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Perché si pensa sempre alla morte? Analizziamo la tanatofobia

La tanatofobia è un disturbo d’ansia categorizzato dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione) come una patologia dello spettro ansioso. Chi ne soffre, può provare forte disagio e ansia all’idea della morte e al pensiero di dover morire. 

Questa patologia può quindi assumere svariate forme: paura di morire nel sonno, paura di morire di tumore, paura di morire avvelenati, paura di causare sofferenza alle persone amate, paura di lasciare un partner, paura dell’ignoto. Può legarsi ad altre patologie come l’aerofobia (paura di volare): in tal caso la tanatofobia si lega ad una specifica circostanza vissuta come pericolosa.

La fobia non dovrebbe essere confusa con una paura: 

  • lì dove la paura è razionale e motivata (es. scopro di avere una malattia e ho paura di morire); 
  • la fobia è il più delle volte immotivata, irrazionale e causa di pensieri invadenti e rimuginio (es. penso costantemente alla morte, anche se sono giovane e in salute).

Le cause della tanatofobia possono comprendere: paura dell’ignoto, impossibilità di accettare la precarietà dell’esistenza umana, esperienze traumatiche e altro ancora.

Le ipotesi di cura possono estendersi ad un percorso terapeutico e, nei casi più gravi, alla prescrizione di farmaci per la gestione dell’ansia e/o la risoluzione del problema.

Ne parleremo più approfonditamente nel corso dell’articolo.

La paura della morte: una definizione

In un volume intitolato “Storia della morte in Occidente” (Ariès, 1975), viene delineato il concetto di morte proibita. A parere di Philippe Ariès, con l’avvento della società moderna la morte sarebbe divenuta un tabù al pari della masturbazione. Così: della morte non si parla; il moribondo muore solo e lontano dagli occhi del pubblico; e via dicendo.

Questa proibizione della morte avrebbe effetti gravi sulla psicologia dell’individuo, tra cui: 

  • angosce relative all’idea di dover morire; 
  • impossibilità di ottenere conforto
  • timore dell’ignoto; 
  • senso di colpa di fronte al pensiero della morte; 

e altro ancora.

In effetti, con l’avvento della società contemporanea e il crollo dei valori religiosi, tutti noi abbiamo sviluppato un grande senso di angoscia di fronte alla precarietà dell’esistenza: senso di angoscia non alleviato da una promessa di ricompensa futura o dalla fiducia nella vita eterna. 

Abbiamo così cessato di parlare della morte facendone un argomento tabù. Ora, se la paura della morte è comprensibile e assolutamente normale, diviene fobia lì dove impedisce al soggetto di vivere una vita soddisfacente e di svolgere i più semplici compiti quotidiani. 

Come si sviluppa la paura della morte?

Chi soffre di tanatofobia, può mettere in atto comportamenti disfunzionali per ottenere un apparente sollievo dallo stimolo ansiogeno. Per esempio: 

  • può effettuare controlli medici in maniera compulsiva;
  • può evitare situazioni potenzialmente pericolose (volare in aereo, andare in macchina e via dicendo); 
  • può isolarsi per paura di costruire relazioni destinate a finire a causa della morte; 

e altro ancora.

In questo modo, ha la sensazione di evitare la possibilità della morte e di assicurarsi un senso di protezione di fronte al pensiero angosciante. In realtà, i comportamenti disfunzionali sono meccanismi di difesa che alla lunga peggiorano il quadro clinico e rendono il pensiero della morte ancora più invadente e invalidante. 

Quali sono i sintomi della tanatofobia?

I sintomi della tanatofobia possono comprendere: 

Questi sintomi possono comparire di fronte al pensiero della morte anche durante le più semplici conversazioni quotidiane. Ecco che, la tanatofobia, può impedire al paziente di continuare a vivere normalmente occasioni di scambio sociale. 

Quali sono le cause della paura della morte?

Come sottolineato, la paura della morte è normale e non patologica finché non diviene causa di pensieri invadenti che vanno a peggiorare drasticamente la qualità della vita. La paura della morte ha infatti ragioni biologiche: 

  • tutti le specie viventi, in un modo o nell’altro, lottano per autoconservarsi e cioè per allontanare la necessità della morte. 

La fobia può allora innescarsi su questo meccanismo naturale; può altresì derivare da patologie pregresse come disturbo d’ansia generalizzata e ipocondria. In altri casi, la tanatofobia è causata da esperienze traumatiche vissute dall’individuo o viste in terza persona: 

  • se ho vissuto un importante lutto durante la prima infanzia, potrei sviluppare tanatofobia e paura di morire; 
  • se ho superato una lunga e dolorosa malattia, potrei essere più portato allo sviluppo della psicopatologia e alla messa in pratica di atteggiamenti compulsivi. 

Come superare l’ansia della morte

Per superare l’ansia della morte, è necessario intraprendere un percorso terapeutico che vada a lavorare sulla gestione degli stimoli ansiogeni. Questo percorso, dovrà insegnare al paziente a rapportarsi alla precarietà dell’esistenza in maniera sana e funzionale. Per esempio: con un lungo lavoro sull’accettazione delle emozioni negative come parte integrante della vita umana.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.