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Sesso perinatale: è possibile avere rapporti prima dei 40 giorni dopo il parto?

All’interno di una coppia la sessualità è una componente importante, ma durante la gravidanza, nell’ultimo periodo, viene imposta una pausa che, a volte, è complesso interrompere per via dei molti dubbi che possono assalire i neogenitori. Uno degli interrogativi principali, ad esempio, è quando si può ricominciare a fare l’amore dopo il parto?

La risposta a queste e ad altre domande si trova proprio qui sotto, quindi se vuoi saperne di più devi solo continuare a leggere.

Ricominciare ad avere rapporti sessuali dopo il parto: le tempistiche

In generale, possiamo dire che non si dovrebbero avere rapporti prima dei 40 giorni dopo il parto e, mediamente, i tempi di ripresa sono inclusi tra 6 e 8 settimane, e lo stesso vale per la masturbazione e i rapporti non completi. Questo perché le lacerazioni che si producono durante la nascita del bambino possono riaprirsi e infettarsi, quindi occorre essere prudenti durante il primo mese abbondante.

In particolare, bisogna prestare attenzione ai casi in cui le lacerazioni riportate sono di terzo o quarto grado e quando si rivela necessaria l’episiotomia, l’intervento chirurgico finalizzato a facilitare la fuoriuscita del piccolo. In queste circostanze, si deve aspettare il completo riassorbimento dei punti, e perciò il tempo richiesto per ricominciare ad avere rapporti intimi è più elevato rispetto a quello necessario per un parto naturale che avviene senza necessità di interventi o rispetto a un cesareo.

In quest’ultimo caso, invece, il problema riguarda il periodo post-operatorio della ferita, che deve completamente rimarginarsi o rischia di causare un forte dolore alla donna. Generalmente occorre circa un mese. Ma, indipendentemente dalla modalità con la quale è avvenuto il parto, non necessariamente bisogna ricominciare subito con rapporti penetrativi completi: per le coppie molto affiatate che non vogliono attendere tanto, l’intimità si può facilmente recuperare con le coccole o con effusioni che avranno certamente il potere di ricreare l’intesa sessuale che è forzatamente rimasta silente nel periodo immediatamente precedente la nascita del bambino.

Perché si sconsiglia di avere rapporti prima dei 40 giorni dopo il parto?

Vediamo ora quali fattori influiscono sulla ripresa dell’intimità, i motivi per cui avere rapporti prima dei 40 giorni dopo il parto non è una grande idea.

Prima di tutto, occorre considerare l’importanza dei fattori biologici che subentrano subito dopo la nascita: la neomamma ha bisogno di recuperare le energie e deve attraversare un periodo ulteriormente impegnativo, nei primi mesi di vita del bambino. Non sono quindi solo le cicatrici provocate dal parto a costituire una variante, ma anche l’alterazione del ciclo degli ormoni sessuali e la stanchezza data anche dalla mancanza di sonno.

Dal punto di vista psicologico, il primo mese di vita del bambino è complesso anche perché la coppia deve riposizionarsi come famiglia, e i due partner devono calarsi nel nuovo ruolo di genitori. In particolare, per la donna subentra l’identità di mamma e tutte le responsabilità che ne derivano, oltre al fatto che altri aspetti possono rappresentare una fonte di preoccupazione specifica per la ripresa dei rapporti sessuali. Ad esempio, la paura di provare dolore oppure quella di rischiare un’altra gravidanza subito dopo il parto.

Alcuni dati statistici affermano che circa metà delle donne prova dolore genito-pelvico durante i rapporti che avvengono in fase di gravidanza, e questo rimane anche una volta che il bambino è nato. Alcune, invece (circa il 7%) inizia ad accusarlo solo dopo il parto. Se l’intimità viene vista come potenziale fonte di dolore, viene quindi evitata. Anche in questo caso, tuttavia, il tipo di parto influisce sulla probabilità di avere dolore durante la penetrazione: questo fenomeno risulta meno probabile dopo un parto naturale senza lacerazioni o un cesareo. In particolare, a sei mesi di distanza, il dolore viene percepito in solo il 3% dei casi.

Il calo del desiderio femminile dopo il parto

Infine, un ulteriore aspetto da considerare è quello del desiderio sessuale. A livello biologico, esiste una spiegazione: dopo il parto aumenta la produzione di prolattina che, come dice il nome, è un ormone finalizzato a concentrare la donna sulle cure nei confronti del suo bambino. Allo stesso tempo, un effetto collaterale della prolattina è il calo della libido. Anche il concetto stesso del proprio corpo cambia: se prima questo era visto anche come oggetto di desiderio da parte del compagno, ora viene visto in chiave materna, a disposizione del piccolo. Inoltre, anche l’astinenza alla quale la coppia viene costretta durante gli ultimi mesi di gestazione funge da deterrente.

In generale, si evita di avere rapporti prima dei 40 giorni dopo il parto anche perché la donna, nel periodo immediatamente successivo all’evento, sta subendo una trasformazione profonda della sua identità e la ricerca difficile di un nuovo equilibrio, che non lascia molto spazio al contatto fisico con il partner. Il coinvolgimento emotivo del ruolo di madre appena assunto assorbe talmente tanto la neomamma che tutto il resto viene lasciato in secondo piano.

Inoltre, lo squilibrio ormonale che prosegue dopo il parto può portare alla depressione post partum, una forma di sofferenza che colpisce circa una donna su 5 e che ricalca in tutto e per tutto la sintomatologia della depressione vera e propria, anche se tendenzialmente si risolve spontaneamente.

Come e quando torna il desiderio sessuale dopo il parto?

Quello del desiderio sessuale è un concetto dalla fenomenologia molto variegata: se il calo della libido è fisiologico e riguarda tutte le donne che partoriscono, il suo ritorno ha una grande variabilità individuale e ha molto a che fare con la propria immagine corporea.

Molto dipende dalla situazione di partenza: se la donna normalmente si sente bene con il proprio corpo, il recupero del desiderio sessuale dopo la gravidanza sarà più lineare, ma occorre anche precisare che la gestazione comporta una serie di insicurezze che possono mettere la neomamma in scacco. Le forme cambiano e la donna potrebbe percepirsi come meno attraente, meno appetibile come oggetto di desiderio. La paura che niente sia più come in passato e la vergogna per le modifiche che sono avvenute possono condurre a un evitamento che procrastina ulteriormente la ripresa dei rapporti intimi.

In questi casi è importante il coinvolgimento del partner nel cercare di rimettere insieme l’immagine corporea della donna, che progressivamente imparerà ad accettare la coesistenza di un corpo da mamma che può essere anche seduttivo, mezzo di espressione della propria femminilità e per provare piacere.‍

L’elemento della coppia, infatti, non viene meno dopo la nascita di un bambino, ma continua a essere una colonna portante della famiglia che si è creata. Per questo motivo necessita di essere continuamente tutelata e coltivata. Tra le nuove necessità di accudire il piccolo, quindi, i neogenitori devono trovare degli spazi in cui riuscire a riappropriarsi della loro intimità, ma deve essere qualcosa di graduale. Come abbiamo detto, avere rapporti prima dei 40 giorni dopo il parto non è sicuro e sarebbe una forzatura, ma il primo passo che si può fare è la vicinanza fisica. Il rafforzamento graduale del contatto fisico facilita la ripresa completa dei rapporti sessuali, che non deve essere determinata da tempi e scadenze arbitrarie ma deve avvenire in maniera serena, senza che nessuno dei due si senta messo alle strette o in colpa perché non si sente ancora pronto.

Quando è il caso di rivolgersi a un esperto?

In certi casi riprendere la vita sessuale dopo la nascita di un figlio può essere particolarmente difficile, ma non bisogna scoraggiarsi: ricominciando passo dopo passo, il desiderio sessuale aumenterà progressivamente con il recupero della vicinanza tra i partner.

Ma può capitare che subentrino altre complicazioni, alimentate da problemi interni alla coppia che, a loro volta, rischiano di peggiorare per via della difficoltà nel ritrovare l’interesse e l’intesa sessuale. In questi casi è consigliabile rivolgersi a un esperto psicologo, che valuterà se sia il caso di avviare una terapia di coppia o un percorso individuale. I professionisti di Serenis proporranno un intervento personalizzato in base alle esigenze della persona, aiutandola ad accettare i cambiamenti nel proprio corpo e i tempi necessari a recuperare l’equilibrio interno alla coppia.

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Avvertenza

In questo articolo parliamo di “donne” e “uomini” per semplicità, ma avere questi o quei genitali non determina necessariamente l’identità di genere. Ci sembra giusto sottolinearlo.

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Chiarezza

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.