Stress in gravidanza: è normale?

Questo articolo parla di stress in gravidanza. Se ti senti così, non preoccuparti, non sei sola. Cercheremo di spiegarti le cause.
stress in gravidanza

Durante la gravidanza, avvengono molteplici cambiamenti a livello psicofisico che possono causare crisi di pianto, nervosismo, stress, sbalzi d’umore e addirittura attacchi di panico. Questi stati d’agitazione non sono rari durante la gestazione e, talvolta, possono sommarsi a preoccupazioni di tipo economico, relazionale, familiare e personale.

In questo articolo vedremo che cos’è lo stress da gravidanza, da che cosa è causato e come imparare a gestirlo. Speriamo che, al termine della lettura, tu abbia trovato tutte le informazioni che stavi cercando.

Cause biologiche dello stress in gravidanza

In una recente meta-analisi di 28 articoli riguardanti la depressione durante la gravidanza, Gavin et al. ha scoperto che fino al 13% delle donne sperimenta episodi depressivi ad un certo punto durante la gravidanza o entro il primo anno dopo il parto.  

Nella fase della gestazione, importanti cambiamenti ormonali interessano il corpo femminile. Per esempio, l’organismo subisce degli sbalzi ormonali per quel che riguarda il progesterone, la gonadotropina, gli estrogeni e la prolattina. Questi cambiamenti ormonali possono poi dare vita a sensazioni spiacevoli come i classici sbalzi d’umore in gravidanza.

Verso il primo mese di gravidanza, l’aumento della produzione ormonale causa una sindrome non dissimile da quella premestruale (PSM), con forte irritabilità, particolare sensibilità alle emozioni e agli stimoli esterni, crisi di pianto.

Anche la stanchezza cronica è un problema che colpisce molte donne nella fase della gestazione. La causa è subito detta: per gestire la gravidanza, l’organismo lavora a pieno ritmo sia durante il giorno che durante la notte, portando spesso la donna incinta a sentirsi esausta, priva di energia e demotivata.

Alla stanchezza si aggiunge la nausea mattutina, di cui è responsabile l’ormone HCG, che entra in sovrapproduzione già all’inizio della gravidanza. Ecco che, il sommarsi di tutti questi elementi, che apportano sensazioni di malessere e spossatezza, possono dar vita allo stress da gravidanza: stato di tensione cronica che può a sua volta causare problematiche gastrointestinali, insonnia notturna, attacchi di panico e avere conseguenze negative sulla nascita del bambino.

Attacchi di panico in gravidanza

Dal punto di vista biologico, gli attacchi di panico sono una reazione anomala dell’organismo a stimoli ritenuti generalmente inoffensivi. L’attacco di panico ha quindi un legame privilegiato con l’emozione della paura, con cui condivide l’attivazione del sistema neurovegetativo preposto alla difesa e alla lotta.

Molto in generale, questo è il funzionamento degli attacchi di panico:

  • in risposta all’incontro con uno stimolo ritenuto pericoloso, l’amigdala si attiva e produce l’emozione della paura;
  • tale emozione, induce il corpo in uno stato di tensione psicofisica: lo prepara cioè alla lotta o alla fuga (con conseguente tachicardia, accelerazione del ritmo respiratorio e così via).


Nel caso degli attacchi di panico, questo meccanismo si attiva di fronte a pericoli irreali o immaginati. Ecco che, l’organismo, entra nello stato di profonda tensione pure in condizioni di normalità e in assenza di pericolo.

A questo punto, la reazione dell’amigdala si diffonde ad altre zone cerebrali tra cui l’ipotalamo, responsabile delle tipiche sensazioni di tachicardia, vertigini, fame d’aria, etc. Si attiva anche la corteccia prefrontale, che induce il soggetto a formulare giudizi sulla sintomatologia somatica, interpretandola come un segnale di pericolo e di rischio di morte.

Il soggetto è adesso entrato in un circolo vizioso:

  • sperimenta paura;
  • la paura è irreale e non legata ad un pericolo reale;
  • ciononostante, causa una precisa sintomatologia nervosa;
  • che il soggetto interpreta come un rischio di morte.

Questo meccanismo può appunto prodursi durante la gravidanza, in cui ci si trova a fare i conti con profondi cambiamenti organici, paure legate alla salute del feto, timori relativi al proprio corpo e/o a situazioni sociali di diversa natura.

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Stress in gravidanza: effetti e conseguenze per il feto

Ad oggi, è noto che lo stress in gravidanza può avere effetti negativi sul feto e sulla sua salute futura. Lo stress è in genere accompagnato da un aumento nella produzione di cortisolo, che ha per vie trasverse effetti sul sistema immunitario della donna incinta; tali effetti possono aumentare la probabilità di incorrere in un parto pretermine.

Tra gli altri effetti dello stress sulla gravidanza, ricordiamo:

  • basso peso del neonato alla nascita: Il consumo materno di acidi grassi essenziali durante la gravidanza è collegato al minor peso alla nascita e al decremento delle funzioni cognitive e motorie, mentre l’esposizione fetale ai PCB e al metilmercurio, attraverso i frutti di mare nella dieta delle donne, è collegata a deficit neurocognitivi (Perera F., 2006);
  • preeclampsia;
  • morbilità neonatale.

Ma lo stress ha anche effetti collaterali sulla donna:

  • invecchiamento precoce;
  • alterazione del sistema immunitario;
  • vuoti di memoria;
  • psicosi post partum;
  • problemi cardiaci;

Le ultime scoperte sulla correlazione tra stress da gravidanza e depressione

C’è una forte connessione tra madre e feto durante la gravidanza: durante il parto, le difficoltà possono incidere sul cervello del bambino, con conseguenze che si manifestano nella corteccia prefrontale. Questa regione cerebrale svolge un ruolo cruciale per la gestione delle emozioni, degli impulsi e l’aumento della concentrazione. I problemi della madre in gravidanza possono aumentare le probabilità di sviluppare precocemente un deterioramento cognitivo nel tempo del bambino.

Lo studio coordinato da Paolo Brambilla, primario del di Psichiatria del Policlinico  di Milano, fa luce sulla prospettiva del “cervello sociale”. Grazie all’uso di tecniche di indagine sempre più sofisticate e a specifici paradigmi teorici, i ricercatori hanno potuto esplorare le basi neurali dei complessi processi cognitivi ed emotivi che sottendono le interazioni degli individui nei gruppi umani.

I risultati confermano un’analisi del 2015 condotta dall’Istituto norvegese di sanità pubblica sulla qualità coniugale e lo stress in gravidanza, cause significativamente associate alla frequenza e alla varietà delle malattie infettive nella prole.

Alcuni studi clinici collegano l’esposizione delle donne incinte a una serie di fattori di stress traumatici, nonché cronici e comuni (ad esempio lutti, problemi quotidiani e terremoti), ad alterazioni significative nello sviluppo neurologico dei bambini, compreso un aumento del rischio di manualità mista, autismo e disturbi affettivi e ridotta capacità cognitiva (Talge Mn., 2007).

È stato inoltre scoperto (Van den Bergh BR, 2004) che l’impatto dell’ansia (e/o della depressione) delle donne durante la gravidanza si estende all’infanzia e all’adolescenza del figlio, predicendo i sintomi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

Soluzioni per ridurre lo stress in gravidanza

Alcuni studi condotti su un campione di genitori tra i 18 e i 35 anni, hanno mostrato che, durante la gravidanza, il 67,8% soffriva di stress. Lo studio ha messo in luce che la pianificazione della gravidanza aiuta a prevenire lo stress genitoriale, in quanto lo stress gestazionale e quello genitoriale nel primo mese di vita del bambino erano correlati (Ribeiro CSZ, 2023).

Tuttavia, nei casi in cui la gravidanza non sia pianificata, diviene necessario capire come trattare e nel migliore dei casi prevenire lo stress della gravidanza. Si possono ad esempio praticare tecniche di respirazione consapevole, che aiutano ad aumentare la quantità di ossigeno presente nel sangue andando a diminuire la quantità di anidride carbonica.

Ciò consente di ottenere un rapido e immediato sollievo dalle sensazioni di angoscia che spesso accompagnano la gravidanza.

Altri studi (Epifanio MS, 2015) hanno mostrato una scarsa attenzione sui disturbi dell’umore dei padri e all’associazione tra depressione e ansia. Riconoscere e includere il padre nel processo del parto è un compito importante per le ostetriche al fine di promuovere il coinvolgimento emotivo tra padre e bambino.

Consigliamo di rivolgersi ad un esperto terapeuta, che possa accompagnare entrambi i genitori nella fase della gestazione con un percorso fatto su misura.

In questo blog troverai tantissimi altri articoli che parlano di salute mentale.

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Fonti

  • Lo stress in gravidanza lascia un segno nel cervello del nascituro. Aumenta il rischio depressione, aprile 2024, La Repubblica.
  • Ribeiro CSZ, Gondim EC, Scorzafave LGDS, Gomes-Sponholz FA, Santos DDD, Mello DF. Parental stress during pregnancy and maternity. Rev Esc Enferm USP. 2023 Mar 31;57:e20220351. doi: 10.1590/1980-220X-REEUSP-2022-0351en. PMID: 37011287; PMCID: PMC10081624.
  • Henriksen RE, Thuen F. Marital Quality and Stress in Pregnancy Predict the Risk of Infectious Disease in the Offspring: The Norwegian Mother and Child Cohort Study. PLoS One. 2015 Sep 30;10(9):e0137304. doi: 10.1371/journal.pone.0137304. PMID: 26422017; PMCID: PMC4589358.
  • Perera F, et al. Ricerca sulla salute ambientale dei bambini: punti salienti del Columbia Center for Children’s Environmental Health. Ann NY Acad Sci. 2006; 1076 : 15–28.
  • Talge NM, Neal C, Glover V. Stress materno prenatale ed effetti a lungo termine sul neurosviluppo infantile: come e perché? J Psichiatria psicologica infantile. 2007; 48 (3–4): 245–61.
  •  Van den Bergh BR, Marcoen A. L’elevata ansia materna prenatale è correlata ai sintomi dell’ADHD, ai problemi esternalizzanti e all’ansia nei bambini di 8-9 anni. Sviluppo bambino 2004; 75 (4): 1085–97. 
  • Epifanio MS, Genna V, De Luca C, Roccella M, La Grutta S. Paternal and Maternal Transition to Parenthood: The Risk of Postpartum Depression and Parenting Stress. Pediatr Rep. 2015 Jun 24;7(2):5872. doi: 10.4081/pr.2015.5872. PMID: 26266033; PMCID: PMC4508624.

I nostri articoli sulla gravidanza

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Revisori

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.