Neuromarketing: cos’è, esempi e dove studiarlo

Scopri il neuromarketing: le sue origini, le tecniche impiegate e il percorso formativo necessario. Approfondisci leggendo il nostro articolo.
neuromarketing

Il mondo del marketing è in continua evoluzione, e una delle più recenti e affascinanti frontiere è rappresentata dal neuromarketing

Questa disciplina innovativa unisce le conoscenze della neuroscienza con le strategie di marketing, consentendo alle aziende di comprendere e influenzare le decisioni d’acquisto dei consumatori in modi mai prima possibili. 

In questo articolo, esploreremo il concetto di neuromarketing, le strategie utilizzate e il percorso di studi inclusi gli sbocchi lavorativi di questa disciplina.

Cos’è il neuromarketing

Il neuromarketing rappresenta l’applicazione delle conoscenze neuroscientifiche al campo del marketing.

Questa disciplina emergente si basa sull’analisi delle reazioni cerebrali, dei pattern neurali e delle risposte emotive dei consumatori, spingendosi oltre le percezioni consapevoli e sondando i meccanismi neurologici che guidano il comportamento d’acquisto.

Attraverso l’impiego di tecnologie avanzate, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI), le aziende possono acquisire insights preziosi sulla percezione dei loro prodotti o servizi. 

Comprendere i processi irrazionali e inconsapevoli nella mente del consumatore diventa cruciale per lo sviluppo di strategie di vendita più efficaci. Il neuromarketing offre la possibilità di decifrare segnali neurali che indicano:

  • l’attrattività di un prodotto;
  • la risposta emotiva a una campagna pubblicitaria;
  • la percezione di un marchio.

Questa analisi profonda consente alle aziende di adattare le proprie strategie in modo mirato, creando esperienze di marca in sintonia con le aspettative e le emozioni dei consumatori.

Quando nasce il neuromarketing?

Il concetto di neuromarketing inizia a prendere forma negli anni ’90, quando i ricercatori iniziarono a esplorare come le neuroscienze potessero essere applicate al campo del marketing per ottenere una comprensione più approfondita del comportamento del consumatore

Il pioniere e accademico Gerald Zaltman è spesso citato come uno dei precursori del neuromarketing. Nel 1999, Zaltman pubblicò un libro intitolato “How customers think: essential insights into the mind of the market”, in cui esplorava l’importanza di comprendere i processi mentali dei consumatori per sviluppare strategie di marketing più efficaci.

Tuttavia, è negli anni 2000 che il termine “neuromarketing” inizia ad affermarsi e a guadagnare notorietà. Coniato da Ale Smidts nel 2002, ha segnato una pietra miliare nello sviluppo di questa disciplina. 

Smidts, professore di neuromarketing presso l’Erasmus University di Rotterdam, ha contribuito a definire il campo come l’applicazione delle tecniche neuroscientifiche per ottenere una comprensione più completa del consumatore e per sviluppare strategie di marketing più efficaci.

L’influenza delle emozioni nel neuromarketing

Le emozioni svolgono un ruolo significativo nel modellare le preferenze di acquisto e la percezione di un marchio. Attraverso l’analisi delle risposte cerebrali legate alle emozioni, il neuromarketing consente alle aziende di progettare campagne pubblicitarie che evocano sentimenti desiderati nei consumatori.

Un esempio classico è l’utilizzo di storie coinvolgenti e narrative nelle campagne di marketing. 

Studi nel campo del neuromarketing hanno dimostrato che le storie ben costruite, capaci di attivare diverse emozioni, possono avere un impatto più profondo sulla memoria e sull’attenzione dei consumatori rispetto a messaggi più razionali e neutri.

Inoltre, il neuromarketing riconosce che le emozioni possono essere uno strumento potente per creare connessioni emotive tra il consumatore e il marchio: un consumatore che associa emozioni positive a un prodotto o a un’esperienza è più propenso a sviluppare un legame duraturo con quel marchio.

Nel contesto delle decisioni d’acquisto, le emozioni possono influenzare sia le preferenze che i comportamenti dei consumatori. Ad esempio, un annuncio pubblicitario che suscita sentimenti di gioia o gratificazione può influire positivamente sulla percezione del prodotto, aumentando la probabilità di acquisto.

Strategie e tecniche di neuromarketing

Il neuromarketing si avvale di diverse strategie e tecniche per comprendere e influenzare il comportamento dei consumatori attraverso l’analisi delle risposte cerebrali e delle emozioni. 

Vediamone alcune insieme.

  1. Risonanza magnetica funzionale (fMRI)

L’fMRI misura l’attività cerebrale monitorando i cambiamenti nel flusso sanguigno

Nel neuromarketing, viene utilizzato per mappare le regioni cerebrali coinvolte nelle risposte emotive e nelle decisioni d’acquisto.

  1. Elettroencefalografia (EEG)

L’EEG registra l’attività elettrica del cervello attraverso elettrodi posti sulla testa. 

È spesso utilizzato per misurare l’attività cerebrale in tempo reale e comprendere le reazioni immediate dei consumatori a stimoli specifici.

  1. Eye-tracking

Questa tecnica monitora i movimenti degli occhi per capire dove e quanto tempo una persona guarda un determinato elemento visivo, come un annuncio o un packaging. 

Aiuta a valutare l’efficacia degli elementi visivi nella cattura dell’attenzione.

  1. Misurazione della risposta galvanica della pelle (GSR)

La GSR misura la conduttanza della pelle, che può riflettere l’attività del sistema nervoso autonomo. 

Variazioni nella conduttanza, come per esempio la sudorazione, possono indicare risposte emotive, consentendo di valutare l’impatto emotivo di un messaggio o di un prodotto.

  1. Storytelling emozionale

La narrazione di storie coinvolgenti può attivare emozioni specifiche nei consumatori, creando connessioni più profonde con il marchio o il prodotto.

  1. Neurobranding

Il neuromarketing applica principi neuroscientifici alla costruzione del brand, cercando di creare associazioni positive e memorabili nella mente dei consumatori.

L’integrazione di queste strategie e tecniche consente alle aziende di creare campagne e strategie di marketing più mirate e coinvolgenti, sfruttando la conoscenza dettagliata delle risposte neurali e delle emozioni dei consumatori.

Esempi di neuromarketing

Lo studio condotto da Read Montague con il Pepsi Challenge Test rappresenta uno dei primi esempi illuminanti delle potenzialità del neuromarketing nel rivelare i meccanismi complessi che influenzano le preferenze dei consumatori. 

L’utilizzo della risonanza magnetica funzionale (fMRI) per analizzare l’attività cerebrale durante il test ha fornito insights preziosi sulla relazione tra:

  • percezione sensoriale;
  • emozioni;
  • processi decisionali.

I risultati svelati dalla ricerca hanno evidenziato una discrepanza interessante tra le preferenze dichiarate durante la degustazione alla cieca e le scelte effettuate quando veniva presentata la confezione del prodotto: la maggioranza dei partecipanti ha espresso una preferenza per la Pepsi durante il test cieco, ma quando il branding della Coca-Cola è stato introdotto, molte persone hanno invertito la loro preferenza.

L’analisi delle fMRI ha fornito una chiave di lettura per questo fenomeno. 

L’attivazione del putamen, una struttura cerebrale situata nella parte laterale e posteriore dei due emisferi cerebrali, all’interno del nucleo della base, coinvolto nelle funzioni legate alle emozioni, alla motivazione e alle risposte di ricompensa, durante il consumo di Pepsi ha indicato un maggiore piacere sensoriale associato a questa bevanda. 

Tuttavia, la visualizzazione del packaging di Coca-Cola ha attivato la corteccia prefrontale mediana, evidenziando l’importanza dei processi di discernimento, valutazione e giudizio nella percezione complessiva del prodotto.

Questo studio dimostra chiaramente che le decisioni d’acquisto non sono basate esclusivamente sul gusto, ma sono fortemente influenzate da fattori emotivi e cognitivi

La connessione tra il prodotto e il suo marchio, costruita nel corso del tempo attraverso pubblicità, esperienze passate e valori associati, gioca un ruolo significativo nel modellare le preferenze e le percezioni dei consumatori.

Al di là del semplice atto di consumare, l’esperienza del consumatore è profondamente intrecciata con le emozioni, le memorie e le associazioni culturali. 

In Italia, un esempio significativo di utilizzo del neuromarketing è rappresentato da TIM, il gestore di telecomunicazioni. L’azienda ha scelto di adottare il neuromarketing per il lancio della sua nuova immagine del brand.

L’iniziativa ha preso la forma di un vero e proprio esperimento, in cui il brand ha implementato una serie di test biometrici. Particolarmente rilevante è l’impiego dell’eye tracking, che ha consentito di valutare come il campione selezionato ha reagito alla nuova identità di TIM. 

In aggiunta all’eye tracking, sono stati utilizzati altri biofeedback, contribuendo così alla creazione dell’immagine attuale del marchio, un processo che ha avuto inizio nel 2016 e prosegue ancora oggi.

Chi è il neuromarketer?

Il neuromarketer è un professionista esperto nell’applicazione delle neuroscienze al campo del marketing. 

Questo esperto ha il compito di analizzare le risposte cerebrali e le emozioni dei consumatori per comprendere meglio i processi decisionali e sviluppare strategie di marketing più efficaci. 

I neuromarketer possono provenire da diverse discipline, ma sono generalmente dotati di competenze in:

  • analisi dati;
  • psicologia;
  • economia;
  • marketing.

Cosa studiare per diventare neuromarketer

Per lavorare in questo settore serve solitamente la laurea in:

  • marketing;
  • scienze della comunicazione d’impresa;
  • altre lauree che riguardano la psicologia e l’economia d’impresa. 

La formazione accademica raccomandata include una laurea in neuromarketing o in ambiti affini. 

Le competenze chiave per un neuromarketer includono:

  • competenze analitiche;
  • conoscenza tecnologica;
  • capacità di comunicazione;
  • creatività;
  • orientamento al cliente.

Sbocchi professionali del marketing

I neuromarketer possono trovare sbocchi professionali in diversi settori, tra cui:

  • analisi dati di marketing;
  • ricerca e sviluppo;
  • responsabile del brand;
  • consulenza;
  • ricerca accademica.

Neuromarketing vs marketing tradizionale

Il neuromarketing e il marketing tradizionale rappresentano due approcci distinti nell’ambito delle strategie commerciali, ognuno con le proprie caratteristiche e metodologie. 

Vediamo come si differenziano in termini di approccio, metodologia e focalizzazione.

  1. Fondamenti teorici e metodo di approccio

Il marketing tradizionale si basa su teorie di marketing consolidate e modelli comportamentali che considerano i consumatori come razionali e consapevoli delle proprie decisioni d’acquisto. 

Gli approcci tradizionali si concentrano su:

  • analisi demografica;
  • studi di mercato;
  • segmentazione dei clienti.

Il neuromarketing si distingue per l’applicazione delle neuroscienze nello studio del comportamento del consumatore. 

Invece di affidarsi principalmente ai sondaggi e alle interviste, il neuromarketing utilizza strumenti come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e l’elettroencefalografia (EEG) per monitorare l’attività cerebrale.

  1. Focus sull’emozione e sulla percezione

Sebbene il marketing tradizionale riconosca l’importanza delle emozioni, spesso si basa su strategie che cercano di persuadere attraverso:

  • argomenti razionali;
  • caratteristiche del prodotto;
  • vantaggi tangibili.

Il neuromarketing pone una maggiore enfasi sull’influenza delle emozioni nel processo decisionale: studia come determinati stimoli influenzano le emozioni e le reazioni cerebrali, cercando di creare connessioni emotive tra il consumatore e il marchio.

  1. Risposte consapevoli vs. inconsapevoli:

Il marketing tradizionale si basa spesso su risposte consapevoli ottenute attraverso:

  • ricerche di mercato;
  • sondaggi;
  • interviste. 

Le strategie sono progettate per influenzare la percezione consapevole del consumatore.

4. Personalizzazione dell’esperienza

Il marketing tradizionale può utilizzare la segmentazione di mercato per personalizzare le campagne, ma spesso in modo basato su dati demografici e comportamentali.

Il neuromarketing mira a personalizzare l’esperienza del consumatore in base alle risposte neurologiche individuali, utilizzando dati ottenuti direttamente dalle reazioni cerebrali.

  1. Misure dell’efficacia

L’efficacia delle strategie di marketing tradizionali è spesso valutata attraverso indicatori chiave di performance (KPI) come:

  • le vendite;
  • la consapevolezza del marchio;
  • la fedeltà del cliente.

L’efficacia nel neuromarketing invece può essere misurata attraverso l’analisi delle risposte cerebrali e l‘impatto emotivo sul comportamento del consumatore.

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Approccio:
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Descrizione
Anima solare e (quasi) psicologa clinica, sono la blog manager di Serenis. Qui unisco il mondo della psicologia a quello del copywriting. Credo nell'importanza di imparare dagli errori, nella comunicazione aperta e nella condivisione, cuore di tutto ciò che faccio.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.