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Guida agli psicofarmaci: cosa sono ed effetti collaterali

Gli psicofarmaci sono farmaci utilizzati per il trattamento di diversi disturbi della salute mentale. Questi farmaci possono causare numerosi effetti collaterali.

Importante notare che gli psicofarmaci non sostituiscono il percorso psicoterapeutico, ma possono affiancarlo.

Gli psicofarmaci sono davvero necessari? Chi è che può prescriverli?

In questo articolo capiremo come agiscono questi farmaci e come utilizzarli per evitare gli effetti collaterali più comuni.

Cosa sono gli psicofarmaci?

Gli psicofarmaci sono un gruppo di farmaci capaci di influenzare le percezioni, il comportamento e l’umore. Se utilizzati in combinazione con la psicoterapia, si rivelano strumenti molto efficaci nella gestione di patologie come il disturbo borderline di personalità, il disturbo bipolare, la depressione, l’ansia, la schizofrenia ma anche i disturbi alimentari e del sonno.

La loro efficacia è indubbia: uno studio effettuato dal National Institute of Mental Health (NIMH), ha dimostrato che la somministrazione di un farmaco psicotropo a pazienti affetti da depressione produce un rapido miglioramento delle loro condizioni rispetto ai pazienti che non ricevono nessun trattamento.

Gli psicofarmaci, che possono presentare indicazioni terapeutiche multiple, si dividono in 4 categorie:

  • ansiolitici;
  • antidepressivi;
  • stabilizzatori dell’umore;
  • antipsicotici.

Ansiolitici

Questi farmaci possono essere usati per trattare i sintomi dei disturbi d’ansia, gli attacchi di panico, le fobie, gli effetti dell’astinenza da alcol ma anche i disturbi legati al sonno in quanto, tra gli effetti del principio attivo, troviamo anche quello ipnoinducente.

Questa categoria di medicinali aiuta a gestire i sintomi fisici dell’ansia, tra cui aumento del battito cardiaco, nausea, sudorazione e tremore.

Antidepressivi

Il raggio d’azione degli antidepressivi è davvero vasto. Questi farmaci vengono utilizzati ovviamente per curare i disturbi dell’umore, la depressione maggiore o la depressione reattiva, ma sono prescritti anche in caso di:

Stabilizzatori del tono dell’umore

Questa categoria di psicofarmaci è indicata nel trattamento di tutti quei disturbi dell’umore che comportano oscillazioni timiche importanti, pensiamo, ad esempio, alla ciclotimia o al disturbo bipolare. Gli stabilizzatori dell’umore aiutano quindi a regolare e gestire le emozioni estreme.

Antipsicotici

Gli antipsicotici trovano largo utilizzo nel trattamento della schizofrenia e del delirio ma in alcuni casi anche per stabilizzare il tono dell’umore: aiutano le persone affette da psicosi a pensare in modo più chiaro, a sentirsi più calmi, a dormire meglio e a comunicare in modo più efficace.

Il ruolo delle sinapsi e dei neurotrasmettitori

Per comprendere il funzionamento degli psicofarmaci, è necessario capire cosa sono le sinapsi.

Il termine sinapsi sta a indicare il punto di contatto tra due neuroni o cellule nervose.

Il loro compito è quello di trasmettere gli impulsi nervosi che vengono generati e si propagano nel neurone grazie a dei piccoli e brevissimi cambiamenti elettrici che attraversano la cellula e vanno a finire negli assoni.

Questi filamenti, più o meno lunghi, terminano con il cosiddetto bottone presinaptico che poggia o si trova molto vicino al corpo di un altro neurone.

Qui troviamo delle vescicole che contengono i neurotrasmettitori ovvero quelle sostanze chimiche che le cellule utilizzano per comunicare tra loro. L’impulso elettrico che ha attraversato il neurone, arriva nel bottone presinaptico, provoca l’emissione del neurotrasmettitore che si diffonde nello spazio che intercorre tra le due cellule e viene raccolto dai recettori della sinapsi della cellula “ricevente”.

I neurotrasmettitori, che possono essere eccitatori come la dopamina, la serotonina e la noradrenalina, o inibitori come il GABA, quando sono in eccesso subiscono il fenomeno della ricaptazione ovvero vengono riassorbiti dalla membrana sinaptica e scissi da un apposito enzima.

Come agiscono gli psicofarmaci?

Il principio attivo contenuto nello psicofarmaco non fa altro che mantenere in equilibrio e bilanciare l’interazione tra i neurotrasmettitori.

Numerosi problemi di salute possono sorgere infatti quando i neurotrasmettitori non funzionano correttamente: ad esempio, quando viene prodotta una quantità insufficiente o eccessiva di un neurotrasmettitore o quando la cellula che riceve il messaggio chimico non lo assorbe come dovrebbe. Lo squilibrio e l’alterazione dei neurotrasmettitori è alla base di molti problemi di salute, tra cui il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), l’ansia, il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer.

Lo psicofarmaco può:

  • inibire la ricaptazione della serotonina o la produzione di dopamina;
  • aumentare l’effetto inibitorio del GABA o la disponibilità dei neurotrasmettitori eccitatori.

L’azione specifica degli psicofarmaci, influendo sulle sinaspi biochimiche, è varia: a volte può filtrare il flusso emotivo o lo può dilatare, può influire sulla velocità con cui pensiamo, accelerandola o rallentandola, e può influire anche sulla produzione del linguaggio e sulla rapidità delle associazioni mentali.

Ognuna di queste attività di base viene modificata dal punto di vista quantitativo e non qualitativo: gli psicofarmaci non influiscono sulle nostre scelte e non possono nemmeno modificare la qualità dei nostri pensieri.

Contrariamente a quanto si crede quindi, questi farmaci non vanno a modificare il carattere ma agiscono per aiutarci a regolare l’espressione di stati emotivi come l’aggressività, l’ansia, la rabbia o la tristezza. Il principio attivo contenuto nello psicofarmaco non fa altro che favorire il recupero di un contesto tollerabile e fisiologico di queste emozioni, grazie anche all’ausilio offerto dal percorso psicoterapeutico.

È necessario assumere psicofarmaci?

L’utilizzo degli psicofarmaci, ma in generale tutto quello che riguarda la salute mentale, è vittima di uno stigma: il disturbo psichico crea vergogna, disagio, se ne parla poco e lo psicofarmaco spesso fa paura.

Questi farmaci migliorano la qualità di vita del paziente andando a mitigare il quadro sintomatologico di cui soffre e che va a incidere sul suo benessere emotivo, pensiamo, ad esempio agli attacchi di panico o alle fasi alterne della ciclotimia.

Questi principi attivi creano un terreno favorevole sul quale andare a lavorare con un adeguato percorso terapeutico: lo psicofarmaco infatti elimina il sintomo ma non la causa!

Chi prescrive gli psicofarmaci?

Gli psicofarmaci possono essere prescritti esclusivamente da un medico di base o da uno specialista come lo psichiatra o il neurologo.

Per quanto tempo si possono prendere gli psicofarmaci?

Non esiste una regola precisa ma occorre seguire in maniera scrupolosa le indicazioni del medico curante che saprà individuare e condurre al meglio il rapporto tra rischio e beneficio. Non dimentichiamo infatti che gli psicofarmaci possono presentare diversi effetti collaterali, determinati dalla natura del principio attivo ma anche dalla sensibilità individuale, dalle modalità di somministrazione e dalla frequenza.

Effetti collaterali degli psicofarmaci

Per ottenere il massimo beneficio dagli psicofarmaci, è necessario assumerli sotto stretto controllo medico, evitare il fai da te e riuscire a distinguere gli effetti indesiderati da quelli terapeutici.

Stabilire con il proprio dottore la dose minima efficace è indispensabile per scongiurare uno degli effetti collaterali più comuni ovvero l’assuefazione: più se ne consumano, più l’organismo si abitua e ne richiede di più. Nel corso del tempo, è necessaria una dose maggiore di farmaco per produrre l’effetto desiderato: questo circolo vizioso conduce a un consumo eccessivo e quindi a maggiori rischi indesiderati.

Tra i possibili effetti collaterali ricordiamo:

  • deficit mnemonici;
  • secchezza delle fauci;
  • diarrea e stitichezza;
  • variazioni di peso;
  • disfunzioni sessuali come anorgasmia ed eiaculazione ritardata;
  • tachicardia;
  • eruzioni cutanee;
  • ansia, nausea, vertigini e perdita di equilibrio.

Uno degli effetti collaterali più importanti è la dipendenza da psicofarmaci che può verificarsi a seguito all’uso scorretto del farmaco, pensiamo ad esempio all’autosomministrazione o la brusca interruzione della cura. Affiancare un percorso terapeutico al farmaco aiuta a tenere sotto controllo questo effetto avverso.

Precauzioni nell’utilizzo degli psicofarmaci

  • Gli alcolici possono amplificare l’effetto sedativo di alcuni psicofarmaci.
  • Prestare attenzione quando si guida o si utilizzano macchinari soprattutto se avvertiamo sonnolenza e affaticamento dopo la somministrazione.
  • L’assunzione in gravidanza o allattamento deve essere concordata con il medico o lo specialista perché potrebbero verificarsi alcune complicazioni.
  • Non interrompere improvvisamente l’assunzione dei farmaci.
  • Se si verificano reazioni allergiche avverse come febbre, eruzioni cutanee o effetti collaterali poco comuni, contattare il medico il prima possibile.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.