimere le emozioni, con difficoltà di autocontrollo. In alcuni casi, le persone con disturbi qualitativi della coscienza possono anche manifestare questi sintomi. Questo può avvenire perché le esperienze distorte della coscienza influenzano la capacità di percepire e comprendere le emozioni primarie e secondarie. Ad esempio, se una persona sta vivendo allucinazioni o deliri che distorcono la loro percezione della realtà, potrebbero avere difficoltà a identificare e interpretare le loro emozioni in modo accurato.

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Disturbi della coscienza soggettiva

I disturbi della coscienza soggettiva vengono definiti anche “depersonalizzazione” che è un’esperienza soggettiva di irrealtà, di distacco totale dalla propria identità, dai propri pensieri, sensazioni, emozioni, oltre che dal proprio corpo. In sostanza, quindi, in base alla gravità si vive una sorta di stato di incoscienza.

Sierra, in un articolo del 2009, ha specificato che trasmette un senso di non esistenza, di sentirsi fuori dal proprio corpo.

Madden & Einhorn hanno invece sottolineato che questi disturbi della coscienza possono essere dovuti a effetti collaterali di farmaci o del consumo di droghe, oppure a causa di eventi gravi come la morte inaspettata di una persona cara, un incidente e così via.

Stato di incoscienza: quando intervenire a livello psicologico?

È chiaro che ci sono situazioni di incoscienza, come quelle del coma, in cui la psicologia non ha molta utilità. Ci sono altri casi in cui, invece, il supporto psicologico si rivela fondamentale, come nelle situazioni dei disturbi della coscienza soggettiva. Serenis è un centro medico autorizzato, dando supporto emotivo alle persone attraverso la psicoterapia online.

La depersonalizzazione, infatti, si caratterizza per episodi persistenti o ricorrenti in cui la persona sperimenta un senso di irrealtà e un profondo distacco da sé stesso e dal mondo circostante, ma sempre rimanendo consapevoli che la percezione è alterata. La stessa cosa, invece, non succede nei disturbi psicotici.

Questi ultimi sono disturbi psichiatrici gravi in cui le persone sono completamente distaccate dall’ambiente che li circonda. I principali disturbi psicotici sono:

Incoscienza: interventi e diagnosi

Quando c’è un danno o un problema nel cervello, è comune osservare diversi cambiamenti nel comportamento, nelle emozioni e nelle capacità cognitive di una persona.

Le valutazioni neuropsicologiche standard mirano a valutare molte funzioni mentali per comprendere meglio la natura dei danni e le loro conseguenze. Questa analisi aiuta a pianificare interventi riabilitativi che mirano a ridurre la disabilità e ad aumentare l’indipendenza della persona.

Solitamente vengono valutate funzioni come:

Se necessario, vengono anche eseguite prove specifiche per valutare aree particolari del funzionamento cognitivo.

La valutazione della consapevolezza di sé (o diversamente, incoscienza) non viene spesso inclusa nelle valutazioni standard a causa della mancanza di strumenti standardizzati disponibili. Tuttavia, questo può essere un problema durante la pianificazione e l’attuazione di interventi riabilitativi dopo un danno cerebrale, poiché molti esperti ritengono che senza una valutazione accurata e un monitoraggio della consapevolezza di sé, gli interventi potrebbero non essere efficaci nella fase post-acuta (Bergquist & Malec, 2002).

Trattamento per i disturbi della coscienza

Attualmente, la terapia principale per persone che soffrono di patologie che comportano incoscienza è la riabilitazione intensiva, che combina forme di terapia come:

Si utilizzano anche farmaci stimolanti per aiutare il recupero della coscienza, tuttavia secondo gli esperti solo in pochi trattamenti hanno dimostrato di essere efficaci.

Le nuove conoscenze scientifiche sui meccanismi della coscienza danno speranza nello sviluppo di nuove terapie per aiutare i pazienti con disturbi della coscienza. L’obiettivo principale è influenzare le reti neurali che controllano l’eccitazione e la consapevolezza nel cervello. Questo è reso possibile dai progressi nella comprensione del funzionamento del cervello attraverso la ricerca scientifica e le nuove tecnologie di imaging elettrofisiologico.

Tuttavia, è difficile valutare l’efficacia di queste terapie. Alcuni pazienti potrebbero essere coscienti, ma non mostrare segni evidenti di coscienza attraverso i normali test comportamentali. Questo è noto come “dissociazione cognitivo-motoria“. In altre parole, anche se un paziente sembra non rispondere esternamente, potrebbe comunque essere consapevole internamente. Questo rende difficile vedere se le terapie stanno funzionando o meno. Perciò, c’è bisogno di nuove strategie per valutare meglio l’efficacia delle terapie e sviluppare nuovi trattamenti che siano più precisi e mirati.

Psicoterapia e incoscienza

In ambito psicologico gli interventi che si possono fare, per quei disturbi che prevedono possibili stati di incoscienza, si differenziano tra i disturbi della coscienza soggettiva e i disturbi psicotici.

Nei primi, nella maggior parte dei casi, si usa un modello strutturato in 3 fasi e ideato da van der Hart, Nijenhuis e Steele:

  1. stabilizzazione dei sintomi;
  2. elaborazione dei ricordi traumatici che sono alla base del disturbo;
  3. integrazione della personalità: si lavora su tutto ciò che si è realizzato nelle fasi precedenti fino al raggiungimento di un senso di sé unificato.

Per quanto riguarda i disturbi psicotici, invece, l’obiettivo è quello di ristabilire un corretto funzionamento biochimico del sistema nervoso centrale. In genere necessitano di un trattamento di tipo farmacologico che però deve essere sempre accompagnato da un intervento psicoterapeutico – riabilitativo. Qualsiasi sia la situazione che si sta vivendo, quindi, è assolutamente importante rivolgersi agli esperti della salute mentale.

Fonti:

  • Aalten, P., Van Valen, E., Clare, L., Kenny, G., & Verhey, F. (2005). Awareness in dementia: A review of clinical correlates. Aging & Mental Health, 9(5), 414 – 422.
  • Abreu, B. C., Seale, G., Scheibel, R. S., Huddleston, N., Zhang, L., & Ottenbacher, K. J. (2001). Levels of self-awareness after acute brain injury: how patients’ and rehabilitation specialists’ perceptions compare. Archives of Physical and Medical Rehabilitation, 82(1), 49-56.
  • Agnew, S. K., & Morris, R. G. (1998). The heterogeneity of anosognosia for memory impairment in Alzheimer’s disease: a review of the literature and a proposed model. Aging & Mental Health, 2(1), 7-19.
  • Allen, C. C., & Ruff, R. M. (1990). Self-rating versus neuropsychological performance of moderate versus severe headinjured patients. Brain Injury, 4(1), 7-17.
Serena Proietti Colonna

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Dottoressa di Ricerca in Psicologia e Scienze Cognitive, fin da piccola, ho coltivato la passione per il contatto umano e l'indagine delle persone. Ho scelto di studiare psicologia per migliorare la qualità della vita degli individui. Amo viaggiare, ispirata dalla mia sorella assistente di volo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.