Mi sono pentita del secondo figlio: facciamo chiarezza

Questo articolo parla del fenomeno conosciuto come regretting motherhood, un tabù ancora da conoscere e superare.
il pentimento materno: cause ed emozioni

Amo i miei figli, ma se tornassi indietro non li rifarei: mi hanno rovinato la vita

Si stima che nei paesi sviluppati, fino al 5%-14% dei genitori si pentono della propria decisione di avere figli e se potessero tornare indietro nel tempo, sceglierebbero di non avere figli. Sebbene una situazione del genere possa avere gravi conseguenze per l’intero sistema familiare, la nostra conoscenza delle cause e delle conseguenze del rimpianto di essere genitore è molto limitata (Piotrowski K, 2023).

Nell’ambito della genitorialità, esistono dei tabù che è difficile infrangere. La cosiddetta regretting motherhood è uno di questi: indica quelle situazioni in cui una donna, per le motivazioni più variegate, si pente di aver fatto un figlio.

La regretting motherhood non indica una mancanza d’amore, bensì una profonda infelicità che la madre si trova a vivere e che la porta a formulare questo genere di pensieri.

La regretting motherhood può avere effetti nocivi sui figli e sui rapporti familiari; ecco perché è tanto importante capire come gestirla e indagarne le cause e la genesi. Lo faremo approfonditamente nel corso dell’articolo. In conclusione, offriremo uno sguardo sulle possibili soluzioni e su nuove prospettive della gravidanza.

Regretting motherhood: una definizione del pentimento materno

In quanto madri, non è facile ammettere di essersi pentite di aver fatto un figlio. Quando si sperimenta questa sensazione, il più delle volte si fa ingresso in un circolo vizioso di pensieri auto-svalutanti: “Devo essere un mostro”; “Sono una pessima madre”.

Nel 2015, la sociologa Orna Donath ha deciso di indagare l’universo del pentimento materno, conducendo interviste e studi su un gruppo composto da 23 donne. Tra queste, molte testimoniavano una forma di pentimento o regretting motherhood.

Al contempo, distinguevano tra il pentimento e l’affetto che provavano naturalmente verso i loro figli. Questa contrapposizione, apparentemente inconcepibile, gli causava flussi di pensieri conflittuali e costante rimuginio.

Non solo: il pentimento le portava a vivere nella convinzione di essere terribili madri e addirittura terribili persone. Avevano difficoltà a confessare questi sentimenti al partner, alle persone care e addirittura alla sociologa.

Ma qual è la causa profonda del regretting motherhood?

Cosa dicono gli studi: un fenomeno più diffuso di quanto si pensi

Sondaggi condotti negli ultimi anni su campioni rappresentativi negli Stati Uniti e in Germania suggeriscono che la percentuale di genitori che rimpiangono di avere figli è di circa il 17-8%. I risultati ottenuti mostrano che la percentuale di genitori che si pentono di aver avuto figli sono caratterizzati da un livello più elevato di esperienze infantili negative, hanno una salute psicologica più scarsa, sono più vulnerabili alla valutazione sociale e sperimentano una forte crisi di identità genitoriale. Il rimpianto di essere genitore risulta essere associato anche alla situazione finanziaria e allo stato civile del genitore, nonché all’avere figli con bisogni speciali (Piotrowski K., 2021).

Uno studio condotto nel 2022 ha inoltre esaminato il rimorso e il benessere psicologico tra 72 donne di mezza età e anziane che hanno scelto di non aver figli e madri che lo sono diventate involontariamente. I confronti di gruppo indicano che, le donne senza figli mostrano livelli più elevati di benessere generale, si considerano più autonome con maggiore padronanza ambientale e hanno meno probabilità di avere rimpianti legati ai figli (Jeffries S, Konnert C.).

Cause del pentimento materno

Quando si diventa madri, avvengono svariati cambiamenti. Cambiamenti che possono interessare lo stile di vita, i rapporti interpersonali, la sessualità dopo la gravidanza e il rapporto con sé stessi. Il tempo che una volta si dedicava alla cura di sé, viene quasi del tutto spostato sul figlio, nuovo centro nevralgico dell’attenzione e dell’amore genitoriale.

Lo stress durante la gravidanza può aumentare il rischio di esperienze negative legate alla maternità, compreso il senso di rimpianto o insoddisfazione. Le donne che affrontano livelli elevati di stress durante la gravidanza possono trovarsi a dover gestire una serie di sfide aggiuntive, che possono influenzare il loro benessere emotivo e la percezione stessa della maternità.

Tra le madri che testimoniavano pentimento materno, erano evidenti sentimenti contrastanti tra l’amore per il figlio e la sensazione di trovarsi all’interno di una gabbia di ferro, che privava della libertà personale e della possibilità di dedicarsi alle proprie passioni e ai propri hobby.

In alternativa, le cause potevano riguardare:

  • conflitto tra aspettativa e realtà.

Alcune madri, per esempio, parlavano della profonda noia e tristezza che avevano cominciato ad esperire dopo la nascita di un figlio. Ciò potrebbe essere dovuto ad una forma di depressione post-partum ma anche ai cambiamenti sopracitati.

Altre donne, invece, si riferivano alla genitorialità come a un’esperienza deludente, nella quale non riuscivano a ritrovarsi e verso cui non provavano abbastanza trasporto. Era come se, con la nascita dei figli, si fossero disilluse sull’amore profondo che credevano avrebbero provato nei confronti del figlio.

Il regretting motherhood, inoltre, può essere collegato a esperienze negative durante il parto, inclusa la violenza ostetrica, che influenzano il modo in cui una donna si sente riguardo alla sua esperienza di maternità.

Tutto questo le portava ad auto-giudicarsi acuendo i sentimenti di tristezza e inadeguatezza.

Emozioni negative e sensi di colpa: come gestirle

Per secoli, in Occidente, la donna è stata anzitutto concepita sulla base della sua funzione materna. Per questo il regretting motherhood è ancora considerato un tabù: una madre che si pente di un figlio, sembra infatti venir meno al suo compito esistenziale, andare contro natura.

In realtà, la genitorialità non ha il potere di renderci perfetti e di allontanare da noi la presenza di emozioni negative; tali emozioni partecipano dell’esistenza umana e, naturalmente, anche della sfida della genitorialità.

Come prima cosa, è necessario comprendere che il pentimento materno non solo è normale e molto più diffuso di quanto si possa credere, ma che non ha nulla a che fare con l’amore della madre verso il figlio o con disturbi mentali.

Di conseguenza:

  • le donne che sperimentano pentimento materno non hanno per questo psicopatologie;
  • possono essere ottime madri, pur pentendosi della propria scelta;
  • il più delle volte, vivono un conflitto interiore tra l’affetto che provano e le emozioni negative che si trovano a vivere.

Il loro pentimento non è rivolto al figlio stesso; quanto piuttosto alle condizioni in cui si trovano a vivere in virtù del fatto di essere madri.

Altre volte, invece, le donne che sperimentano regretting motherhood hanno idealizzato la condizione materna. Per esempio:

  • hanno per lungo tempo immaginato che la nascita di un figlio potesse dare un senso definitivo alla loro vita;
  • che avrebbero vissuto una felicità a lungo termine;
  • che il rapporto con il partner sarebbe migliorato dopo l’evento;


L’idealizzazione ha poi lasciato spazio alla realtà: ecco che il pentimento si è fatto tanto più forte quanto più la disillusione è stata violenta e inaspettata, un’esperienza che può contribuire al rischio di sviluppare una psicosi post partum.

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Soluzioni al regretting motherhood: chiedere aiuto

Provare pentimento, angoscia, tristezza, stress e altre emozioni negative non è sinonimo di essere delle cattive madri o dei cattivi genitori. Questi sentimenti possono sorgere per molteplici ragioni e non influenzare il benessere del bambino.

Consigliamo a tutte le madri che stanno sperimentano regretting motherhood o pensieri legati al’aborto di chiedere un supporto e di non avere vergogna dei propri sentimenti: solo in questo modo, sarà possibili affrontarli in studio o online con l’aiuto di un terapeuta e andare alla radice del problema reale.

Se hai ritrovato un po’ di te in quello che hai letto, magari puoi pensare di aiutarti facendo psicoterapia con noi: siamo un centro medico autorizzato.

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Fonti

  • Piotrowski K. How many parents regret having children and how it is linked to their personality and health: Two studies with national samples in Poland. PLoS One. 2021 Jul 21;16(7):e0254163. doi: 10.1371/journal.pone.0254163. PMID: 34288933; PMCID: PMC8294566.
  • Piotrowski K, Mikolajczak M, Roskam I. I should not have had a child: Development and validation of the Parenthood Regret Scale. J Fam Psychol. 2023 Dec;37(8):1282-1293. doi: 10.1037/fam0001158. Epub 2023 Oct 5. PMID: 37796606.
  • Jeffries S, Konnert C. Regret and psychological well-being among voluntarily and involuntarily childless women and mothers. Int J Aging Hum Dev. 2002;54(2):89-106. doi: 10.2190/J08N-VBVG-6PXM-0TTN. PMID: 12054274.

I nostri articoli sulla gravidanza

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Dott.ssa Martina Migliore

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

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Revisori

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.