Relazione tra padre e figlia: cosa dice la psicologia

La relazione tra padre e figlia può essere profondamente influente nello sviluppo emotivo e sociale della ragazza, plasmando la sua autostima, la sua percezione delle relazioni e il suo senso di sicurezza.

La famiglia nucleare si è notevolmente evoluta nel corso degli anni e oggi non tutte le famiglie hanno lo stesso modello di organizzazione. In tutti i casi è però dimostrato che la relazione che una figlia ha con il padre o con il genitore che svolge un ruolo maschile dominante assume un’importanza significativa nel suo sviluppo psicologico e nelle sue relazioni. Sappiamo infatti che i padri svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo dei bambini, specialmente nelle figlie.

Ma perché una buona relazione padre-figlia significa così tanto per una ragazza? Le ricerche condotte in questo ambito concordano tutte sul fatto che la relazione che una figlia ha con suo padre può influenzare in modo determinante le relazioni che avrà con gli uomini da adulta. Quale sia il motivo di questo collegamento è spiegato da numerose ricerche effettuate in psicologia. Le conclusioni degli studi riportano che una relazione sana tra padre e figlia può contribuire a sviluppare una maggiore autostima, ad intraprendere relazioni adulte più sane, avere migliori prestazioni scolastiche e possedere una maggiore propensione a fare nuove esperienze.

La spiegazione psicoanalitica: il complesso di Elettra

Nella tradizione psicoanalitica il rapporto tra genitori e figli assume un posto di rilievo, evidenziando l’importanza delle capacità relazionali. Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, ha dedicato a questo tema una delle sue più importanti intuizioni, il complesso di Edipo. Questo concetto rappresenta un modello controverso di analisi del rapporto tra madre e figlio che è stato oggetto di numerose critiche ed altrettante revisioni. Il complesso si sviluppa durante la fase fallica dello sviluppo psicosessuale, quindi tra i 3 e i 5 anni, e consiste nel desiderio che ha il bambino di amare la madre in modo esclusivo. Questo desiderio è ostacolato dalla figura del padre che dunque rappresenta per il bambino un rivale in amore. L’equivalente femminile di questo concetto è stato elaborato successivamente da Carl Gustav Jung e si definisce complesso di Elettra. Il modello junghiano si riferisce alla bambina che, al contrario del maschio, sviluppa amore per suo padre e gelosia verso la madre. Il complesso di Elettra deriva dal mito greco di Elettra, la figlia del re Agamennone e Clitennestra, che cercò di vendicare l’assassinio del padre convincendo il fratello Oreste ad aiutarla a uccidere sua madre Clitennestra e il suo amante Egisto. Carl Jung introdusse il termine in un articolo nel 1913, sebbene Sigmund Freud affermò nel 1920 di non considerarlo valido. In un articolo sulla sessualità femminile del 1931, Freud si spinse oltre negando del tutto l’esistenza del complesso di Elettra, affermando che è solo nel figlio maschio che troviamo la fatidica combinazione di amore per un genitore e odio per l’altro. Secondo Freud, era anche possibile che una bambina non trovasse una soluzione al complesso di Elettra. In questo caso, Freud ritiene che la ragazza continuerà a cercare figure paterne nelle sue relazioni future o vivrà nella costante ricerca di approvazione da parte di una figura paterna. La risoluzione infruttuosa del complesso di Elettra può anche portare a ciò che Freud chiama nevrosi, un tipo di disturbo mentale che comporta una sofferenza psicosomatica cronica.

Perché una sana relazione tra padre e figlia è importante

Al di fuori del mondo psicoanalitico, molti altri studiosi nel campo della psicologia clinica hanno affermato l’importanza della relazione tra padre e figlia nello sviluppo psicologico femminile. Ricerche sperimentali dimostrano che quando una figlia ha una relazione sana con suo padre, specialmente durante l’infanzia, potrà avere una varietà di benefici sul suo benessere mentale ed emotivo, contribuendo a rispondere alla domanda “che cos’è l’amore“. Questi benefici comprendo:

  • maggiore autostima;
  • maggiore fiducia in se stesse e consapevolezza di ciò che si vuole nella vita;
  • maggiore fiducia nelle relazioni con gli altri;
  • migliori risultati scolastici.

Quando la relazione padre-figlia è conflittuale

Così come una sana relazione con il padre ha un impatto positivo sullo sviluppo psichico della figlia, allo stesso modo una relazione conflittuale produce conseguenze dannose. Quando una ragazza sperimenta un conflitto con suo padre durante l’infanzia e l’adolescenza, si creano delle ferite dovute ad un legame di attaccamento insicuro. Un esempio riguarda la situazione in cui il padre è troppo esigente e porta la bambina a dubitare delle sue capacità. In questo caso durante la crescita la ragazza potrebbe sviluppare una minore autostima, contribuendo così a un senso di solitudine affettiva e di inadeguatezza emotiva. Potrebbe anche convincersi che nessuno potrà mai amarla abbastanza nella vita perché non si ritiene degna di essere amata. In altri casi, una figlia che ha una percezione confusa di suo padre può anche essere dubbiosa sulle sue scelte di vita e non riuscire a fare chiarezza sui propri obiettivi. Se un padre e sua figlia sperimentano un conflitto durante l’infanzia si possono trovare molti modi per cambiare le cose. E’ molto importante individuare la genesi del conflitto nelle sue fasi iniziali in modo da evitare che questo diventi uno stile di relazione stabile. I bambini infatti cercano costantemente nei loro genitori guida, sostegno, protezione, appagamento dei bisogni e approvazione. Se un padre fornisce rassicurazione e sostegno alla figlia può sviluppare con lei un legame più positivo. Al contrario, se non vengono riconosciuti i bisogni della bambina si possono sviluppare deficit nella sua autostima che possono persistere anche nell’età adulta e portare alla formazione di schemi di pensiero negativi.

Come sviluppare un sano rapporto padre-figlia

E’ importante che un padre inizi il prima possibile a piantare i semi di una sana relazione con sua figlia. Tra i comportamenti che servono a sviluppare un sano rapporto padre-figlia ci sono i seguenti:

  • mostrare amore incondizionato: l’affetto che il padre ha per sua figlia deve essere indipendente dai risultati che questa riesce ad ottenere;
  • Incoraggiare e sostenere la bambina fin da piccola è essenziale perché percepisca il padre come una presenza stabile e sicura nella sua vita. Tuttavia, è fondamentale considerare che le aspettative sulla persona possono avere un impatto significativo. Aspettative irrealistiche o eccessivamente rigide da parte del padre possono generare tensioni e conflitti familiari, influenzando negativamente lo sviluppo psicologico ed emotivo della figlia.
  • consentire alla figlia di sperimentare, avventurarsi e fallire, poiché fa parte del processo di apprendimento. Il padre non dovrebbe limitare la figlia nell’esplorazione del mondo, ma permetterle di avere fiducia nelle proprie capacità;
  • trattare la madre con amore e rispetto. Questo aspetto sembra non essere direttamente collegato al benessere psicologico della figlia, ma in realtà è uno degli elementi centrali che permettono lo sviluppo di una sana relazione padre-figlia. Se il padre si comporta in modo amorevole con la madre, la bambina vedrà in questo modello qualcosa di positivo e svilupperà maggiore fiducia nella relazione.

Padri e figlie: un film sul rapporto padre-figlia

Al pari del mito di Sisifo, che racconta dell’uomo condannato a un’impresa impossibile in un ciclo eterno, alcuni legami padre-figlia possono essere segnati da fatica e insoddisfazione. La difficoltà comunicativa e le aspettative irrealistiche possono generare conflitti e delusioni, ostacolando il raggiungimento di realizzazione e soddisfazione.

Nel corso degli anni, la letteratura e il cinema hanno offerto diversi contributi per esplorare il complesso rapporto padre-figlia, mostrando le molteplici sfaccettature di un legame che può essere sia difficile che gratificante, sia incondizionato che incoraggiante.

Un esempio è il film “Padri e figlie” di Gabriele Muccino, che esplora la profondità del rapporto tra un padre e una figlia di fronte a una tragedia: la perdita della madre. Questo evento traumatico sconvolge le loro vite, impedendo al padre di occuparsi della crescita della figlia, nonostante il suo amore e protezione passati. La figlia subisce quindi un duplice abbandono, che la porterà ad approfondire il mondo della psicologia da adulta.

Il film rappresenta il vuoto interiore e le insicurezze attraverso comportamenti disfunzionali, ma mostra anche il potenziale di guarigione attraverso un percorso psicoterapeutico e un nuovo legame amoroso. Anche se non è facile affrontare il passato o perdonare un padre che non ha sostenuto la figlia, il film suggerisce che è possibile ricucire il legame, poiché nel profondo c’è sempre spazio per la riconciliazione.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.