Violenza ostetrica: tutto ciò che devi sapere per un parto consapevole

Questo articolo parla di violenza ostetrica, delle leggi che tutelano i genitori e del supporto psicologico necessario per il superamento dei traumi ad essa associati.
parto consapevole contro la violenza ostetrica

Se hai dei figli, sai quanto il momento del parto e quello che lo precede siano fondamentali nella vita di una donna. La vita dopo la gravidanza cambia radicalmente, non solo per tutte le implicazioni che ne derivano sul piano pratico, ma anche a livello mentale e psicologico: ci si prepara ad assumere un nuovo ruolo e ad arricchire la propria vita con una nuova carrellata di emozioni mai provate prima.

Eppure non sempre tutto va nel migliore dei modi: forse non ne hai mai sentito parlare, ma alcune donne devono anche fare i conti con ciò che viene definito violenza ostetrica. Ma di che cosa si tratta esattamente e quali conseguenze può portare? Come ci si può difendere?

Nel nostro articolo troverai alcune risposte, ad esempio scoprirai che:

  • la violenza ostetrica rappresenta una serie di comportamenti che sono lesivi e irrispettosi per la donna che si trova in sala parto;
  • si tratta di un fenomeno più diffuso di quanto pensi;
  • può causare nella donna una vera e propria fobia del parto che comprometterà il suo benessere in future gravidanze, nonché la comparsa di emozioni negative e colpevolizzanti per non aver saputo proteggere se stessa e il piccolo da un episodio che poi si è rivelato traumatico;
  • è possibile favorire il benessere durante la preparazione al parto promuovendo la consapevolezza attraverso interventi specifici.

Se questo argomento ti incuriosisce e vorresti saperne di più, continua a leggere e troverai molti approfondimenti.

Violenza ostetrica: una definizione

Prima di tutto, mettiamo in chiaro di che cosa parliamo quando utilizziamo l’espressione violenza ostetrica. Come abbiamo accennato, si tratta di un termine ombrello che comprende diversi tipi di comportamenti ostetrico-ginecologici che vengono messi in atto durante il parto dal personale ospedaliero e possono essere definiti come abuso nei confronti della futura mamma e del bambino che sta per portare alla luce.

È importante sottolineare che, dal 2019, tutti questi comportamenti vengono classificati come violenza di genere, anche se ovviamente si tratta di un tipo particolare, che non emerge in forma esplicita e risulta, quindi, più difficile da individuare, ma che comunque vengono percepiti dalla donna che ne è vittima come violenti e, talvolta, possono dare luogo a dei veri e propri traumi.

La posizione dell’OMS sulla violenza ostetrica

L’OMS condanna in maniera ferrea questi abusi, specialmente considerando la peculiare condizione di vulnerabilità estrema in cui si trova la donna che si appresta a partorire e ripone il suo futuro e quello del nascituro nelle mani di medici e infermieri. Ma in quali casi possiamo parlare di violenza ostetrica? Ecco alcuni esempi (WHO):

  • la mancata effettuazione dell’anestesia durante operazioni dolorose, frutto di una mancata valutazione dello stato di benessere della donna;
  • manovre effettuate senza il consenso esplicito della persona, come palpazioni vaginali o pressioni sul fondo dell’utero. In particolare esistono degli interventi volti a facilitare la meccanica del parto, ma che possono risultare molto fastidiosi per la donna, come l’episiotomia (Corrêa Junior MD, 2016). Con questo termine intendiamo un’incisione che viene effettuata durante la fase finale, allo scopo di facilitare il passaggio del bambino, ma che richiede dei punti di sutura per potersi rimarginare. Oppure la manovra di Kristeller, che consiste nell’esercitare una pressione manuale sul fondo dell’utero per agevolare l’uscita della testa del bambino. Si tratta di una manovra che l’OMS sconsiglia e che non deve mai essere effettuata senza il consenso della partoriente.

Altre forme di violenza ostetrica

Ma tra i diversi aspetti che la violenza ostetrica può assumere non troviamo solo pratiche strettamente mediche che non dovrebbero essere messe in atto. Ci sono anche delle forme più sottili e ancora più nascoste che, proprio per questo, tendono a essere ancora più sottovalutate, come:

  • comportamenti sessisti durante le visite;
  • mancanza di rispetto e di tutela dei diritti della donna e del bambino: anche una semplice negligenza può risultare fortemente lesiva in questo momento delicato, in cui la donna può sentirsi abbandonata a se stessa;
  • qualsiasi mancata informazione che potrebbe invece favorire il benessere di mamma e bambino.

Tutti questi elementi possono contribuire a rendere traumatica e particolarmente sgradevole l’esperienza già molto intensa del parto e scatenare una serie di conseguenze psicologiche che vedremo di seguito.

Per ora tieni presente che tutti i fattori che contribuiscono a creare questa sensazione hanno dato luogo a dati allarmanti: circa il 20% delle donne dichiara di aver subito violenza ostetrica e, tra le donne intervistate, circa il 40% riporta di aver vissuto un’esperienza in qualche modo lesiva della sua integrità psichica e della sua dignità durante il parto (Indagine Doxa-OVOItalia). L’episiotomia, infine, viene praticata in più della metà dei casi e, in ben due su tre di essi, la donna non ha avuto modo di firmare il consenso informato per approvare l’intervento.

Conseguenze psicologiche della violenza ostetrica

Prima di affrontare le conseguenze della violenza psicologica, partiamo da un presupposto fondamentale: in qualsiasi fase precedente al parto la donna può sentire il bisogno di un supporto psicologico, ad esempio in questi casi:

  • paura del parto: la tocofobia non è una paura così insolita, specialmente per le donne che si trovano a dover mettere al mondo il loro primo figlio‍. Si tratta di un fenomeno che può manifestarsi con maggiore probabilità se ci sono dei traumi pregressi, ad esempio la persona ha già perso un figlio;
  • quando la donna non ha avuto un’adeguata preparazione per affrontare il momento del parto e si trova di fronte all’evento senza sapere che cosa aspettarsi o come comportarsi o ancora è stata ostacolata nella pratica di aborto.

Questi quadri possono essere ulteriormente complicati da una violenza ostetrica subita in passato, che può generare sia una tacofobia prima non presente sia delle compromissioni importanti nel benessere della mamma e del bambino.

Altri esempi di conseguenze psicologiche post parto

  • aumento della probabilità di insorgenza della depressione post partum, che rende difficile vivere serenamente il periodo immediatamente seguente;
  • altri disturbi clinicamente importanti, come l’ansia, che può manifestarsi in attacchi di panico;
  • l’aggravamento di condizioni pregresse che denotavano un malessere da parte della mamma, come il disturbo ossessivo compulsivo o un disturbo del comportamento alimentare;
  • l’insorgenza di sentimenti negativi, come rabbia, senso di colpa e autosvalutazione: la neomamma si percepisce come incapace di prendersi cura di sé e del suo bambino, perché non è stata in grado di proteggere entrambi durante un’esperienza vissuta come un’aggressione. Queste sensazioni di inadeguatezza potrebbero amplificarsi fino a sfociare in un vero e proprio senso di incapacità, tale per cui la donna può arrivare a convincersi di non essere una brava madre e di non essere in grado di badare al suo bambino. In casi estremi troviamo episodi di rifiuto della maternità, con la conseguenza di evitare in maniera deliberata di avere altre gravidanze, sebbene desiderate, con l’idea di tutelare un potenziale bambino dalla propria incompetenza;

Fai bene a informarti

Se senti il bisogno di fare il passo successivo, possiamo aiutarti.

Primo colloquio gratuito

Terapia da dove vuoi

+500 recensioni a 5 stelle

Trova un terapeuta

Normative e leggi che tutelano i genitori dalla violenza ostetrica

Attualmente, in Italia non esiste una legge specifica contro la violenza ostetrica. Tuttavia, in alcuni stati e regioni, sono state approvate leggi o normative che affrontano specificamente il tema dei diritti delle donne durante il parto e l’assistenza materna.

Queste leggi riguardano molti aspetti, tra cui:

  • Leggi sui diritti dei pazienti e delle donne: Alcuni paesi hanno leggi che proteggono i diritti dei pazienti, compreso il diritto alla dignità, alla privacy, all’autonomia decisionale e al consenso informato durante le cure mediche. Queste leggi possono essere applicabili anche durante il parto, incluse disposizioni specifiche che vietano la discriminazione di genere nell’assistenza sanitaria e garantiscono il rispetto dei diritti umani delle donne durante il parto.
  • Normative sanitarie: Le istituzioni sanitarie possono essere soggette a linee guida che stabiliscono standard di cura e comportamento per gli operatori sanitari durante il parto e l’assistenza materna.
  • Meccanismi di tutela e denuncia: Le risorse legali e i meccanismi di denuncia sostengono le donne nella segnalazione dei casi di violenza ostetrica e nella ricerca di assistenza legale o di un possibile risarcimento.

In molti contesti, la mancanza di consapevolezza, formazione e attenzione alla questione della violenza ostetrica può ostacolare la piena protezione dei diritti delle donne durante il parto. Pertanto, la lotta contro la violenza ostetrica richiede un impegno sia legislativo che culturale per promuovere una cultura del rispetto, dell’empatia e della dignità nell’assistenza sanitaria materna.

Paesi che hanno adottato leggi contro la violenza ostetrica: best practices

Gli esempi virtuosi di altri Paesi gettano luce su una necessità legislativa che nel nostro Paese non si è ancora formalizzata. Riportiamo queste esperienze affinché possano essere di esempio ed incrementare la consapevolezza generale di questa delicata questione.

Argentina
Nel 2004, l’Argentina ha approvato la “Legge dei Diritti del Paziente” 25.929, che riconosce i diritti dei pazienti durante l’assistenza sanitaria, compreso il diritto alla dignità e al rispetto durante il parto.
Porto Rico
Nel 2006, è nata la “Legge sull’Accompagnamento durante il Travaglio, il Parto e il Post-parto“.
Venezuela
La “Legge organica sul diritto delle donne a una vita libera da violenza“, approvata nel 2007, prevede disposizioni specifiche per proteggere le donne durante il parto e l’assistenza materna.
Messico
Puebla, uno stato messicano, ha classificato come violenza ostetrica filmare un parto senza il consenso della madre. (Fonte: Internazionale)
Europa:
Francia e Spagna

Nel 2016, la Francia ha adottato una legge che stabilisce il diritto delle donne a un accompagnamento durante il parto, al fine di promuovere il rispetto dei loro diritti durante l’assistenza materna.

In Spagna, diverse regioni hanno adottato leggi o normative che affrontano il tema della violenza ostetrica e promuovono il rispetto dei diritti delle donne durante il parto.

Il Parlamento europeo nel 2021 ha approvato un testo sulla Salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’UE, nel quadro della salute delle donne, dove si legge:

” Si registra una mancanza di dati sostanziali sulla questione della violenza ostetrica nei confronti delle donne vittime di razzismo in Europa; che tale discriminazione porta a tassi più alti di mortalità e morbilità materna (tra le donne nere, ad esempio), a un rischio più alto di abuso e violenza (per le donne con disabilità), a una mancanza di accesso alle informazioni e in generale a ingiustizia e disuguaglianza nell’accesso ai servizi concernenti la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti”.

Risoluzione del Parlamento europeo del 24 giugno 2021 sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’UE, nel quadro della salute delle donne (2020/2215(INI))

La proposta di legge in Italia contro la violenza ostetrica

In Italia, il Deputato Zaccagnini ha depositato una proposta di legge con i seguenti punti:

  1. Costituiscono atti di violenza ostetrica le azioni o le omissioni realizzate dal medico, dall’ostetrica o dal personale paramedico volte a espropriare la donna della sua autonomia e della sua dignità
    durante il parto.
  1. In particolare sono atti di violenza ostetrica:
    a) negare un’assistenza appropriata in caso di emergenze ostetriche;
    b) obbligare la donna a partorire in posizione supina con le gambe sollevate;
    c) ostacolare o impedire il contatto precoce del neonato con la madre senza giustificazione medica;
    d) ostacolare o impedire il processo fisiologico del parto mediante l’uso di tecniche di accelerazione del parto senza il consenso espresso, libero, informato e consapevole della donna;
    e) praticare il taglio cesareo in assenza di indicazioni mediche e senza il consenso espresso, libero, informato e consapevole della donna;
    f) esporre il corpo della donna violando la sua dignità personale.
  2. I responsabili di atti di violenza ostetrica sono puniti con la reclusione da due a quattro anni, salvo che il fatto costituisca più grave reato.
CAMERA DEI DEPUTATI N. 3670 Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato
e per la promozione del parto fisiologico, Presentata l’11 marzo 2016.

L’esito finale al Senato determinerà se questa proposta diventerà legge e come inciderà sulla realtà quotidiana delle donne e del sistema sanitario italiano.

Denunciare una violenza ostetrica può essere un passo importante per promuovere la consapevolezza su questa problematica e per chiedere giustizia per i casi di abusi subiti durante il parto.

In Italia esistono organizzazioni di advocacy che lottano per i diritti delle donne durante il parto e lavorano per combattere la violenza ostetrica come l’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia (OVOItalia).

La maternità consapevole: come proteggersi dalla violenza ostetrica

Anche se la maggior parte delle persone che compongono il personale ospedaliero è consapevole di quali siano le buone pratiche cliniche, la violenza ostetrica è ancora un fenomeno diffuso. Ma come ci si può proteggere da questo fenomeno e dalle implicazioni negative sulla salute psicofisica di mamma e bambino?

In questo caso l’intervento migliore è la prevenzione: i corsi preparto, ad esempio, rappresentano un ottimo mezzo per risolvere dubbi e incertezze e anche per trovare un ambiente accogliente verso le proprie paure. Questa preparazione è fondamentale per favorire uno stato d’animo sereno nel momento in cui si dovrà affrontare il parto.

Di fondamentale importanze è anche la rete sociale, che deve sostenere la donna con affetto e incoraggiamento continuo. Ma non parliamo solo dei famigliari, del partner e degli amici: anche il personale sanitario dovrebbe essere coinvolto, in modo che la futura mamma possa affidarsi con maggiore serenità alle cure dei medici quando sarà il momento.

È fondamentale che ogni timore trovi accoglienza, ascolto e considerazione. Se le ansie fossero troppo difficili da gestire nonostante una buona informazione e una solida rete di supporto, può essere utile intraprendere un percorso con un professionista della salute mentale, che sarà in grado di creare uno spazio protetto e sicuro in cui la donna possa trovare il sostegno che le serve.

Se sei vittima di violenza ostetrica, magari puoi pensare di aiutarti facendo psicoterapia con noi: siamo un centro medico autorizzato.

Il servizio è completamente online, con centinaia di psicoterapeuti e psicoterapeute (cioè hanno la specializzazione) con in media circa 10 anni di esperienza.

Tutto inizia con il desiderio di vivere una vita migliore. Noi possiamo sostenerti; Serenis è a un solo link di distanza.

Fonti

  • Argentina, Ley Parto Humanizado.
  • Venezuela, LEY ORGÁNICA SOBRE EL DERECHO DE LAS MUJERES A UNA VIDALIBRE DE VIOLENCIA.
  • Porto Rico, Ley del Acompañamiento durante el Trabajo de Parto, Nacimiento y Post-parto.
  • L’America Latina cerca di combattere la violenza ostetrica, maggio 2020, Internazionale.
  • CAMERA DEI DEPUTATI N. 3670, presentata l’11 marzo 2016, Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico.
  • Salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’UE, nel quadro della salute delle donne, 2021, Parlamento Europeo.
  • Indagine Doxa-OVOItalia, Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia (OVOItalia).
  • Corrêa Junior MD, Passini Júnior R. Selective Episiotomy: Indications, Techinique, and Association with Severe Perineal Lacerations. Rev Bras Ginecol Obstet. 2016 Jun;38(6):301-7. doi: 10.1055/s-0036-1584942. Epub 2016 Jul 11. PMID: 27399925; PMCID: PMC10374233.
  • La Prevenzione ed eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere, World Health Organization.

I nostri articoli sulla gravidanza

In questo blog troverai tantissimi articoli che parlano di gravidanza, potresti consultare le nostre risorse:

Dott.ssa Martina Migliore

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

Questa pagina è stata verificata

I nostri contenuti superano un processo di revisione in tre fasi.

Scrittura

Ogni articolo viene scritto o esaminato da uno psicoterapeuta prima di essere pubblicato.

Controllo

Ogni articolo contiene una bibliografia con le fonti citate, per permettere di verificare il contenuto.

Chiarezza

Ogni articolo è rivisto dal punto di vista stilistico, per agevolare la lettura e la comprensione.

Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.