Multitasking a lavoro: valore o rischio per chi lavora?

Il multitasking è davvero vantaggioso sul posto di lavoro? Scopri i potenziali rischi e benefici del gestire più compiti contemporaneamente e come può influenzare la produttività e il benessere.
multitasking

Nel mondo moderno del lavoro, il multitasking è diventato una pratica comune, spesso vista come un segno di efficienza e produttività. 

Tuttavia, ci sono opinioni contrastanti su quanto multitasking possa effettivamente contribuire o danneggiare la produttività. Essere multitasking al lavoro sicuramente può portare molti vantaggi in termini di efficienza, però non bisogna sottovalutare anche gli effetti negativi di questa capacità. 

Il multitasking è davvero produttivo? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi che porta con sè?

Leggi l’articolo per trovare le risposte che cerchi. 

Cosa vuol dire essere multitasking 

Se stai preparando un colloquio di lavoro, dovresti sapere a cosa si riferisce il termine multitasking, vale a dire la capacità di svolgere più compiti contemporaneamente

Questo può avvenire sia nel contesto lavorativo che nella vita quotidiana. Ad esempio, un lavoratore multitasking potrebbe rispondere alle email mentre partecipa a una riunione o ascolta un podcast. 

Essenzialmente, il multitasking significa focalizzare la propria attenzione su più attività simultaneamente. È a tutti gli effetti una soft skill, come la creatività o il problem solving.

Multitasking a lavoro: vantaggi

Il multitasking, se utilizzato in modo ponderato e strategico, può portare diversi vantaggi al mondo del lavoro. Non tutti riescono a sostenere questi ritmi di lavoro, per questo è fondamentale operare una scelta ponderata del lavoro che si desidera svolgere.

Ecco come questa competenza può essere un valore aggiunto:

  • miglior gestione del tempo; 
  • reattività migliorata;
  • minore tempo di risposta alle esigenze organizzative;
  • ottimizzazione dei flussi di lavoro;
  • aumento della produttività e della proattività. 

Multitasking a lavoro: svantaggi

Il multitasking, benché spesso elogiato per la sua presunta efficienza, porta con sé una serie di svantaggi ben documentati dalla ricerca scientifica. 

Iniziamo con l’idea che l’aumento di produttività legato al multitasking è puramente teorico e presuppone una capacità di gestione simultanea delle attività che è fuori dalla portata di un individuo, nonostante le sue aspirazioni. Potresti percepire uno squilibrio tra le attività che svolgi e la remunerazione che ricevi, tanto da spingerti a chiedere un aumento.

Uno studio pubblicato sulla rivista “Psychonomic Bulletin & Review” ha dimostrato che il multitasking può portare a un deficit attenzionale, il che significa che le persone diventano meno capaci di concentrarsi su un compito specifico. 

Questo deficit attenzionale è spesso accompagnato da un aumento dello stress percepito, accompagnato dalla sindrome da rientro al lavoro.

Inoltre, il multitasking può provocare interferenze cognitive e fisiche poiché il cervello deve costantemente spostare l’attenzione tra le attività. 

Quando le attività vengono interrotte anche solo per pochi minuti, è necessario del tempo per ritornare al punto in cui si è stati interrotti. Questo processo rallenta le prestazioni e aumenta il rischio di errori, con impatti potenzialmente gravi, specialmente in settori che richiedono alta precisione e riflessione profonda.

Questo compromette la qualità del lavoro e può portare a una maggiore frustrazione e insoddisfazione professionale. In questa situazione può essere opportuno cambiare lavoro e cercare attività che ci facciano sentire valorizzati, senza avere paura del cambiamento.

Il multitasking è davvero produttivo?

A questo punto, la domanda sorge spontenea: è davvero produttivo il multitasking?

Molti studi scientifici suggeriscono che, nella maggior parte dei casi, il multitasking è dannoso per la produttività. Ad esempio, uno studio pubblicato sulla rivista “Psychological Science” ha rilevato che le persone che fanno multitasking erano meno efficaci nel completare i compiti e più inclini a commettere errori.

Un altro studio ha scoperto che il multitasking durante una riunione può ridurre la comprensione delle informazioni discusse e ostacolare la partecipazione attiva. Non stare al passo potrebbe portarti a vivere una situazione di frustrazione, specialmente nell’ambiente lavorativo, dove, non di rado, si verificano intensi episodi di mobbing.

Inoltre, il costante scambio tra le attività può aumentare lo stress, ridurre la qualità del sonno e avere effetti negativi sulla salute mentale.

La chiave è trovare l’equilibrio tra le attività, riservando momenti per la concentrazione su singoli compiti e pianificando accuratamente il multitasking solo quando appropriato

In definitiva, il valore o il rischio del multitasking dipende dalla situazione e dalla capacità di gestirlo in modo efficace. Se ti trovi in una situazione di difficoltà potresti valutare lavori più sostenibili anche da chi sta attraversando una crisi depressiva.

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Fonti

  • Elbe, P., Sörman, D.E., Mellqvist, E. et al. Predicting attention shifting abilities from self-reported media multitasking. Psychon Bull Rev 26, 1257–1265 (2019). https://doi.org/10.3758/s13423-018-01566-6
  • Buser, T., Peter, N. Multitasking. Exp Econ 15, 641–655 (2012). https://doi.org/10.1007/s10683-012-9318-8
Ludovica Feliziani

Approccio:
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Descrizione
Anima solare e (quasi) psicologa clinica, sono la blog manager di Serenis. Qui unisco il mondo della psicologia a quello del copywriting. Credo nell'importanza di imparare dagli errori, nella comunicazione aperta e nella condivisione, cuore di tutto ciò che faccio.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.